Ephraim Mirvis, rabbino capo di
Gran Bretagna
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L’antisemitismo non è un problema dei soli ebrei. È un problema di tutta la società.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Due
giornalisti di buon livello vengono intervistati alla TV sui motivi, a
loro parere, di tanta violenza sulle donne e di come la si possa
controllare. Uno risponde che le pene dovrebbero essere rese più
pesanti, l’altro concorda e aggiunge qualche confuso borbottio. Né
all’uno né all’altro, e neppure a chi intervista, passa per la mente
che la propensione alla violenza di genere sia da addebitare a carenza
di educazione e a una cultura malata di maschilismo. Sarebbe troppo
doloroso ammetterlo. Più facile pensare che i violenti sono nati così,
violenti.
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Tensione in Libia
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I
principali quotidiani di oggi aprono sulla Libia, dove continuano gli
scontri fra le milizie ribelli e quelle fedeli al governo di accordo
nazionale guidato da Fayez al Serraj e sostenuto dall’ONU, con le
accuse del ministro dell’Interno italiano Salvini alla Francia sulla
responsabilità della situazione. Secondo il Corriere il rischio “è che
possa saltare l’intesa sui flussi migratori. L’accordo siglato dal
governo Gentiloni è stato di fatto rinnovato dopo l’arrivo a Palazzo
Chigi di Giuseppe Conte con la decisione di inviare a Tripoli le
motovedette destinate alla Guardia Costiera locale. Ma la guerra civile
per ora ha messo all’angolo il capo del governo libico Fayez Sarraj e
la situazione appare ormai fuori controllo” con la possibilità che si
intensifichino gli arrivi sulle coste italiane.
Duterte in Israele. Il controverso leader filippino Rodrigo Duterte ha
visitato ieri lo Yad Vashem di Gerusalemme. In passato lo stesso
Duterte aveva paragonato la propria politica contro la droga alla
macchina di sterminio nazista. A Gerusalemme ha affermato che Hitler
era “un pazzo”, augurandosi che tragedie come la Shoah non si ripetano
più (Repubblica). “Con Israele – scrive La Stampa – ha costruito una
alleanza di ferro contro il terrorismo islamista e nel campo della
sicurezza e della tecnologia militare”. La visita dovrebbe prevedere
anche la firma di un accordo, spiega il quotidiano, “per una
concessione petrolifera nelle Filippine alla compagnia israeliana Ratio
Petroleum e uno, molto sentito dall’opinione pubblica interna, per
migliorare le condizioni degli immigrati filippini, 30 mila in Israele”.
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pagine ebraiche settembre 2018 La sfida del Bilancio sociale
Bilancio sociale, una sfida difficile che deve essere raccolta. Il dossier “Focus
sull’anno 5778” curato da Daniel Reichel su Pagine Ebraiche di
settembre in distribuzione (hanno collaborato Daniela Modonesi, Adam Smulevich e Ada Treves)
porta un primo significativo contributo con numerosi approfondimenti e
nell'editoriale che lo apre il direttore della Comunicazione e della
redazione giornalistica dell'Unione Guido Vitale sottolinea
l'importanza del passo compiuto.
Grandi
cambiamenti politici hanno segnato l’anno ebraico 5778 che va
concludendosi. Il populismo, dalla Germania all’Italia, ha fatto
capolino in Europa, conquistando potere e consensi. E in questo clima,
la voce di libertà che rappresenta la minoranza ebraica ha acquisito
ulteriore importanza. L’ebraismo italiano è in prima fila nella
difesa dei valori democratici e della cultura e i suoi tanti progetti
ne sono una dimostrazione. Ma il 5778 è stato anche l’anno dei grandi
eventi, dalla festa per i 70 anni d’Israele e del Giro d’Italia partito
da Gerusalemme: momenti di grande gioia e allegria che rappresentano
uno spunto per guardare con fiducia al futuro, per costruire nuovi
straordinari percorsi di collaborazione e fratellanza.
Il bilancio delle idee e dei valori
Da
anni ormai si ragiona sulla necessità di scrivere un Bilancio sociale
dell’ebraismo italiano. Ora questo traguardo si fa più vicino e la
Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha affidato a un
consorzio di specialisti l’incarico di sviluppare un primo documento di
questo genere.
Il lavoro prenderà qualche tempo e presenterà alcune difficoltà, ma
dobbiamo tutti augurarci che possa costituire una grande riuscita. Un
bilancio sociale, è cosa ben diversa di una sfilza di conti e di
numeri, è cosa differente dal lavoro di incolonnare entrate e uscite.
Rappresenta piuttosto la difficile prova di raccontare alla società
italiana e all’opinione pubblica cosa siamo stati capaci di fare e di
mettere a disposizione della collettività. Un processo difficile per
tutti, ma difficile soprattutto per un mondo come quello della più
antica realtà della Diaspora ebraica, piccolo nei numeri, ricchissimo
nelle idee e nei valori da testimoniare, povero nei mezzi economici che
sarebbero necessari per realizzare i propri progetti e i propri ideali,
complicato per la diversità interna e per la grande libertà di opinioni
e di orientamenti che caratterizza un mosaico senza eguali nella nostra
società. Così questo dossier che la redazione giornalistica dedica alla
vigilia di un nuovo anno ebraico a ricapitolare alcuni fatti salienti
che hanno caratterizzato l’anno che volge al termine assume
nell’edizione che si presenta ora al lettore un orientamento
particolare.
A fianco della cronologia stabilita dai redattori, infatti, molti
approfondimenti costituiscono il nostro contributo, certo parziale,
certo imperfetto, ma speriamo solido e utile, con i primi elementi
utili alla costruzione di un vero e proprio grande bilancio sociale che
speriamo possa vedere la luce nei prossimi mesi. Il nostro contributo è
anche l’occasione di festeggiare i primi dieci anni di vita di un
dossier che ogni dodici mesi, alla vigilia del nuovo anno ebraico,
vuole compiere sulla carta stampata quel percorso di analisi e
riconsiderazione di quanto accaduto che ogni ebreo ha l’obbligo di
svolgere in questa stagione.
Fra i benefici che il lavoro sul Bilancio sociale dovrebbe portare con
sé non vanno dimenticati quelli utili e oggi drammaticamente necessari
di una riflessione seria sul problema delle risorse economiche. Gli
ebrei integrano la società italiana da oltre due millenni e pur
rappresentando una piccolissima minoranza numerica, pur costituendo un
gruppo religioso e sociale costretto lungo questo grande percorso
storico a sopportare discriminazioni e persecuzioni che non hanno
eguali nella storia nazionale, non hanno mai fatto mancare il loro
contributo per la costruzione di una società più giusta, più
accogliente e più progredita. Oggi, e ogni giorno che passa, il lavoro
continua, con l’impegno instancabile dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane, delle 21 Comunità ebraiche disseminate sul
territorio nazionale, delle altre istituzioni ebraiche che si impegnano
a operare sul campo della cultura, della tutela identitaria,
dell’assistenza e della giustizia sociale. Ma l’impegno è enorme, quasi
insostenibile, per un piccolo gruppo di italiani che portano una
responsabilità enorme: quella di essere fedeli ai valori tramandati di
generazione in generazione. Il contributo di idee e di risorse che
proviene dalla società è determinante per tentare di restituire alla
società, ai milioni di italiani che se le attendono, l’ingrediente di
quelle risposte che solo il mondo ebraico, con la sua esperienza e con
i suoi valori, può offrire. Per chiamare a raccolta questi contributi
di idee e di risorse gli ebrei italiani devono imparare a raccontare
con efficacia cosa sono capaci di fare, cosa offrono e cosa mettono a
disposizione della società. Devono essere capaci di spiegare che
l’Italia senza i suoi ebrei non sarebbe il paese che conosciamo e che
amiamo, ma sarebbe qualcosa di diverso, di più povero, di più
arretrato, di meno accogliente. Ecco perché il lavoro del Bilancio
sociale che intraprendiamo oggi costituisce un passo importante,
l’occasione di una riflessione e di una comunicazione urgente e
improrogabile a tutti gli italiani di buona volontà. Rappresenta il
richiamo che tutti abbiamo in cuore: riunire la società civile per non
essere lasciati soli e per continuare nel migliore dei modi a fare con
determinazione la nostra parte.
Guido Vitale
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domani in onda sulla rai Andra e Tati, testimoni a colori In
occasione dell’80esimo anniversario dalla firma delle Leggi razziste
Rai3 trasmetterà domani alle 15.45 “La stella di Andra e Tati”. Il
commovente film d’animazione, diretto da Rosalba Vitellaro e Alessandro
Belli e con i disegni di Annalisa Corsi, prodotto dalla Rai, dalla
società Larcadarte di Palermo e dal Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca, racconta la storia delle sorelle Andra
e Tatiana Bucci. Scampate giovanissime all’orrore di
Auschwitz-Birkenau, entrambe sono oggi in prima linea nella coraggiosa
sfida della testimonianza.
“La stella di Andra e Tati”, che si rivolge in prima istanza ai
ragazzi, verrà ritrasmesso da Rai Gulp lunedì 1 ottobre e quindi
nuovamente martedì 16 ottobre.
“Quasi ventinove minuti – scrivevamo su Pagine Ebraiche in occasione
del lancio del cartone – in cui si vede il risultato di un lavoro
durato cinque anni: ventuno sceneggiature, sei soggetti, cinque
ricerche grafiche e un team molto affiatato. Nulla lasciato al caso”. Leggi
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l'omaggio di torino I cento anni di Bruno Segre:
"Non mi sono mai arreso"
“Non
mi sono mai arreso”. È il titolo sotto il quale il Centro studi Piero
Gobetti di Torino ha organizzato una intera settimana di iniziative
legate alla figura di Bruno Segre, che proprio oggi festeggia un secolo
di vita. Ogni giorno un tema diverso che ha caratterizzato la sua
intensa esistenza, dalla lotta partigiana, all’avvocatura, all’impegno
per il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali.
“Un ragazzo di cento anni ancora innamorato della libertà” titola La
Stampa, nelle sue pagine torinesi. Così scrive lo storico Carlo Greppi,
che il 17 settembre prossimo lo intervisterà al Circolo dei Lettori in
un’altra iniziativa per il centenario: “Non si è mai arreso, Bruno
Segre. È anzi riuscito a conservare per oltre tre quarti di secolo la
curiosità, la voracità e la spinta ideale di quando era ventenne,
facendo di ogni principio una battaglia, lottando per la pace, i
diritti, la democrazia, che appare sempre più fragile”.
All’avvocato torinese, che nel 2017 ha festeggiato 70 anni di
iscrizione all’albo degli avvocati di Torino, sono andati gli auguri
della Presidente UCEI Noemi Di Segni. “Una lunga vita, la sua – scrive
in un messaggio di felicitazioni – segnata dalla partecipazione attiva
ad alcuni momenti fondamentali di storia italiana ed europea”. Impegno
antifascista, difesa dei diritti civili, un contributo costante e
stimolante al dibattito pubblico. “Solidi principi – riflette – per una
vita sempre in prima linea”.
E del vicepresidente dell’Unione Giulio Disegni, che firma il seguente
messaggio: “È un onore e un privilegio poterti fare i miei più
affettuosi auguri per un compleanno così importante. La tua vita è una
testimonianza continua di impegno civile, di lotta per le libertà e i
diritti, di monito perenne a non abbassare mai la guardia, ad esser
sempre vigile, come finora sei stato, nei confronti di qualsiasi forma
di ingiustizia, di intolleranza, di illibertà, di razzismo, di
antisemitismo, di fascismo, manifesto o mascherato. Le battaglie che
hai condotto, ma anche le molte soddisfazioni che hai ricevuto,
rappresentano il traguardo di una vita spesa soprattutto per gli altri:
gli eventi che in questi giorni Torino ti dedica ne sono una chiara
prova. Tantissimi auguri dunque per un lungo proficuo e sereno avvenire
e, secondo l’augurio tradizionale ebraico. Ad meà veesrim. Fino a 120
anni!”.
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I poteri forti
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Diversi
personaggi importanti si cimentano sovente nell’accusa ai poteri forti,
ma di rado specificano quali essi siano. Trattasi di un problema non da
poco perché, volendo iscrivermi a tutti i poteri, se non mi si
chiarisce quali essi siano, come faccio a reperire il modulo da
compilare coi miei dati?
Tutto ciò perché sono preoccupato di vedere un’Italia familista, che è
quella che farebbe e disfarebbe: se non ne fai parte – si dice – si
sarebbe fuori dalla storia, condannati a fare i portatori d’acqua, come
tanti sindacalisti e professori. Non vi pare una ragione sufficiente
per cercare di far parte dei poteri forti?
Emanuele Calò, giurista
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