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4 Settembre 2018 - 24 Elul 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo
di
Gran Bretagna
L’antisemitismo non è un problema dei soli ebrei. È un problema di tutta la società.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Due giornalisti di buon livello vengono intervistati alla TV sui motivi, a loro parere, di tanta violenza sulle donne e di come la si possa controllare. Uno risponde che le pene dovrebbero essere rese più pesanti, l’altro concorda e aggiunge qualche confuso borbottio. Né all’uno né all’altro, e neppure a chi intervista, passa per la mente che la propensione alla violenza di genere sia da addebitare a carenza di educazione e a una cultura malata di maschilismo. Sarebbe troppo doloroso ammetterlo. Più facile pensare che i violenti sono nati così, violenti.
 
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Tensione in Libia
I principali quotidiani di oggi aprono sulla Libia, dove continuano gli scontri fra le milizie ribelli e quelle fedeli al governo di accordo nazionale guidato da Fayez al Serraj e sostenuto dall’ONU, con le accuse del ministro dell’Interno italiano Salvini alla Francia sulla responsabilità della situazione. Secondo il Corriere il rischio “è che possa saltare l’intesa sui flussi migratori. L’accordo siglato dal governo Gentiloni è stato di fatto rinnovato dopo l’arrivo a Palazzo Chigi di Giuseppe Conte con la decisione di inviare a Tripoli le motovedette destinate alla Guardia Costiera locale. Ma la guerra civile per ora ha messo all’angolo il capo del governo libico Fayez Sarraj e la situazione appare ormai fuori controllo” con la possibilità che si intensifichino gli arrivi sulle coste italiane.

Duterte in Israele. Il controverso leader filippino Rodrigo Duterte ha visitato ieri lo Yad Vashem di Gerusalemme. In passato lo stesso Duterte aveva paragonato la propria politica contro la droga alla macchina di sterminio nazista. A Gerusalemme ha affermato che Hitler era “un pazzo”, augurandosi che tragedie come la Shoah non si ripetano più (Repubblica). “Con Israele – scrive La Stampa – ha costruito una alleanza di ferro contro il terrorismo islamista e nel campo della sicurezza e della tecnologia militare”. La visita dovrebbe prevedere anche la firma di un accordo, spiega il quotidiano, “per una concessione petrolifera nelle Filippine alla compagnia israeliana Ratio Petroleum e uno, molto sentito dall’opinione pubblica interna, per migliorare le condizioni degli immigrati filippini, 30 mila in Israele”.
 
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  davar
pagine ebraiche settembre 2018
La sfida del Bilancio sociale 

Bilancio sociale, una sfida difficile che deve essere raccolta. Il dossier “Focus sull’anno 5778” curato da Daniel Reichel su Pagine Ebraiche di settembre in distribuzione (hanno collaborato Daniela Modonesi, Adam Smulevich e Ada Treves) porta un primo significativo contributo con numerosi approfondimenti e nell'editoriale che lo apre il direttore della Comunicazione e della redazione giornalistica dell'Unione Guido Vitale sottolinea l'importanza del passo compiuto.
Grandi cambiamenti politici hanno segnato l’anno ebraico 5778 che va concludendosi. Il populismo, dalla Germania all’Italia, ha fatto capolino in Europa, conquistando potere e consensi. E in questo clima, la voce di libertà che rappresenta la minoranza ebraica ha acquisito ulteriore importanza. L’ebraismo italiano è in prima fila nella difesa dei valori democratici e della cultura e i suoi tanti progetti ne sono una dimostrazione. Ma il 5778 è stato anche l’anno dei grandi eventi, dalla festa per i 70 anni d’Israele e del Giro d’Italia partito da Gerusalemme: momenti di grande gioia e allegria che rappresentano uno spunto per guardare con fiducia al futuro, per costruire nuovi straordinari percorsi di collaborazione e fratellanza.


Il bilancio delle idee e dei valori

Da anni ormai si ragiona sulla necessità di scrivere un Bilancio sociale dell’ebraismo italiano. Ora questo traguardo si fa più vicino e la Giunta dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha affidato a un consorzio di specialisti l’incarico di sviluppare un primo documento di questo genere.
Il lavoro prenderà qualche tempo e presenterà alcune difficoltà, ma dobbiamo tutti augurarci che possa costituire una grande riuscita. Un bilancio sociale, è cosa ben diversa di una sfilza di conti e di numeri, è cosa differente dal lavoro di incolonnare entrate e uscite. Rappresenta piuttosto la difficile prova di raccontare alla società italiana e all’opinione pubblica cosa siamo stati capaci di fare e di mettere a disposizione della collettività. Un processo difficile per tutti, ma difficile soprattutto per un mondo come quello della più antica realtà della Diaspora ebraica, piccolo nei numeri, ricchissimo nelle idee e nei valori da testimoniare, povero nei mezzi economici che sarebbero necessari per realizzare i propri progetti e i propri ideali, complicato per la diversità interna e per la grande libertà di opinioni e di orientamenti che caratterizza un mosaico senza eguali nella nostra società. Così questo dossier che la redazione giornalistica dedica alla vigilia di un nuovo anno ebraico a ricapitolare alcuni fatti salienti che hanno caratterizzato l’anno che volge al termine assume nell’edizione che si presenta ora al lettore un orientamento particolare.
A fianco della cronologia stabilita dai redattori, infatti, molti approfondimenti costituiscono il nostro contributo, certo parziale, certo imperfetto, ma speriamo solido e utile, con i primi elementi utili alla costruzione di un vero e proprio grande bilancio sociale che speriamo possa vedere la luce nei prossimi mesi. Il nostro contributo è anche l’occasione di festeggiare i primi dieci anni di vita di un dossier che ogni dodici mesi, alla vigilia del nuovo anno ebraico, vuole compiere sulla carta stampata quel percorso di analisi e riconsiderazione di quanto accaduto che ogni ebreo ha l’obbligo di svolgere in questa stagione.
Fra i benefici che il lavoro sul Bilancio sociale dovrebbe portare con sé non vanno dimenticati quelli utili e oggi drammaticamente necessari di una riflessione seria sul problema delle risorse economiche. Gli ebrei integrano la società italiana da oltre due millenni e pur rappresentando una piccolissima minoranza numerica, pur costituendo un gruppo religioso e sociale costretto lungo questo grande percorso storico a sopportare discriminazioni e persecuzioni che non hanno eguali nella storia nazionale, non hanno mai fatto mancare il loro contributo per la costruzione di una società più giusta, più accogliente e più progredita. Oggi, e ogni giorno che passa, il lavoro continua, con l’impegno instancabile dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, delle 21 Comunità ebraiche disseminate sul territorio nazionale, delle altre istituzioni ebraiche che si impegnano a operare sul campo della cultura, della tutela identitaria, dell’assistenza e della giustizia sociale. Ma l’impegno è enorme, quasi insostenibile, per un piccolo gruppo di italiani che portano una responsabilità enorme: quella di essere fedeli ai valori tramandati di generazione in generazione. Il contributo di idee e di risorse che proviene dalla società è determinante per tentare di restituire alla società, ai milioni di italiani che se le attendono, l’ingrediente di quelle risposte che solo il mondo ebraico, con la sua esperienza e con i suoi valori, può offrire. Per chiamare a raccolta questi contributi di idee e di risorse gli ebrei italiani devono imparare a raccontare con efficacia cosa sono capaci di fare, cosa offrono e cosa mettono a disposizione della società. Devono essere capaci di spiegare che l’Italia senza i suoi ebrei non sarebbe il paese che conosciamo e che amiamo, ma sarebbe qualcosa di diverso, di più povero, di più arretrato, di meno accogliente. Ecco perché il lavoro del Bilancio sociale che intraprendiamo oggi costituisce un passo importante, l’occasione di una riflessione e di una comunicazione urgente e improrogabile a tutti gli italiani di buona volontà. Rappresenta il richiamo che tutti abbiamo in cuore: riunire la società civile per non essere lasciati soli e per continuare nel migliore dei modi a fare con determinazione la nostra parte.


Guido Vitale


qui milano - la mostra
Ebrei nella Grande Guerra,

tra identità e cittadinanza
Una mostra sulla cittadinanza più che sulla guerra. Un invito a riflettere su questo concetto, su quello di identità e d’integrazione. Così il direttore del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea Gadi Luzzatto Voghera descrive la mostra itinerante 1915-1918. Ebrei per l’Italia che dal 6 settembre – dopo diverse tappe in altre città italiane – apre al Memoriale della Shoah di Milano. “Non è un caso se abbiamo deciso di concludere a Milano la mostra – ha spiegato nelle scorse ore Luzzatto Voghera, curatore dell’esposizione assieme a Daniela Scala – non solo perché è la città sede del Cdec ma anche perché il Memoriale rappresenta uno spazio di condivisione dei progetti futuri”. All’interno del Memoriale infatti verrà spostata la sede del Cdec, una volta terminati i lavori. “Siamo in attesa di formalizzare con il Mibact alcuni punti legati ad un finanziamento già approvato – spiega Roberto Jarach, presidente del Memoriale – Entro il 2019 in ogni caso contiamo di finire i lavori. Per noi il ruolo del Cdec è fondamentale perché andrà a rappresentare la parte viva di studio ed elaborazione all’interno del Memoriale, andando ad affiancare quella visiva”. E la mostra sul ruolo degli ebrei nella Grande Guerra rappresenta una sintesi di questa collaborazione, che sarà sempre più stretta.
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domani in onda sulla rai
Andra e Tati, testimoni a colori
In occasione dell’80esimo anniversario dalla firma delle Leggi razziste Rai3 trasmetterà domani alle 15.45 “La stella di Andra e Tati”. Il commovente film d’animazione, diretto da Rosalba Vitellaro e Alessandro Belli e con i disegni di Annalisa Corsi, prodotto dalla Rai, dalla società Larcadarte di Palermo e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, racconta la storia delle sorelle Andra e Tatiana Bucci. Scampate giovanissime all’orrore di Auschwitz-Birkenau, entrambe sono oggi in prima linea nella coraggiosa sfida della testimonianza.
“La stella di Andra e Tati”, che si rivolge in prima istanza ai ragazzi, verrà ritrasmesso da Rai Gulp lunedì 1 ottobre e quindi nuovamente martedì 16 ottobre.
“Quasi ventinove minuti – scrivevamo su Pagine Ebraiche in occasione del lancio del cartone – in cui si vede il risultato di un lavoro durato cinque anni: ventuno sceneggiature, sei soggetti, cinque ricerche grafiche e un team molto affiatato. Nulla lasciato al caso”.
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qui saluzzo
In marcia attraverso la Memoria
La lunga fila di persone che lentamente si arrampicano davanti a me sul sentiero che conduce al Colle Ciriegia pare, vista a distanza, una teoria di laboriose formiche intente a portare il loro carico alla meta. Insieme ai tanti partecipanti alla XX edizione, eccomi qui – anche questo 2 settembre 2018 come gli anni scorsi in questo periodo – nel cuore della Marcia Attraverso la Memoria, la bella iniziativa dell’Associazione saluzzese Giorgio Biandrata nata da un’idea dell’allora presidente Gigi Ferraro e dell’altra anima del gruppo Sandro Capellaro, che con spirito di iniziativa pari alla determinazione l’ha portata avanti dal 1999. L’idea è quella di ricordare ogni anno ai primi di settembre i circa mille ebrei mitteleuropei che, profughi da anni di antisemitismo continentale e partendo dalla residenza forzata/rifugio francese di St.Martin Vésubie, i giorni dal 9 al 13 settembre 1943 attraversarono i Colli Ciriegia e Finestre, tentando di mettersi in salvo al seguito delle truppe italiane che dopo l’armistizio lasciavano il territorio francese precedentemente occupato.


David Sorani
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l'omaggio di torino
I cento anni di Bruno Segre:

"Non mi sono mai arreso"
“Non mi sono mai arreso”. È il titolo sotto il quale il Centro studi Piero Gobetti di Torino ha organizzato una intera settimana di iniziative legate alla figura di Bruno Segre, che proprio oggi festeggia un secolo di vita. Ogni giorno un tema diverso che ha caratterizzato la sua intensa esistenza, dalla lotta partigiana, all’avvocatura, all’impegno per il pieno riconoscimento dei diritti fondamentali.
“Un ragazzo di cento anni ancora innamorato della libertà” titola La Stampa, nelle sue pagine torinesi. Così scrive lo storico Carlo Greppi, che il 17 settembre prossimo lo intervisterà al Circolo dei Lettori in un’altra iniziativa per il centenario: “Non si è mai arreso, Bruno Segre. È anzi riuscito a conservare per oltre tre quarti di secolo la curiosità, la voracità e la spinta ideale di quando era ventenne, facendo di ogni principio una battaglia, lottando per la pace, i diritti, la democrazia, che appare sempre più fragile”.
All’avvocato torinese, che nel 2017 ha festeggiato 70 anni di iscrizione all’albo degli avvocati di Torino, sono andati gli auguri della Presidente UCEI Noemi Di Segni. “Una lunga vita, la sua – scrive in un messaggio di felicitazioni – segnata dalla partecipazione attiva ad alcuni momenti fondamentali di storia italiana ed europea”. Impegno antifascista, difesa dei diritti civili, un contributo costante e stimolante al dibattito pubblico. “Solidi principi – riflette – per una vita sempre in prima linea”.
E del vicepresidente dell’Unione Giulio Disegni, che firma il seguente messaggio: “È un onore e un privilegio poterti fare i miei più affettuosi auguri per un compleanno così importante. La tua vita è una testimonianza continua di impegno civile, di lotta per le libertà e i diritti, di monito perenne a non abbassare mai la guardia, ad esser sempre vigile, come finora sei stato, nei confronti di qualsiasi forma di ingiustizia, di intolleranza, di illibertà, di razzismo, di antisemitismo, di fascismo, manifesto o mascherato. Le battaglie che hai condotto, ma anche le molte soddisfazioni che hai ricevuto, rappresentano il traguardo di una vita spesa soprattutto per gli altri: gli eventi che in questi giorni Torino ti dedica ne sono una chiara prova. Tantissimi auguri dunque per un lungo proficuo e sereno avvenire e, secondo l’augurio tradizionale ebraico. Ad meà veesrim. Fino a 120 anni!”.


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pilpul


I poteri forti
Diversi personaggi importanti si cimentano sovente nell’accusa ai poteri forti, ma di rado specificano quali essi siano. Trattasi di un problema non da poco perché, volendo iscrivermi a tutti i poteri, se non mi si chiarisce quali essi siano, come faccio a reperire il modulo da compilare coi miei dati?
Tutto ciò perché sono preoccupato di vedere un’Italia familista, che è quella che farebbe e disfarebbe: se non ne fai parte – si dice – si sarebbe fuori dalla storia, condannati a fare i portatori d’acqua, come tanti sindacalisti e professori. Non vi pare una ragione sufficiente per cercare di far parte dei poteri forti?


Emanuele Calò, giurista
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