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 12 Settembre 2018 - 3 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Essere veramente sinceri innanzitutto con noi stessi, è il primo, forse più difficile, ma decisivo passo da compiere nell’esame di coscienza dei giorni di Teshuvà.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Sono davvero ore decisive per il destino dell’UE. È oggi la giornata tanto attesa in cui si vota per sanzionare o meno l’Ungheria di Viktor Orban per una serie di leggi che ledono libertà di stampa, di opinione, dei diritti delle minoranze e del diritto d’asilo. A cui si aggiungono la deformazione dell’assetto istituzionale, con una Corte Costituzionale di fatto assoggettata all’esecutivo e la cosiddetta legge anti-Soros, che in sostanza costringe le ONG sgradite a lasciare il Paese. Insomma, oggi si vota se accettare o meno l’esistenza, presente e futura, di governi autoritari, nazionalisti e xenofobi in Europa. Sembrerebbero non esserci dubbi sul cosa fare, ma il ginepraio europeo in cui ci siamo noi stesso infilati fa pensare che ogni opzione possa risultare un boomerang per la tenuta complessiva dell’Unione.
 
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Il voto UE su Orban
Il Parlamento europeo deciderà oggi se aprire la procedura d’infrazione contro l’Ungheria per violazione dello Stato di diritto dovuto alle politiche del governo Orban contro i migranti, le ong, l’università e la magistratura. La Commissione Affari interni dell’europarlamento ha preparato un documento – redatto dalla deputata verde olandese, Judith Sargentini, – per denunciare le violazioni di Orban che il Corriere definisce un “atto d’accusa devastante”, elencandone i dodici punti principali e sottolineando la preoccupazione espressa per “la libertà accademica e di religione, i diritti dei rifugiati, quelli delle minoranze, compresi ebrei e rom, il diritto alla parità di trattamento tra uomini e donne, i diritti economici e sociali, la tutela della privacy”. Orban, sottolinea il Corriere, ha risposto producendosi ieri “in un j’accuse violento e sprezzante contro ‘le forze in favore dell’immigrazione che vogliono vendicarsi dell’Ungheria’, baluardo dei ‘valori cristiani’ e decisa a difendere le sue frontiere e quelle dell’Unione”. Il Premier ungherese ha elogiato il ministro degli Interni italiano Matteo Salvini e la Lega ha già annunciato che voterà contro la procedura d’infrazione, così come faranno gli europarlamentari di Forza Italia dopo una telefonata tra Berlusconi e Orban. Il Movimento 5 Stelle invece voterà a favore della messa in stato di accusa e si prospetta quindi una ulteriore divisione all’interno del governo italiano.
 
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  davar
25 anni fa gli accordi di oslo
Netanyahu: 'Il rifiuto palestinese

è il primo ostacolo alla pace'
Venticinque anni fa, il 13 settembre 1993, furono firmati gli accordi di Oslo. La foto della stretta di mano tra il Primo ministro israeliano di allora Yitzhak Rabin e il presidente palestinese Yasser Arafat, con alle spalle il presidente Usa Bill Clinton, sembrava rappresentare il passo decisivo per la risoluzione del pluridecennale conflitto. “Noi, soldati ritornati dalla battaglia macchiati di sangue, noi che abbiamo combattuto contro di voi, i palestinesi, vi diciamo oggi con voce forte e chiara: basta sangue e lacrime, basta!”, disse allora Rabin. Venticinque anni dopo la pace è lontana e il ritorno al negoziato tra le parti – con la collaborazione Usa – sembra un miraggio. Come dimostrano le parole del Primo Ministro Benjamin Netanyahu, che nelle scorse ore ha elogiato la decisione degli Stati Uniti di chiudere la missione diplomatica palestinese a Washington in risposta al rifiuto dell’Anp di avviare negoziati di pace con Israele.
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l'intervento sul settimanale valdese
1938, l'infamia e il monito
“Quella che viviamo è un’epoca complessa, sempre più caratterizzata dalla diffusione di fake news, da odio gratuito che inquina spazio pubblico e social network, dal riaffiorare di complottismi e pregiudizi mai del tutto sconfitti. Una minaccia che riguarda non solo i soggetti e le comunità colpite ma che deve vederci sempre più uniti – istituzioni democratiche, società civile, le diverse minoranze – nella consapevolezza della criticità del momento che stiamo attraversando. Davanti a noi un bivio storico, dalle conseguenze potenzialmente devastanti”. È quanto scrive la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un intervento pubblicato sull’ultimo numero del settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi Riforma. “Oggi più che mai – sottolinea ancora la Presidente UCEI – appare urgente la riaffermazione del valore dell’educazione, della cultura, dell’incontro, della condivisione. Non sarà facile, il compito è evidentemente in salita, ma questo è un orizzonte imprescindibile per tutti coloro che hanno a cuore le conquiste democratiche e i principi sanciti nella Costituzione repubblicana”.
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LE "GIORNATE DEL LAVORO" DELLA CGIL
Dal '38 ai dieci anni senza Foa,

un confronto sulla democrazia
Una mostra dedicata agli 80 anni delle Leggi razziste, un ricordo di Vittorio Foa a dieci anni dalla scomparsa, diversi spazi di confronto sul futuro della democrazia.
Sono alcuni degli argomenti cui sarà dedicata la quinta edizione delle “Giornate del Lavoro”, manifestazione organizzata dalla Cgil al via nelle prossime ore a Lecce. “Democrazia è” il tema di questa edizione, che vedrà al centro i temi del lavoro, dei diritti e delle grandi trasformazioni sociali ed economiche.
La manifestazione, che si concluderà domenica 16 settembre con una intervista pubblica al segretario generale del sindacato Susanna Camusso, vedrà, tra gli altri, la partecipazione del ministro dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali Luigi Di Maio e del ministro per gli Affari Europei Paolo Savona.


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5779 - gli auguri
Un anno per i giovani
הקטן יהיה לאלף והצעיר לגוי עצום אני ה’ בעתה אחישנה – Il piccolo diventerà migliaia e il giovane una nazione robusta. Io l’Eterno affretterò le cose. (Isaia 60:22).
Diamogli una mano anche noi, dedicando un anno ai nostri ragazzi.



Rav Amedeo Spagnoletto, rabbino capo di Firenze

5779 - gli auguri
Un anno per la cultura
A nome della Comunità ebraica di Torino, ma anche del MEIS e della Fondazione Beni Culturali Ebraici, desidero far giungere a tutti i più calorosi auguri di Shanah Tovah uMetukah.
L’anno 5779, che accogliamo con gioia e colmi di speranze, si apre purtroppo in un quadro denso di gravi preoccupazioni per la virulenta rinascita in Europa e in Italia di fenomeni di intolleranza, di razzismo, di xenofobia, di antisemitismo e di autentico odio nei confronti di Israele, ai quali mai dalla fine della II Guerra Mondiale avevamo assistito in questa dimensione.
Occorre allora un impegno civile consapevole e forte da parte degli ebrei italiani per porre un argine a questa deriva e per porre le basi di un futuro più sereno, nel quale i valori di giustizia, di libertà e di solidarietà ritrovino il loro irrinunciabile posto al centro della vita delle nostre società.


Dario Disegni, presidente Comunità ebraica di Torino
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5779 - gli auguri 
Un anno per la dignità
“Ukhtov lechajjm tovim kol bené beritekha – E iscrivi per la vita buona tutti i figli del Tuo patto”
Durante tutti giorni penitenziali – da Rosh ha shanà a Yom Kippur – in tutte le preghiere che recitiamo, non si fa altro che aggiungere un inno alla vita.
Noi ebrei, mai come in questi dieci giorni, preghiamo Dio che ci conceda la vita.
I nostri Maestri, ci fanno notare che l’aggettivo usato sempre vicino a “chajjm – vita” è “tovim – buona”. Infatti la vita non può essere una vita se non è una “buona” vita.


Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
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5779 - gli auguri 
Un anno per la dolcezza
Gli auguri dolci e sinceri di Shanà Tovà dal Presidente di lunga data dell’antico nucleo ebraico monferrino: piccolo e incredibilmente attivo.
Nell’anno appena finito abbiamo perso il direttore del nostro Museo, l’architetto Giulio Bourbon, e abbiamo perso due donne di valore, colonne della nostra Comunità: Victoria Acik e Dirce Carmi, il loro ricordo sia di benedizione.
Grazie al grande cuore dei nostri iscritti e all’affetto del nostro nuovo rabbino di riferimento, rav Gadi Piperno, accogliamo con gioia il nuovo anno con l’auspicio che sia buono e dolce.


Salvatore Giorgio Ottolenghi,
presidente Comunità ebraica di Casale Monferrato
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qui casale - la mostra
Da Trino a Gerusalemme
Il legame che unisce Trino ad Israele è proprio all’inizio della mostra: un’immagine dell’Aron, l’armadio che custodiva i rotoli della legge nella Sinagoga della città vercellese, che oggi si trova al al museo Erez Israel di Tel Aviv. Non è l’unica curiosità da scoprire in questa bella mostra da titolo “Oltre Gerusalemme – da Trino alla città santa”: trenta scatti tutti con il fascino e il dettaglio “analogico”, delle vecchie pellicole in bianco e nero, realizzati dal fotografo Massimo Patrucco.
Inaugurata domenica 9 settembre alla presenza dell’autore e con il commento dello storico trinese Pier Franco Irico, sarà visitabile alla Sala Carmi della Comunità ebraica casalese fino al 30 settembre.


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  pilpul
Ticketless - Percezioni
Va meditato l’ultimo rapporto dell’Istituto Cattaneo di Bologna dedicato alla scarsa conoscenza che gli italiani mostrano di fronte alla percentuale vera di immigrati che vivono in Italia. Impressionante è la somiglianza con la altrettanto vaga nozione, denunciata da mille inchieste, che gli italiani hanno sempre mostrato sulla percentuale vera di ebrei residenti nella penisola. Se si passa ad osservare le stime sulla percentuale di immigrati fornite dagli intervistatori, confrontandole con i dati reali forniti dall’Eurostat (2017), l’incertezza e l’imprecisione nella valutazione sulla presenza di immigrati vengono confermate. I cittadini europei sovrastimano nettamente la percentuale di immigrati presenti nei loro paesi: di fronte al 7,2% di immigrati non UE presenti “realmente” negli Stati europei, gli intervistati ne stimano il 16,7%. Ma in questo caso il dato che ci riguarda è più inquietante: gli italiani sono quelli che mostrano un maggior distacco (in punti percentuali) tra la percentuale di immigrati non-UE realmente presenti in Italia (7%) e quella stimata, o percepita, pari al 25%. Almeno in parte, queste differenze sembrano essere il prodotto di una errata percezione del fenomeno. Chi ne ingigantisce la portata, è indotto anche a ingigantirne le conseguenze.

Alberto Cavaglion

Periscopio - Famiglia felice
In occasione del mio ultimo viaggio di studio e di piacere in Israele, nell’ultima settimana di agosto, ho avuto, come e più delle volte precedenti, la grande gioia di trascorrere molte ore con i miei diversi carissimi amici israeliani, ad alcuni dei quali mi lega ormai un’amicizia di diversi decenni. Considero un vero privilegio avere tanti legami personali, così profondi e sinceri, in quel Paese a cui mi sento tanto legato. E sono proprio queste persone, le loro famiglie, le loro storie a farmi guardare a quella terra, prima che come a un luogo, come a una viva comunità di esseri umani, ognuno dei quali portatore di uno specifico bagaglio di affetti, idee, ricordi, progetti, gioie e dolori. Israele è un giardino di fiori colorati, ognuno dei quali diverso da tutti gli altri. Sono tornato, da questo bagno di umanità, carico di gratitudine, di emozione e di pienezza. E anche di un po’ di tristezza, per i problemi personali di qualche amico, a me particolarmente caro. La vita è così.

Francesco Lucrezi, storico
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