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14 ottobre 2018 - 5 Cheshvan 5779
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Essere ebreo significa essere un agente di speranza. Ogni rituale, ogni comando, ogni sillaba della storia ebraica è una protesta contro l'evasione, la rassegnazione e la cieca accettazione del destino. L'ebraismo, la religione del Dio libero, è una religione di libertà. La fede ebraica è scritta al futuro.
 
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Quest’oggi parleremo di storytelling. Sentiremo molte storie e proveremo anche emozioni, penso. Non dimenticherei, tuttavia, quanto scrive Ezio Mauro scrive nelle prime pagine del suo ultimo libro Uomo bianco (Feltrinelli) uscito la settimana scorsa. Mauro, proprio a partire da che cosa diciamo, dalle storie di vita quotidiana che raccontiamo, dalle parole che usiamo indica un’altra conseguenza dello storytelling: non solo narrazione, ma un modo in cui diamo ordine alla realtà, la forniamo di una spiegazione e, se non ci soddisfa, andiamo a chiedere il conto. Non sempre è una richiesta di più libertà per tutti.
 
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La Giornata del racconto
È in programma oggi in tutta Italia la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Partendo da Genova, città capofila, il tema di quest’anno – Storytelling. Le storie siamo noi – sarà declinato in modi e forme espressive diverse.

 La Giornata nel capoluogo ligure, segnala il Secolo XIX, inizierà “con un momento di preghiera in ricordo delle vittime della tragedia del Ponte Morandi”. Chiusura invece al Teatro della Tosse, con lo spettacolo Il violinista sul tetto – Fiddler on the roof.

Il Viminale, attraverso una circolare, archivia il modello Riace. “La decisione choc arriva nel tardo pomeriggio e scuote il mondo politico” scrive tra gli altri La Stampa. “Chi sbaglia, paga. Non si possono tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la scusa di spenderli per gli immigrati” ha dichiarato il ministro Salvini. Mimmo Lucano, il sindaco del Comune calabrese agli arresti domiciliari, non nasconde l’amarezza: “Vogliono solo distruggerci. Nei nostri confronti è in atto un vero e proprio tiro incrociato”.

Baviera oggi al voto, con effetti che potrebbero sentirsi fino a Berlino. A inquietare è in particolare l’ascesa degli estremisti di Alternative fur Deutschland (mentre i cristiano-sociali sono dati in forte calo). “Quando la Csu ha capito che rincorrere la destra sul suo terreno non ha pagato ma ha, anzi, regalato valanghe di voti all’Afd, il governatore Markus Soeder e Seehofer sono passati dai ruggiti contro Merkel ai miagolii. Ma – scrive Repubblica – la frittata ormai è fatta”.

Il Festival del Cinema di Roma si apre nel segno della Memoria. Tra le pellicole protagoniste nelle prossime ore il dorso cittadino di Repubblica segnala il docufilm “1938. Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber e “La Razzia. Roma 16 ottobre 1943”, diretto da Ruggero Gabbai e scritto da Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto.
“Con l’affievolirsi delle voci dei testimoni diretti, abbiamo voluto produrre questo film per raccogliere le ultime parole di chi è riuscito a sfuggire al rastrellamento” spiega Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah.

Proseguono le iniziative per gli 80 anni delle Leggi razziste. Domani a Pisa si terrà l’incontro “Vite sospese. Storie di docenti e studenti espulsi dall’Università” in cui sarà ricordata anche la figura del medico e professore Naftoli Emdin che fu cacciato dall’ateneo nel 1938. Il domenicale del Sole 24 Ore pubblica oggi una sua lettera ai figli.
Ma non tutti sembrano aver la volontà di fare i conti con il passato, come spiega lo storico Amedeo Osti Guerrazzi in un intervento pubblicato ieri su La Stampa in cui viene raccontato come, nonostante diverse segnalazioni, mai l’Inail abbia ricordato l’espulsione di un suo dirigente, l’ebreo romano Aldo Fuà. “A prescindere da ogni considerazione morale, una presa di coscienza, dopo tutti questi anni – scrive lo studioso – forse dovrebbe essere non solo opportuna, ma necessaria”.
 
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  davar
gece 2018 - la città capofila
"Genova, siamo al tuo fianco"
Una Giornata per la solidarietà

Solidarietà e cultura per guardare con fiducia al futuro. A distanza di due mesi dalla tragedia del ponte Morandi che ha segnato l'intera città, Genova si ritrova per un momento di condivisione e riflessione e per riscoprire una parte della sua identità grazie alla Giornata Europea della Cultura Ebraica. Dalla sinagoga del capoluogo ligure ha infatti preso il via la XIX edizione della Giornata con tema quest'anno Storytelling – Le storie siamo noi. Un appuntamento che nel capoluogo ligure si è aperto con la preghiera del rabbino capo della città rav Giuseppe Momigliano – introdotto dal presidente della Comunità ebraica di Genova Ariel Dello Strologo - in memoria delle vittime del crollo del ponte Morandi e dei loro famigliari: “Signore nostro D-o, ricordiamo oggi davanti a te le care persone, uomini donne e bambini, che hanno trovato morte prematura nella terribile sciagura del crollo del ponte Morandi avvenuta in questa città. Signore, padre pietoso, ricordati anche tu della tua clemenza, poni la loro parte fra gli spiriti beati che godono l'inesprimibile dolcezza e le gioie eterne della tua presenza, considera le opere buone che hanno compiuto, ogni parola di affetto e di pietà con cui hanno rallegrato un cuore umano. Il signore nella sua misericordia abbia compassione per i loro familiari e i loro cari, li sostenga e li conforti e li sollevi dalla loro afflizione. Possa essere questa sciagura fonte di un rinnovato spirito di compassione e generosità gli uni per gli altri; dall'impegno ad operare secondo principi di carità e giustizia possa scaturire un'azione condivisa per il bene di questa città e di tutti coloro che vi risiedono”.

Un messaggio di unità condiviso dal sindaco di Genova
Marco Bucci (nella foto di Emanuele Dello Strologo, assieme al presidente della Comunità ebraica di Genova Ariel Dello Strologo) - “da occasioni come questa vogliamo parta un messaggio di futuro: ogni comunità è importante, la diversità è un valore per la città e insieme possiamo lavorare per costruire il futuro dei nostri figli” - e dalla presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che ha sottolineato come la scelta di Genova come città capofila della manifestazione sia stata fatta a giugno: “dopo il disastro avvenuto il 14 agosto scorso, ci siamo interrogati con attenzione ed in segno di rispetto, se confermare l’appuntamento, anche con un confronto con le Autorità locali, scegliendo di portare avanti questa direzione presa, proprio nello spirito di poter portare anche il supporto di tutte le 21 comunità ebraiche e l’ebraismo tutto, per guardare avanti con speranza. In questa giornata in cui Genova è impegnata anche a ricordare, ci uniamo alla città in un abbraccio e in un rispettoso omaggio alle vittime, ai feriti, a chi è restato senza la propria dimora, a coloro che sono restati più soli”. La presidente UCEI ha ricordato come la cultura sia un possibile strumento per dare speranza, per costruire futuro: “Proprio in ambito culturale l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità ebraica di Genova hanno voluto agire, - ha spiegato Di Segni - di concerto, avviando una raccolta fondi per dare un contributo per delle borse di studio, affinché alcuni ragazzi, figli delle vittime della tragedia del crollo del ponte, possano studiare. Abbiamo ritenuto di privilegiare questo aspetto, tra le tante necessità di chi è stato colpito, proprio per ripartire dalla cultura, nell’ottica di prestare una particolare attenzione al futuro, ai giovani, che sono il nostro domani”. Un futuro che Genova è impegnata a costruire e ricostruire, come ha sottolineato anche il presidente Dello Strologo che nel suo intervento è entrato nel vivo della Giornata, salutata anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, sottolineando la preoccupazione per il riemergere di razzismo e antisemitismo, ha auspicato che “i vostri racconti possano svolgere una decisiva funzione di memoria nella coscienza collettiva”.
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gece - il messaggio del capo dello stato
"Racconto, funzione decisiva
per la coscienza collettiva"

“Le storie siamo noi”, filo conduttore della Giornata Europea della Cultura Ebraica, costituisce una sfida per la memoria contemporanea, antidoto indispensabile contro il ritorno dei fantasmi dell’abbrutimento dell’uomo manifestatisi nel secolo scorso.
Oggi i temi dell’inclusione e del confronto rispettoso pongono l’intera società, ancora una volta, di fronte alle scelte per reali forme di apertura, contro ogni discriminazione.
Ottanta anni fa veniva pubblicato il Manifesto della Razza, seguito dalle infami leggi antiebraiche, una macchia nella coscienza del nostro paese.

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
 
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gece a genova - la presidente ucei
"Raccontiamo la nostra cultura
e costruiamo insieme il futuro"

Ci apprestiamo con particolare emozione a celebrare l’inaugurazione di questa diciannovesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, a due mesi esatti dalla tragedia del crollo del ponte Morandi, che ha colpito questa città e lasciata sgomenta e attonita l'Italia intera.
Lo facciamo in punta di piedi, abbassando lo sguardo, nella speranza che anche una iniziativa di incontro, di amicizia, di cultura, magari una pausa di distrazione, che possa dare un piccolo contributo di fiducia a una società gravemente ferita.
Avevamo deciso in giugno che Genova sarebbe stata la città capofila. E, dopo il disastro avvenuto il 14 agosto scorso, ci siamo interrogati con attenzione ed in segno di rispetto, se confermare l'appuntamento, anche con un confronto con le Autorità locali, scegliendo di portare avanti questa direzione presa, proprio nello spirito di poter portare anche il supporto di tutte le 21 comunità ebraiche e l’ebraismo tutto, per guardare avanti con speranza.
In questa giornata in cui Genova è impegnata anche a ricordare, ci uniamo alla città in un abbraccio e in un rispettoso omaggio alle vittime, ai feriti, a chi è restato senza la propria dimora, a coloro che sono restati più soli.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica è un importante momento in cui i luoghi ebraici italiani si aprono alla cittadinanza. Quest’anno sono 87 le località che partecipano, distribuite in 15 regioni, allo scopo di far conoscere storia, tradizioni, vita e fede di un popolo presente in Italia da oltre due millenni.
Contro il pregiudizio, noi proponiamo la conoscenza, l'approfondimento, l'incontro.
E il racconto di una cultura che proprio nella narrazione affonda le sue radici. “Storytelling. Le storie siamo noi”, il tema della Giornata condiviso con 28 paesi europei, è infatti un argomento che richiama l’identità stessa del popolo ebraico e di ciascuno di noi.

Noemi Di Segni,
Presidente Unone delle Comunità Ebraiche Italiane
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gece a genova - il presidente della comunità
"Le parole costruiscono l'identità"
La presente edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, la diciannovesima, è dedicata allo Storytelling.
A dir la verità è un termine che non mi piace, non è per vezzo linguistico campanilista, ma perché in fondo non restituisce tutta la ricchezza semantica che noi attribuiamo al verbo “raccontare” o “narrare”.
Come se, avendo introdotto l’oggetto del raccontare (story), si fosse limitata la grandiosa ampiezza delle possibilità di una tale azione, così centrale nella storia ebraica.
In ebraico, tra i diversi termini utilizzati per definire il racconto, troviamo quello di ma’aseh, che contiene la radice del verbo la’asoth, fare.
Raccontare, narrare è al contempo essere partecipi della creazione, costruire una realtà, costruire la propria identità.
Gli ebrei per secoli hanno portato con loro, al centro della loro esistenza, la parola, quella scritta, nel Tanakh, e quella orale, il diluvio di commenti, esegesi e riflessioni che hanno dato forma all’ebraismo, quello rabbinico, del quale noi oggi siamo eredi e continuatori.

Ariel Dello Strologo, Presidente Comunità ebraica di Genova
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gece a roma
Da Corto Maltese ai sefardim,
narrazioni di identità ebraiche

“Le parole sono come pietre, hanno un peso e bisogna sempre usarle nella maniera giusta. È una riflessione che abbiamo posto al centro di questa ricca Giornata di appuntamenti”.
Giorgia Calò, assessore alla Cultura della Comunità ebraica romana, si dice più che soddisfatta di queste prime ore di incontri, inaugurazioni, mostre. Il via alla Giornata con una lezione su “Sefer: lettere e visioni” di Yarona Pinhas, coadiuvata da una installazione con disegni di Letizia Ardillo. E quindi l’inaugurazione di due mostre: la prima, al Palazzo della Cultura, dedicata alle origini ebraiche di Corto Maltese e curata dal professore Samuele Rocca. Quindi, al Museo ebraico, l’apertura di “Sefardim”, dedicata invece ai codici spagnoli della Comunità ebraica. “In poche ore siamo già a oltre 500 presenze” sottolinea l’assessore Calò a proposito di Sefardim, frutto di una ampia collaborazione e inaugurata con le parole della presidente della Comunità Ruth Dureghello, del direttore del dipartimento Beni e Attività Culturali Claudio Procaccia, della direttrice del Museo Olga Melasecchi e della direttrice del Centro di cultura ebraica Miriam Haiun.
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gece a milano
"L'ebraismo è storia di libertà"
“La cultura ebraica è fondamento della nostra identità giudaico-cristiana. Senza questa identità l'Europa non sarebbe più Europa. Difendere, promuovere e raccontare la cultura ebraica vuol dire trasmettere la nostra storia e la nostra libertà alle future generazioni”. Ad affermarlo dalla Sinagoga centrale di via Guastalla, a Milano, il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. È stato proprio Tajani ad inaugurare la Giornata della Cultura Ebraica nel capoluogo lombardo, accolto dal rabbino capo della città Alfonso Arbib e dai presidente della Comunità Milo Hasbani e Raffaele Besso. Tanti gli appuntamenti organizzati in collaborazione con il Comune di Milano, la Fondazione Corriere della Sera e il Museo della Scienza e della tecnologia.
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gece a torino
"Narrare per incontrarsi"
Al via l’edizione torinese della Giornata della Cultura Ebraica, quest’anno dedicata allo storytelling, al ruolo che i narratori e le molteplici modalità di narrazione hanno rispetto alla conoscenza del “diverso”, alla diffusione delle culture di minoranza e al dialogo inter-religioso.
Ad aprire i lavori il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario Disegni: “La Giornata Europea della Cultura Ebraica viene in questi anni ad assumere un ruolo tutt’altro che convenzionale nel panorama socio-politico in cui siamo immersi. Basta guardarsi attorno: l’antisemitismo purtroppo non è più una realtà residua e marginale come ottimisticamente pensavamo sino a qualche anno fa; oggi è di nuovo un fantasma inquietante e palpabile, più che mai multiforme diffuso e operante".
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gece a venezia
“Raccontare è una urgenza”
Lunghe file ovunque. Al giardino segreto della Scola spagnola da poco inaugurato, dove anche i bambini possono trovare soddisfazione alle proprie domande attraverso uno spazio didattico apposito. E alle sinagoghe dell’antico Ghetto, tra i punti di maggior richiamo. “La Giornata veneziana si sta rivelando un successo, con una risposta importante su tanti fronti. Anche per quanto riguarda la nostra attività di ristorazione” spiega l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica Paolo Navarro Dina.
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gece al meis
La particolarità del midrash
Si è chiusa la prima parte della Giornata al Meis, organizzata dalla Comunità ebraica di Ferrara in collaborazione con il Museo.
“Storytelling. Le storie siamo noi”, tema conduttore dell’edizione 2018, è stato declinato attraverso un coinvolgente intreccio di brevi racconti su alcune figure centrali dell’ebraismo ferrarese, narrate da chi, quelle persone, le ha conosciute, studiate, amate o da loro discende. Ecco, allora, i ritratti di Dona Gracia Mendes, Isacco Lampronti, Abramo Colorni, Felice Ravenna, Ciro Contini, Vittore Veneziani, Silvio Magrini, la famiglia Anau, Ida Ascoli Magrini in Bonfiglioli e Gianfranco Rossi.
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la puntata del programma di alberto angela
16 ottobre, in prima serata Rai
il ricordo del rastrellamento

“Chi si occupa di Storia sa che con il passare delle generazioni i fatti si stemperano ma non deve succedere. Quel che è accaduto ai tempi dei nostri nonni, non lontanissimi, può accadere di nuovo. Ricordare è un vaccino, significa creare anticorpi affinché non accada mai più. Ed è importante che sia il servizio pubblico a fare questo passo”.
Il rastrellamento nazista del 16 ottobre dal 1943 raccontato da Alberto Angela, in una puntata di “Ulisse: il piacere della scoperta” che ha fatto emozionare milioni di italiani.
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sorgente di vita
Genova, la Giornata del racconto
Genova, città capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Nella sinagoga di Via Bertora prende il via la cerimonia di apertura in un’atmosfera particolare: un ricordo delle vittime del ponte Morandi e poi il  fil rouge dell’edizione di quest’anno: “Storytelling. Le storie siamo noi”. Una  di queste è proprio quella degli ebrei di Genova raccontata in un itinerario nel  vecchio ghetto e nei quartieri abitati nei secoli, con  il mare, i vicoli, il porto e le grandi piazze del centro. Viaggiatori e mercanti nella Repubblica marinara, gli ebrei non furono mai molto numerosi ma diedero vita a una comunità ricca di storia e di cultura.
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pilpul

La radice capovolta
La persecuzione delle esistenze fu possibile non solo per la presenza dell’esercito di occupazione, quello tedesco, ma per l’attiva collaborazione dei fascismo repubblicano. Il quale rivelò tratti ripugnanti, allucinati, avendo proprio nella concezione di una guerra mondiale come confronto razziale uno dei suoi fondamenti ideologici e programmatici più importanti. Non si trattava solo del pur consolidato tracciato che dal 1936-38 in poi era venuto affermandosi nel Paese ma di qualcosa di più e di peggio.

Claudio Vercelli
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Cambio di maturità
Un’intera ora passata a spiegare agli allievi tutte le tipologie della prima prova, con tutti i consigli e i trucchi che la mia esperienza da commissaria interna ed esterna mi permettevano di suggerire, per scoprire il giorno dopo (tra l’altro, dagli allievi stessi perché l’accumulo della posta dopo le feste ebraiche mi aveva impedito leggere la notizia in tempo) che tutto sarebbe stato diverso. Un po’ come salire su un treno per andare al mare e scoprire dopo un po’ che invece stiamo andando in montagna. Bellissima anche lei, per carità, ma sarebbe utile sapere in tempo se bisogna prendere il costume da bagno e la maschera oppure gli scarponi e un maglione pesante.
Addio dunque, dopo vent’anni, al saggio breve. E io certamente non sarò tra quelli che lo rimpiangono (credo di avere già avuto occasione di sparlarne su queste colonne). Addio anche all’articolo di giornale, e questo invece mi dispiace, perché in qualche modo era una forma di scrittura creativa, ed era anche la tipologia più vicina a ciò che una persona di 18-19 anni può trovarsi a scrivere nella vita reale. Addio probabilmente (ma non è detto) al tema storico, e questo lascia un po’ perplessi per la motivazione che ho letto e sentito: sono pochi i ragazzi che lo scelgono. Bene, se il gradimento degli allievi deve essere il criterio per decidere quali prove sono educative e formative, allora forse varrebbe la pena di fare un sondaggio per sapere se come seconda prova i ragazzi del liceo classico preferiscono tradurre un brano dal latino o dal greco oppure cucinare un piatto di spaghetti al pomodoro (cosa che peraltro non si può certo dire che non sia un elemento importante dell’identità e della cultura italiana); sospetto che vincerebbero gli spaghetti.


Anna Segre
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