Jonathan Sacks, rabbino | Essere
ebreo significa essere un agente di speranza. Ogni rituale, ogni
comando, ogni sillaba della storia ebraica è una protesta contro
l'evasione, la rassegnazione e la cieca accettazione del destino.
L'ebraismo, la religione del Dio libero, è una religione di libertà. La
fede ebraica è scritta al futuro.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Quest’oggi
parleremo di storytelling. Sentiremo molte storie e proveremo anche
emozioni, penso. Non dimenticherei, tuttavia, quanto scrive Ezio Mauro
scrive nelle prime pagine del suo ultimo libro Uomo bianco
(Feltrinelli) uscito la settimana scorsa. Mauro, proprio a partire da
che cosa diciamo, dalle storie di vita quotidiana che raccontiamo,
dalle parole che usiamo indica un’altra conseguenza dello storytelling:
non solo narrazione, ma un modo in cui diamo ordine alla realtà, la
forniamo di una spiegazione e, se non ci soddisfa, andiamo a chiedere
il conto. Non sempre è una richiesta di più libertà per tutti.
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La Giornata del racconto
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È
in programma oggi in tutta Italia la Giornata Europea della Cultura
Ebraica. Partendo da Genova, città capofila, il tema di quest’anno –
Storytelling. Le storie siamo noi – sarà declinato in modi e forme
espressive diverse.
La Giornata nel capoluogo ligure, segnala il Secolo XIX, inizierà
“con un momento di preghiera in ricordo delle vittime della tragedia
del Ponte Morandi”. Chiusura invece al Teatro della Tosse, con lo
spettacolo Il violinista sul tetto – Fiddler on the roof.
Il Viminale, attraverso una circolare, archivia il modello Riace. “La
decisione choc arriva nel tardo pomeriggio e scuote il mondo politico”
scrive tra gli altri La Stampa. “Chi sbaglia, paga. Non si possono
tollerare irregolarità nell’uso di fondi pubblici, nemmeno se c’è la
scusa di spenderli per gli immigrati” ha dichiarato il ministro
Salvini. Mimmo Lucano, il sindaco del Comune calabrese agli arresti
domiciliari, non nasconde l’amarezza: “Vogliono solo distruggerci. Nei
nostri confronti è in atto un vero e proprio tiro incrociato”.
Baviera oggi al voto, con effetti che potrebbero sentirsi fino a
Berlino. A inquietare è in particolare l’ascesa degli estremisti di
Alternative fur Deutschland (mentre i cristiano-sociali sono dati in
forte calo). “Quando la Csu ha capito che rincorrere la destra sul suo
terreno non ha pagato ma ha, anzi, regalato valanghe di voti all’Afd,
il governatore Markus Soeder e Seehofer sono passati dai ruggiti contro
Merkel ai miagolii. Ma – scrive Repubblica – la frittata ormai è fatta”.
Il Festival del Cinema di Roma si apre nel segno della Memoria. Tra le
pellicole protagoniste nelle prossime ore il dorso cittadino di
Repubblica segnala il docufilm “1938. Quando scoprimmo di non essere
più italiani” di Pietro Suber e “La Razzia. Roma 16 ottobre 1943”,
diretto da Ruggero Gabbai e scritto da Marcello Pezzetti e Liliana
Picciotto.
“Con l’affievolirsi delle voci dei testimoni diretti, abbiamo voluto
produrre questo film per raccogliere le ultime parole di chi è riuscito
a sfuggire al rastrellamento” spiega Mario Venezia, presidente della
Fondazione Museo della Shoah.
Proseguono le iniziative per gli 80 anni delle Leggi razziste. Domani a
Pisa si terrà l’incontro “Vite sospese. Storie di docenti e studenti
espulsi dall’Università” in cui sarà ricordata anche la figura del
medico e professore Naftoli Emdin che fu cacciato dall’ateneo nel 1938.
Il domenicale del Sole 24 Ore pubblica oggi una sua lettera ai figli.
Ma non tutti sembrano aver la volontà di fare i conti con il passato,
come spiega lo storico Amedeo Osti Guerrazzi in un intervento
pubblicato ieri su La Stampa in cui viene raccontato come, nonostante
diverse segnalazioni, mai l’Inail abbia ricordato l’espulsione di un
suo dirigente, l’ebreo romano Aldo Fuà. “A prescindere da ogni
considerazione morale, una presa di coscienza, dopo tutti questi anni –
scrive lo studioso – forse dovrebbe essere non solo opportuna, ma
necessaria”.
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gece 2018 - la città capofila
"Genova, siamo al tuo fianco" Una Giornata per la solidarietà
Solidarietà
e cultura per guardare con fiducia al futuro. A distanza di due mesi
dalla tragedia del ponte Morandi che ha segnato l'intera città, Genova
si ritrova per un momento di condivisione e riflessione e per
riscoprire una parte della sua identità grazie alla Giornata Europea
della Cultura Ebraica. Dalla sinagoga del capoluogo ligure ha infatti
preso il via la XIX edizione della Giornata con tema quest'anno
Storytelling – Le storie siamo noi. Un appuntamento che nel capoluogo
ligure si è aperto con la preghiera del rabbino capo della città rav
Giuseppe Momigliano – introdotto dal presidente della Comunità ebraica
di Genova Ariel Dello Strologo - in memoria delle vittime del crollo
del ponte Morandi e dei loro famigliari: “Signore nostro D-o,
ricordiamo oggi davanti a te le care persone, uomini donne e bambini,
che hanno trovato morte prematura nella terribile sciagura del crollo
del ponte Morandi avvenuta in questa città. Signore, padre pietoso,
ricordati anche tu della tua clemenza, poni la loro parte fra gli
spiriti beati che godono l'inesprimibile dolcezza e le gioie eterne
della tua presenza, considera le opere buone che hanno compiuto, ogni
parola di affetto e di pietà con cui hanno rallegrato un cuore umano.
Il signore nella sua misericordia abbia compassione per i loro
familiari e i loro cari, li sostenga e li conforti e li sollevi dalla
loro afflizione. Possa essere questa sciagura fonte di un rinnovato
spirito di compassione e generosità gli uni per gli altri; dall'impegno
ad operare secondo principi di carità e giustizia possa scaturire
un'azione condivisa per il bene di questa città e di tutti coloro che
vi risiedono”. 
Un messaggio di unità condiviso dal sindaco di Genova Marco
Bucci (nella foto di Emanuele Dello Strologo, assieme al presidente
della Comunità ebraica di Genova Ariel Dello Strologo) - “da occasioni
come questa vogliamo parta un messaggio di futuro: ogni comunità è
importante, la diversità è un valore per la città e insieme possiamo
lavorare per costruire il futuro dei nostri figli” - e dalla presidente
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, che ha
sottolineato come la scelta di Genova come città capofila della
manifestazione sia stata fatta a giugno: “dopo il disastro avvenuto il
14 agosto scorso, ci siamo interrogati con attenzione ed in segno di
rispetto, se confermare l’appuntamento, anche con un confronto con le
Autorità locali, scegliendo di portare avanti questa direzione presa,
proprio nello spirito di poter portare anche il supporto di tutte le 21
comunità ebraiche e l’ebraismo tutto, per guardare avanti con speranza.
In questa giornata in cui Genova è impegnata anche a ricordare, ci
uniamo alla città in un abbraccio e in un rispettoso omaggio alle
vittime, ai feriti, a chi è restato senza la propria dimora, a coloro
che sono restati più soli”. La presidente UCEI ha ricordato come la
cultura sia un possibile strumento per dare speranza, per costruire
futuro: “Proprio in ambito culturale l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e la Comunità ebraica di Genova
hanno voluto agire, - ha spiegato Di Segni - di concerto, avviando una
raccolta fondi per dare un contributo per delle borse di studio,
affinché alcuni ragazzi, figli delle vittime della tragedia del crollo
del ponte, possano studiare. Abbiamo ritenuto di privilegiare questo
aspetto, tra le tante necessità di chi è stato colpito, proprio per
ripartire dalla cultura, nell’ottica di prestare una particolare
attenzione al futuro, ai giovani, che sono il nostro domani”. Un futuro
che Genova è impegnata a costruire e ricostruire, come ha sottolineato
anche il presidente Dello Strologo che nel suo intervento è entrato nel
vivo della Giornata, salutata anche dal Presidente della Repubblica
Sergio Mattarella che, sottolineando la preoccupazione per il
riemergere di razzismo e antisemitismo, ha auspicato che “i vostri
racconti possano svolgere una decisiva funzione di memoria nella
coscienza collettiva”. Leggi
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gece - il messaggio del capo dello stato
"Racconto, funzione decisiva
per la coscienza collettiva"
“Le
storie siamo noi”, filo conduttore della Giornata Europea della Cultura
Ebraica, costituisce una sfida per la memoria contemporanea, antidoto
indispensabile contro il ritorno dei fantasmi dell’abbrutimento
dell’uomo manifestatisi nel secolo scorso.
Oggi i temi dell’inclusione e del confronto rispettoso pongono l’intera
società, ancora una volta, di fronte alle scelte per reali forme di
apertura, contro ogni discriminazione.
Ottanta anni fa veniva pubblicato il Manifesto della Razza, seguito
dalle infami leggi antiebraiche, una macchia nella coscienza del nostro
paese.
Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica
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gece a genova - la presidente ucei
"Raccontiamo la nostra cultura
e costruiamo insieme il futuro"
Ci
apprestiamo con particolare emozione a celebrare l’inaugurazione di
questa diciannovesima Giornata Europea della Cultura Ebraica, a due
mesi esatti dalla tragedia del crollo del ponte Morandi, che ha colpito
questa città e lasciata sgomenta e attonita l'Italia intera.
Lo facciamo in punta di piedi, abbassando lo sguardo, nella speranza
che anche una iniziativa di incontro, di amicizia, di cultura, magari
una pausa di distrazione, che possa dare un piccolo contributo di
fiducia a una società gravemente ferita.
Avevamo deciso in giugno che Genova sarebbe stata la città capofila. E,
dopo il disastro avvenuto il 14 agosto scorso, ci siamo interrogati con
attenzione ed in segno di rispetto, se confermare l'appuntamento, anche
con un confronto con le Autorità locali, scegliendo di portare avanti
questa direzione presa, proprio nello spirito di poter portare anche il
supporto di tutte le 21 comunità ebraiche e l’ebraismo tutto, per
guardare avanti con speranza.
In questa giornata in cui Genova è impegnata anche a ricordare, ci
uniamo alla città in un abbraccio e in un rispettoso omaggio alle
vittime, ai feriti, a chi è restato senza la propria dimora, a coloro
che sono restati più soli.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica è un importante momento in
cui i luoghi ebraici italiani si aprono alla cittadinanza. Quest’anno
sono 87 le località che partecipano, distribuite in 15 regioni, allo
scopo di far conoscere storia, tradizioni, vita e fede di un popolo
presente in Italia da oltre due millenni.
Contro il pregiudizio, noi proponiamo la conoscenza, l'approfondimento, l'incontro.
E il racconto di una cultura che proprio nella narrazione affonda le
sue radici. “Storytelling. Le storie siamo noi”, il tema della Giornata
condiviso con 28 paesi europei, è infatti un argomento che richiama
l’identità stessa del popolo ebraico e di ciascuno di noi.
Noemi Di Segni,
Presidente Unone delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
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gece a genova - il presidente della comunità
"Le parole costruiscono l'identità"
La presente edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, la diciannovesima, è dedicata allo Storytelling.
A dir la verità è un termine che non mi piace, non è per vezzo
linguistico campanilista, ma perché in fondo non restituisce tutta la
ricchezza semantica che noi attribuiamo al verbo “raccontare” o
“narrare”.
Come se, avendo introdotto l’oggetto del raccontare (story), si fosse
limitata la grandiosa ampiezza delle possibilità di una tale azione,
così centrale nella storia ebraica.
In ebraico, tra i diversi termini utilizzati per definire il racconto,
troviamo quello di ma’aseh, che contiene la radice del verbo la’asoth,
fare.
Raccontare, narrare è al contempo essere partecipi della creazione, costruire una realtà, costruire la propria identità.
Gli ebrei per secoli hanno portato con loro, al centro della loro
esistenza, la parola, quella scritta, nel Tanakh, e quella orale, il
diluvio di commenti, esegesi e riflessioni che hanno dato forma
all’ebraismo, quello rabbinico, del quale noi oggi siamo eredi e
continuatori.
Ariel Dello Strologo, Presidente Comunità ebraica di Genova Leggi
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gece a roma
Da Corto Maltese ai sefardim,
narrazioni di identità ebraiche
“Le
parole sono come pietre, hanno un peso e bisogna sempre usarle nella
maniera giusta. È una riflessione che abbiamo posto al centro di questa
ricca Giornata di appuntamenti”.
Giorgia Calò, assessore alla Cultura della Comunità ebraica romana, si
dice più che soddisfatta di queste prime ore di incontri,
inaugurazioni, mostre. Il via alla Giornata con una lezione su “Sefer:
lettere e visioni” di Yarona Pinhas, coadiuvata da una installazione
con disegni di Letizia Ardillo. E quindi l’inaugurazione di due mostre:
la prima, al Palazzo della Cultura, dedicata alle origini ebraiche di
Corto Maltese e curata dal professore Samuele Rocca. Quindi, al Museo
ebraico, l’apertura di “Sefardim”, dedicata invece ai codici spagnoli
della Comunità ebraica. “In poche ore siamo già a oltre 500 presenze”
sottolinea l’assessore Calò a proposito di Sefardim, frutto di una
ampia collaborazione e inaugurata con le parole della presidente della
Comunità Ruth Dureghello, del direttore del dipartimento Beni e
Attività Culturali Claudio Procaccia, della direttrice del Museo Olga
Melasecchi e della direttrice del Centro di cultura ebraica Miriam
Haiun. Leggi
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gece al meis
La particolarità del midrash
Si è chiusa la prima parte della Giornata al Meis, organizzata dalla Comunità ebraica di Ferrara in collaborazione con il Museo.
“Storytelling. Le storie siamo noi”, tema conduttore dell’edizione
2018, è stato declinato attraverso un coinvolgente intreccio di brevi
racconti su alcune figure centrali dell’ebraismo ferrarese, narrate da
chi, quelle persone, le ha conosciute, studiate, amate o da loro
discende. Ecco, allora, i ritratti di Dona Gracia Mendes, Isacco
Lampronti, Abramo Colorni, Felice Ravenna, Ciro Contini, Vittore
Veneziani, Silvio Magrini, la famiglia Anau, Ida Ascoli Magrini in
Bonfiglioli e Gianfranco Rossi. Leggi
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La radice capovolta |
La
persecuzione delle esistenze fu possibile non solo per la presenza
dell’esercito di occupazione, quello tedesco, ma per l’attiva
collaborazione dei fascismo repubblicano. Il quale rivelò tratti
ripugnanti, allucinati, avendo proprio nella concezione di una guerra
mondiale come confronto razziale uno dei suoi fondamenti ideologici e
programmatici più importanti. Non si trattava solo del pur consolidato
tracciato che dal 1936-38 in poi era venuto affermandosi nel Paese ma
di qualcosa di più e di peggio.
Claudio Vercelli
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Cambio di maturità |
Un’intera
ora passata a spiegare agli allievi tutte le tipologie della prima
prova, con tutti i consigli e i trucchi che la mia esperienza da
commissaria interna ed esterna mi permettevano di suggerire, per
scoprire il giorno dopo (tra l’altro, dagli allievi stessi perché
l’accumulo della posta dopo le feste ebraiche mi aveva impedito leggere
la notizia in tempo) che tutto sarebbe stato diverso. Un po’ come
salire su un treno per andare al mare e scoprire dopo un po’ che invece
stiamo andando in montagna. Bellissima anche lei, per carità, ma
sarebbe utile sapere in tempo se bisogna prendere il costume da bagno e
la maschera oppure gli scarponi e un maglione pesante.
Addio dunque, dopo vent’anni, al saggio breve. E io certamente non sarò
tra quelli che lo rimpiangono (credo di avere già avuto occasione di
sparlarne su queste colonne). Addio anche all’articolo di giornale, e
questo invece mi dispiace, perché in qualche modo era una forma di
scrittura creativa, ed era anche la tipologia più vicina a ciò che una
persona di 18-19 anni può trovarsi a scrivere nella vita reale. Addio
probabilmente (ma non è detto) al tema storico, e questo lascia un po’
perplessi per la motivazione che ho letto e sentito: sono pochi i
ragazzi che lo scelgono. Bene, se il gradimento degli allievi deve
essere il criterio per decidere quali prove sono educative e formative,
allora forse varrebbe la pena di fare un sondaggio per sapere se come
seconda prova i ragazzi del liceo classico preferiscono tradurre un
brano dal latino o dal greco oppure cucinare un piatto di spaghetti al
pomodoro (cosa che peraltro non si può certo dire che non sia un
elemento importante dell’identità e della cultura italiana); sospetto
che vincerebbero gli spaghetti.
Anna Segre
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