Pierpaolo
Pinhas Punturello, rabbino
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Per uno strano gioco di destini, passaporti,
ruoli ed occasioni mi ritrovo a vivere camminando in ordine disordinato
i luoghi del viaggio di Beniamino di Tudela.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee |
Per una strana coincidenza ieri abbiamo
letto la parashà di Lech Lechà nel giorno del decimo anniversario della
morte di Vittorio Foa è a me è sembrato non fuori luogo sovrapporre
l’ordine ad Abramo di andarsene con l’esortazione, cara a Foa, che
“avere nostalgia del futuro è lasciare le cose care per cercare”.
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"Riace mai così viva"
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“Vorrebbero cancellarne la storia e farla
scomparire dentro la sua geografia, in fondo alla montagna calabrese.
Ma sta succedendo il contrario. Tutti capiscono che Riace non era mai
stata così viva”. È quanto afferma il sindaco Domenico Lucano in una
intervista con Repubblica. A proposito del suo arresto il primo
cittadino del Comune calabrese commenta: “La giustizia, si sa, è figlia
del suo tempo, dei suoi pregiudizi, della sua politica. E Riace era,
anzi è, uno scandalo troppo di sinistra nella brutta Italia di destra
che stanno costruendo”.
Diversi quotidiani pubblicano anticipazioni relative all’imminente
uscita della raccolta di testi di Philip Roth “Perché scrivere?”,
pubblicata da Einaudi. Su La Stampa viene proposto un brano in cui lo
scrittore statunitense racconta da dove ha tratto ispirazione per la
famiglia Portnoy: “Le imperfette divinità, sovradimensionate e
antropomorfe, che avevano regnato sulla vita domestica del mio
quartiere, la leggendaria famiglia ebraica che abitava in alto, i cui
bisticci sulle patatine fritte, la frequenza in sinagoga e le shiksa
erano di proporzioni olimpiche, e dai cui terrificanti lampi e fulmini
casalinghi erano illuminate le fantasticherie, le paure e le
aspirazioni di noi ebrei mortali che ai piani inferiori vivevamo vite
meno fulgide”.
È in crescita costante il fenomeno di cittadini inglesi che per
scongiurare gli effetti catastrofici della Brexit richiedono, in
ragione di un’origine familiare, la cittadinanza di un paese
comunitario. Un caso particolare, spiega il Corriere, è quello dei
discendenti dei profughi ebrei fuggiti dalla Gemania nazista cui la
Repubblica Federale garantisce oggi la cittadinanza automatica, senza
dover dimostrare la residenza o dover superare test di lingua.
“Evidentemente – si legge – per gli ebrei è più facile ormai
riconciliarsi con la pacifica Germania del XXI secolo che con la Gran
Bretagna persa nella deriva della Brexit”.
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dossier
diplomazia - l'intervista
L'ambasciatore italiano Benedetti:
"Complementari con Israele"
Italia
e Israele hanno un rapporto stretto, sono su molti versanti due sistemi
complementari e per questo c’è molto margine per intensificare le
collaborazioni. “La diplomazia italiana ha portato a casa molti
risultati ma la complementarietà tra i due Paesi ci permette di
guardare con fiducia al futuro e aprire la strada ad altri progetti”
spiega a Pagine Ebraiche l’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi
Benedetti. A un anno dall’inizio del suo incarico, l’ambasciatore
sceglie il giornale dell’ebraismo italiano per fare un primo bilancio.
Dal punto di vista
personale, come è stato questo primo anno israeliano?
Sia io, sia mia moglie, sia la mia figlia piccola Gaia abbiamo un
bilancio molto molto positivo. Avere la possibilità di scoprire questo
paese dal punto di vista della ricchezza umana, storica, religiosa, del
background culturale, della bellezza dei paesaggi ci ha riempito di
soddisfazione. Inoltre, avere la possibilità di entrare in contatto con
la comunità ebraica italiana che viene qui e quella degli italiani
d’Israele (gli italkim) è un ulteriore elemento di ricchezza.
Qual è invece il bilancio rispetto alla sua
attività di ambasciatore?
È estremamente soddisfacente e stimolante. Anche se è stato un anno in
cui noi non abbiamo avuto un governo molto operativo. C’è stata una
lunga fase di transizione e i rapporti tra i paesi spesso sono trainati
dalla politica. Nonostante questo, è stato un anno estremamente ricco a
partire dalle celebrazioni del 70esimo dello Stato d’Israele, coinciso
con il 70esimo della nostra Costituzione. Ci sono state visite
importanti come quelle della delegazione del Consiglio Superiore della
Magistratura e poi del presidente di Leonardo-Finmeccanica. Un’agenda
molto positiva insomma, senza dimenticare le tre tappe del Giro
d’Italia.
Come valuta l’impatto del
Giro?
È stata un’esperienza incredibile, che ha dimostrato che lo sport
unisce e non divide. Nonostante i tentativi di chi vuole sempre mettere
le cose in negativo, boicottare e ostacolare, il Giro è stato la
dimostrazione di come un grande abbraccio fraterno sia possibile.
Daniel Reichel, dossier
Diplomazia
Pagine Ebraiche ottobre 2018
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Dieci
cose da sapere su Israele
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Poiché
grande è la confuzione sotto il cielo ma problematica è la situazione
(per citare, capovolgendolo, un “timoniere” del Novecento) varrebbe la
pena di rinfrescarsi la memoria su alcune cose, tanto per non perderci
di allenamento. Poiché altrimenti il rischio è che le orecchie inizino
fischiare, assordati come si è dagli acufeni ossessivi. Non è che si
voglia fare la parte dei cani da guardia, i mastini del Golan;
piuttosto, il problema è che il recinto va comunque costantemente
ridisegnato. Sarà perché certe linee confinarie continuano ancora ad
essere solo armistiziali. E per confini si parla non solo di quelli
politici e sovrani ma anche e soprattutto di quelli mentali e
simbolici. Quindi, per ciò che ci riguarda:
1) lo Stato d’Israele non è un prodotto del colonialismo ma dei
processi di decolonizzazione. Non nasce grazie alla mano inglese o
delle potenze occidentali, che all’epoca stavano levando le tende da
quei territori, ma nel complesso fenomeno che dalla fine dell’Ottocento
fino agli anni Sessanta del Novecento istituisce nuove sovranità. Se si
scrive un manuale di storia, Israele va messo nel capitolo della
decolonizzazione. Quanto poi quest’ultimo processo sia stato complesso,
stratificato e difficile, ce lo dice la storia stessa. Il resto è solo
un meschino gioco di parole, che cela la delegittimazione a prescindere.
Claudio Vercelli
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