Pagine Ebraiche 24

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21 Ottobre 2018 - 12 Cheshvan 5779
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Per uno strano gioco di destini, passaporti, ruoli ed occasioni mi ritrovo a vivere camminando in ordine disordinato i luoghi del viaggio di Beniamino di Tudela.
 
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Per una strana coincidenza ieri abbiamo letto la parashà di Lech Lechà nel giorno del decimo anniversario della morte di Vittorio Foa è a me è sembrato non fuori luogo sovrapporre l’ordine ad Abramo di andarsene con l’esortazione, cara a Foa, che “avere nostalgia del futuro è lasciare le cose care per cercare”.
 
"Riace mai così viva"
“Vorrebbero cancellarne la storia e farla scomparire dentro la sua geografia, in fondo alla montagna calabrese. Ma sta succedendo il contrario. Tutti capiscono che Riace non era mai stata così viva”. È quanto afferma il sindaco Domenico Lucano in una intervista con Repubblica. A proposito del suo arresto il primo cittadino del Comune calabrese commenta: “La giustizia, si sa, è figlia del suo tempo, dei suoi pregiudizi, della sua politica. E Riace era, anzi è, uno scandalo troppo di sinistra nella brutta Italia di destra che stanno costruendo”.

Diversi quotidiani pubblicano anticipazioni relative all’imminente uscita della raccolta di testi di Philip Roth “Perché scrivere?”, pubblicata da Einaudi. Su La Stampa viene proposto un brano in cui lo scrittore statunitense racconta da dove ha tratto ispirazione per la famiglia Portnoy: “Le imperfette divinità, sovradimensionate e antropomorfe, che avevano regnato sulla vita domestica del mio quartiere, la leggendaria famiglia ebraica che abitava in alto, i cui bisticci sulle patatine fritte, la frequenza in sinagoga e le shiksa erano di proporzioni olimpiche, e dai cui terrificanti lampi e fulmini casalinghi erano illuminate le fantasticherie, le paure e le aspirazioni di noi ebrei mortali che ai piani inferiori vivevamo vite meno fulgide”.

È in crescita costante il fenomeno di cittadini inglesi che per scongiurare gli effetti catastrofici della Brexit richiedono, in ragione di un’origine familiare, la cittadinanza di un paese comunitario. Un caso particolare, spiega il Corriere, è quello dei discendenti dei profughi ebrei fuggiti dalla Gemania nazista cui la Repubblica Federale garantisce oggi la cittadinanza automatica, senza dover dimostrare la residenza o dover superare test di lingua. “Evidentemente – si legge – per gli ebrei è più facile ormai riconciliarsi con la pacifica Germania del XXI secolo che con la Gran Bretagna persa nella deriva della Brexit”.
 
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  davar
le parole del presidente rivlin
"Rabin, ricordo da difendere"
"Ogni anno facciamo discorsi e teniamo cerimonie e tuttavia assistiamo all’erosione della centralità che questo omicidio ha nel discorso pubblico israeliano”.
È la riflessione che il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha voluto condividere con gli ospiti della sua residenza in occasione della cerimonia in ricordo dell’ex Primo ministro Yitzhak Rabin nel 23esimo anniversario della sua uccisione da parte dell’estremista di destra Yigal Amir.
“La nostra generazione – ha poi affermato Rivlin – non guarirà mai da questa ferita. Quella generazione non dimenticherà mai, e non perdonerà mai, sicuramente non perdonerà se stessa. E noi, noi siamo quella generazione. La generazione testimone dell’omicidio”
“Ma la verità – ha proseguito Rivlin – è che la sfida non è per la nostra generazione, ma per quelli che sono venuti e vengono dopo di noi. Nei 23 anni trascorsi dall’omicidio, abbiamo attraversato tempi difficili. Guerre e iniziative politiche controverse. Ogni volta, e nonostante la polarizzazione dei punti di vista, abbiamo evitato momenti terribili come questo. Siamo guariti? Non sono sicuro. Non lo so.”
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dossier diplomazia - l'intervista
L'ambasciatore italiano Benedetti:

"Complementari con Israele"
Italia e Israele hanno un rapporto stretto, sono su molti versanti due sistemi complementari e per questo c’è molto margine per intensificare le collaborazioni. “La diplomazia italiana ha portato a casa molti risultati ma la complementarietà tra i due Paesi ci permette di guardare con fiducia al futuro e aprire la strada ad altri progetti” spiega a Pagine Ebraiche l’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti. A un anno dall’inizio del suo incarico, l’ambasciatore sceglie il giornale dell’ebraismo italiano per fare un primo bilancio.
Dal punto di vista personale, come è stato questo primo anno israeliano?
Sia io, sia mia moglie, sia la mia figlia piccola Gaia abbiamo un bilancio molto molto positivo. Avere la possibilità di scoprire questo paese dal punto di vista della ricchezza umana, storica, religiosa, del background culturale, della bellezza dei paesaggi ci ha riempito di soddisfazione. Inoltre, avere la possibilità di entrare in contatto con la comunità ebraica italiana che viene qui e quella degli italiani d’Israele (gli italkim) è un ulteriore elemento di ricchezza.
Qual è invece il bilancio rispetto alla sua attività di ambasciatore?
È estremamente soddisfacente e stimolante. Anche se è stato un anno in cui noi non abbiamo avuto un governo molto operativo. C’è stata una lunga fase di transizione e i rapporti tra i paesi spesso sono trainati dalla politica. Nonostante questo, è stato un anno estremamente ricco a partire dalle celebrazioni del 70esimo dello Stato d’Israele, coinciso con il 70esimo della nostra Costituzione. Ci sono state visite importanti come quelle della delegazione del Consiglio Superiore della Magistratura e poi del presidente di Leonardo-Finmeccanica. Un’agenda molto positiva insomma, senza dimenticare le tre tappe del Giro d’Italia.
Come valuta l’impatto del Giro?
È stata un’esperienza incredibile, che ha dimostrato che lo sport unisce e non divide. Nonostante i tentativi di chi vuole sempre mettere le cose in negativo, boicottare e ostacolare, il Giro è stato la dimostrazione di come un grande abbraccio fraterno sia possibile.

Daniel Reichel, dossier Diplomazia

Pagine Ebraiche ottobre 2018

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i lavori del congresso a roma
Ugei verso il nuovo Consiglio
Saranno proclamati nel tardo pomeriggio i nomi dei membri del Consiglio dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia che guideranno l’organizzazione nel 2019, eletti nella fase conclusiva dei lavori del Congresso ordinario che si sta concludendo a Roma. Un evento molto partecipato e con tanti volti nuovi che hanno scelto di intervenire, per la soddisfazione della presidente uscente Carlotta Jarach (che ha scelto di non ricandidarsi).
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il progetto della scuola alfieri di torino
Il '38, dall'archivio al palco
La testimonianza di Liliana Segre, il ricordo dei drammatici fatti che l’hanno investita personalmente ma anche il suo monito per la difesa di una società consapevole, plurale e democratica al centro del convegno “…e ora sono nel vento” organizzato a Verbania Pallanza nel 75esimo anniversario dell’eccidio degli ebrei compiuto sul Lago Maggiore, con un particolare riferimento alle vicende della famiglia Ovazza – Ettore con la moglie Nella Sacerdote e i figli Riccardo e Elena, tutti uccisi e bruciati nella caldaia della ex scuola elementare di Intra il 9 ottobre 1943 – e alle molte ferite mai rimarginatesi. A partire dalla mancata estradizione dei responsabili della strage.
Sala gremita a Villa Giulia per ascoltare le parole della Testimone e senatrice a vita, partecipare all’inaugurazione di una mostra relativa ai fatti del ’43 ma anche assistere alla presentazione di un’esperienza didattica “dall’archivio al palcoscenico”, relativa alle Leggi razziste promulgate dal fascismo nel 1938, che ha avuto come protagonisti insegnanti e allievi del Liceo Alfieri di Torino.


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qui milano - il lutto
Rav Levi Hezkia (1944-2018)
Era nato in Afghanistan, dove oggi l’ebraismo è oggi declinato esclusivamente al passato. A Milano aveva trovato la sua seconda casa, diventando per tutta la Comunità un punto di riferimento in diversi ambiti. Soprattutto sul piano dell’istruzione e della formazione ebraica dei più giovani.
“Non si contano i nostri ragazzi avviati alla maggiorità religiosa e allo studio della Torah, in più generazioni, grazie al rav” sottolinea il segretario Alfonso Sassun. “Era un pilastro. La sua è una grande perdita per tutta la Comunità” conferma Milo Hasbani, uno dei due co-presidenti.
Sono in tanti a piangere il rabbino chabad Levi Hezkia, che della Comunità è stato storico circoncisore oltre che animatore della vita spirituale e religiosa di diverse sinagoghe. Una figura molto amata e che lascia un vuoto profondo.
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pilpul

Dieci cose da sapere su Israele
Poiché grande è la confuzione sotto il cielo ma problematica è la situazione (per citare, capovolgendolo, un “timoniere” del Novecento) varrebbe la pena di rinfrescarsi la memoria su alcune cose, tanto per non perderci di allenamento. Poiché altrimenti il rischio è che le orecchie inizino fischiare, assordati come si è dagli acufeni ossessivi. Non è che si voglia fare la parte dei cani da guardia, i mastini del Golan; piuttosto, il problema è che il recinto va comunque costantemente ridisegnato. Sarà perché certe linee confinarie continuano ancora ad essere solo armistiziali. E per confini si parla non solo di quelli politici e sovrani ma anche e soprattutto di quelli mentali e simbolici. Quindi, per ciò che ci riguarda:
1) lo Stato d’Israele non è un prodotto del colonialismo ma dei processi di decolonizzazione. Non nasce grazie alla mano inglese o delle potenze occidentali, che all’epoca stavano levando le tende da quei territori, ma nel complesso fenomeno che dalla fine dell’Ottocento fino agli anni Sessanta del Novecento istituisce nuove sovranità. Se si scrive un manuale di storia, Israele va messo nel capitolo della decolonizzazione. Quanto poi quest’ultimo processo sia stato complesso, stratificato e difficile, ce lo dice la storia stessa. Il resto è solo un meschino gioco di parole, che cela la delegittimazione a prescindere.


Claudio Vercelli
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