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23 Ottobre 2018 - 14 Cheshvan 5779
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo
di Gran Bretagna
La parola rabbino deriva dalla parola maestro. Interpreto quindi il mio ruolo di rabbino capo come quello di capo insegnante.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
La signora Alessandra Mussolini non desidera che si offenda l’amato nonno Benito, e minaccia denunce. E ha ragione. Insultare nonno Benito non serve a molto. Anzi, non insultarlo serve a mostrare un piccolo campione di tutto ciò che ci distingue dal fascismo e dai neofascisti d’oggi.
E non è, però, che nonno Benito non meriti insulti e improperi. Basta però, a noi cui è stato insegnato il dibattito civile, ricordare le responsabilità e le malefatte sue e del suo regime per condannarlo a essere ‘vituperio delle genti’.
 
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'38, la mostra al Quirinale
Grande attenzione sui quotidiani di oggi per la mostra “1938: l’umanità negata – Dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz” progettata da Paco Lanciano e allestita al Quirinale che, con l’ausilio di tecnologie multi mediali e con documenti originali, ripercorre il viaggio di una famiglia ebraica dalla promulgazione delle infami Leggi del ’38 ad Auschwitz. L’esposizione, come racconta il Corriere, è frutto di una collaborazione tra istituzioni, tra cui la Fondazione Memoria della Shoah di Milano, Luce-Cinecittà, l’Istituto dell’Enciclopedia italiana, Rai Cultura e il ministero dell’Istruzione. È stato il Capo dello Stato Sergio Mattarella, spiega Repubblica, a volere al Quirinale questo evento (visitabile fino al 27 gennaio prossimo), per riproporre una “lezione terribile” che richiama oggi e sempre le nostre coscienze “ad essere vigili di fronte a quei focolai di odio, di intolleranza, di razzismo, di antisemitismo presenti nelle nostre società”. “La forza di questa iniziativa sta – scrive La Stampa – nella capacità di coinvolgere anche chi, in età scolastica, apprende meglio attraverso luci, suoni e percezioni quasi fisiche come quella che si prova nella sala del vagone piombato: lì ci si immedesima in quanti venivano portati nei lager”.
 
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  davar
l'inaugurazione con mattarella
Il Quirinale racconta il '38

"Una mostra per i giovani"
Soddisfazione per la qualità del risultato raggiunto, ma anche speranza che la mostra diventi un punto di riferimento per le scolaresche e per i giovani italiani. Non ha tenuto interventi ufficiali, ma dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è un arrivato un chiaro apprezzamento per la mostra “1938: L’Umanità negata – Dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz”, che ieri ha inaugurato al Palazzo del Quirinale in occasione dell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi antiebraiche. Allestita nella Palazzina Gregoriana, la mostra è stata organizzata dalla Presidenza della Repubblica con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, in collaborazione con L’Istituto Luce, Enciclopedia Italiana e Rai Cultura.
Illustrato dai curatori Paco Lanciano e Giovanni Grasso, che avevano tra gli altri al fianco il presidente del Memoriale milanese Roberto Jarach, il percorso espositivo tratta il tema della discriminazione e della persecuzione nazifascista con l’ausilio di tecnologie immersive e multimediali e attraverso documenti originali “parlanti”. Una sfida che, anche grazie alla voce del popolare attore Francesco Pannofino, si rivolge in particolare alle nuove generazioni.
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il convegno a dieci anni dalla scomparsa
"Vittorio Foa, spirito libero"
“Intellettuale, antifascista, parlamentare, sindacalista. Ma anche molto altro. Voglio ricordarlo come uno spirito libero. E come un uomo, nelle molte vite che ha vissuto e che ci ha fatto conoscere, di assoluta coerenza tra pensiero e azione”.
A dieci anni dalla sua scomparsa, in occasione del convegno di studi organizzato nella sala capitolare del chiostro del convento di Santa Maria sopra Minerva da Senato della Repubblica e Archivio Centrale dello Stato, la Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati rende omaggio alla memoria di Vittorio Foa con parole non formali. Un riconoscimento vivo della centralità di una figura che ha lasciato il segno scrivendo pagine indimenticabili di storia nazionale. Sia durante il Ventennio, cui si oppose dalla prima ora pagando questa scelta con lunghi anni di carcere. Sia negli oltre 60 anni di successiva vita democratica del paese cui contribuì fino all’ultimo con tenacia e determinazione. “Le tappe fondamentali della sua vita sono le tappe stesse della nostra storia” sottolinea Casellati nell’intervento con cui si apre la seconda sessione del convegno, curato nei temi da Federica Montevecchi e Andrea Ricciardi.
Dalla lotta contro il regime che lo vide abbracciare anche la Resistenza all’esperienza sindacale, dal suo segno sulla Carta costituzionale alle diverse fasi di un impegno politico che fu intenso e appassionato. E l’attualità del suo messaggio, i suoi moniti contro il razzismo e l’intolleranza dilagante che sembrano scritti oggi. Tanti i temi che sono stati sollevati dagli studiosi coinvolti nella giornata in onore di Foa. Ma anche uno sguardo più intimo, sul finale, che viene offerto nelle loro relazioni dalle figlie Bettina e Anna.
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la guida per chi ha perso qualche uscita
Notiziari, lettori in forte crescita

Ecco come risolvere gli inciampi
Ogni giorno, da dieci anni, la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane invia puntualmente i suoi notiziari a migliaia di contatti. Una pubblicazione regolare che nel corso del tempo si è arricchita di contenuti e di lettori. Alcuni di loro hanno segnalato di recente dei problemi nella ricezione: per questo la redazione ha realizzato una sezione sul sito moked.it – http://moked.it/newsletter/ – per dare delle soluzioni e permettere ai nostri utenti di leggere tutti i notiziari.
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qui milano - il confronto
L'Italia, gli ebrei e un presente

tra insidie e opportunità
Problematiche e prospettive per il mondo ebraico in un’Italia che vive un profondo cambiamento sociale e politico. È partito da questo elemento il confronto tra la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni e il direttore de La Stampa Maurizio Molinari, in occasione della serata di inaugurazione nell’aula magna della Scuola ebraica di Milano della nuova stagione di iniziative dell’associazione Kesher. “Noi ebrei abbiamo qualcosa da dire al mondo e alla società italiana”, ha ricordato in apertura rav Roberto Della Rocca, direttore dell’area Cultura e formazione dell’UCEI, sottolineando la necessità di applicare nella quotidianità i valori dell’ebraismo. Come ricordato da rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, nel suo saluto iniziale.
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il progetto del keren hayesod
"Israele, il futuro è nel Negev"
“Il futuro di Israele è nel deserto del Negev” sosteneva David Ben Gurion.
Una sfida che resta attuale, in un paese in cui soltanto l’8 per cento dell’intera popolazione ha fatto questa scelta. Un numero quindi su cui è possibile e necessario investire, anche tenendo conto che la superficie del Negev occupa il 65 per cento del territorio.
È l’obiettivo del Progetto Ayalim, sostenuto dalla divisione femminile del Keren Hayesod, che nel giro di 10 anni punta a portare gli abitanti del Negev dai 700mila attuali a un milione e 200mila. Questo il tema della serata “Colori del deserto”, organizzata al Circolo Canottieri Roma, che ha permesso di approfondire quello che è considerato un obiettivo di interesse nazionale assieme a un ospite d’eccezione: Roni Marom, un ex colonnello dell’esercito che ha scoperto il Negev in divisa, se ne è innamorato perdutamente e da cinque anni è sindaco di Mitzpeh Ramon.
“La sfida più grande – spiega il sindaco, che è uno dei portabandiera di questo progetto – è di creare nuovi posti di lavoro in grado di attrarre giovani famiglie. Questo è il sionismo oggi”.
Sono in tanti a intervenire nel corso della serata: dall’ambasciatore israeliano Ofer Sachs alla presidente della divisione femminile Roberta Calò Del Monte, dal membro di divisione Giordana Pontecorvo al dirigente del Keren Hayesod Italia Carmel Luzzatti. E poi gli sponsor, La Meridiana e Deutsche Bank, che insieme ad altri sostengono questo progetto.

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Numerosi gli eventi in programma
Festa internazionale della storia,

il Museo ebraico protagonista
Nelle aule, nei teatri, nei musei, nelle strade e nelle piazze. Centinaia di incontri e conferenze per riflettere sull’importanza di un rapporto consapevole col passato al centro della quindicesima edizione della Festa internazionale della Storia in svolgimento a Bologna. Tra le realtà protagoniste il Museo ebraico cittadino, che ha inaugurato ieri, con la ri-discussione della tesi magistrale di Giulia Dodi dedicata a “L’Ente di Gestione e Liquidazione Immobiliare e la requisizione dei beni ebraici in area modenese (1938-1945) insieme a Mauro Perani e alla direttrice del museo Vincenza Maugeri, un fitto di programma di iniziative.
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il riconoscimento
Meis, un logo che lascia il segno
Il sistema di brand identity del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah è stato selezionato da ADI – Associazione per il Design Industriale e inserito tra i migliori progetti del 2018, che concorrono all’ADI Design Index – Compasso d’Oro.
Firmato dall’agenzia milanese Teikna Design di Claudia Neri, il logo del Meis è stato concepito come un sistema identitario aperto e flessibile, basato su quattro lettere, composte da rettangoli che permettono di assemblare l’acronimo del Museo. Alla base del progetto, l’idea di un segno che si presta ad essere riempito di contenuti visivi diversi o che può essere ricondotto a un unico visual, a seconda delle esigenze. Il risultato è un sistema che offre grande libertà, mantenendo al contempo un alto grado di riconoscibilità.


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pilpul

Il nostro mancato stupore
Aspra polemica tra Donatella Di Cesare, filosofa ebrea, e Diego Fusaro, filosofo e grande frequentatore di talk show televisivi. Tra le accuse mosse dalla studiosa di Heidegger e Gadamer, quella di antisemitismo. Fusaro, naturalmente, respinge l’addebito nella sua replica, peraltro molto ben scritta. E distingue come al solito tra antisemitismo e critica, anche feroce, delle politiche israeliane e del “massacro di palestinesi”. Se la prende però con Soros, che nella sua rappresentazione rimanda a tutti gli stereotipi antisemiti tradizionali, e qui qualche dubbio viene. Colpisce comunque – mentre, tanto per dirne una, una ragazza indiana viene gratuitamente insultata sul treno verso Vicenza per il colore della sua pelle – il nostro mancato stupore.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Accantoniamo le icone
Torniamo, e non sarà l’ultima volta, sul ruolo degli intellettuali. Isaiah Berlin (Freedom and its betrayal; pubblicato in italiano: La libertà e i suoi traditori) e Paul Johnson (Intellectuals; pubblicato in italiano, Gli intellettuali) sono autori di  opere aventi lo stesso oggetto, che consiste nella critica della figura, che trova un nome soltanto nella seconda metà del secolo scorso, del c.d.intellectuel engagé, l’intellettuale impegnato. L’origine moderna del termine “intellettuale” è assai nobile, e la si ritrova nel Manifeste des intellectuels en faveur du capitaine Dreyfus (L’Aurore, 14 Gennaio 1898).

Emanuele Calò, giurista
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Prima della Memoria
La memoria pare ormai essere il nostro unico appiglio. Le ideologie sono morte, consumate dal tempo o talora uccise dalla violenza che esse stesse hanno prodotto. I valori franano, o almeno si trasformano imprevedibilmente con l’emergere delle nuove generazioni e delle differenti prospettive create dal mondo contemporaneo. Ci attacchiamo allora con forza e convinzione alla memoria, affidando alla presunta consapevolezza delle tragedie del passato e del male che le ha prodotte il compito di generare saggezza e di farci da scudo contro nuovi disumani impulsi distruttivi. Molto giusto e molto umano. “Troppo umano”, avrebbe probabilmente sentenziato Nietzsche. E infatti razzismo e antisemitismo ricompaiono, si diffondono di nuovo, colpiscono ancora.

David Sorani
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