Ephraim Mirvis, rabbino capo
di Gran Bretagna | La parola rabbino deriva dalla parola maestro. Interpreto quindi il mio ruolo di rabbino capo come quello di capo insegnante.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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La
signora Alessandra Mussolini non desidera che si offenda l’amato nonno
Benito, e minaccia denunce. E ha ragione. Insultare nonno Benito non
serve a molto. Anzi, non insultarlo serve a mostrare un piccolo
campione di tutto ciò che ci distingue dal fascismo e dai neofascisti
d’oggi.
E non è, però, che nonno Benito non meriti insulti e improperi. Basta
però, a noi cui è stato insegnato il dibattito civile, ricordare le
responsabilità e le malefatte sue e del suo regime per condannarlo a
essere ‘vituperio delle genti’.
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'38, la mostra al Quirinale
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Grande
attenzione sui quotidiani di oggi per la mostra “1938: l’umanità negata
– Dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz” progettata da Paco
Lanciano e allestita al Quirinale che, con l’ausilio di tecnologie
multi mediali e con documenti originali, ripercorre il viaggio di una
famiglia ebraica dalla promulgazione delle infami Leggi del ’38 ad
Auschwitz. L’esposizione, come racconta il Corriere, è frutto di una
collaborazione tra istituzioni, tra cui la Fondazione Memoria della
Shoah di Milano, Luce-Cinecittà, l’Istituto dell’Enciclopedia italiana,
Rai Cultura e il ministero dell’Istruzione. È stato il Capo dello Stato
Sergio Mattarella, spiega Repubblica, a volere al Quirinale questo
evento (visitabile fino al 27 gennaio prossimo), per riproporre una
“lezione terribile” che richiama oggi e sempre le nostre coscienze “ad
essere vigili di fronte a quei focolai di odio, di intolleranza, di
razzismo, di antisemitismo presenti nelle nostre società”. “La forza di
questa iniziativa sta – scrive La Stampa – nella capacità di
coinvolgere anche chi, in età scolastica, apprende meglio attraverso
luci, suoni e percezioni quasi fisiche come quella che si prova nella
sala del vagone piombato: lì ci si immedesima in quanti venivano
portati nei lager”.
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l'inaugurazione con mattarella
Il Quirinale racconta il '38
"Una mostra per i giovani" Soddisfazione
per la qualità del risultato raggiunto, ma anche speranza che la mostra
diventi un punto di riferimento per le scolaresche e per i giovani
italiani. Non ha tenuto interventi ufficiali, ma dal Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella è un arrivato un chiaro apprezzamento per
la mostra “1938: L’Umanità negata – Dalle leggi razziali italiane ad
Auschwitz”, che ieri ha inaugurato al Palazzo del Quirinale in
occasione dell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi
antiebraiche. Allestita nella Palazzina Gregoriana, la mostra è stata
organizzata dalla Presidenza della Repubblica con il Ministero
dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e la Fondazione
Memoriale della Shoah di Milano, in collaborazione con L’Istituto Luce,
Enciclopedia Italiana e Rai Cultura.
Illustrato dai curatori Paco Lanciano e Giovanni Grasso, che avevano
tra gli altri al fianco il presidente del Memoriale milanese Roberto
Jarach, il percorso espositivo tratta il tema della discriminazione e
della persecuzione nazifascista con l’ausilio di tecnologie immersive e
multimediali e attraverso documenti originali “parlanti”. Una sfida
che, anche grazie alla voce del popolare attore Francesco Pannofino, si
rivolge in particolare alle nuove generazioni. Leggi
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il convegno a dieci anni dalla scomparsa
"Vittorio Foa, spirito libero" “Intellettuale,
antifascista, parlamentare, sindacalista. Ma anche molto altro. Voglio
ricordarlo come uno spirito libero. E come un uomo, nelle molte vite
che ha vissuto e che ci ha fatto conoscere, di assoluta coerenza tra
pensiero e azione”.
A dieci anni dalla sua scomparsa, in occasione del convegno di studi
organizzato nella sala capitolare del chiostro del convento di Santa
Maria sopra Minerva da Senato della Repubblica e Archivio Centrale
dello Stato, la Presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati rende
omaggio alla memoria di Vittorio Foa con parole non formali. Un
riconoscimento vivo della centralità di una figura che ha lasciato il
segno scrivendo pagine indimenticabili di storia nazionale. Sia durante
il Ventennio, cui si oppose dalla prima ora pagando questa scelta con
lunghi anni di carcere. Sia negli oltre 60 anni di successiva vita
democratica del paese cui contribuì fino all’ultimo con tenacia e
determinazione. “Le tappe fondamentali della sua vita sono le tappe
stesse della nostra storia” sottolinea Casellati nell’intervento con
cui si apre la seconda sessione del convegno, curato nei temi da
Federica Montevecchi e Andrea Ricciardi.
Dalla lotta contro il regime che lo vide abbracciare anche la
Resistenza all’esperienza sindacale, dal suo segno sulla Carta
costituzionale alle diverse fasi di un impegno politico che fu intenso
e appassionato. E l’attualità del suo messaggio, i suoi moniti contro
il razzismo e l’intolleranza dilagante che sembrano scritti oggi. Tanti
i temi che sono stati sollevati dagli studiosi coinvolti nella giornata
in onore di Foa. Ma anche uno sguardo più intimo, sul finale, che viene
offerto nelle loro relazioni dalle figlie Bettina e Anna. Leggi
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il progetto del keren hayesod "Israele, il futuro è nel Negev" “Il futuro di Israele è nel deserto del Negev” sosteneva David Ben Gurion.
Una sfida che resta attuale, in un paese in cui soltanto l’8 per cento
dell’intera popolazione ha fatto questa scelta. Un numero quindi su cui
è possibile e necessario investire, anche tenendo conto che la
superficie del Negev occupa il 65 per cento del territorio.
È l’obiettivo del Progetto Ayalim, sostenuto dalla divisione femminile
del Keren Hayesod, che nel giro di 10 anni punta a portare gli abitanti
del Negev dai 700mila attuali a un milione e 200mila. Questo il tema
della serata “Colori del deserto”, organizzata al Circolo Canottieri
Roma, che ha permesso di approfondire quello che è considerato un
obiettivo di interesse nazionale assieme a un ospite d’eccezione: Roni
Marom, un ex colonnello dell’esercito che ha scoperto il Negev in
divisa, se ne è innamorato perdutamente e da cinque anni è sindaco di
Mitzpeh Ramon.
“La sfida più grande – spiega il sindaco, che è uno dei portabandiera
di questo progetto – è di creare nuovi posti di lavoro in grado di
attrarre giovani famiglie. Questo è il sionismo oggi”.
Sono in tanti a intervenire nel corso della serata: dall’ambasciatore
israeliano Ofer Sachs alla presidente della divisione femminile Roberta
Calò Del Monte, dal membro di divisione Giordana Pontecorvo al
dirigente del Keren Hayesod Italia Carmel Luzzatti. E poi gli sponsor,
La Meridiana e Deutsche Bank, che insieme ad altri sostengono questo
progetto.
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Il nostro mancato stupore
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Aspra
polemica tra Donatella Di Cesare, filosofa ebrea, e Diego Fusaro,
filosofo e grande frequentatore di talk show televisivi. Tra le accuse
mosse dalla studiosa di Heidegger e Gadamer, quella di antisemitismo.
Fusaro, naturalmente, respinge l’addebito nella sua replica, peraltro
molto ben scritta. E distingue come al solito tra antisemitismo e
critica, anche feroce, delle politiche israeliane e del “massacro di
palestinesi”. Se la prende però con Soros, che nella sua
rappresentazione rimanda a tutti gli stereotipi antisemiti
tradizionali, e qui qualche dubbio viene. Colpisce comunque – mentre,
tanto per dirne una, una ragazza indiana viene gratuitamente insultata
sul treno verso Vicenza per il colore della sua pelle – il nostro
mancato stupore.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas Leggi
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Accantoniamo le icone
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Torniamo,
e non sarà l’ultima volta, sul ruolo degli intellettuali. Isaiah Berlin
(Freedom and its betrayal; pubblicato in italiano: La libertà e i suoi
traditori) e Paul Johnson (Intellectuals; pubblicato in italiano, Gli
intellettuali) sono autori di opere aventi lo stesso oggetto, che
consiste nella critica della figura, che trova un nome soltanto nella
seconda metà del secolo scorso, del c.d.intellectuel engagé,
l’intellettuale impegnato. L’origine moderna del termine
“intellettuale” è assai nobile, e la si ritrova nel Manifeste des
intellectuels en faveur du capitaine Dreyfus (L’Aurore, 14 Gennaio
1898).
Emanuele Calò, giurista
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Prima della Memoria
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La
memoria pare ormai essere il nostro unico appiglio. Le ideologie sono
morte, consumate dal tempo o talora uccise dalla violenza che esse
stesse hanno prodotto. I valori franano, o almeno si trasformano
imprevedibilmente con l’emergere delle nuove generazioni e delle
differenti prospettive create dal mondo contemporaneo. Ci attacchiamo
allora con forza e convinzione alla memoria, affidando alla presunta
consapevolezza delle tragedie del passato e del male che le ha prodotte
il compito di generare saggezza e di farci da scudo contro nuovi
disumani impulsi distruttivi. Molto giusto e molto umano. “Troppo
umano”, avrebbe probabilmente sentenziato Nietzsche. E infatti razzismo
e antisemitismo ricompaiono, si diffondono di nuovo, colpiscono ancora.
David Sorani
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