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 4 Dicembre 2018 - 26 Kislev 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Haim Korsia, Gran rabbino di Francia
Libertà e uguaglianza non possono prescindere dalla fratellanza.
Quando l'11 gennaio del 2015 abbiamo marciato tutti insieme a Parigi contro il terrorismo ci siamo resi conto che questo obiettivo è irrinunciabile. Se non metti le cose importanti come obiettivo per andare avanti, queste poi svaniscono.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
È vero, non stiamo vivendo in un’epoca fascista. Sembra tuttavia che vi sia l’intenzione di prepararci, a poco a poco, giorno dopo giorno, una norma dopo l’altra, al gran ritorno del ventennio nero.
Il richiamo continuo al mito dell’ordine, che ci dà la percezione (falsa) di un disordine diffuso, le norme che man mano ci distanziano dal sentire umanitario, dallo spirito di solidarietà, ci stanno portando a un isolamento che non è solo quello dall’Europa, per assuefare gli italiani a una politica autarchica.
 
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Lo Stato che non c'è
Scarso interesse dei media per la visita a Roma del leader palestinese Abu Mazen, che ieri ha incontrato Bergoglio, Mattarella e Conte. La notizia è in genere poco più di un trafiletto. L’accento è posto principalmente sulla visita in Vaticano.
Scrive al riguardo l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede: “Durante i cordiali colloqui sono stati rilevati i buoni rapporti tra la Santa Sede e la Palestina e il ruolo positivo dei cristiani e dell’attività della Chiesa nella società palestinese, sancito dall’Accordo globale del 2015. Ci si è quindi soffermati sul cammino di riconciliazione all’interno del popolo palestinese, nonché sugli sforzi per riattivare il processo di pace tra israeliani e palestinesi e raggiungere la soluzione dei due Stati, auspicando un rinnovato impegno della comunità internazionale nel venire incontro alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli”.
In un editoriale non firmato e intitolato “Il governo ha un problema con Israele” il Foglio attacca: “‘Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, incontrerà lunedì 3 dicembre, alle ore 16 a Palazzo Chigi, il presidente della Palestina, Mahmoud Abbas’. Questo l’annuncio domenica sul sito del governo. Peccato che Abbas sia ‘il presidente dell’Autorità palestinese’. Differenza non da poco, visto che anche quando è accolto all’Eliseo, oltre alla Casa Bianca, Abbas è presentato con quel titolo”.
 
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  davar
l'intesa italiana sull'agricoltura con israele
"Impariamo da chi è più bravo"
Settanta anni di storia e innovazione. E un rapporto che su queste solide basi guarda sempre più al futuro, anche nel segno di un protocollo d’intesa per favorire la crescita delle imprese agricole di entrambi i paesi siglato stamane dall’ambasciatore israeliano Ofer Sachs e dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti alla presenza del ministro Gian Marco Centinaio. Un duplice compleanno quello che si è celebrato oggi nel nome della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. I 70 anni dello Stato ebraico e i 70 anni dell’organizzazione degli imprenditori agricoli italiani.
“Oggi Israele è considerata a livello mondiale uno dei principali hub per ricerca e innovazione tecnologica. Parte di questo successo è merito delle pinorestiche tecniche introdotte nell’agricoltura” ha sottolineato l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs nel suo intervento. “I sistemi produttivi di Italia e Israele sono altamente complementari e continuano a prospettare nuove sinergie per gli operatori del settore. La firma di protocolli d’intesa – ha proseguito il diplomatico, che ha oggi illustrato le peculiarità dell’impegno israeliano nel settore, in particolare in relazione alle politiche di gestione e sfruttamento dell’acqua – rappresenta un importante strumento di collaborazione per incrimentare le già ottime relazioni tra i nostri paesi”.
“Nella mia vita – ha affermato il ministro Centinaio – ho sempre fatto questo ragionamento. Guardare gli altri, cercare di imparare dai più bravi riconoscendone i meriti, è un buon metodo per migliorarsi. Israele, in questo campo, ha raggiunto un livello molto più avanzato del nostro. Portandone qui le eccellenze non sminuisco quel che già si fa in Italia. Al contrario aiuto il paese a crescere in un settore che ha sempre più da dire”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Giansanti: “Oggi cambiamento significa innovazione, precision farming, digitalizzazione. Ma anche per internazionalizzazione, per apprendere nuove tecniche di coltivazione e per promuovere il made in Italy nel mondo, incentivando partenariati e collaborazioni con operatori di altri Paese, come Israele”. Un Paese che, ha riconosciuto Giansanti, ha fatto delle sfide vinte in questo settore un marchio d’eccellenza.


(L'ambasciatore israeliano Ofer Sachs, il ministro Gian Marco Centinaio, il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti)

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fu la svizzera a respingerla in fuga
Liliana Segre, le scuse del Ticino
Una storica visita, una nuova prova di coraggio e un cerchio che si chiude per Liliana Segre.
Di ragazzi ne incontra a migliaia ogni anno per raccontare la sua storia e le sue ferite, ma anche per condividere un messaggio di impegno rivolto necessariamente al futuro. Mai però l’aveva fatto a Lugano, in Canton Ticino, in Svizzera. Il paese che la respinse in modo atroce, lei e suo padre in fuga dal mostro nazifascista. L’inizio dell’abisso, con la di poco successiva cattura e la deportazione ad Auschwitz-Birkenau. Un numero tatuato sul braccio che oggi ha portato al Senato a difendere i diritti di tutti.
“Ho tanti amici qui. Sarebbe ingiusto generalizzare, ma certo non posso dire di non provare rancore verso l’uomo che quel giorno ci rimandò in Italia. Mi buttai a terra come una disperata, abbracciai le sue gambe implorandolo di non mandarci via. Lui ci fece riaccompagnare dalle guardie con la baionetta puntata alle spalle. Ricordo che sghignazzavano” ha detto la senatrice a vita nell’aula magna dell’Università della Svizzera italiana nel corso dell’affollato incontro organizzato ieri dalla Goren Monti Ferrari Foundation. Ad ascoltarla, tra tanti giovani, e insieme tra gli altri al presidente onorario del Memoriale della Shoah milanese Ferruccio De Bortoli, il consigliere di Stato del Canton Ticino Manuele Bertoli.
“È stata vittima – ha detto Bertoli – di leggi sbagliate, quelle italiane, ma anche quelle del nostro paese. Qui, ha chiesto asilo ma la Svizzera non lo ha concesso. Lo ha fatto in altri casi, ma non nel suo. Anche se non ne ho l’autorità, il compito spetterebbe alle autorità nazionali, le chiedo scuso sia a titolo personale che come esponente del Governo cantonale, sperando che errori del genere non si ripetano”.
Parole che hanno dato ulteriore significato a una giornata che resterà a lungo nella memoria. "Chiediamo scusa oggi per gli errori di ieri perché se vogliamo che non si replichino domani le vecchie ferite vanno rimarginate, non ignorate. Per non aggiungere all'indifferenza di ieri quella di oggi. Chi ha sofferto ha bisogno di vedere riconosciute le colpe di chi l'ha fatto soffrire. Non per vendetta, non per vittimismo. Per giustizia, per quel principio - ha scritto oggi Carlo Silini sul Corriere del Ticino - che cerca di riequilibrare il torto con la ragione".


(Nell’immagine il Consigliere Bertoli con Liliana Segre)

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i 70 anni della rotta roma-tel aviv
"El Al, anima di Israele"
È la compagnia di bandiera. Ma in realtà è molto di più. È l’anima stessa di Israele.
Un evento all’Ara Pacis ha celebrato ieri sera i 70 anni della rotta Roma-Tel Aviv per i voli della El Al.
“Settanta anni di collaborazione prospera e fruttuosa” ha sottolineato l’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, che al tavolo aveva al suo fianco Fausto Palombelli per Aeroporti di Roma, il direttore generale per l’Italia di El Al Yoav Weiss e Victoria Shlomo, testimone del progetto El Al Ambassadors.
Molte pagine gloriose alle spalle e un futuro da protagonista per la compagnia israeliana. “Quella di Tel Aviv è la quarta destinazione extra Schengen per numero di passeggeri. Numeri importanti, nel segno di un proficuo rapporto di fratellanza” ha osservato Palombelli.
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il convegno in corso a roma tre
L'Università e le Leggi del '38
Sono in svolgimento i lavori del convegno “Leggi razziali del 1938 e l’università italiana”, promosso dall’Università Roma Tre con la partecipazione del master internazionale di II livello in Didattica della Shoah, in collaborazione con l’Università degli Studi della Tuscia e con l’adesione della Fondazione Europa ricerca e il patrocinio dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane.
Organizzato dal professor David Meghnagi, docente e direttore del master internazionale dell’ateneo romano e assessore UCEI alla Cultura, insieme a Tommaso Dell’Era dell’Università degli Studi della Tuscia, il convegno si è aperto ieri mattina alla Camera con una sessione di presentazione delle tematiche sviluppate nella Sala della Lupa.
I lavori del convegno, che analizza ateneo per ateneo gli effetti delle Leggi razziste, con la partecipazione di numerosi studiosi, si possono seguire in streaming sul sito dell’Università Roma Tre.
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otto giorni otto lumi
Una duplice connessione
I maestri talmudici spesso unificano le figure di Giacobbe e Giuseppe e ritengono tutto il popolo ebraico figlio di Giacobbe e Giuseppe tanto che, nel trattato di Berakhot (55b), è scritto che tutto Israele è considerato progenie di Giuseppe. Grazie a questo legame con Giacobbe, Giuseppe è valutato come i patriarchi. Il legame tra Giacobbe e Giuseppe, a parte i versi che la espongono esplicitamente, si ritrova soprattutto in due allusioni bibliche che si leggono nei nei brani dei sabati che precedono/coincidono con Chanukkah.


Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
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pilpul


George H. W. Bush
Quando comandava George H. W. Bush, lo contestavamo (io ero ancora un po’ piccolino, ma così, per dire). Poi è arrivato suo figlio George W. Bush, e nel contestarlo cominciammo un po’ a rimpiangere suo padre George H. Poi è stato eletto Donald J. Trump, e a quel punto abbiamo iniziato a rimpiangere il figlio George W. e ancor di più a glorificare il padre George H. W. Ora io mi chiedo: in che momento abbiamo preso a sbagliare, l’altro ieri, ieri o oggi?

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

La rimozione del passato
Simon Levis Sullam, nella suo importante opera I carnefici italiani, Scene dal genocidio degli ebrei, 1943 – 1945, Milano, 2016, ebbe a formulare, giustamente, un’osservazione critica sulla legge istitutiva della Giornata della memoria (p. 118). Trattasi della legge 20 luglio 2000, n. 211, recante “Istituzione del “Giorno della Memoria” in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti”, la quale prevede che “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché’ coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”, senza troppo spendersi sui persecutori.

Emanuele Calò, giurista
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Il Premio Interfedi
I quotidiani dei giorni scorsi riportavano con un certo risalto la notizia che “Wildlife” di Paul Dano (regista, attore e sceneggiatore) ha vinto il premio per il miglior film del 36° Torino Film Festival. Decisamente meno nota è l’esistenza, all’interno della rassegna torinese, del “Premio Interfedi”, riconoscimento assegnato a un’opera che si distingua per l’attenzione portata alla cultura della tolleranza e del rispetto, alla condizione di disagio e ingiustizia, alle minoranze di vario genere, alla laicità. Quando, sei anni fa, il Consiglio allora in carica della Comunità ebraica di Torino decise insieme al Concistoro Valdese e al Comitato Interfedi del Comune di dare vita a un inedito premio cinematografico nell’ambito dell’importante concorso locale, l’iniziativa rappresentava una scommessa e una sfida.

David Sorani
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