Abbas e lo Stato che non c’è

rassegnaScarso interesse dei media per la visita a Roma del leader palestinese Abu Mazen, che ieri ha incontrato Bergoglio, Mattarella e Conte. La notizia è in genere poco più di un trafiletto. L’accento è posto principalmente sulla visita in Vaticano.
Scrive al riguardo l’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede: “Durante i cordiali colloqui sono stati rilevati i buoni rapporti tra la Santa Sede e la Palestina e il ruolo positivo dei cristiani e dell’attività della Chiesa nella società palestinese, sancito dall’Accordo globale del 2015. Ci si è quindi soffermati sul cammino di riconciliazione all’interno del popolo palestinese, nonché sugli sforzi per riattivare il processo di pace tra israeliani e palestinesi e raggiungere la soluzione dei due Stati, auspicando un rinnovato impegno della comunità internazionale nel venire incontro alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli”.
In un editoriale non firmato e intitolato “Il governo ha un problema con Israele” il Foglio attacca: “‘Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, incontrerà lunedì 3 dicembre, alle ore 16 a Palazzo Chigi, il presidente della Palestina, Mahmoud Abbas’. Questo l’annuncio domenica sul sito del governo. Peccato che Abbas sia ‘il presidente dell’Autorità palestinese’. Differenza non da poco, visto che anche quando è accolto all’Eliseo, oltre alla Casa Bianca, Abbas è presentato con quel titolo”.

Prima volta in Svizzera, il paese che la respinse, per Liliana Segre. Cinquecento i ragazzi che ieri l’hanno ascoltata a Lugano. Ha affermato la senatrice a vita, le cui parole sono riportate dal Corriere: “Io ho tanti amici qui. Sarebbe ingiusto generalizzare, ma certo non posso dire di non provare rancore verso l’uomo che quel giorno ci rimandò in Italia. Mi buttai a terra come una disperata, abbracciai le sue gambe implorandolo di non mandarci via. Lui ci fece riaccompagnare dalle guardie con la baionetta puntata alle spalle. Ricordo che sghignazzavano…”.
Dalle autorità locali è arrivata una richiesta di scuse.

“Le parole sono cose reali che rimangono addosso. Invece oggi si preferiscono le semplificazioni e non si chiede conto delle parole pronunciate. Questo è uno dei motivi di sofferenza della politica che svuota la parola”. Così la regista Andrée Ruth Shammah, che nei prossimi parlerà dell’argomento in Triennale, in una intervista con Buone Notizie del Corriere.
L’inserto apre con le attività della Cittadella della pace di Rondine, in provincia di Arezzo, raccontando il proficuo incontro tra due giovani studentesse: una israeliana, l’altra palestinese.

Diversi quotidiani analizzano il boom della destra populista in Andalusia. “Alle regionali di domenica scorsa Vox ha preso 1’11%, percentuale decisiva per entrare non solo nelle aule parlamentari, ma forse anche al potere in Andalusia, la regione più grande di Spagna. La sinistra grida all’antifascismo – scrive La Stampa – ma lo choc è enorme”.

Festa a Roma per i 70 anni della tratta El Al tra la Capitale e Tel Aviv. “Prima l’ufficialità in auditorium, poi il cocktail preceduto dall’accensione della seconda candela di Hannukah” racconta il dorso romano del Corriere a proposito dell’evento svoltosi ieri all’Ara Pacis.

Jamal Khashoggi sarebbe stato spiato grazie a un software della compagnia di sorveglianza israeliana Nso. La notizia è segnalata in breve sul Corriere.

Sull’Osservatore Romano la storica Anna Foa parla del libro Gli ebrei di Rembrandt di Steven Nadler: “La frequenza di temi ebraici nella pittura olandese del Seicento – si legge – rappresenta un caso unico ed eccezionale nella storia dei rapporti tra mondo ebraico e mondo cristiano”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(4 dicembre 2018)