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18 Dicembre 2018 - 10 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo
di Gran Bretagna
Yaakov Avinu ci ha insegnato una lezione cruciale per la sopravvivenza ebraica - le comunità ebraiche di successo sono quelle che costruiscono istituti di successo per l'educazione ebraica.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
“La Francia muore di fame e gli ebrei festeggiano Chanukkà”, è una frase che girava per la Francia fino a pochi giorni fa. Come se qualcuno dicesse: "La Francia muore di fame e i cristiani continuano ad andare in chiesa la domenica mattina".
Gli attacchi antisemiti nel paese della rivoluzione libertaria ed egalitaria sono in aumento. I cimiteri ebraici vengono regolarmente violati. Nel recente passato non sono mancati i morti. Non si sa che cosa ancora si debba attendere per dichiarare un 'stato di emergenza'. Ora i Gilet Gialli accusano Macron di essere un pupazzo nelle mani degli ebrei che, come è naturale aspettarsi, tirano le fila della politica francese, e non solo di quella. Non dimentichiamoci di Soros.
Dietro l'odio antisemita ci sono un po' tutti, uniti contro il nemico comune, dalla destra che non ci ama, alla sinistra terzomondista, per non parlare dell'islamismo militante.
 
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Il monito di Mattarella
“L’unilateralismo si illude di poter vivere in splendido isolamento, nell’assenza di regole e nell’affermazione, o nel tentativo di affermazione, di interessi esclusivi. Un mondo dominato dall’unilateralismo è un mondo senza amici e non può che condurre a diffidenze crescenti, a frizioni e a nuovi conflitti. Conflitti che rischiano di colpire tutti in maniera inaccettabile. Una deriva che va fermata”. In evidenza, sui quotidiani, il monito del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un segnale di apprensione, scrive il Corriere, che è maturato “dopo le tensioni che scuotono l’atlante geopolitico mondiale, basta pensare a certe scelte dell’America di Trump, ma specialmente dopo le ultime performance dell’Ue, sulla quale pesa l’incognita del voto di maggio, che cita in modo esplicito”.
“Il 2018 – ha esordito Mattarella, nel suo intervento di presentazione degli auguri di Natale e Capodanno al Corpo Diplomatico – è stato l’anno del ricordo e della memoria. Un anno marcato dal centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, e anche, per quanto riguarda specificatamente l’Italia, dal settantesimo anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, fondamento della nostra democrazia, simbolo della rinascita del Paese e della sua volontà di riscatto nel contesto internazionale, dopo gli anni bui della dittatura e della guerra.La memoria ci soccorre; e ci esorta a evitare gli errori del passato. Un passato di responsabilità, individuali e collettive, in cui spiccano anche vergogne come la tragica adozione in Italia delle leggi razziali, di cui quest’anno è caduto l’ottantesimo anniversario”.

“Israele viola regolarmente e in modo grave la legalità internazionale ad Hebron”. È quanto si legge in un rapporto del Temporary International Presence in Hebron, forza in cui i carabinieri italiani hanno un ruolo di vicecomando. Il rapporto è segnalato in breve dal Corriere.
“Oggi Gerusalemme è diventata un campo di battaglia per estremisti ed è la cosa peggiore che possa succedere. Deve essere una città per tutti. Il suo futuro è essere la capitale di Israele, della Palestina e della pace mondiale”. Sono parole dell’artista israeliana Noa, messe in evidenza da Repubblica.
Anche Il Fatto Quotidiano aggiorna sulle vicende mediorientali, in particolare sulla minaccia da Nord rappresentata dal gruppo terroristico Hezbollah. Come spesso accade, per definire Tsahal, si usa la velenosa espressione “L’esercito di Tel Aviv”.
Sul Foglio, nella sua rubrica Andrea’s Version, Andrea Marcenaro ricorda un anniversario passato sotto silenzio: i 45 anni dell’attacco terroristico palestinese all’aeroporto di Fiumicino..
 
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  davar
Il dossier di Pagine Ebraiche 
Kabbalah, luce universale
“It’s too late to be grateful / It’s to late to be late again / It’s too late to be hateful / The European canon is near”.
C’è anche David Bowie tra i protagonisti del dossier Kabbalah, curato da Adam Smulevich, che su Pagine Ebraiche di dicembre mette al centro la mistica ebraica che da secoli alimenta suggestioni e sprona alla conoscenza delle radici non solo dell’ebraismo, ma dell’intero universo.
Nella sua essenza più autentica, sempre comunque positivamente contaminata dalle diverse correnti di studio e dal dinamismo della Diaspora nei secoli passati – con l’Italia che fu per lungo tempo protagonista con Maestri che hanno lasciato il segno e che tornano alla ribalta grazie ad alcune iniziative mirate che puntano ad avvicinare il grande pubblico a questa disciplina.
Ma anche nella sua variante “hollywoodiana”, decisamente più commerciale e di largo consumo, spesso distante da un corretto approccio a queste tematiche ma che resta comunque un fatto di cui tener conto e da comprendere.
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milano, carabinieri al Memoriale della shoah 
L'Arma contro l'indifferenza
“L'indifferenza èla la cosa più comoda: voltare la faccia dall'altra parte e dire che se una cosa riguarda gli altri e io non me ne occupo, non sarà stata colpa mia. Gli indifferenti sono sempre la maggioranza. Ma le nuove generazioni devono capire che c'è qualcosa che va difeso, ed è il contrario dell'indifferenza, cioè la coscienza di ognuno”. Davanti al Muro dell'indifferenza, la senatrice a vita Liliana Segre spiega a oltre cento carabinieri, in rigoroso silenzio, perché ha voluto che il Memoriale della Shoah di Milano accogliesse i visitatori con questa parola. “Tante cose nel mondo e nella vita succedono più per colpa dell'indifferenza che della violenza stessa”, le parole di Segre, che ha poi ringraziato il comandante provinciale dell'Arma di Milano, Luca De Marchis, per la visita. “È la prima volta che accogliamo qui una delegazione dell'Arma e siamo orgogliosi di questa presenza. Questo luogo è un luogo di Memoria ma anche di educazione, soprattutto per i giovani”, ha ricordato Roberto Jarach, presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah. “Lasciate libera la mente e approfittate di questo momento”, il consiglio ai 130 uomini e donne dell'Arma da parte del comandante De Marchis. Introducendo la Testimonianza di Liliana Segre, De Marchis ha inoltre ricordato la deportazione di duemila carabinieri il 7 ottobre 1943 nei campi di concentramento nazisti e i quattro uomini dell'Arma nominati Giusti tra le Nazioni dallo Yad Vashem: Giacomo Avenia, Carlo Ravera, Osman Carugno ed Enrico Sibona. Uomini che fecero “una scelta eroica contro l'indifferenza”, ha sottolineato Liliana Segre, ricordando il coraggio di chi si oppose alla persecuzione nel silenzio della maggioranza.
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qui firenze - il convegno internazionale
Il regime e gli intellettuali in fuga
La grande ferita del 1938

Durante il fascismo numerosi furono gli intellettuali costretti a lasciare l’Italia, da soli o con le loro famiglie, per cercare libertà e lavoro qualificato in altri paesi europei, nelle Americhe, nell’allora Palestina mandataria (il futuro Stato di Israele).
A raccontare le loro storie, a offrire nuovi spunti di riflessione nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle leggi razziste, è il convegno internazionale “L’emigrazione intellettuale dall’Italia fascista” in svolgimento a Firenze su impulso dell’Università degli studi e con il contributo della Regione Toscana e con il sostegno della Comunità ebraica fiorentina.
Numerosi gli studiosi chiamati a intervenire, coordinati nella prima parte di giornata dal direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale. A portare un saluto inoltre il rettore Luigi Dei, la vicepresidente della Regione Monica Barni, la presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul, il console generale degli Stati Uniti Benjamin V. Wohlauer.
“Sappiamo che in molti pensarono di lasciare l’Italia per continuare il loro lavoro altrove o per trovare un’occupazione qualificata in base alle proprie competenze. Dove cercarli? Quanti furono, quali i loro percorsi e le loro reti di aiuto? Non fu quasi mai, neppure per i professori già affermati, un semplice passaggio dalla cattedra italiana ad una cattedra in università straniera. In quanti diversi luoghi di lavoro, e talvolta diversi paesi, si spostarono prima di trovare una sistemazione adeguata? Il convegno – ha spiegato aprendo i lavori Patrizia Guarnieri, responsabile scientifica del convegno – vuole richiamare l’attenzione su questi ed altri interrogativi, focalizzandosi sul caso rilevante di Firenze, attraverso le relazioni di vari esperti”.

(nell'immagine in alto, da sinistra a destra, la vicepresidente della Regione Toscana Monica Barni, il console generale degli Stati Uniti Benjamin V. Wohlauer, il rettore dell'Università di Firenze Luigi Dei, la responsabile scientifica del convegno Patrizia Guarnieri, la presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul e il direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale)
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l'incontro con il rabbino capo di roma
"La Shoah non sia una religione"
Quale era l’identità ebraica italiana al momento delle leggi razziste? Come cambiò, se cambiò, con l’entrata in vigore di tali provvedimenti?
Domande che hanno animato un confronto svoltosi al Museo ebraico di Roma, organizzato su impulso del rabbino capo rav Riccardo Di Segni e nel contesto della mostra “Italiani di razza ebraica” curata da Lia Toaff e Yael Calò e inaugurata al Museo lo corso settembre.
Dopo i saluti della presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello e una introduzione di Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali, la parola è passata ai due studiosi coinvolti per l’occasione – Mario Toscano e Michele Sarfatti, che moderati da Serena Di Nepi hanno affrontato rispettivamente il tema degli ebrei italiani “tra patriottismo e sionismo” e degli effetti delle leggi e sul modo in cui furono accolte.
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L'APPROFONDIMENTO
Salvini e la visita in Israele, opinioni e voci a confronto
La missione del ministro Matteo Salvini in Israele ha suscitato un ampio dibattito, all’interno e all’esterno del mondo ebraico. Diverse le voci che ospitiamo, per favorire il libero confronto delle idee, all’interno di uno specifico spazio di approfondimento con riflessioni precedenti e successive alla visita.
I lettori che lo desiderano potranno proporre un proprio scritto sul tema dopo aver preso visione delle indicazioni generali che appaiono come ogni giorno in fondo al notiziario quotidiano Pagine Ebraiche 24.
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pilpul

Occasioni perse al Sud
Dal 28 agosto – quando ne scrissi su queste colonne – la proposta di spostare i pensionati al Sud ha fatto qualche passo avanti nella Manovra di Bilancio. Rispetto ad allora, però, sembra esserci un cambiamento decisivo: il testo prevede un’aliquota fissa al 7% per i pensionati stranieri che si trasferiscono nel Mezzogiorno e comprano una casa dal valore di almeno cento mila euro. Il cosiddetto “modello Portogallo”. Si era prima parlato dei pensionati italiani, ora si fa riferimento ai “ricchi” pensionati stranieri.
Come scrissi al tempo, citando Romano Prodi, l’idea mi pare difficile ma interessante: ampie aree del Sud soffrono di spopolamento e impoverimento, e favorire un’immigrazione intra-nazionale non sarebbe affatto scandaloso.


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Le insidie del pensiero moderno
Cesare Salvi (Diritto postmoderno o regressione postmoderna? Europa e Diritto Privato, 2018, p. 865) giustamente riporta che, per Jean-François Lyotard (La Condition postmoderne. Rapport sur le savoir, 1979) “la caratteristica della società postmoderna è per lui la fine della “grandi narrazioni” (illuminismo, idealismo, marxismo, cristianesimo, capitalismo) che avevano variamente legittimato l’idea, tipica della modernità, della storia come progresso”. In diritto italiano, peraltro, la fine degli schemi, sostituiti da clausole generali basate su di un’inutile retorica fascista, era stata promossa da Emilio Betti ed ha riscosso consensi unanimi fino ai nostri giorni; il crollo, anche recentissimo, di diversi istituti non riesce a scalfire una tale immotivata adesione (cfr. A. Guarneri, Il contratto immeritevole e il rasoio di Occam, NGCC, 2/2018, p. 253).

Emanuele Calò
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Volando sulla città con Chagall
È trascinante e sognante farsi prendere nel vortice liberatorio del pittore visionario, e volare insieme a lui e alla sua amata sopra il cielo della città lasciando sotto di noi le sue passioni, i suoi contrasti, i suoi piccoli mondi differenti e opprimenti. È poesia allo stato puro quella che si contempla e quasi si respira nelle opere di Marc Chagall esposte al Palazzo della Ragione di Mantova (Marc Chagall. Come nella pittura, così nella poesia – 5 settembre 2018/3 febbraio 2019); una poesia intrisa di ebraismo in ogni profilo, in ogni colore, in ogni pennellata. E un ebraismo non conquistato faticosamente nello studio, bensì posseduto in modo naturale e istintivo, espresso con la spontaneità di un soffio vitale e capace di dare slancio intimo a ogni immagine.

David Sorani
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