Ephraim Mirvis, rabbino capo
di Gran Bretagna
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Yaakov
Avinu ci ha insegnato una lezione cruciale per la sopravvivenza ebraica
- le comunità ebraiche di successo sono quelle che costruiscono
istituti di successo per l'educazione ebraica.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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“La
Francia muore di fame e gli ebrei festeggiano Chanukkà”, è una frase
che girava per la Francia fino a pochi giorni fa. Come se qualcuno
dicesse: "La Francia muore di fame e i cristiani continuano ad andare
in chiesa la domenica mattina".
Gli attacchi antisemiti nel paese della rivoluzione libertaria ed
egalitaria sono in aumento. I cimiteri ebraici vengono regolarmente
violati. Nel recente passato non sono mancati i morti. Non si sa che
cosa ancora si debba attendere per dichiarare un 'stato di emergenza'.
Ora i Gilet Gialli accusano Macron di essere un pupazzo nelle mani
degli ebrei che, come è naturale aspettarsi, tirano le fila della
politica francese, e non solo di quella. Non dimentichiamoci di Soros.
Dietro l'odio antisemita ci sono un po' tutti, uniti contro il nemico
comune, dalla destra che non ci ama, alla sinistra terzomondista, per
non parlare dell'islamismo militante.
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Il monito di Mattarella
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“L’unilateralismo
si illude di poter vivere in splendido isolamento, nell’assenza di
regole e nell’affermazione, o nel tentativo di affermazione, di
interessi esclusivi. Un mondo dominato dall’unilateralismo è un mondo
senza amici e non può che condurre a diffidenze crescenti, a frizioni e
a nuovi conflitti. Conflitti che rischiano di colpire tutti in maniera
inaccettabile. Una deriva che va fermata”. In evidenza, sui quotidiani,
il monito del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Un segnale di
apprensione, scrive il Corriere, che è maturato “dopo le tensioni che
scuotono l’atlante geopolitico mondiale, basta pensare a certe scelte
dell’America di Trump, ma specialmente dopo le ultime performance
dell’Ue, sulla quale pesa l’incognita del voto di maggio, che cita in
modo esplicito”.
“Il 2018 – ha esordito Mattarella, nel suo intervento di presentazione
degli auguri di Natale e Capodanno al Corpo Diplomatico – è stato
l’anno del ricordo e della memoria. Un anno marcato dal centenario
della fine della Prima Guerra Mondiale, e anche, per quanto riguarda
specificatamente l’Italia, dal settantesimo anniversario dell’entrata
in vigore della Costituzione, fondamento della nostra democrazia,
simbolo della rinascita del Paese e della sua volontà di riscatto nel
contesto internazionale, dopo gli anni bui della dittatura e della
guerra.La memoria ci soccorre; e ci esorta a evitare gli errori del
passato. Un passato di responsabilità, individuali e collettive, in cui
spiccano anche vergogne come la tragica adozione in Italia delle leggi
razziali, di cui quest’anno è caduto l’ottantesimo anniversario”.
“Israele viola regolarmente e in modo grave la legalità internazionale
ad Hebron”. È quanto si legge in un rapporto del Temporary
International Presence in Hebron, forza in cui i carabinieri italiani
hanno un ruolo di vicecomando. Il rapporto è segnalato in breve dal
Corriere.
“Oggi Gerusalemme è diventata un campo di battaglia per estremisti ed è
la cosa peggiore che possa succedere. Deve essere una città per tutti.
Il suo futuro è essere la capitale di Israele, della Palestina e della
pace mondiale”. Sono parole dell’artista israeliana Noa, messe in
evidenza da Repubblica.
Anche Il Fatto Quotidiano aggiorna sulle vicende mediorientali, in
particolare sulla minaccia da Nord rappresentata dal gruppo
terroristico Hezbollah. Come spesso accade, per definire Tsahal, si usa
la velenosa espressione “L’esercito di Tel Aviv”.
Sul Foglio, nella sua rubrica Andrea’s Version, Andrea Marcenaro
ricorda un anniversario passato sotto silenzio: i 45 anni dell’attacco
terroristico palestinese all’aeroporto di Fiumicino..
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milano, carabinieri al Memoriale della shoah
L'Arma contro l'indifferenza
“L'indifferenza
èla la cosa più comoda: voltare la faccia dall'altra parte e dire che
se una cosa riguarda gli altri e io non me ne occupo, non sarà stata
colpa mia. Gli indifferenti sono sempre la maggioranza. Ma le nuove
generazioni devono capire che c'è qualcosa che va difeso, ed è il
contrario dell'indifferenza, cioè la coscienza di ognuno”. Davanti al
Muro dell'indifferenza, la senatrice a vita Liliana Segre spiega a
oltre cento carabinieri, in rigoroso silenzio, perché ha voluto che il
Memoriale della Shoah di Milano accogliesse i visitatori con questa
parola. “Tante cose nel mondo e nella vita succedono più per colpa
dell'indifferenza che della violenza stessa”, le parole di Segre, che
ha poi ringraziato il comandante provinciale dell'Arma di Milano, Luca
De Marchis, per la visita. “È la prima volta che accogliamo qui una
delegazione dell'Arma e siamo orgogliosi di questa presenza. Questo
luogo è un luogo di Memoria ma anche di educazione, soprattutto per i
giovani”, ha ricordato Roberto Jarach, presidente della Fondazione del
Memoriale della Shoah. “Lasciate libera la mente e approfittate di
questo momento”, il consiglio ai 130 uomini e donne dell'Arma da parte
del comandante De Marchis. Introducendo la Testimonianza di Liliana
Segre, De Marchis ha inoltre ricordato la deportazione di duemila
carabinieri il 7 ottobre 1943 nei campi di concentramento nazisti e i
quattro uomini dell'Arma nominati Giusti tra le Nazioni dallo Yad
Vashem: Giacomo Avenia, Carlo Ravera, Osman Carugno ed Enrico Sibona.
Uomini che fecero “una scelta eroica contro l'indifferenza”, ha
sottolineato Liliana Segre, ricordando il coraggio di chi si oppose
alla persecuzione nel silenzio della maggioranza. Leggi
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qui firenze - il convegno internazionale
Il regime e gli intellettuali in fuga
La grande ferita del 1938
Durante
il fascismo numerosi furono gli intellettuali costretti a lasciare
l’Italia, da soli o con le loro famiglie, per cercare libertà e lavoro
qualificato in altri paesi europei, nelle Americhe, nell’allora
Palestina mandataria (il futuro Stato di Israele).
A raccontare le loro storie, a offrire nuovi spunti di riflessione
nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle leggi razziste,
è il convegno internazionale “L’emigrazione intellettuale dall’Italia
fascista” in svolgimento a Firenze su impulso dell’Università degli
studi e con il contributo della Regione Toscana e con il sostegno della
Comunità ebraica fiorentina.
Numerosi gli studiosi chiamati a intervenire, coordinati nella prima
parte di giornata dal direttore della redazione giornalistica UCEI
Guido Vitale. A portare un saluto inoltre il rettore Luigi Dei, la
vicepresidente della Regione Monica Barni, la presidente della Comunità
ebraica fiorentina Daniela Misul, il console generale degli Stati Uniti
Benjamin V. Wohlauer.
“Sappiamo
che in molti pensarono di lasciare l’Italia per continuare il loro
lavoro altrove o per trovare un’occupazione qualificata in base alle
proprie competenze. Dove cercarli? Quanti furono, quali i loro percorsi
e le loro reti di aiuto? Non fu quasi mai, neppure per i professori già
affermati, un semplice passaggio dalla cattedra italiana ad una
cattedra in università straniera. In quanti diversi luoghi di lavoro, e
talvolta diversi paesi, si spostarono prima di trovare una sistemazione
adeguata? Il convegno – ha spiegato aprendo i lavori Patrizia
Guarnieri, responsabile scientifica del convegno – vuole richiamare
l’attenzione su questi ed altri interrogativi, focalizzandosi sul caso
rilevante di Firenze, attraverso le relazioni di vari esperti”.
(nell'immagine in alto, da sinistra a destra, la vicepresidente della
Regione Toscana Monica Barni, il console generale degli Stati Uniti
Benjamin V. Wohlauer, il rettore dell'Università di Firenze Luigi Dei,
la responsabile scientifica del convegno Patrizia Guarnieri, la
presidente della Comunità ebraica fiorentina Daniela Misul e il
direttore della redazione giornalistica UCEI Guido Vitale) Leggi
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Occasioni perse al Sud |
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28 agosto – quando ne scrissi su queste colonne – la proposta di
spostare i pensionati al Sud ha fatto qualche passo avanti nella
Manovra di Bilancio. Rispetto ad allora, però, sembra esserci un
cambiamento decisivo: il testo prevede un’aliquota fissa al 7% per i
pensionati stranieri che si trasferiscono nel Mezzogiorno e comprano
una casa dal valore di almeno cento mila euro. Il cosiddetto “modello
Portogallo”. Si era prima parlato dei pensionati italiani, ora si fa
riferimento ai “ricchi” pensionati stranieri.
Come scrissi al tempo, citando Romano Prodi, l’idea mi pare difficile
ma interessante: ampie aree del Sud soffrono di spopolamento e
impoverimento, e favorire un’immigrazione intra-nazionale non sarebbe
affatto scandaloso.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Le insidie del pensiero moderno |
Cesare Salvi (Diritto postmoderno o regressione postmoderna? Europa e Diritto Privato,
2018, p. 865) giustamente riporta che, per Jean-François Lyotard (La
Condition postmoderne. Rapport sur le savoir, 1979) “la caratteristica
della società postmoderna è per lui la fine della “grandi narrazioni”
(illuminismo, idealismo, marxismo, cristianesimo, capitalismo) che
avevano variamente legittimato l’idea, tipica della modernità, della
storia come progresso”. In diritto italiano, peraltro, la fine degli
schemi, sostituiti da clausole generali basate su di un’inutile
retorica fascista, era stata promossa da Emilio Betti ed ha riscosso
consensi unanimi fino ai nostri giorni; il crollo, anche recentissimo,
di diversi istituti non riesce a scalfire una tale immotivata adesione
(cfr. A. Guarneri, Il contratto immeritevole e il rasoio di Occam, NGCC, 2/2018, p. 253).
Emanuele Calò
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Volando sulla città con Chagall
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È
trascinante e sognante farsi prendere nel vortice liberatorio del
pittore visionario, e volare insieme a lui e alla sua amata sopra il
cielo della città lasciando sotto di noi le sue passioni, i suoi
contrasti, i suoi piccoli mondi differenti e opprimenti. È poesia allo
stato puro quella che si contempla e quasi si respira nelle opere di
Marc Chagall esposte al Palazzo della Ragione di Mantova (Marc Chagall.
Come nella pittura, così nella poesia – 5 settembre 2018/3 febbraio
2019); una poesia intrisa di ebraismo in ogni profilo, in ogni colore,
in ogni pennellata. E un ebraismo non conquistato faticosamente nello
studio, bensì posseduto in modo naturale e istintivo, espresso con la
spontaneità di un soffio vitale e capace di dare slancio intimo a ogni
immagine.
David Sorani
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