Jonathan Sacks, rabbino
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diciamo alle sei milione di anime del nostro popolo annientate: non vi
dimenticheremo mai, non cesseremo mai di piangervi, non vi deluderemo,
finché gli ebrei potranno camminare per il mondo senza paura, testimoni
contro coloro che scelgono la morte. Il Signore ci ha detto: “Scegli la
vita”.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Vi sono poche cose che vale tenere bene a mente, soprattutto oggi.
La verità è un processo faticoso, non un prodotto preconfezionato che qualcuno ha già costruito e assemblato per noi.
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Silenzi a cinque stelle
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“Lannutti,
l’incredibile silenzio M55”. Su Repubblica si parla con allarme
dell’assenza di voci di condanna che si sono levate nel Movimento per
lo sdoganamento dei Protocolli dei Savi di Sion, testo alla base
dell’antisemitismo moderno, da parte del senatore Enzo Lannutti. Un
caso aperto sui nostri notiziari quotidiani e sul quale, viene
segnalato, il solo vicepremier Luigi Di Maio è pubblicamente
intervenuto.
“Oltre ai leader – si legge in una analisi richiamata sulla prima
pagina del quotidiano – ci sono anche 330 fra deputati e senatori
cinquestelle. In un Paese normale 320 di loro sarebbero insorti contro
Lannutti, se non altro per non essere accomunati alla sua evidente e
imbarazzante pochezza intellettuale; nella situazione italiana attuale
ci si poteva aspettare qualche decina di dissociazioni. Nessun
parlamentare si è fatto sentire”.
“Tutti i movimenti estremisti e autoritari della storia – prosegue
Repubblica – passano attraverso due fasi. In una prima fase di ingenuo
entusiasmo essi raccolgono, oltre agli esagitati, anche molti idealisti
moderati in buona fede. La seconda fase è la paura: paura di vedersi
negato l’accesso ai capi, dell’ostracismo dei colleghi, di perdere lo
scranno su cui ci si siede, con tutti i benefici anche pecuniari
connessi”.
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qui torino - la run for mem "Correre, per Memoria e futuro"
Quasi
duemila persone tra iscritti ufficiali e non si sono dati ritrovati in
Piazza Madama Cristina, nel cuore del quartiere di San Salvario, a due
isolati dalla sinagoga e dai luoghi della Comunità ebraica per
partecipare alla terza edizione della Run for Mem, la corsa per la
Memoria organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, di
concerto con la Comunità ebraica di Torino. “Corriamo tutti i giorni,
nella frenesia della vita quotidiano, ma oggi lo facciamo con un
messaggio nel cuore, portando con noi il ricordo del passato e al
contempo la volontà di guardare al futuro” ha sottolineato in apertura
la presidente UCEI Noemi Di Segni, inaugurando la corsa non competitiva
arrivata nel capoluogo piemontese dopo le edizioni di Roma e Bologna. A
spiegare ai presenti il significato della corsa, l’ormai presenza fissa
della Run For Mem, il testimonial d’eccezione Shaul Ladany, podista
olimpionico israeliano, oggi 82enne, sopravvissuto ai lager nazisti e
alla strage terroristica di Monaco ’72. “Ricordate il motivo per cui
siete qui – le parole di Ladany – Non dimenticare la Shoah e fare in
modo che quell’orrore non si ripeta”. A portare il proprio saluto ai
partecipanti, il presidente della Comunità ebraica di Torino Dario
Disegni, che ha ringraziato le autorità e i rappresentanti delle
diverse confessioni per la presenza. “È un’iniziativa importante per
Torino – sottolinea a Pagine Ebraiche il sindaco Chiara Appendino –
Oggi siamo qui per non dimenticare ma anche per dare una lezione ai
giovani attraverso i valori dello sport, che rappresentano al meglio i
valori della comunità”. Leggi
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qui roma - la mostra I diplomatici italiani e la Shoah Qualche luce, molte le ombre
Attraverso
foto, documenti, filmati, mappe e articoli di giornale, uno sguardo in
molti casi inedito su quello che fu l’approccio della diplomazia
italiana di fronte alla persecuzione antiebraica operata dal
nazifascismo.
Inaugurata quest’oggi alla Casina dei Vallati, la mostra Solo il
dovere, oltre il dovere – La diplomazia italiana di fronte alla
persecuzione degli ebrei (1938-1943), curata da Sara Berger e Marcello
Pezzetti con la consulenza di Federica Onelli e promossa dalla
Fondazione Museo della Shoah in collaborazione con il Ministero degli
Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, suscita più di uno
spunto di riflessione su questa complessa tematica. Un dato, ha
osservato al riguardo Pezzetti, emerge comunque con chiarezza: la
nostra diplomazia era al corrente di tutto quel che stava accadendo. Leggi
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il presidente del museo ebraico di bologna "Memoria, basta protagonismi"
“La
forza morale e ideale della Shoah crea spazi per protagonismi, carriere
senza impegno, e approssimazioni: da qui il proliferare di relatori che
non hanno né rigore, né conoscenze, né metodo, artisti che trovano in
questo filone più spazio e meno severità di critica che in altri campi,
scrittori improvvisati, e tanto altro. È difficile per una autorità,
anche ebraica, opporsi a iniziative sulla Shoah, quand’anche fossero di
dubbia qualità, perché vi è in esse un silente (e non sempre voluto)
ricatto morale: chi oserà mai criticare coloro che vogliono ricordare?
E così fioriscono formati di divulgazione non sempre accurati, e basati
essenzialmente sul pathos. Io guardo a queste dinamiche e mi preoccupo”.
È l’allarme lanciato dal presidente del Museo ebraico di Bologna Guido Ottolenghi. Leggi
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Ricordarsi di ricordare
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Ogni
cosa ha un suo perché, benché a volte sia difficile formularlo. Quindi,
anche il Giorno della Memoria ha le sue ragioni d’essere, malgrado la
stanchezza o il rischio di un qualche ritualismo che certuni, a volte
non a torto, denunciano. Senza stare a girarci attorno è allora un buon
esercizio trovare dieci motivi, tra di loro anche molto diversi, per
continuare a lavorare il resto dell’anno affinché questa ricorrenza sia
condivisa nella sua autenticità. Un piccolo decalogo può pertanto
tornare utile.
Claudio Vercelli
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