Michael Ascoli, rabbino | “Alienazione,
solitudine ed una forte sensazione di abbandono”. Questo è quanto
caratterizza l’opera di Edgar Keret secondo i giudici che gli hanno
assegnato il premio letterario Sapir. Certamente espressione del mondo
occidentale, questa descrizione non suona affatto nuova. Colpisce
invece che si riferiscano a un autore israeliano. È il segno di un
processo che porterà/sta già portando Israele a essere “una nazione
(occidentale) come le altre?”. Nelle opere di Amos Oz, recentemente
scomparso, il rapporto con Israele e con l’ebraismo è molto più
centrale: segno del passaggio generazionale?
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Chi
dobbiamo ringraziare se, senza tregua, ci troviamo costretti a parlare
di antisemitismo? La sinistra? La destra? La nostra civilissima
civiltà? Le curve sud degli stadi di calcio? I terzomondisti ignoranti
che non si rifiutano di studiare la complessa storia del Medio Oriente?
O magari il senatore grillino Elio Lannutti?
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Hebron senza osservatori
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Non
consentiremo la presenza di una forza internazionale che agisce contro
di noi”. Così il Premier israeliano Benjamin Netanyahu nell’annunciare
ieri la fine della missione degli osservatori di stanza ad Hebron dal
1997. “Il riferimento – spiega La Stampa – è a una serie di ‘incidenti’
che hanno visto penalizzati, secondo il governo israeliano, gli
abitanti degli insediamenti ebraici nella città a maggioranza araba
della Cisgiordania, dove sono ospitate le Tombe dei patriarchi, uno dei
luoghi più sacri dell’ebraismo”.
In Israele si avvicina intanto l’appuntamento con le elezioni. Secondo
Avvenire, si tratta di un appuntamento che rappresenta “una svolta per
la quantità di donne presenti ai primi posti nelle liste dei vari
partiti”.
Esce allo scoperto il padre di Starbucks, Howard Schultz, 65 anni, che
ha ufficialmente annunciato la propria intenzione di candidarsi alla
Casa Bianca. Il Corriere racconta così la sua scalata dal basso:
“L’imprenditore mette sul tavolo la sua storia, i suoi quarant’anni di
lavoro e il suo patrimonio, stimato dalla rivista Forbes in 2,8
miliardi di dollari. Sposato, due figli, è nato a New York in una
famiglia di origine ebraica senza grandi mezzi. È riuscito, comunque, a
laurearsi, con una borsa di studio, alla Northern Michigan University”.
Sospetto caso di meningite per un ragazzo che ha partecipato venerdì
scorso al convegno “Trasmettere e insegnare la Shoah è impossibile?”
organizzato anche dall’UCEI alla Camera. “Ieri sera – segnala il
Corriere – è partito un tam-tam per rintracciare tutte le persone
presenti nell’auletta dei Gruppi Parlamentari al convegno. Sono stati
avvisati tutti i deputati con una mail del servizio per le competenze
parlamentari, invitando gli onorevoli e i loro collaboratori a
contattare gli uffici preposti ‘quanto prima’. Altre mail sono arrivate
ai funzionari e ai dipendenti della Camera e ai giornalisti
parlamentari”.
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il maxipiano d'investimenti nel sud del paese
11 miliardi di dollari in hi-tech, Intel scommette su Israele
Un
piano da 11 miliardi di dollari. È quello che il gigante dell'hi-tech
Intel vuole mettere a punto nel sud d'Israele per sviluppare nuovi
microprocessori ad altissime prestazioni. “Il management globale di
Intel ci ha comunicato che ha deciso di investire altri 40 miliardi di
shekel in Israele, una decisione senza precedenti che, secondo le
attese, porterà alla creazione di migliaia di posti di lavoro nel sud
del Paese” le parole del ministro delle Finanze Moshe Kahlon.
L'investimento sarà diretto a implementare lo stabilimento della
società a Kiryat Gat (tra Tel Aviv e Beer Sheva). Per Daniel Benatar,
direttore generale dello stabilimento, l'annuncio è la dimostrazione
"delle ottime performance di Intel Israele”. Le discussioni
sull'investimento tra Intel e il Ministero delle Finanze sono iniziate
diverse settimane fa, rivela il quotidiano economico israeliano Globes,
che sottolinea come “l'economia israeliana, in particolare sul fronte
degli investimenti, è già significativamente influenzata dall'attività
di Intel”. Leggi
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il messaggio dell'ambasciatore de bernardin
"Memoria, un impegno vivo"
L'Ihra denuncia l'indifferenza
“Dobbiamo
ribellarci contro il crescente antisemitismo”. È l'appello del
Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres in occasione
delle celebrazioni del Giorno della Memoria a Palazzo di Vetro di New
York. Una lotta che deve essere fatta su più fronti, tra cui l'impegno
a difendere la Memoria, ancora oggi minacciata, come ricordato ai
delegati Onu dall'Ambasciatore Sandro De Bernardin. A capo della
delegazione nazionale dell'International Holocaust Remembrance Alliance
(IHRA) e quindi dell'intera rete intergovernativa nell'anno della
presidenza italiana, De Bernardin ha sottolineato che la nascita di
questa organizzazione (che conta oggi 32 Paesi membri, oltre agli
osservatori e ai numerosi partner internazionali) è stata decisa nel
1998 in seguito a una ricerca che mostrava quanti ancora ignorassero
cosa sia stata la Shoah: "L'orrore di Auschwitz, Treblinka, Sobibor
rischiava di scomparire dalla memoria collettiva delle nuove
generazioni, e da allora i membri dell'IHRA hanno lavorato per
invertire questa tendenza rafforzando, promuovendo e portando avanti
l'educazione e la formazione su questi temi". E ha continuato chiedendo
all'Assemblea delle Nazioni Unite: "Ma la memoria collettiva è in
condizioni migliori, oggi? E, in particolare, le persone sono
abbastanza consapevoli che la Shoah non è stata un incidente della
Storia nato per caso ma il risultato di un processo segnato da passaggi
molto specifici? E che il principale tra questi passaggi, vere e
proprie pietre miliari, è stata la discriminazione legale di alcune
parti della società? Che la Shoah era stata preceduta e annunciata
dalla progressiva negazione dei diritti umani?". Leggi
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qui milano - la cerimonia in comune
"Mai più, oltre la retorica"
“Sentendo
parlare oggi di influencer, vorrei poter influenzare voi giovani sul
significato della Memoria: noi non siamo qua solo a ricordare ma il
tutto deve servirci a riflettere sul presente e sul futuro”. E
soprattutto, a credere nell'Europa unita, nata sulle ceneri di
Auschwitz. È il messaggio del sindaco di Milano Giuseppe Sala in
occasione delle celebrazioni ufficiali in Comune, in Sala Alessi, del
Giorno della Memoria. Un appuntamento intitolato “Mai più, gli ex
deportati e i partigiani l'hanno giurato”, che ha vista la
partecipazione di tanti studenti delle scuole milanesi. “La nostra
città è fatta di memoria e di futuro. Ricordare è fondamentale e
insieme a voi, ragazze e ragazzi, dobbiamo costruire una Milano aperta,
democratica e tollerante”, il messaggio del sindaco in una giornata
aperta dalla tradizionale deposizione delle corone alla lapide che
ricorda le torture di partigiani, resistenti ed ebrei all'ex Albergo
Regina Quartiere, che fu quartier Generale della Gestapo. A partecipare
alla cerimonia, assieme al presidente del Consiglio comunale di Milano
Lamberto Bertolè, il presidente della Comunità ebraica di Milano Milo
Hasbani, il vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Giorgio Mortara, il presidente del Memoriale della Shoah di Milano
Roberto Jarach e il presidente dell'Anpi Milano Roberto Cenati. Leggi
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qui livorno
Frida, il diario dall’orrore
Tra
le molte iniziative programmate e ancora in programma a Livorno per il
Giorno della Memoria, lo splendido Teatro Goldoni ha ospitato domenica
scorsa un pomeriggio incentrato su due figure femminili, Ilse Weber e
la livornese Frida Misul, che ha visto protagonisti i ragazzi
dell’Istituto Niccolini-Palli e delle scuole medie Fermi e Mazzini che,
dinanzi alla platea gremita, hanno dato vita a un intenso percorso
musicale e di letture, coadiuvati dai propri insegnanti, che ha visto
proporre addirittura brani appositamente composti da ragazzi
dell’istituto musicale.
Significativamente, alla presenza del figlio di Frida Misul, Roberto
Rugiadi, la Comunità ebraica ha consegnato al sindaco di Livorno,
Filippo Nogarin, il diario manoscritto che la stessa Frida Misul
scrisse a testimonianza delle deportazioni e delle persecuzioni subìte.
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La violazione di Auschwitz
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Da
oggi, nulla sarà come prima. Ci sono attimi, nella storia, in cui
questa espressione un po’ trita assume un significato pregnante, si
consolida in un simbolo. Temo che così sarà per la violazione di
Auschwitz tentata domenica scorsa da un piccolo gruppo di nazionalisti
polacchi. Di per sé, nulla di preoccupante. Ma, per l’appunto, un
simbolo, che non a caso prende forma nell’epoca pericolosa che viviamo.
Un gesto minoritario che si presta a emulazioni e che soprattutto
rischia di rendere contestabile l’incontestabile.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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La verità si fa Strada?
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In
un’intervista al Corriere della Sera (27 gennaio 2019, p. 23) al
fondatore di Emergency, Gino Strada, viene chiesto “Libia,
Palestina…Perché state alla larga?”; costui risponde: “coi palestinesi
ci ho provato, un ospedale a Ramallah. Andai dal ministro. Mi disse:
'Ma voi avete cinque milioni da spendere? Sa, un posto vale 100mila
dollari'. Arrivederci… Ho sempre pensato che una parte d’aiuti alla
Palestina finisca altrove”.
Emanuele Calò
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Antisemitismo e antisionismo |
L’antisemitismo
è patologia ciclica, sempre in agguato. Emerge da crisi
economico-sociali e le dilata. Il risentimento collettivo, creato e
alimentato da debolezza economica – emarginazione e rivalità sociale –
frustrazione ideologica, si esprime nell’antisemitismo in forma di
schema stereotipato sulla base di un archetipo secolare alimentato da
tradizione antigiudaica cristiana, da nazionalismo xenofobo (o
semplicemente “eterofobo”), da complottismo economico (l’ossessione del
capitalismo ebraico alla conquista del mondo).
David Sorani
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