Se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

10 Febbraio 2019 - 5 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
La sinagoga è l'attestazione suprema di un'idea: il Signore è dappertutto e può essere raggiunto ovunque.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Domani sera alle 21 al Memoriale della Shoah di Milano si parlerà di “Politically correct: una specie a rischio”.
Uno si chiede: perché? Che c’entra? Poi fa mente locale nella storia italiana e si ricorda che la prima mossa per distruggere gli avversari era indicarli con un dispregiativo, oppure storpiare il loro nome. Il fine era renderli ridicoli, ovvero non trattare il bersaglio della propria critica come “pari di grado”. Per cui, per esempio, il Partito socialista italiano diventa il “Pus” (partito socialista ufficiale), il Primo Ministro Francesco Saverio Nitti diventa “Cagoia”.
E chi era in prima linea a divertirsi con nomignoli e prese in giro? Ma Benito Mussolini ovviamente!
 
Orrore a Gerusalemme
Un paese stretto nel dolore e vicino ai familiari di Ori Ansbacher, la 19enne israeliana uccisa e orrendamente mutilata da un 29enne palestinese affiliato ad Hamas. Una notizia che, salvo rare eccezioni, non trova molto spazio sui media. “L’uomo – spiega la Stampa – è stato arrestato nei pressi della città cisgiordana di Ramallah, dove si nascondeva nella zona residenziale della moschea Abdel-Nasser, durante un’operazione congiunta dell’unità speciale Yamam e dello Shin Bet, il servizio di sicurezza interna”. Il portavoce della polizia, si legge ancora, “ha ammesso che si tratta di uno dei crimini ‘più orrendi’ mai commessi”.

L’attenzione dell’Espresso è invece rivolta alle elezioni di aprile, con alcuni approfondimenti. Al centro la figura del Primo ministro Benjamin Netanyahu, di cui viene proposto un quadro a tinte fosche. “II suo nazionalismo estremo – si legge – lo ha portato ad avvicinarsi ai sovranisti di destra occidentali”. Il premier viene descritto come “ossessionato dalla Shoah” e convinto “che solo lo Stato etnico salverà gli ebrei”. Più benevole il ritratto che viene fatto del generale Benny Gantz, suo principale sfidante.
 
Leggi
  davar
l'uccisione della 19enne israeliana
Ori, vittima dell'odio palestinese
Un paese stretto nel dolore e vicino ai familiari di Ori Ansbacher, la 19enne israeliana uccisa e orrendamente mutilata da un 29enne palestinese, Arafat Irfaya, membro di una famiglia simpatizzante del gruppo terroristico Hamas, che a poche ore dall’arresto ha confessato l’assassinio.
Figlia di un rabbino, mortalmente colpita in un bosco vicino a Gerusalemme, Ori viveva nell’insediamento di Tekoa non lontano da Hebron. Durante lo straziante ultimo saluto, i suoi cari hanno ricostruito la voglia di vivere, la passione, i sogni di una ragazza che tutta Israele, in queste ore, sente un po’ come una figlia.
“Non ci faremo scoraggiare e non cesseremo la nostra lotta senza compromessi contro il terrorismo. Cercheremo i responsabili e i loro complici fin quando li troveremo e li puniremo nel modo più estensivo previsto dalla legge” aveva sottolineato il Presidente israeliano Reuven Rivlin appena appresa la notizia del ritrovamento del corpo. Il presidente ha inviato a nome di tutto il Paese le proprie condoglianze alla famiglia di Ori, definita una ragazza “dal cuore grande e generoso”. Sulla stessa lunghezza d’onda il Premier Benjamin Netanyahu, che pure ha fatto pervenire un suo messaggio di vicinanza in occasione della cerimonia funebre.
In attesa che le dinamiche dell'assassinio e delle violenze vengano definitivamente chiarite, da segnalare la presa di posizione della ministra della Giustizia Ayelet Shaked che ha invocato la pena di morte per questo crimine. Per l’ex ministro della Difesa Avigdor Lieberman, tale punizione “è necessaria per i terroristi”.
Leggi

il dossier comics&jews
Berlino, tra storia e Memoria
In un periodo storico in cui nazionalismo e antisemitismo stanno rialzando la testa è finalmente arrivato in libreria il terzo e ultimo volume di un graphic novel capace di mostrare con chiarezza quanto velocemente la politica possa trasformarsi in veleno. Ci sono voluti più di vent’anni, ma con Berlin: City of Light, uscito lo scorso settembre e pubblicato in Italia già a fine ottobre da Coconino, l’americano Jason Lutes ha completato un trilogia destinata a lasciare il segno. Si configura come un romanzo storico, se è possibile definire romanzo storico un graphic novel.
Leggi


qui livorno - il lutto 
David Novelli (1955-2019)
Nel solco di una tradizione di famiglia, continuando lungo la via tracciata dal padre, il Parnas Guido (a lungo una delle anime del Tempio e della Comunità ebraica di Livorno), accanto alla vita privata e professionale, David Novelli ha svolto un’intensa e ininterrotta attività al servizio delle istituzioni ebraiche e nell’associazionismo, occupandosi anche di sociale. Nemmeno i momenti difficili della vita hanno scalfito un’opera pluridecennale svoltasi, solo per citare alcuni esempi, nell’amministrazione della Comunità ebraica labronica e in tante associazioni, quali l’Amicizia Ebraico Cristiana, il Bene Berith, Italia-Israele, Federazione Sionistica e Coro Ventura.


Leggi

pilpul

Ricordare bene, ricordare tutto
Il problema non è solo cosa si intenda ricordare in ambito pubblico ma, soprattutto, il modo in cui lo si fa. Alla selettività della memoria pubblica (quest’ultima espressione è quasi un ossimoro, a ben pensarci) si accompagna il ricorso – ovvero gli usi – della medesima in una funzione compensativa o surrogatoria. Soprattutto rispetto all’azione politica nel presente. Si tratta di un argomento di riflessione comune al campo degli studi storici, come anche alla pubblicistica di vaglia, quest’ultima tale quando non intenda inseguire il clamore e lo scalpore dell’occasionalità, privilegiando semmai la riflessione di lungo periodo. Lo sguardo rivolto al passato, ai giorni nostri, infatti, sembra sempre più spesso essere rivolto a compensare la sgradevole impressione di un’assenza di futuro. Una sorta di maniacale rimando ai trascorsi; per soprammercato, con l’impressione, che in certi casi si fa certezza, di una forte propensione a lottizzare politicamente le memorie dei drammi e delle tragedie trascorse. Che scindere memoria da partigianeria dei sentimenti sia una impresa spesso difficile, poiché nella prima si sommano (del tutto legittimamente) anche rancori repressi, conflitti irrisolti, richieste di riconoscimento disattese o postcipate, non è meno vero.

Claudio Vercelli
Leggi



moked è il portale dell'ebraismo italiano
Seguici su  FACEBOOK  TWITTER
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.