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12 febbraio 2019 - 7 Adar I 5779
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AMOS OZ: IL SEGNO DI UNO SCRITTORE

“Ora siamo noi i custodi delle sue parole”      

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Uno dei momenti più emozionanti della letteratura israeliana è senza dubbio il passo in cui Amos Oz – Klausner ricorda la sera in cui si attendeva il destino della possibile nascita dello Stato ebraico. Era il novembre 1947 e Amos era ancora un bambino. Nel quartiere Kerem Avraham di Gerusalemme, come anche a Tel Aviv e a Haifa erano tutti incollati alla radio, che trasmetteva da Lake Success i risultati della votazione delle Nazioni Unite in merito alla costituzione dello Stato di Israele. Amos, un ragazzino con il nome impegnativo di un profeta, si sveglia, si appoggia al davanzale della finestra e guarda la strada, in cui i vicini, gli amici e i genitori seguono in trepidante attesa la voce gracchiante che arriva d’oltreoceano. “Trentatré a favore. Tredici contro. Uno stato assente dall’assemblea. Dieci astenuti. La proposta era accolta. Dopo due o tre secondi di sbigottimento...Gerusalemme scoppiò in un primo urlo tremendo... un grido di cataclisma”, leggiamo in Una storia d’amore e di tenebra. Lo Yishuv che attendeva con nervosismo il ritiro delle forze inglesi dalla Palestina Mandataria fu travolto dalla gioia e dalle danze, in una strana “situazione di euforia mescolata all’incertezza”, come scrive Tom Segev nella sua biografia di David Ben Gurion dal titolo Uno stato ad ogni costo (Keter, 2018).

Sarah Kaminski, Università di Torino
Pagine Ebraiche, febbraio 2019

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AMOS OZ: IL SEGNO DI UNO SCRITTORE

Un racconto per immagini     

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Nella memoria restano le immagini di Gerusalemme al crocevia dell’Indipendenza. Le sue vie povere e buie, la sua umanità tormentata e sempre di fretta, le piogge torrenziali dove i sogni della madre Fania finiscono per naufragare. Al cinema il mondo di Amos Oz, il grande scrittore israeliano appena mancato, resterà legato a Sognare è vivere, diretto e interpretato dall’israelo-americana Natalie Portman, che nel 2015 ha trasposto sullo schermo Storia d’amore e di tenebra, la monumentale autobiografia di Oz. Focalizzato sugli anni fra il 1945 e il 1947, il film narra la nascita di uno scrittore sullo sfondo della nascita dello Stato d’Israele. In una magnifica ricostruzione d’epoca, che alterna al girato preziosi footage storici, entriamo nel cuore del legame tragico e tenerissimo fra Amos e la madre Fania, interpretata dalla stessa Portman. Parole e immagini parlano lingue diverse. E tradotto in film, ogni libro si asciuga della densità che sulla pagina lo fa respirare. In questo caso l’operazione è stata ancora più rischiosa perché Storia d’amore e d’ombra, il libro forse più famoso di Amos Oz, è un lavoro monumentale (627 pp., nell’edizione Feltrinelli, per la magistrale traduzione di Elena Loewenthal). Un memoir sfaccettato e rapsodico, che impasta cronache famigliari, Storia, favole, politica, letteratura e spezzoni di conversazione in un linguaggio unico. Forse era aveva già avuto le sue trasposizioni al cinema. Il suo primo grande successo, Michael mio (1968), era diventato un film dello stesso titolo nel 1974. Diretto da Dan Wolman, il lavoro racconta la storia di una giovane coppia di Gerusalemme che s’innamora, ha un figlio e finisce per allontanarsi. Mentre il marito Michael combatte nella Guerra dei sei giorni, Hannah scivola in un mondo di fantasticherie animato da due gemelli arabi amici d’infanzia.

Daniela Gross, Pagine Ebraiche, febbraio 2019 

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biografie

Toscanini, una vita in musica

img headerHarvey Sachs / TOSCANINI, LA COSCIENZA DELLA MUSICA /
Il Saggiatore
 
Maestro e alfiere della musica, direttore intransigente e guida visionaria capace di ammaliare le platee di tutto il mondo: Arturo Toscanini, il più influente direttore d’orchestra del XX secolo, ha incarnato con la propria vita e la propria carriera il genio incandescente del panorama musicale globale. Dal Teatro alla Scala di Milano al Metropolitan di New York, ha diretto le prime mondiali di opere come Pagliacci, La bohème e Turandot, e prime italiane di Wagner, Čajkovskij e Debussy, e ha collaborato con voci indimenticabili, da Enrico Caruso a Renata Tebaldi. Sempre guidato dalla convinzione che la musica non fosse qualcosa di “immobile”, ma che esigesse una visione forte, assoluta, in grado di permeare ogni piega del proprio tempo, per farsi di quest’ultimo non un riflesso ma uno strumento di resistenza e avanguardia.Toscanini di Harvey Sachs, edito da Il Saggiatore, è la biografia definitiva del direttore d’orchestra e una lente che mette a fuoco per la prima volta i lati più intimi della sua vita. Ne affiora una generosità sconfinata, un amore critico ma puro per l’umanità, un temperamento esplosivo e illuminato dal coraggio. Sempre disposto ad aiutare gli amici e chiunque avesse bisogno anche a costo di rinunce personali, Toscanini fu in prima linea contro il fascismo e l’incalzare dei sentimenti nazionalisti, come quando nel 1931 venne picchiato perché si rifiutò di eseguire a Bologna l’inno fascista Giovinezza oppure quando volle inaugurare, viaggiando a proprie spese, un’orchestra di musicisti ebrei fuggiti in Palestina a metà degli anni trenta.

mdp 

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narrativa

Nei panni (rubati)
degli altri

narrativa

Due sopravvissuti ai lager
e la caccia al loro aguzzino

Cinzia Leone / TI RUBO LA VITA / Mondadori


L’esordio di questo romanzo di Cinzia Leone è tremendo, mozzafiato, sembra una rocambolesca scena cinematografica: agguato notturno, bastonature a morte, gambe spezzate, timpani fracassati, un'intera famiglia massacrata senza pietà, il padre — già scampato a un pogrom a Odessa —, la madre, la figlia che piange disperata prima di essere uccisa a colpi di spranga. E peggio di un pogrom in cui si spara nel mucchio, quello che annienta una famiglia di ebrei nella Giaffa del1936. È un'esecuzione mirata che mette fine alla vita di Avrahàm Azoulay, per di più condotta con una ferocia smisurata. Si sentono i tonfi, le urla, i lamenti, gli ultimi gemiti prima di spirare. Si percepisce il terrore.


Pierluigi Battista, Corriere della Sera,
8 febbraio 2019


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Giaime Alonge /
IL SENTIMENTO
DEL FERRO
/ Fandango

Gli anni del secondo conflitto mondiale, il nazismo, la Shoah, la lunga catena di conseguenze politiche e geopolitiche che quegli avvenimenti hanno comportato, la richiesta di una nuova giustizia, le vendette consumate o, al contrario, lo slancio per un mondo migliore, sono materia ampiamente trattata dalla letteratura e dal cinema. Difficile immaginare un'ennesima variazione narrativa in un terreno così elaborato da scrittori e registi. Giaime Alonge (Torino, 1968) in questo suo ll sentimento del ferro (Fandango) dimostra che lo spazio c'è. La struttura del suo racconto è a metà tra la spy-story e il romanzo storico. Della prima ha l'andamento avventuroso, i colpi di scena, i rischi corsi dai protagonisti.

Corrado Augias,
Il Venerdì,
8 febbraio 2019


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