Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma |
Analizzando le polemiche di questi ultimi
giorni è evidente un attacco ai rabbini che vuole la loro
delegittimazione e si sta dispiegando in tre direzioni: 1 i rabbini di
oggi insegnano una halakhà sbagliata; sono chiusi nel loro ottuso
rigore e non sanno trovare le risposte giuste (cioè quelle permissive)
a differenza dei loro predecessori o dei loro stessi precedenti che
avevano fatto questa e quell'altra cosa (seguono citazioni ed esempi
più o meno a proposito).
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Anna
Foa,
storica |
Insieme con il mondo intorno a noi sta forse
cambiando faccia anche l'antisemitismo? Come definire infatti quello
dei gilets jaunes in Francia, che hanno aggredito il filosofo Alain
Finkielkraut? Non è l'antisemitismo tradizionale delle banlieues
parigine, portato dai giovani islamici di seconda o di terza
generazione, anche se i gilets jaunes hanno gridato slogans
antisionisti. E non è nemmeno l'antisemitismo tipico dell'ultradestra,
dei giovani neonazisti, anche se non ne è tanto distante.
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Il ministro Zarif a Monaco
“Più affari con Teheran”
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Il ministro degli Esteri iraniano Javad
Zarif protagonista ieri alla Conferenza di Monaco che, tra i vari temi,
ha messo al centro proprio le relazioni con Teheran e la minaccia del
nucleare. La Stampa parla di vero e proprio “show”, segnato dall’accusa
che Israele starebbe fomentando un clima propizio per una guerra.
“Chi credeva che l’inviato di Teheran sarebbe arrivato a Monaco a
ringraziare per il sostegno europeo dinanzi al pressing americano
anti-Iran – si legge – è rimasto di sasso”. Agli europei Zarif ha
infatti detto che non basta “fare dichiarazioni a favore dell’accordo
sul nucleare, ora è tempo di pagare il prezzo e di fare business”.
Gli americani, ha poi aggiunto il ministro, “sono ossessionati in modo
patologico” dall’Iran e le accuse di antisemitismo sono state definite
dallo stesso “ridicole”.
Il Corriere si sofferma sullo scontro diplomatico in corso tra Israele
e Polonia dopo un’affermazione del Premier israeliano Benjamin
Netanyahu sulla legge votata nel 2018 a Varsavia, che prevede fino a
tre anni di carcere per chi, con riferimento ai lager nazisti, parla di
“campi polacchi”. Un “the” di troppo, viene spiegato, ha riaperto le
polemiche con il governo di Mateusz Morawiecki. “Quell’articolo
determinativo ha fatto intendere che Netanyahu accusasse tutti ‘i
polacchi’ di aver collaborato allo sterminio degli ebrei locali.
Morawiecki ha reagito (‘Siamo stati vittime dell’occupazione tedesca’)
e ha deciso di non partecipare al vertice del gruppo di Visegrad (oggi
a Gerusalemme). Il chiarimento di Netanyahu (‘Mi riferivo ad alcuni
polacchi’) non è bastato”.
Repubblica dedica un ampio ritratto a Benny Gantz, principale sfidante
di Netanyahu alle prossime elezioni: “È alto, la schiena dritta, un
sorriso appena disegnato sul volto scavato dal sole, occhi blu acciaio,
poco loquace. Quella di Benny Gantz è la figura ideale del comandante
con i nervi saldi che infonde fiducia. Un generale autentico di
cinquantanove anni, adesso a riposo, ma già lanciato in una nuova
carriera, quella di candidato a primo ministro”.
“Almeno uno dei gilet gialli aveva una retorica islamista. Se non fosse
intervenuta la polizia, mi avrebbero spaccato la faccia”. Così il
filosofo francese Alain Finkielkraut ha commentato l’aggressione subita
sabato a Parigi. “È stato il ministro degli Interni – scrive La Stampa
– ad annunciare ieri pomeriggio su Twitter che ‘un sospetto,
riconosciuto come il principale autore degli insulti, è stato
identificato’, ma non ancora arrestato. Lui e i suoi compari rischiano
fino a sei mesi di carcere”. In una intervista Dina Porat, presidente
del Kantor Center per lo Studio dell’Ebraismo Europeo Contemporaneo,
afferma: “L’Europa tutta, e non soltanto la Francia, deve porsi un
problema politico. Com’è possibile che i movimenti di massa non possano
fare a meno del pregiudizio antisemitico?”. Mentre Tahar Ben Jelloun
spiega: “Tombe profanate nei cimiteri ebraici. Bambini con la kippah
aggrediti per strada. Il ritratto di Simone Veil, una grande donna che
a malapena adolescente finì in un campo di concentramento nazista,
sfregiato da una croce uncinata. Torna l’antisemitismo in Francia dove
i gilet gialli turbano la vita quotidiana dei negozianti e dei
politici”.
A mettere in allarme contro la saldatura tra forme radicate di odio e
nuove forme di antisemitismo che affondano le radici nell’antisionismo
è anche Pierluigi Battista in un editoriale sul Corriere. “Questa
saldatura – accusa – che non vogliamo vedere, ma che gli scritti dello
stesso Finkielkraut hanno più volte messo in evidenza suscitando
l’ostilità chiassosa e intollerante della cultura conformista”.
Repubblica segnala anche le parole della presidente della Comunità
ebraica di Roma Ruth Dureghello, che è detta preoccupata per la
mancanza di reazioni nel Movimento Cinquestelle.
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annullato
il vertice Visegrad a gerusalemme
Polonia-Israele,
il passato
diventa terreno di scontro
Due
le notizie di cui si discute in queste ore in Israele. Da una parte,
l'annuncio dell'addio all'arena politica di Tzipi Livni, per 20 anni
membro della Knesset e già ministro della Giustizia e degli Esteri.
Dall'altra, un altro annuncio ma di tenore di verso: la cancellazione
del vertice dei paesi del gruppo di Visegrad, previsto a Gerusalemme,
dopo lo scontro diplomatico tra Polonia e Israele nato dalle
dichiarazioni del ministro degli Esteri Yisrael Katz. Il primo ministro
polacco ha infatti annullato la partecipazione di Varsavia al summit,
bollando come "razzista" il commento di Katz – nominato pochissime ore
prima alla guida della diplomazia israeliana - che in un'intervista ha
detto che i polacchi “succhiano l'antisemitismo dal latte materno”. Una
citazione, quella di Katz, dell'ex Primo ministro israeliano Yitzhak
Shamir. “Le parole del ministro degli esteri israeliano sono razziste e
inaccettabili... è chiaro che il nostro ministro degli esteri (Jacek)
Czaputowicz non si recherà al vertice”, la reazione del Primo ministro
polacco Mateusz Morawiecki. Katz aveva ricordato di essere “figlio dei
sopravvissuti alla Shoah, non perdoneremo mai e non dimenticheremo
mai”. “In diplomazia – le sue parole - si cerca di non offendere, ma
nessuno cambierà la verità storica per fare una cosa del genere. I
polacchi hanno collaborato con i nazisti, decisamente. Come ha detto
[l'ex primo ministro] Yitzhak Shamir hanno succhiato l'antisemitismo
con il latte materno”.
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pagine
ebraiche febbraio 2019
Al
Museo si impara la finanza
La
retorica antisemita su presunti complotti finanziari, su mani e manine
che controllano le nostre economie, non sono mai passate di moda.
L'idea che ci sia un grande burattinaio che incide sulla situazione
economica di un paese o dei singoli fa da scudo ad ogni errore,
alleggerisce dalla responsabilità delle scelte politiche fatte. Il
problema è che queste teorie – e lo ricorda su Pagine Ebraiche la
sociologa del Cdec Betti Guetta – sono tornate d'attualità e nel nostro
paese trovano un terreno fertile anche a causa di una generale
ignoranza quando si tratta di temi finanziari. Giovanna Paladino,
direttore del Museo del Risparmio, spiega a Pagine Ebraiche, che “gli
italiani avendo un basso livello di conoscenza in materia di gestione
del denaro preferiscono delegare e/o non assumere le responsabilità
delle proprie scelte convinti che, nel caso in cui le cose vadano male,
per un qualche sorta di miracolo tutto possa tornare a posto. Non hanno
assolutamente chiaro il funzionamento dei mercati finanziari.” E per
rispondere a questa esigenza, per costruire una società maggiormente
consapevole in materia di economia, è nato nel 2012 a Torino il Museo
del Risparmio, diretto da Paladino e promosso da Intesa Sanpaolo.
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qui
firenze
Sul
palco, destinatari sconosciuti
Dopo
il successo milanese Rosario Tedesco, regista e attore, ha presentato
per due sere a Firenze, al Teatro Niccolini, il suo adattamento scenico
di Destinatario sconosciuto, il libro scritto da Katherine Kressmann
Taylor nel 1938 in forma di racconto epistolare che ben riflette quanto
accadeva nel periodo dell'ascesa di Hitler.
Nei brillanti monologhi dei due attori sul palco - lo stesso Rosario
Tedesco nella parte dell'ebreo Max, e Nicola Bortolotti nelle vesti di
Martin, il futuro nazista, - seguiamo lo scambio di lettere tra tra i
due uomini, fin da giovani grandi amici, e ora soci d'affari nella
vendita di quadri tra gli Stati Uniti e la Germania.
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Oltremare – Bowling |
La
partita di bowling è iniziata, e siamo tutti invitati a indossare le
scarpette bicolore e sederci a guardare. Non usa il tifo, quindi tocca
stare buoni e seguire il gioco senza schiamazzi eccessivi. Il primo
birillo a cadere ha la faccia tonda e i capelli lisci e biondi di Tzipi
Livni, che oggi ha annunciato il ritiro della sua persona dalle
elezioni prossime venture e, dice, dalla politica tout-court. Sarà da
vedere. Certo il suo partito dopo la rottura improvvisa e non
coordinata con Livni da parte di Gabbai (in effetti, un siparietto ai
limiti della sceneggiata napoletana) non si era ripreso, e nessun
sondaggio lo dava oltre il 3.25%, li minimo per entrare alla Knesset.
Daniela Fubini
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Per capirci |
Alcuni concetti, per contarci, poiché a volte necessita il farlo:
1) l’aggressione ad Alain Finkielkraut è contro ognuno di noi: noi
democratici, noi che crediamo nelle virtù repubblicane, noi che
cerchiamo nella mediazione democratica la ragione della nostra stessa
coesione;
2) colpire un uomo indifeso, in quanto esponente di una minoranza al
contempo nazionale (un intellettuale francese ebreo, laico e
repubblicano) e transnazionale (poiché espressione di un pensiero di
vita che travalica i confini degli Stati) è lo strumento per
brutalizzare l’intera collettività, francese ed europea, riconducendola
alla sue pulsioni più elementari e primitive;
3) sempre più spesso l’antisemitismo utilizza l’”antisionismo” come
vettore di autoaffermazione e di manifestazione pubblica; sempre più
spesso dovremo confrontarci con questo stato di cose.
Claudio Vercelli
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Controvento - La Scienza e noi |
Siamo
umani perché abbiamo il linguaggio. Gli animali sono in grado di
articolare suoni, anche sofisticati, le piante comunicano tra loro
attraverso un alfabeto chimico, delfini e squali utilizzano i sonar per
tenersi in contatto. Ma solo noi (almeno così sembra) abbiamo
sviluppato la sintassi, ovvero la possibilità di combinare all’infinito
le parole secondo regole convenzionali che ci consentono di comporre
poesie, riflettere sull’infinito, e porci domande su che cos’è il
linguaggio.
Viviana Kasam
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