Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Nel
contesto di uno dei più arditi dialoghi tra Mosè e D.O, allorquando il
profeta ardisce chiedere al Signore “Mostrami per favore la tua gloria”
Esodo 33,18), l’Eterno gli risponde manifestandogli l’impossibilità,
per Mosè stesso come per ogni uomo, di percepire la pienezza
dell’essenza divina "Mi vedrai da dietro, ma il Mio volto non si vedrà”
(Esodo 33,23). Una delle interpretazioni di questa affermazione,
anch’essa di difficile comprensione per gli aspetti simbolici che
racchiude, è data dal midrash ( Mechiltà) che legge in questo passo il
senso del legame tra la Torah Scritta e la Torah Orale “Non è possibile
contemplare la Torah Scritta se non attraverso la Torah Orale”.
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Davide
Assael,
ricercatore
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L’orrenda
aggressione al filosofo Alain Finkelkraut (in quanto ebreo non in
quanto intellettuale di «destra») di cui tutti abbiamo visto le
immagini mostrano una volta di più quanto sia forte il sentimento
antisemita in Europa ed in particolare in Francia. Vecchie pulsioni mai
sopite, antisionismo di una sinistra radicale che oggi sta
riacquistando consensi elettorali (vedi Corbyn e Melanchòn),
antisionismo di matrice islamica, riemergere di una nazionalismo di
estrema destra sono tutti attori che contribuiscono a far sentire gli
ebrei europei più soli ed insicuri.
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Parigi contro l’odio
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“Esiste
un vecchio antisemitismo in stile anni Trenta che si ricicla oggi.
Tutti continuano a ripetere la frase di Brecht: ‘Il ventre che ha
partorito la bestia immonda è ancora fecondo’. Ed è vero, ma oggi la
Bestia Immonda esce anche da un altro ventre. Gli ebrei sono il primo
bersaglio di una convergenza delle lotte tra la sinistra radicale
antisionista e giovani di banlieue vicini all’islamismo”. È quanto
afferma Alain Finkielkraut in una intervista con Repubblica a pochi
giorni dall’aggressione subita a Parigi. Finkielkraut afferma: “Non
immaginavo quest’improvvisa notorietà. Un intellettuale come me di
solito parla dei suoi libri, non di fatti di cronaca di cui è
protagonista”.
La giornata di ieri, in Francia, è stata segnata da un nuovo gravissimo
episodio: la profanazione di un cimitero ebraico vicino Strasburgo. Ma
anche dalla mobilitazione indetta dalle principali forze politiche,
scese in piazza nella Capitale e in molte altre città per dire no
all’odio. “Doveva essere la giornata del riscatto, della reazione della
Francia repubblicana all’antisemitismo che ritorna e dilaga. E la
giornata di ieri lo è stata – spiega La Stampa – con una settantina di
manifestazioni in tutta la Francia per dire no a quella brutta bestia e
un fiume di persone (politici e pure tanta gente comune) che ha invaso
la piazza della République a Parigi”.
“Ventimila persone – scrive il Corriere – hanno riempito Place de la
République a Parigi, tra le quali il premier Edouard Philippe, gli
esponenti di una ventina di partiti e molti cittadini comuni. Non
Marine Le Pen con il suo Rassemblement National, non invitata.
Circostanza importante, perché rivela le divisioni che attraversano la
lotta contro l’antisemitismo”.
La profanazione è così commentata (su Repubblica) da Umberto Gentiloni:
“Una bestia nascosta che non muore mai, scompare per lunghi intervalli
per poi tirare fuori la testa con gesti visibili o clamorosi. Di nuovo
le svastiche a profanare cimiteri ebraici in terra d’Alsazia, dove più
forte è stata la tessitura per costruire un destino comune nel vecchio
continente lacerato da guerre e contrapposizioni in chiave franco
tedesca”.
Nota critica per Andrea Marcenaro, che sul Foglio scrive: “Nemmeno tre
settimane sono passate dal Giorno della Memoria e dagli editoriali
grondanti severi moniti e allarmanti previsioni. Bene. Repubblica.it
delle 17 e 34, nell’ultimo giorno da direttore di Mario Calabresi,
aveva messo la notizia su Quatzenheim al diciannovesimo posto. Dopo
Claudia Schiffer”.
Resta centrale, sulle pagine milanesi, la vicenda relativa ai lavori
sul Monte Stella. Ad aprire una nuova polemica sono Giancarlo Consonni
e Graziella Tonon, della direzione scientifica dell’archivio Piero
Bottoni, che su Repubblica accusano: “Il Giardino dei Giusti, se vuole
essere credibile e acquisire la più vasta adesione e il più vasto
consenso, deve a sua volta conquistarsi il suo spessore storico con
un’opera degna, di fondazione, non con una operazione parassitaria e
devastante”.
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la risposta agli episodi di antisemitismo
La Francia in piazza contro l'odio
La
risposta di Parigi e di molte città francesi è stata chiara: no
all’odio, no all’estremismo, no alle parole malate. Un presidio corale
contro l’antisemitismo che ha suscitato profonda emozione nel Paese a
poche ore di distanza dall’ennesima profanazione di un cimitero ebraico
vicino a Strasburgo, con molte lapidi imbrattate da svastiche, e con la
memoria ancora fresca dell’aggressione da parte di alcuni gilet gialli
al filosofo Alain Finkielkraut. Episodi che, hanno ricordato le
migliaia di cittadini francesi scesi in piazza, non possono essere
sottovalutati. Ma anzi richiedono una necessaria fermezza istituzionale
e civile.
“La lotta contro l’antisemitismo deve diventare una grande causa
nazionale” sottolinea in queste ore il Gran Rabbino di Francia Haim
Korsia, che ieri ha accompagnato il Presidente Emmanuel Macron in
visita al Memoriale della Shoah parigino. “Le parole – ha detto in una
intervista a La Croix – devono concretizzarsi in azioni. Serve un
controllo costante sulla rete, ma anche le sanzioni devono essere
applicate. Sradicare quest’odio che nasce dal pregiudizio e mette in
pericolo la nostra società è necessario”. Il Gran Rabbino ha anche
auspicato politiche educative a lungo termine: “Ciò che viene
realizzato ora è insufficiente. Non possiamo dire di aver fatto tutto
il possibile, perché sarebbe come abdicare. Ma la Repubblica non
abdicherà mai”.
Proprio Macron sarà oggi ospite della cena annuale del Crif, il
Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia. In
relazione a questo incontro, in una intervista con Le Parisien, il suo
presidente Francis Kalifat ha affermato: “Da Macron ci aspettiamo delle
azioni e delle decisioni che lascino il segno. Abbiamo bisogno di
misure forti per combattere quest’onda di antisemitismo che infetta il
nostro paese. Dalle parole bisogna passare ai fatti, applicando la
tolleranza zero”. Leggi
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verso le elezioni del 9 aprile
Israele, tempo di alleanze
È
tempo di alleanze politiche in Israele in vista delle elezioni del 9
aprile. In queste ore si parla di un possibile incontro tra il grande
sfidante del Premier Benjamin Netanyahu, l'ex generale Benny Gantz e
Yair Lapid, leader del partito di centro Yesh Atid. Un'eventuale unione
tra Hosen L'Yisrael, il partito di Gantz, e Yesh Atid porterebbe
secondo i sondaggi la compagine ad ottenere 32 seggi alla Knesset e
quindi darebbe più opportunità al duo Gantz-Lapid nella sfida contro il
Likud di Netanyahu (a cui i sondaggi attribuiscono al momento 30
seggi). Le trattative tra i due però, stando a quanto riportano i
giornali israeliani, si sono arenate sui disaccordi riguardanti la
leadership del partito e la composizione della lista elettorale
unificata. Uno dei principali interrogativi è se Lapid sarà disposto a
rinunciare alla sua richiesta di una rotazione di leadership con Gantz,
che, con il sostegno dei numeri, non vuole aprire a questa opzione.
“Non si può indebolire l'opportunità di un cambiamento storico a causa
di un dibattito sulle opportunità di lavoro”, ha dichiarato Gantz
durante la presentazione della sua lista, che già conta il sostegno
dell'ex ministro della Difesa Moshe Yaalon. “Oltrepassiamo le
differenze, uniamoci e vinciamo”, la sua esortazione. Molti analisti,
ricorda il Times Of Israel, dubitano che Lapid, che da tempo rincorre
la possibilità di diventare Premier, acconsentirà a rinunciare al primo
posto e a diventare il numero due di qualcuno. Lapid ha risposto
ufficialmente a Gantz dicendo di non voler lasciare “nulla di
intentato, faremo di tutto per assicurarci di non perdere
un'opportunità storica per sostituire il governo”. Mentre questo
confronto rimane aperto, Netanyahu ha deciso di occuparsi di un'altra
alleanza: quella dei partiti della destra nazionalista. Un tema per lui
tanto caldo da decidere di rimandare l'incontro con il Presidente russo
Vladimir Putin previsto per il 21 febbraio. Leggi
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qui torino
Oz, un ricordo a tre voci
“A
volte i miei genitori mi lasciavano prendere qualche libro dallo
scaffale di papà per portarlo fuori, in cortile e scrollargli la
polvere di dosso: non più di tre alla volta, per non guastare l’ordine,
perché ciascuno di essi tornasse esattamente al proprio posto. Era una
responsabilità tanto grande quanto piacevole, perché l’odore della
polvere dei libri mi eccitava, così a volte scordavo la mia missione e
restavo fuori invece di tornare […]”.
In una manciata di secondi e di parole ci si trova catapultati in
medias res tra le prime pagine di “Una storia di amore e di tenebra”.
Davanti a noi compare l’Amos Oz bambino, l’Amos Oz talmente immerso
nella lettura che fatica a riaffiorare “[…] un po’ come un annegato
privo di sensi che da distanze inimmaginabili lentamente riaffiora e
ritorna, seppure controvoglia, verso la valle di lacrime delle
quotidiane incombenze”.
Questo l’intento della serata organizzata dalla Comunità ebraica di
Torino assieme ai componenti del Get (Giovani Ebrei Torinesi). Diversi
i contributi di chi lo ha studiato, tradotto, interiorizzato
leggendolo: “Da Gerusalemme al mondo, la fortuna di un libro”, di
Giorgio Berruto; “Letteratura, traduzione e amicizia”, di Elena
Loewenthal; “L’impegno pubblico contro il fanatismo”, di Beatrice
Hirsch. Leggi
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Ticketless - Aridateci Begin
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Annullato
vertice Visegrad di Gerusalemme. Una buona notizia: le ombre di Shamir
e di Begin scuotono ancora, e per fortuna, la coscienza di Israele. Non
erano leader progressisti ma pazienza. Sulle colpe dei polacchi Begin
era disposto a litigare anche con I.B. Singer. Si sarà ricordato di
loro il nuovo ministro degli Esteri israeliano Yisrael Katz?
Alberto Cavaglion
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Periscopio - I gilet e Feltri
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Devo
confessare che mi sono stancato di dovere sempre stare attento a non
generalizzare, a non attribuire a una massa indistinta di individui la
responsabilità di gesti deprecabili compiuti da una minoranza (?), più
o meno estesa e rappresentativa, di vasti movimenti popolari. Mi sono
stancato di dovere sempre salvare la buona fede di una larga
maggioranza (?) di brave persone che eserciterebbero il sacrosanto
diritto di manifestare, di denunciare le ingiustizie del mondo, di
chiedere riforme e miglioramenti, e che si troverebbero, loro malgrado
(?), in cattiva compagnia.
Francesco Lucrezi, storico
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Periscopio - Lagerkapelle
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Nel
dicembre 1940 l’autorità militare di Auschwitz I Stammlager costituì
una Lagerkapelle, orchestra di deportati prevalentemente costituita da
ex militari e resistenti polacchi cechi, russi.
L’orchestra era diretta da Franz [Franciszek] Nierychło, Kapo delle
cucine di Auschwitz I, del quale i musicisti sopravvissuti ci
consegnano testimonianza di un individuo tanto spregevole quanto
musicalmente impreparato e inadeguato al ruolo; Nierychło fu
successivamente classificato Volksdeutsche e nel 1942 coscritto nella
Wermacht, gli subentrò l’eccellente compositore e direttore d’orchestra
polacco Adam Kopyciński.
Francesco Lotoro
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