28 febbraio 2018 - 13 Adar 5778

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20 Febbraio 2019 - 15 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL


alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Nel contesto di uno dei più arditi dialoghi tra Mosè e D.O, allorquando il profeta ardisce chiedere al Signore “Mostrami per favore la tua gloria” Esodo 33,18), l’Eterno gli risponde manifestandogli l’impossibilità, per Mosè stesso come per ogni uomo, di percepire la pienezza dell’essenza divina "Mi vedrai da dietro, ma il Mio volto non si vedrà” (Esodo 33,23). Una delle interpretazioni di questa affermazione, anch’essa di difficile comprensione per gli aspetti simbolici che racchiude, è data dal midrash ( Mechiltà) che legge in questo passo il senso del legame tra la Torah Scritta e la Torah Orale “Non è possibile contemplare la Torah Scritta se non attraverso la Torah Orale”. 
 
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Davide
Assael,
ricercatore
L’orrenda aggressione al filosofo Alain Finkelkraut (in quanto ebreo non in quanto intellettuale di «destra») di cui tutti abbiamo visto le immagini mostrano una volta di più quanto sia forte il sentimento antisemita in Europa ed in particolare in Francia. Vecchie pulsioni mai sopite, antisionismo di una sinistra radicale che oggi sta riacquistando consensi elettorali (vedi Corbyn e Melanchòn), antisionismo di matrice islamica, riemergere di una nazionalismo di estrema destra sono tutti attori che contribuiscono a far sentire gli ebrei europei più soli ed insicuri.
 
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Parigi contro l’odio
“Esiste un vecchio antisemitismo in stile anni Trenta che si ricicla oggi. Tutti continuano a ripetere la frase di Brecht: ‘Il ventre che ha partorito la bestia immonda è ancora fecondo’. Ed è vero, ma oggi la Bestia Immonda esce anche da un altro ventre. Gli ebrei sono il primo bersaglio di una convergenza delle lotte tra la sinistra radicale antisionista e giovani di banlieue vicini all’islamismo”. È quanto afferma Alain Finkielkraut in una intervista con Repubblica a pochi giorni dall’aggressione subita a Parigi. Finkielkraut afferma: “Non immaginavo quest’improvvisa notorietà. Un intellettuale come me di solito parla dei suoi libri, non di fatti di cronaca di cui è protagonista”.
La giornata di ieri, in Francia, è stata segnata da un nuovo gravissimo episodio: la profanazione di un cimitero ebraico vicino Strasburgo. Ma anche dalla mobilitazione indetta dalle principali forze politiche, scese in piazza nella Capitale e in molte altre città per dire no all’odio. “Doveva essere la giornata del riscatto, della reazione della Francia repubblicana all’antisemitismo che ritorna e dilaga. E la giornata di ieri lo è stata – spiega La Stampa – con una settantina di manifestazioni in tutta la Francia per dire no a quella brutta bestia e un fiume di persone (politici e pure tanta gente comune) che ha invaso la piazza della République a Parigi”.
“Ventimila persone – scrive il Corriere – hanno riempito Place de la République a Parigi, tra le quali il premier Edouard Philippe, gli esponenti di una ventina di partiti e molti cittadini comuni. Non Marine Le Pen con il suo Rassemblement National, non invitata. Circostanza importante, perché rivela le divisioni che attraversano la lotta contro l’antisemitismo”.
La profanazione è così commentata (su Repubblica) da Umberto Gentiloni: “Una bestia nascosta che non muore mai, scompare per lunghi intervalli per poi tirare fuori la testa con gesti visibili o clamorosi. Di nuovo le svastiche a profanare cimiteri ebraici in terra d’Alsazia, dove più forte è stata la tessitura per costruire un destino comune nel vecchio continente lacerato da guerre e contrapposizioni in chiave franco tedesca”.
Nota critica per Andrea Marcenaro, che sul Foglio scrive: “Nemmeno tre settimane sono passate dal Giorno della Memoria e dagli editoriali grondanti severi moniti e allarmanti previsioni. Bene. Repubblica.it delle 17 e 34, nell’ultimo giorno da direttore di Mario Calabresi, aveva messo la notizia su Quatzenheim al diciannovesimo posto. Dopo Claudia Schiffer”.

Resta centrale, sulle pagine milanesi, la vicenda relativa ai lavori sul Monte Stella. Ad aprire una nuova polemica sono Giancarlo Consonni e Graziella Tonon, della direzione scientifica dell’archivio Piero Bottoni, che su Repubblica accusano: “Il Giardino dei Giusti, se vuole essere credibile e acquisire la più vasta adesione e il più vasto consenso, deve a sua volta conquistarsi il suo spessore storico con un’opera degna, di fondazione, non con una operazione parassitaria e devastante”.
 
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  davar
la risposta agli episodi di antisemitismo
La Francia in piazza contro l'odio
La risposta di Parigi e di molte città francesi è stata chiara: no all’odio, no all’estremismo, no alle parole malate. Un presidio corale contro l’antisemitismo che ha suscitato profonda emozione nel Paese a poche ore di distanza dall’ennesima profanazione di un cimitero ebraico vicino a Strasburgo, con molte lapidi imbrattate da svastiche, e con la memoria ancora fresca dell’aggressione da parte di alcuni gilet gialli al filosofo Alain Finkielkraut. Episodi che, hanno ricordato le migliaia di cittadini francesi scesi in piazza, non possono essere sottovalutati. Ma anzi richiedono una necessaria fermezza istituzionale e civile.
“La lotta contro l’antisemitismo deve diventare una grande causa nazionale” sottolinea in queste ore il Gran Rabbino di Francia Haim Korsia, che ieri ha accompagnato il Presidente Emmanuel Macron in visita al Memoriale della Shoah parigino. “Le parole – ha detto in una intervista a La Croix – devono concretizzarsi in azioni. Serve un controllo costante sulla rete, ma anche le sanzioni devono essere applicate. Sradicare quest’odio che nasce dal pregiudizio e mette in pericolo la nostra società è necessario”. Il Gran Rabbino ha anche auspicato politiche educative a lungo termine: “Ciò che viene realizzato ora è insufficiente. Non possiamo dire di aver fatto tutto il possibile, perché sarebbe come abdicare. Ma la Repubblica non abdicherà mai”.
Proprio Macron sarà oggi ospite della cena annuale del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche di Francia. In relazione a questo incontro, in una intervista con Le Parisien, il suo presidente Francis Kalifat ha affermato: “Da Macron ci aspettiamo delle azioni e delle decisioni che lascino il segno. Abbiamo bisogno di misure forti per combattere quest’onda di antisemitismo che infetta il nostro paese. Dalle parole bisogna passare ai fatti, applicando la tolleranza zero”.
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verso le elezioni del 9 aprile
Israele, tempo di alleanze
È tempo di alleanze politiche in Israele in vista delle elezioni del 9 aprile. In queste ore si parla di un possibile incontro tra il grande sfidante del Premier Benjamin Netanyahu, l'ex generale Benny Gantz e Yair Lapid, leader del partito di centro Yesh Atid. Un'eventuale unione tra Hosen L'Yisrael, il partito di Gantz, e Yesh Atid porterebbe secondo i sondaggi la compagine ad ottenere 32 seggi alla Knesset e quindi darebbe più opportunità al duo Gantz-Lapid nella sfida contro il Likud di Netanyahu (a cui i sondaggi attribuiscono al momento 30 seggi). Le trattative tra i due però, stando a quanto riportano i giornali israeliani, si sono arenate sui disaccordi riguardanti la leadership del partito e la composizione della lista elettorale unificata. Uno dei principali interrogativi è se Lapid sarà disposto a rinunciare alla sua richiesta di una rotazione di leadership con Gantz, che, con il sostegno dei numeri, non vuole aprire a questa opzione. “Non si può indebolire l'opportunità di un cambiamento storico a causa di un dibattito sulle opportunità di lavoro”, ha dichiarato Gantz durante la presentazione della sua lista, che già conta il sostegno dell'ex ministro della Difesa Moshe Yaalon. “Oltrepassiamo le differenze, uniamoci e vinciamo”, la sua esortazione. Molti analisti, ricorda il Times Of Israel, dubitano che Lapid, che da tempo rincorre la possibilità di diventare Premier, acconsentirà a rinunciare al primo posto e a diventare il numero due di qualcuno. Lapid ha risposto ufficialmente a Gantz dicendo di non voler lasciare “nulla di intentato, faremo di tutto per assicurarci di non perdere un'opportunità storica per sostituire il governo”. Mentre questo confronto rimane aperto, Netanyahu ha deciso di occuparsi di un'altra alleanza: quella dei partiti della destra nazionalista. Un tema per lui tanto caldo da decidere di rimandare l'incontro con il Presidente russo Vladimir Putin previsto per il 21 febbraio.
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qui torino
Oz, un ricordo a tre voci
“A volte i miei genitori mi lasciavano prendere qualche libro dallo scaffale di papà per portarlo fuori, in cortile e scrollargli la polvere di dosso: non più di tre alla volta, per non guastare l’ordine, perché ciascuno di essi tornasse esattamente al proprio posto. Era una responsabilità tanto grande quanto piacevole, perché l’odore della polvere dei libri mi eccitava, così a volte scordavo la mia missione e restavo fuori invece di tornare […]”.
In una manciata di secondi e di parole ci si trova catapultati in medias res tra le prime pagine di “Una storia di amore e di tenebra”. Davanti a noi compare l’Amos Oz bambino, l’Amos Oz talmente immerso nella lettura che fatica a riaffiorare “[…] un po’ come un annegato privo di sensi che da distanze inimmaginabili lentamente riaffiora e ritorna, seppure controvoglia, verso la valle di lacrime delle quotidiane incombenze”.
Questo l’intento della serata organizzata dalla Comunità ebraica di Torino assieme ai componenti del Get (Giovani Ebrei Torinesi). Diversi i contributi di chi lo ha studiato, tradotto, interiorizzato leggendolo: “Da Gerusalemme al mondo, la fortuna di un libro”, di Giorgio Berruto; “Letteratura, traduzione e amicizia”, di Elena Loewenthal; “L’impegno pubblico contro il fanatismo”, di Beatrice Hirsch.
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l'addio al partito della deputata Joan Ryan
"Labour di Corbyn è antisemita
ed è una minaccia per tutti"

“Ho promesso che, a prescindere dal costo personale, mi sarei schierata a fianco della comunità ebraica nella lotta contro l'antisemitismo nel partito laburista. Questa settimana ho onorato questa promessa rassegnando le dimissioni da deputato laburista. Mi siederò ora con il neonato Gruppo Indipendente. Lasciarmi alle spalle un partito di cui faccio parte da 40 anni e che ho avuto l'orgoglio di servire come consigliere, deputato e ministro è estremamente doloroso”. A scriverlo sul britannico Jewish Chronicle, Joan Ryan, l'ultima deputata a dimettersi dal Partito Laburista inglese in aperta polemica con il suo leader Jeremy Corbyn.
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pilpul
Ticketless - Aridateci Begin
Annullato vertice Visegrad di Gerusalemme. Una buona notizia: le ombre di Shamir e di Begin scuotono ancora, e per fortuna, la coscienza di Israele. Non erano leader progressisti ma pazienza. Sulle colpe dei polacchi Begin era disposto a litigare anche con I.B. Singer. Si sarà ricordato di loro il nuovo ministro degli Esteri israeliano Yisrael Katz?

Alberto Cavaglion
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Periscopio - I gilet e Feltri
Devo confessare che mi sono stancato di dovere sempre stare attento a non generalizzare, a non attribuire a una massa indistinta di individui la responsabilità di gesti deprecabili compiuti da una minoranza (?), più o meno estesa e rappresentativa, di vasti movimenti popolari. Mi sono stancato di dovere sempre salvare la buona fede di una larga maggioranza (?) di brave persone che eserciterebbero il sacrosanto diritto di manifestare, di denunciare le ingiustizie del mondo, di chiedere riforme e miglioramenti, e che si troverebbero, loro malgrado (?), in cattiva compagnia.

Francesco Lucrezi, storico
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Periscopio - Lagerkapelle
Nel dicembre 1940 l’autorità militare di Auschwitz I Stammlager costituì una Lagerkapelle, orchestra di deportati prevalentemente costituita da ex militari e resistenti polacchi cechi, russi.
L’orchestra era diretta da Franz [Franciszek] Nierychło, Kapo delle cucine di Auschwitz I, del quale i musicisti sopravvissuti ci consegnano testimonianza di un individuo tanto spregevole quanto musicalmente impreparato e inadeguato al ruolo; Nierychło fu successivamente classificato Volksdeutsche e nel 1942 coscritto nella Wermacht, gli subentrò l’eccellente compositore e direttore d’orchestra polacco Adam Kopyciński.


Francesco Lotoro
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