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21 Febbraio 2019 - 16 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
L’unità deve essere una priorità assoluta delle comunità ebraiche in tutto il mondo. È inaccettabile avere spaccature all’interno, mentre ci sono così tante minacce dall’esterno.
 
Giorgio Berruto
Il fanatico? Un punto esclamativo ambulante. Sono parole di Amos Oz, un maestro vero. Ma esiste una cura per guarire il fanatico? Si tratta di trasformare i punti esclamativi in punti interrogativi, una terapia difficile che Oz ha condotto innanzitutto su se stesso. Il suo libro più bello e più importante, Una storia di amore e di tenebra, è pieno di punti esclamativi e di punti interrogativi. Ma la cosa più importante è che nella maggior parte dei casi questi segni così diversi sono espressioni della stessa persona: il bambino di cui lo scrittore mappa le inquietudini, le aspirazioni, i sogni; il bambino che nasce nella memoria dello scrittore e diventa sippur, racconto di vita.
 
I 100 anni di Primo Levi
Al via oggi le celebrazioni del Centenario della nascita di Primo Levi. Ad aprire il calendario delle iniziative, l’evento di oggi pomeriggio a Fossoli – campo di transito da cui lo scrittore venne deportato ad Auschwitz 75 anni fa – organizzato dal Centro internazionale di Studi Primo Levi di Torino e la Fondazione Fossoli: Fabrizio Gifuni leggerà alcuni brani tratti da Se questo è un uomo e I sommersi e i salvati (Corriere). E per celebrare il centenario, La Stampa dedicata due pagine a Levi e pubblica una sua lettera inedita del ’45, prima testimonianza della deportazione. “Com’è d’uso, i migliori sono scomparsi, e a cose finite la scena è stata invasa dall’ambizione e dalla dubbia fede. – scrive Levi – Le superstiti coscienze integre sono deluse: il fascismo ha dimostrato di avere radici profonde, cambia nome e stile e metodi ma non è morto, e soprattutto sussiste acuta la rovina materiale e morale in cui esso ha indotto il popolo”. “C’è già in quel testo la voglia, l’urgenza, il dovere del racconto”, spiega sul quotidiano torinese Ernesto Ferrero. Parlando dell’iniziativa a Fossoli e del clima antisemita in Francia, Michele Serra nella sua Amaca (Repubblica) scrive “Fare memoria, in questa Europa, non è più solo un dovere. È una pulsione vitale: per non morire di confusione. La confusione, dolosa, tra i liberi e i sopraffattori”.
 
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  davar
israele verso le elezioni
Blu e Bianca, ecco l'alleanza

che sfiderà Netanyahu
Alla fine Benny Gantz e Yair Lapid hanno trovato una quadra e hanno stretto un’alleanza politica per sfidare insieme l’attuale Premier Benjamin Netanyahu alle prossime elezioni. La lista si chiamerà “Blu e Bianco” (Kachol-Lavan – כחול לבן) e tra i primi 30 canditati vi saranno 13 nomi di Yesh Atid (il partito di Lapid), 12 di Hosen LeIsrael (il partito di Gantz), quattro del partito Talam di Moshe Ya’alon insieme a Gabi Ashkenazi, l’ex capo di Stato maggiore che un po’ a sorpresa ha deciso di unirsi al gruppo. Ashkenazi aveva detto di essere più vicino politicamente al Likud di Netanyahu ma evidentemente Gantz e Ya’aalon, con un passato comune alla guida dell’esercito, sono riusciti a convincerlo ad unirsi a loro. A lui è stato promesso il terzo spot nella lista. Gantz e Lapid si sono invece accordati per una rotazione alla guida del paese in caso di vittoria alle elezioni: per i primi due anni e mezzo il Premier sarà Gantz mentre Lapid dovrebbe diventarlo nella successiva metà del mandato, con Ya’alon ministro della Difesa
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l'annuncio di macron 
"Antisemitismo, adotteremo

la definizione dell'IHRA"
“Confermo che la Francia adotterà la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance. Non servirà modificare il codice penale. Si tratterà di affinare le pratiche dei nostri magistrati e dei nostri insegnanti”.
Queste le parole con cui il presidente Emmanuel Macron ha dato ieri l’annuncio del passo avanti che la Francia compirà sul piano della lotta all’antisemitismo, ospite della cena annuale del Crif, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche del Paese. Un passo avanti segnato dalla presa di coscienza che tra le voci che compongono questa minaccia vi è anche un antisionismo che si fa sempre più incisivo e inquietante.
Nella definizione dell’Ihra, tra i comportamenti individuati come antisemiti, vengono indicate le seguenti opzioni: “Accusare gli ebrei in quanto popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato la Shoah. Negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele sia una impresa razzista. Fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti”. Come ricorda il caso dell’aggressione al filosofo francese Alain Finkielkraut, un tema di stretta attualità.
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qui milano - il seminario
L'Italia e i conti con la storia
Decine di docenti hanno scelto di partecipare in queste ore a Milano al seminario di aggiornamento “Fare i conti con la nostra storia”, curato dallo Yad Vashem e dall’Associazione Figli della Shoah in collaborazione con la Regione Lombardia. “Noi Testimoni stiamo scomparendo. Per fare conti con nostra storia negli anni futuri ci sarà solo una speranza e siete voi insegnanti" le parole della senatrice a vita Liliana Segre ai docenti presenti nella sala del Palazzo della Regione e a chi seguiva l’evento in streaming dal Memoriale della Shoah di Milano. “La vostra presenza in cattedra sarà decisiva per l’educazione dei ragazzi, che sono come carta e posso assorbire il vostro inchiostro oppure no” ha sottolineato Segre durante la giornata di studio che ha visto nella prima sessione protagonisti Iael Nidam Orvieto, dell’Istituto Yad Vashem, Valeria Galimi, docente dell’Università di Firenze, Sabina Benussi del Liceo Petrarca di Trieste e lo storico sociale delle idee David Bidussa.
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jciak
La sfida di Nadav Lapid
La notizia della settimana è la vittoria di Nadav Lapid alla Berlinale. Il regista passerà alla storia come il primo israeliano a conquistare l’Orso d’oro con il film Synonimes, storia brillante e rabbiosa di Yoav, israeliano espatriato a Parigi. Prima di lui, a salire su quel podio, era riuscito solo Joseph Cedar, vincitore nel 2007 per il suo magnifico terzo film, Beaufort. La seconda e più recente notizia è che, mentre tutti attendevano uno scontro epico fra Lapid e la ministra della Cultura Miri Regev, non nuova alle sparate contro registi a suo dire colpevoli di infangare il nome di Israele (fra i bersagli, si segnala Shmuel Maoz con Foxtrot), lo scontro per ora non c’è stato.


Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Denunciare l'odio
Ogni denuncia dell’antisemitismo – sia essa pubblica (meglio) o privata, gridata o ragionata, di pancia o storicamente motivata – è sacrosanta, doverosa. Ieri come oggi, anzi, forse oggi ancor più di ieri. Dai gilet gialli al sostanziale silenzio del M5S sul loro “senatore” Elio Lannutti rilanciatore dei Protocolli dei savi Anziani di Sion, dalla stretta vicinanza tra il razzismo dilagante di matrice salviniana con gli slogan di Forza Nuova e Casa Pound, passando per le schifose parole di Vittorio Feltri e l’aggressione subita da Alain Finkielkraut – e chiedo scusa per avere messo i due nomi uno a fianco dell’altro.

Stefano Jesurum, giornalista
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Piccoli cittadini
Mi è recentemente capitato di partecipare ad un incontro in biblioteca con due classi quarte di una scuola primaria, in una zona multietnica di periferia. Come spesso mi trovo a pensare, l’apprendimento non nozionistico ma attivo passa attraverso figure di riferimento portanti, insegnanti che vogliono e sanno veicolare messaggi di analisi e di partecipazione.
Così, ci sono bambini di nove anni che ti spiegano il termine ‘resilienza’ – ci sono arrivati da soli, aggiunge la maestra di fronte allo stupore dei convenuti, partendo dall’osservazione delle piante in ambienti sfavorevoli.


Sara Valentina Di Palma
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Gilet gialli
Sull’aggressione a Alain Finkelkraut da parte dei “gilet gialli” è già stato detto molto ma può essere utile qualche altra riflessione. Intanto, sulle caratteristiche degli insulti che sono stati rivolti a Finkelkraut. Secondo quanto riportato dai media (prendiamo ad esempio il “Corriere della Sera” di domenica 17 febbraio) non gli è stato urlato soltanto “Sporco ebreo”, ma a questa ingiuria, diciamo così, tradizionale, si è aggiunta quella, più “moderna”, “Sporco sionista”. Gli aggressori non si sono limitati a gridare “La Francia è nostra” ma hanno aggiunto “Torna a Tel Aviv”. Si sono così saldati nell’immaginario dei “gilet gialli” l’antisemitismo storico – quello di Edouard Drumont, dell’Action Française, della Francia di Vichy, l’antisemitismo cioè della destra nazionalista – e quello (relativamente) nuovo, l’antisionismo, che ha una coloritura politica più variegata ma un segno prevalentemente di sinistra.

Valentino Baldacci
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