Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
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sperimentiamo il dolore, Dio non voglia, si può semplicemente aspettare
che il mondo venga e porga la sua pietà. Ci si può autocommiserare. Ma
in ultima analisi, per crescere, svilupparsi e andare avanti, è
importante che [quel dolore] port in noi un cambiamento.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Alla
domanda perché non insegnasse nei suoi corsi la storia delle
persecuzioni agli ebrei europei e della loro distruzione, lo storico
Yosef Hayim Yerushalmi rispondeva” Mi rifiuto di insegnare la maniera
in cui gli ebrei sono morti a degli studenti che non hanno la minima
idea di come sono vissuti”. Perché la conoscenza dell’ebraismo vivo è
prioritaria nella lotta contro il pregiudizio.
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Il Premio Campiello
a Le assaggiatrici
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500
persone hanno partecipato alla fiaccolata antirazzista organizzata dal
Comune di Melegnano, in provincia di Milano, per esprimere solidarietà
al 22enne senegalese Bakary Dandio e ai suoi genitori, vittime di
minacce razziste. Ad aprire il corteo, in fascia tricolore, è stato il
sindaco Rodolfo Bertoli. Oltre alle associazioni, tra cui l’Anpi, hanno
partecipato il parlamentare Pd Emanuele Fiano e la segretaria dem
Silvia Roggiani. “Siamo tutti Bakary”, è stato uno degli slogan
dell’iniziativa, ricorda la Stampa. A Milano si prepara intanto
un’altra marcia: “il 2 marzo facciamo una marcia, che vuole combattere
questo razzismo dilagante – ha dichiarato a un evento milanese il
sindaco Giuseppe Sala -. Non è una marcia per i migranti, come qualche
giornale ha scritto. Vi invito tutti a partecipare, perché anche questa
è la dimostrazione che noi non ce ne stiamo tranquilli, solo perché le
cose qui vanno bene. Prima le cose giuste e poi il consenso elettorale
verrà”. Sala ha inoltre denunciato la presenza “di un’anima fascista
nella Lega”, “Mi auguro però che prevalgano quelle istanze che invece
sono lontane dal fascismo” (Corriere Milano).
Il peso delle parole. Su Repubblica Stefano Bartezzaghi riflette sulle
vergognose parole del consigliere comunale leghista umbro Massimiliano
Galli contro la cantante Emma Marrone: quest’ultima in un concerto ad
Ancona aveva invitato ad aprire i porti mentre Galli su Facebook “l’ha
esortata ad aprire lei, piuttosto, le gambe: e a pagamento”. La Lega ha
detto che espellerà Galli ma Bartezzaghi spiega che ci sono diversi
motivi per non ritenere chiusa la questione. Tra questi, l’ennesimo
sdoganamento della violenza verbale. “La legittimazione della riduzione
di una donna giovane e famosa a oggetto sessuale questa volta non è
passata. – scrive Bartezzaghi – Bene, ma in altre occasioni si sono già
sentiti sibilare auguri anche e persino di stupro e morte. Non vanno
misurati con il metro dell’esagerazione, del limite spostato un po’ più
in là. Vanno visti per quel che sono: mattoni che edificano un universo
di discorso in cui la violenza verbale rimanga l’unica regola di
correttezza a cui attenersi”.
Genova, ricordando Primo Levi. Oggi pomeriggio (17.45), nel Salone del
Maggior consiglio a Palazzo Ducale a Genova andrà in scena l’incontro
“Primo Levi e la memoria”, organizzato dal Centro culturale Primo Levi
e dalla Comunità ebraica della città. Il presidente della Comunità,
Ariel Dello Strologo introdurrà Marco Belpoliti, professore di
Letteratura italiana all’Università di Bergamo e curatore dell’edizione
critica delle Opere di Primo Levi per Einaudi. “Abbiamo deciso di
celebrare Primo Levi con il tema della memoria – spiega il presidente
del Centro Culturale Primo Levi Piero Dello Strologo a Repubblica
Genova – perché al centro della sua ricerca. Levi ha dimostrato come si
possa trasferire la memoria nel modo più semplice e disincantato
possibile”.
Slow reading. “Oggi in molti parlano di slow food, di cibo lento. Per
me è importante anche lo slow reading, la lettura lenta”, spiega al
Sole 24 Ore lo storico Carlo Ginzburg riflettendo sull’importanza della
lettura come strumento di contrasto alle fake news.
Firenze e pregiudizio. Repubblica Firenze riporta della volontà della
Comunità ebraica fiorentina di portare avanti un’indagine interna per
capire se vi siano stati casi di antisemitismo che gli iscritti hanno
subito ma non hanno denunciato.
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le parole del sindaco di londra sadiq khan
"Laburisti, è ora di fare pulizia.
Fuori gli antisemiti dal partito"
“La
parte più dolorosa della scorsa settimana per me è stata guardare
un'amica, Luciana Berger, parlare dell'orribile abuso antisemita che ha
subito per mesi e mesi. Chiunque abbia parlato con lei o l'abbia
ascoltata avrà visto quanto profondamente l'ha ferita. Luciana non è
sola. È devastante che così tanti ebrei ora sentono che i laburisti, un
partito che dovrebbe essere la loro casa naturale, non hanno a cuore i
loro interessi e, peggio, sembra loro di non essere disposti ad
affrontare il flagello dell'antisemitismo al loro interno”. La denuncia
è di una figura di spicco del partito laburista britannico. Sadiq Khan,
sindaco di Londra, ha scelto le colonne del Guardian per mandare un
messaggio al suo partito: è ora di cambiare e affrontare il problema
interno dell'antisemitismo. Nell'elencare i successi del passato e
ricordare la sua lunga militanza nei laburisti, Khan – tra i
protagonisti assieme al rabbino capo di Gran Bretagna Ephraim Mirvis
(nell'immagine a fianco al sindaco) di iniziative contro
l'antisemitismo – riconosce che negli ultimi anni il Labour “è stato
troppo lento nell'affrontare le preoccupazioni della comunità ebraica e
nel cacciare la minoranza di membri e sostenitori laburisti che
ritengono accettabile l'uso di metafore antisemite e insulti - sia
online che nelle riunioni locali del Labour. Questo ha portato a un
crollo della fiducia tra i laburisti e la comunità ebraica”. Leggi
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Contro le deleghe |
Ha
qualcosa di molto discutibile l’idea, abbondantemente diffusa, che
dinanzi alle manifestazioni assortite e vivacissime di intolleranza (un
trend in deciso aumento) l’unica via perseguibile sia quella
giudiziaria, magari creando nuove fattispecie di reato. In una sorta di
proliferazione incontrollata. Fa il paio, andandovi a braccetto, con
quella universalmente diffusa per la quale il mestiere di storico
consista essenzialmente nell’emettere condanne o nell’avallarne la loro
emissione. L’uno e l’altro atteggiamento - infatti - non rispondono ad
un bisogno di giustizia, anche se da parte di coloro che li esprimono
sono invece vissuti in tali termini. Così come neanche di risarcimento
delle vittime. Piuttosto, rischiano di essere l’indice di un’impotenza,
quella del mondo politico nel governare i processi di trasformazione
sociale. Ai quali si contrappone, invece, una specie di fallace e
illusoria società dei divieti, appaltata ai codici e alla magistratura.
Claudio Vercelli
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