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 26 Febbraio 2019 - 21 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Michael Ascoli, rabbino
“E io che ci posso fare?”. “Se la società che mi circonda è tutta basata su falsi da una parte ed esagerazioni dall’altra, se i politici non fanno che mentire in continuazione e anche sul lavoro non tutto è così pulito, io mica posso da solo cambiare le cose!”. In effetti no, nessuno cambia il mondo da solo. Però l’autoindulgenza non è lecita. Se niente è perfetto, vi sono comunque cose fatte meglio e altre peggio. Se nulla è perfettamente immacolato, esistono macchie più o meno grosse. Il dettame biblico “ti allontanerai dalla menzogna” (Shemot, 23:7) implica un’azione, l’allontanarsi, il prendere le distanze. Non mentire non basta. Quei commentatori che contano questo come uno dei 613 precetti (vi è chi invece lo accorpa ad altri), lo annoverano appunto fra i precetti positivi. È dunque una cosa da fare, non qualcosa da cui astenersi.
 
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
Ebrei, ascoltate me, dissociatevi. E fate in fretta.
La settimana scorsa, la trasmissione Prima Pagina, di Rai Radio3, è stata condotta da una giornalista, Sara Menafra, che ha lavorato al Messaggero, al Manifesto, al Secolo XIX e al Sole 24 Ore e, per colmo di ironia, si è occupata di Fosse Ardeatine. E meno male che l’ha fatto. Chissà se non l’avesse fatto.
Le telefona un’ascoltatrice, Vera Pegna, una scrittrice che parla finalmente in buon italiano, per dire la sua sugli insulti parigini al filosofo Finkielkraut: “sporco ebreo, sporco sionista, viva la Palestina”. Per lei Alain Finkielkraut è, innanzitutto, ‘un signore anziano’. Il suo nome non è evidentemente politically correct, per cui decide di non pronunciarlo. Né lo pronuncerà mai la conduttrice. ‘Un anziano signore’. Sorvoliamo.
 
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L'appello della Segre
Per la senatrice a vita Liliana Segre “un esame di Maturità senza la storia mi fa paura”. Ed è per questo che ha chiesto un incontro al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti. Spera di convincerlo a reintrodurre la Storia come traccia nella prima prova scritta d’esame. “Vorrei capire il perché della soppressione della storia, che ritengo un atto molto grave. – afferma a Repubblica la Segre – Io mi sono sempre occupata di memoria. Ma memoria e storia vanno insieme. Da trent’anni rendo testimonianza sulla Shoah nelle scuole, e vedo la fatica che talvolta fanno i professori per contestualizzare il mio racconto. Può capitare che nell’ultima classe delle superiori non si arrivi a svolgere l’intero programma e ci si fermi alla Grande Guerra. Invece sarebbe utile studiare i totalitarismi, i genocidi e la complessità di tutto il Secolo Breve”. Negli ultimi otto anni, meno del 3 per cento degli studenti ha scelto la traccia storica. “Troppo pochi”, sottolinea la sopravvissuta che d’altro canto spiega come la soluzione non sia la cancellazione della traccia dalla prima prova. “Non ci si pone il problema di come venga insegnata. I docenti sono ancora capaci di rendere affascinante lo studio del passato? Lo dico con grande rispetto per figure eroiche che in Italia non vedono riconosciuto il proprio ruolo. Che entusiasmo si può coltivare con una remunerazione che svilisce? Detto ciò, io mi imbatto spesso in professori molto bravi e nutro una gratitudine enorme per quello che riescono a fare”.
 
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  davar
l'iniziativa usa per il medio oriente
Negoziato, il piano Kushner:

'Lavoriamo per confini sicuri'
Gli Stati Uniti vogliono il supporto dei paesi del Golfo per il loro piano di pace tra israeliani e palestinesi. Un piano di cui si sa poco o nulla ma che Jared Kushner, consigliere e genero del Presidente Usa Donald Trump, ha presentato nelle scorse ore in Oman a diplomatici locali e degli Emirati Arabi Uniti. In una rara intervista, Kushner, a cui è affidato team per il negoziato di pace della Casa Bianca, ha detto a Sky News Arabia che il piano Usa si concentrerà sul “tracciare i confini” tra Israele e i palestinesi e risolvere le questioni centrali del conflitto. Il genero di Trump, nel Golfo assieme all’inviato speciale per il Medio Oriente Jason Greenblatt, ha spiegato in televisione che il piano non è molto diverso da quanto discusso negli ultimi 25 anni ma che allo stesso tempo il suo entourage ha cercato di trovare soluzioni originali ai problemi. Ha detto che il piano avrà un impatto economico su Israele, sui palestinesi e sull’intera regione.
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qui milano - la mostra al memoriale
Weisz, il calcio non dimentica
Un viaggio nella storia sportiva e famigliare di un allenatore che portò in alto l’Inter e il Bologna, a cui la persecuzione antiebraica strappò prima l’identità e poi la vita. “Arpad Weisz – se il razzismo entra in campo” è il titolo della mostra inaugurata al Memoriale della Shoah di Milano e dedicata all’ebreo ungherese Weisz, grande figura del calcio anni ’30, assassinato dai nazifascisti ad Auschwitz insieme alla sua famiglia. L’esposizione, curata dal Museo ebraico di Bologna in collaborazione con la casa editrice Minerva, è un tributo all’allenatore e al contempo il segno che lo sport può essere uno strumento di Memoria, come ha ricordato il presidente del
Memoriale della Shoah Roberto Jarach durante l’inaugurazione.
Un evento a cui hanno preso parte rappresentanti delle società sportive in cui Weisz ebbe un ruolo da protagonista. In particolare per l’Inter, con cui il Memoriale ha avviato da tempo una collaborazione, era presente l’ad Giuseppe Marotta.
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qui buenos aires
L'aggressione al rabbino capo:

'Attacco con matrice antisemita'
Profondo sconcerto per le violenze subite nella propria abitazione da Gabriel Davidovich, rabbino capo d’Argentina, ricoverato in ospedale con una serie di gravi fratture. Un’aggressione che i vertici dell’ebraismo argentino hanno denunciato come episodio dai chiari connotati antisemiti, citando anche la frase “Sappiamo che sei il rabbino dell’Amia” che gli assalitori avrebbero rivolto al rabbino capo.
Con Amia si intende l’Associazione Mutualità Israelita Argentina che nel 1995 fu colpita da un drammatico attentato a probabile regia iraniana in cui restarono uccise 85 persone e in cui oltre 300 furono i feriti. Una ferita ancora aperta e su cui molte sono le ombre, anche in ragione dell’uccisione in circostanze misteriose del procuratore Alberto Nisman primo accusatore del governo dell’allora presidentessa Cristina Kirchner.
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il premio cinematografico
Roma, i nastri d'argento

tra identità e Memoria 
Identità ebraica alla prova del Novecento e sfida della Memoria. Temi centrali in questa edizione dei prestigiosi Nastri d’argento, i riconoscimenti del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani che saranno assegnati nella serata di domani a Roma (l’annuncio delle cinquine è previsto in giornata).
Nella categoria “Cinema del reale”, tra le pellicole in corsa, spiccano infatti alcuni documentari dedicati alla ferita delle Leggi razziste promulgate dal fascismo nel ’38 e alle successive deportazioni come “1938: Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber, “1938 Diversi” di Giorgio Treves, “La razzia” di Ruggero Gabbai. Ma anche “Tutto davanti a questi occhi”, di Walter Veltroni, che ha per protagonista il Testimone Sami Modiano. In corsa nella categoria “Eventi d’arte” anche il documentario “Hitler contro Picasso e gli altri”, di Claudio Poli.
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pilpul


Storia di un genio
“Salinger – La vera storia di un genio”, di Kenneth Slawenski, è appena uscito da noi, per i tipi della Newton Compton; il titolo originale era “J.D. Salinger: a life” (oppure “J. D. Salinger: a life raised high”, a seconda delle edizioni). Non è secondario che il formato Kindle costi in italiano la metà di quello in originale, anche se talune traduzioni (“scrutinio” per “scrutiny”, per esempio, mi lasciano dubbioso, ma lascio la risposta agli anglisti, mi sembra più prudente).
Jerome David Salinger (Usa, 1919/2010), come ciascuno sa, gode di fama non effimera grazie a “The catcher in the Rye”; in francese “L’Attrape-cœurs”, in spagnolo, in modo più aderente “El guardián entre el Centeno”. Il titolo italiano (“Il giovane Holden”) è senz’altro più suggestivo; d’altronde, noi eravamo bravi per i titoli: non è da tutti trasformare “Stagecoach” in “Ombre rosse”. Poi, in Italia, siamo andati un poco indietro, visto che qualche bestseller di autori italiani riprende dal passato, ossia, s’ispira oppure copia senza ritegno.


Emanuele Calò
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La democrazia difficile
Parto da una constatazione che proponevo nel mio ultimo intervento. “La civiltà, la convivenza costruttiva, la conoscenza formatrice sono coltivate ormai da esigue minoranze, sparute élites indispensabili quanto fragili. Nei movimenti di massa in ascesa trionfa la barbarie”. Provo a esprimerla meglio attraverso alcune domande e a sviluppare alcune riflessioni. Perché i movimenti di massa in crescita, i populismi/sovranismi contemporanei, producono demagogia anziché democrazia scivolando inevitabilmente verso l’intolleranza e il risentimento collettivo? Perché quelli che erano partiti di massa e continuano a costruire modelli democratici usando linguaggi e strumenti democratici sono ormai diventati gruppi elitari incapaci di dare risposte concrete alle masse, cioè di creare strutture politiche e sociali realmente aperte, efficienti, eque? O almeno di affermarle in modo duraturo creando intorno a sé approvazione e dinamiche costruttive?

David Sorani
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