QUI MILANO - IN PIAZZA PER CELEBRARE LA LIBERAZIONE
25 Aprile, una festa per la rinascita dell'Italia
L'Italia, a partire dal corteo nazionale a Milano, scende in piazza per festeggiare il 74esimo anniversario della Liberazione. Lo fa ricordando gli eroi che scelsero di combattere il nazifascismo, dai partigiani ai volontari della Brigata Ebraica, ricordando chi sacrificò la propria vita in nome dell'Italia libera. “La Festa del 25 Aprile ci stimola a riflettere su come il nostro Paese risorse dalle rovine della guerra. - ha ricordato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - Un nuovo risorgimento per un popolo che ha saputo resistere. Tutti conosciamo le gesta dei partigiani, nelle montagne e nelle città. Così come l'appoggio dei civili a chi sfuggiva a un destino di morte. Conoscere la tragedia che l'Italia attraversò in quel periodo aiuta a comprendere le tante sofferenze che si consumano alle porte dell'Europa”. Un messaggio chiaro che portano con sé le migliaia di persone che in queste ore partecipano al corteo nazionale di Milano, dove, come negli scorsi anni, sfilano i vessilli dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Brigata Ebraica. "Una presenza importante - sottolinea a Pagine Ebraiche il sindaco della città di Milano Giuseppe Sala, aprendo il corteo - La Brigata Ebraica è una testimonianza di quel momento fondamentale di lotta per la libertà. Contestarla, significa essere ignoranti".
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QUI ROMA - IN PIAZZA PER CELEBRARE LA LIBERAZIONE
“25 Aprile, basta divisioni”
Un fermo no a ogni forma di annacquamento e strumentalizzazione del 25 Aprile, dei suoi valori fondanti e del suo riflesso oggi nel nostro presente e futuro. È il messaggio condiviso da rappresentanti istituzionali e rappresentanti dell’ebraismo italiano e romano che oggi hanno partecipato alle iniziative in ricordo della Liberazione e del contributo degli ebrei italiani partigiani e dei soldati della Brigata Ebraica alla sconfitta del nazifascismo.
Primo appuntamento, pochi minuti dopo la cerimonia solenne all’Altare della Patria insieme al Capo dello Stato Sergio Mattarella, è alla sinagoga di via Balbo in cui la Brigata Ebraica insediò il proprio quartier generale nella città appena liberata.
“Il 25 Aprile è una grande festa nazionale che dobbiamo tutti festeggiare per ricordare due cose. Innanzitutto per ricordare da dove veniamo, che cosa è successo in Italia, e come siamo stati in gradi come popolo di liberarci da regimi come quello fascista. La seconda cosa importante è che la nostra Costituzione va ancora attuata in molti punti: dalla sanità, al lavoro, al principio di eguaglianza” dichiara il vicepremier Luigi Di Maio, accompagnato in sinagoga dai ministri Alfonso Bonafede e Giulia Grillo. Ad accogliere la delegazione del governo ci sono tra gli altri la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni, la presidente UCEI Noemi Di Segni, il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder. “Sono qui – aggiunge Di Maio – perché questo è un momento che ci unisce e ci deve unire sempre di più. Non è il momento delle divisioni, dev’essere un giorno di unione. Per questo ringrazio la comunità ebraica per avermi accolto”.
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FESTA DELLA LIBERAZIONE - LA NOTA DELLA PRESIDENTE UCEI
“25 Aprile sia messo al riparo da oblio
e strumentalizzazioni non pertinenti”
Celebriamo oggi un nuovo appuntamento con il 25 Aprile, la festa della libertà riconquistata con sacrificio dopo anni di spietata dittatura e la festa della libertà affermata, da tramandare, ravvivare, che siamo tutti indistintamente chiamati a difendere con la massima consapevolezza e determinazione.
Il 25 Aprile è quindi la festa identitaria dell’Italia. Un appuntamento con la Storia, con la Patria, con la nostra bandiera, che non potrà mai essere un appuntamento “divisivo”, ma il riconoscimento collettivo di quanto avvenuto nelle nostre città, e soprattutto occasione per formare coscienze, educare i giovani, responsabilizzare chi ha incarichi istituzionali, di ogni rango, e ha giurato sulla Costituzione.
Quello che oggi rivolgo è un invito alla coerenza, perché i valori del 25 Aprile sono inconciliabili con manifestazioni di apologia del fascismo, di nostalgia di un passato oscuro attraverso cori, striscioni e quant’altro, con l’intitolazione di strade e piazze alla memoria dei protagonisti del razzismo fascista.
È bene anche sottolineare, per sgombrare il campo da ulteriori equivoci, che il 25 Aprile è dedicato al ricordo esclusivo della Liberazione dal nazifascismo. Tutte le altre pretese di liberazione, tutti gli altri aneliti di libertà vera o presunta, e altre cause cui esprimere deferente rispetto, vanno affrontate in altre sedi e non in questa ricorrenza.
Il 25 Aprile è un grazie a che ci ha riconsegnato la libertà: le forze alleate, i partigiani, i tanti volontari accorsi sotto diverse bandiere.
Significativo fu in quei mesi drammatici il contributo dell’ebraismo italiano, perseguitato dai nazifascisti ma in prima linea in molte azioni decisive della Resistenza. E al suo fianco quello degli eroici volontari della Brigata ebraica, accorsi da lontano ma accomunati dallo stesso ideale di libertà, che si distinsero in molte prove di coraggio sacrificando in alcuni casi la loro vita, contribuendo poi a risollevare le nostre comunità dalle macerie e dalla disperazione.
A tutti coloro che si spesero per questa causa, va oggi il nostro commosso ringraziamento e per loro siamo oggi presenti nelle piazze e nelle sedi di ogni celebrazione.
Noemi Di Segni, Presidente UCEI
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L'ITALIA IN PIAZZA PER CELEBRARE LA LIBERAZIONE
“25 Aprile, festa di tutti”
Tutte le Comunità ebraiche italiane in prima linea nelle celebrazioni del 25 Aprile, anche nel segno dell’eroico contributo degli oltre 2mila partigiani che presero parte alla Resistenza e del coraggio dei volontari della Brigata Ebraica, arrivati dall’allora Palestina mandataria (il futuro Stato di Israele) per liberare l’Italia dal nazifascismo.
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QUI LIVORNO - LA GIORNATA DI STUDI DEDICATA ALLA TESTIMONE DELLA SHOAH
Frida Misul, il coraggio delle parole
 “Colei che ha sofferto / comprende molte cose / che non possono essere / comprese da colui la cui / vita trascorse / senza l’ombra del dolore”. Parole di Frida Misul, ebrea livornese deportata ad Auschwitz-Birkenau che, sopravvissuta all'orrore, sarà tra le prime a scrivere un'opera letteraria di Testimonianza della Shoah. Alla sua figura, al suo coraggio di testimoniare, è dedicata la giornata di studi organizzata per domenica 28 aprile (ore 10.00 - Fortezza Vecchia di Livorno) dal Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici dell’Università di Pisa, dalla Comunità Ebraica di Livorno e dall’Unione delle Comunità. Patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Livorno e dalla Fondazione Bassani di Ferrara, l’iniziativa intitolata “Frida Misul, nel centenario della nascita: Donne, Shoah, Resistenza” si inserisce nel quadro delle cerimonie per la Festa della Liberazione e aprirà con la presentazione del volume Frida Misul, Canzoni tristi. Il diario inedito del Lager (3 aprile 1944-24 luglio 1945) Livorno, S. Belforte 2019, con l’intervento del curatore, il professore Fabrizio Franceschini dell’Università di Pisa, della collega Roberta Cella e di Catia Sonetti dell’Istoreco Livorno.
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Rassegna stampa
“Il 25 Aprile,
un secondo Risorgimento”
“La festa del 25 Aprile ci stimola a riflettere come il nostro Paese seppe risorgere dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. Un vero secondo Risorgimento in un Paese materialmente distrutto e gettato nello scompiglio dal regime fascista nemico e da quello monarchico”. Le parole del Capo dello Stato Sergio Mattarella segnano la vigilia delle festa della Liberazione, anche quest’anno caratterizzata da momenti di tensione, da strumentalizzazioni politiche e da una aperta provocazione di stampo fascista, opera di alcuni tifosi della Lazio in trasferta a Milano. È sui fatti di Piazzale Loreto, ultimo di una serie di episodi che vedono mondo ultrà ed estrema destra a braccetto, che si concentra l’attenzione di molti. L’invito in generale è a non sottovalutare quanto accaduto, opera di pochi ma specchio di un inquietante scenario che va consolidandosi anche lontano dalle curve. Si legge ad esempio sul Corriere: “Quella mini-parata in piazza, proprio perché maturata in un ambito para-calcistico, diventa l’esempio plastico di quel che può comportare una concezione della storia ridotta a derby; la conseguenza visibile e scioccante di schieramenti e ideologie declassate a tifo, prese a pretesto per marcare una presenza e proclamare identità che, pur di affermarsi, rinnegano la memoria collettiva di un Paese”.
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QUI ROMA - BEAUTIFUL ISRAEL
Tutela dell'ambiente, l’esempio d'Israele
Anche Beautiful Israel Italia tra le realtà coinvolte nell’edizione 2019 di “Villaggio per la terra", iniziativa per l’ambiente in più giornate in programma a Roma sulla Terrazza del Pincio e al Galoppatoio di Villa Borghese. Proprio al Galoppatoio, domenica alle 17, si terrà infatti un incontro sul tema “Cambiamenti climatici e rispetto per l’ambiente: il punto di vista di uno psicoanalista, l’esperienza israeliana” curato da Alberto Sonnino, medico psichiatra, membro della Società Psicoanalitica Italiana e dell’International Psychoanalytical Association oltre che presidente di Italian Council for a Beautiful Israel.
SORGENTE DI VITA
Gli ebrei di Francia oggi
Si apre con un ampio servizio sull’antisemitismo a Parigi e in Francia la puntata di Sorgente di Vita in onda su Rai Due domenica 28 aprile.
In una intervista il filosofo Alain Finkielkraut, accademico di Francia e tra i più importanti intellettuali francesi, a seguito dell’aggressione subita alcune settimane fa nel corso di una manifestazione dei “gilet gialli”, delinea la sua visione della situazione, tra paura per il radicalismo islamico che coinvolge i giovani delle banlieus, e le speranze per una società che si è dimostrata solidale con lui e con la comunità ebraica.
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JCIAK
Ungheria, Polonia e il veleno dell'odio
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Quando ho letto cos'è successo a Pruchnik mi è tornato in mente 1945 di Ferenc Torok, uno dei film più inquietanti di questi anni. Qualche giorno fa, a Pruchnik, un paesino di 3 mila 500 abitanti nel sud est della Polonia, un fantoccio raffigurante Giuda con le fattezze stereotipate di un ebreo ortodosso è stato picchiato, impiccato e dato alle fiamme in occasione del venerdì santo.
L'episodio ha fatto il giro del mondo e la condanna della Chiesa non si è fatta attendere. Le immagini sono brutali. La folla si accanisce sul fantoccio con violenza e i bambini partecipano con entusiasmo. È un rituale che rimanda dritti al Medioevo e porta allo scoperto quel groviglio d'odio e pregiudizi che il regista ungherese Torok ha illuminato con coraggio, ribaltando la retorica di tante narrazioni della Shoah.
In 1945 (realizzato nel 2017) a innescare la catena di eventi è l'arrivo di due ebrei ortodossi. Il paese è immerso nei preparativi per il matrimonio del figlio del vicario e la giornata scivola morbida nel caldo torrido di agosto. Quando il treno lascia alla stazione i due uomini, un giovane e un vecchio, basta poco perché la voce si sparga.
Mentre i due si avviano verso il villaggio con le loro misteriose casse che poi si scoprirà contengono profumi, una tempesta di sospetti, paure e ricordi intollerabili sconvolge gli animi. Siamo in Ungheria all'indomani della guerra e tutti in paese hanno qualcosa da farsi perdonare e da dimenticare.
Daniela Gross
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Festa d'aprile
 Eccoci arrivati anche quest'anno al 25 aprile. E, come ogni anno, c'è in Italia chi festeggia e c'è chi no. Così avviene, probabilmente, da quando c'è il 25 aprile, quello che è cambiato da un po' di tempo è invece che chi non festeggia lo dice senza vergogna, ma anzi sempre più spesso rivendicando la propria scelta, alzando la voce. Il fatto evidente è che il 25 aprile, oltre la retorica, non è la festa di tutti, e che milioni di italiani non ce la fanno proprio a provare una partecipazione, a sentire un'adesione intima al significato che questa data racchiude.
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Setirot - Il quinto figlio
 Seguendo lo sconcertante e avvilente “dibattito” di questi giorni sulla ricorrenza del 25 aprile, all’esterno e all’interno del mondo ebraico, ho trovato un altro, nuovo insegnamento dalla Haggadah di Pesach. Non è, per una volta, quello di prima lettura sul valore della libertà e della lotta per conquistarla/mantenerla fuori e soprattutto dentro di noi.
Stefano Jesurum, giornalista
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È Pesach
 È Pesach. Per fortuna quest’anno coincide con le vacanze pasquali (quelle che chi è politicamente corretto chiama vacanze primaverili) e la scuola è chiusa: possiamo risparmiarci fastidiose raccomandazioni sulle merende di metà mattina, riprendere i bambini da scuola per il pranzo e riportarli dopo un’ora quando hanno il rientro pomeridiano, nonché la perdita di giorni di scuola di Moed con poi una serie infinita di compiti da recuperare.
Sara Valentina Di Palma
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Memorie d'Europa
 Moked ha già parlato di Lia Wainstein, riproducendo un articolo di Lucia Correale (“Lia Wainstein, un salotto come avamposto di libertà”, La Stampa, 20 febbraio 2019 – Moked, 26 febbraio 2019). Tuttavia, prendendo spunto dalla presentazione del volume curato dalla nipote Regina Wainstein ( Memorie d’Europa. Lia Wainstein, un’intellettuale libera del Novecento, Edizioni Clichy, Firenze, 2019), fatta da Cosimo Ceccuti, Stefano Folli e Paolo Bagnoli pochi giorni fa a Firenze, alla Fondazione Spadolini Nuova Antologia, appare opportuno tornare su questa figura di intellettuale ebrea cosmopolita, andando oltre la sua immagine più nota, di animatrice di quello che Stefano Folli ha definito l’ultimo grande salotto romano.
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