Rassegna stampa
Milano, vince Hasbani
Sarà la lista Milano ebraica del candidato presidente Milo Hasbani a guidare la Comunità ebraica di Milano per i prossimi quattro anni. Mentre si attende ancora l’ufficialità, la vittoria della lista di Hasbani è sicura ed è stata riconosciuta da Welcommunity, l’altra lista in corsa, guidata da Raffaele Besso. Si profila un Consiglio comunitario con 10 seggi per Milano ebraica e 9 per Welcommunity. Ad entrare in Consiglio al fianco di Hasbani Rosanna Bauer Biazzi, Timna Colombo, Olympia Foà, Rony Hamaui, Daniele Misrachi, Antonella Musatti, Gadi Schoenheit, Carlotta Micaela Jarach e Pia Masnini Jarach. Per la lista Welcommunity invece, oltre a Besso, Vanessa Alazraki, Luciano Bassani, Ilan Boni, Dalia Gubbay, Davide Levi, Sara Modena, Guido Osimo, Daniele Schwarz.
“Sono molto soddisfatto del lavoro svolto fino ad oggi e fiducioso per il futuro. Ho una bella squadra al mio fianco, con profili di esperti che possono lavorare con grande professionalità nei settori di competenza. E sono molto contento che siano entrate in Consiglio Olympia Foà e Carlotta Jarach, giovani su cui vogliamo e dobbiamo puntare”, le parole di Hasbani a Pagine Ebraiche.
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LA DONAZIONE
Un quadro per la Memoria
Un’opera della pittrice Eva Fischer, ultima testimone della Scuola Romana del dopoguerra e autrice di un intenso lavoro di elaborazione della Memoria del Novecento attraverso le proprie opere, è stato donato dal figlio Alan David al Museo della Battaglia del Senio che ampio spazio dedica alle vicende della Brigata Ebraica e al ruolo da questa svolto nella Liberazione del Paese dal nazifascismo.
QUI MILANO - LA PRESENTAZIONE
Nissim, un eroe normale
Un eroe normale che nel momento più difficile non perse la calma e si adoperò con altruismo e coraggio per la salvezza di centinaia di fratelli perseguitati. È la storia di Giorgio Nissim. E la sua vita “al servizio del bene”, come ricorda anche nel titolo una recente biografia di Alfredo De Girolamo, è un pezzo di storia che merita di essere conosciuto e riscoperto. Se ne parlerà domani al Teatro Franco Parenti di Milano.
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Vendita d'armi
Il “Trattato Internazionale sul Commercio delle Armi” (Arms Trade Treaty) è probabilmente destinato ad avere vita breve, brevissima. Ufficializzato nel 2014 con l’adesione di moltissimi Paesi (ma con l’astensione significativa e pesante di Russia e Cina!), ratificato dagli USA solo nel 2016, torna adesso di attualità dato che il presidente Trump intende ritirare l’adesione degli USA allo stesso.
Regolarizzare cosa sia permesso in guerra e cosa no può sembrare a prima vista un’arrampicata sugli specchi. Eppure è cosa importante, perché ragionando in modo pragmatico se la guerra è inevitabile, che almeno si rispettino alcuni principi etici basilari.
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Il paragone e le differenze
Ragionare non è sempre facile. Ma certi sgradevoli incidenti della vita possono tornare utili, specie quando con i loro interrogativi complessi ci spingono a pur tardive riflessioni.
A Palermo una professoressa viene sospesa dall’insegnamento perché i suoi allievi hanno prodotto un video in cui accostano alle leggi razziste del 1938 il decreto sicurezza anti-migranti voluto dal ministro Salvini. Il tifo divide subito destre e sinistre, fra chi condanna l’offesa al ministro e chi plaude allo spirito critico degli studenti, capaci di ragionare, di creare associazioni e analogie fra realtà diverse. Per fortuna la corsa al tifo non contagia proprio tutti, e c’è anche chi, capace di esercitare ancora il pensiero libero e di rifiutare le prese di posizione ideologiche, si sofferma a pensare criticamente e a ricercare le contraddizioni con cui si scontra la realtà quando intraprende percorsi troppo semplici.
Dario Calimani, Università di Venezia
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Il problema irrisolvibile
Su Hakeillah del 28 Marzo scorso Anna Segre intervista Guido Vitale, direttore della Comunicazione e delle testate giornalistiche dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a proposito delle frequenti critiche a Pagine ebraiche e Moked.
Vitale spiega che, attraverso l’informazione, passano tematiche di tipo identitario irrisolte nell’ebraismo italiano, tematiche che il rabbinato italiano non sempre si è dimostrato in grado di risolvere. Così apprendo o, se si vuole, realizzo in maniera più approfondita, che vi sarebbero questioni identitarie che riguardano le diverse correnti dell’ebraismo. Non essendo abbastanza addentro, come accennavo, mi domanderei quale sia la percentuale di continuità ebraica nelle famiglie di riformisti e in quelle di ortodossi.
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Verso la deriva
Proviamo a guardare nel suo insieme, come in una visione dall’alto, la situazione italiana. Non possiamo più dire che compaiono qua e là situazioni preoccupanti. Ormai è l’intero panorama a rivelarsi desolante e pericoloso.
Al governo alberga da un anno un’alleanza di puro utilitarismo volto al potere per il potere. Analizziamo brevemente le due anime della coalizione.
Da un lato i Cinquestelle, gruppo eterogeneo formato perlopiù da masse di arrivisti, giustizialisti, intolleranti che amano mostrarsi come eredi tardivi dell’“incorruttibile” – Robespierre almeno era serio e preparato – raggiungendo spesso effetti comici e vagamente surreali, ma inducendo comunque sul clima complessivo un’aura di poco democratico “terrore”.
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Morid ha tal, che fai scendere la rugiada
“Benedetto sii tu, o Signore, che fai scendere la rugiada”: ripetiamo tre volte al giorno questa benedizione all’inizio dell’‘Amidà, ma soltanto da Pesach a Shemini ‘Atzeret.
Per noi ebrei settentrionali, la rugiada è soltanto un fenomeno curioso ed esteticamente gradevole: osservare un bel prato rorido di goccioline argentee è piacevole. Il piacere diminuisce se dobbiamo attraversare a piedi il prato o se abbiamo l’imprudenza di sedercisi sopra. Alle nostre latitudini (e più a nord) dove si trova un’importante frazione del popolo ebraico, il nostro rapporto con la rugiada finisce qui: una poetica benedizione al Signore e qualche attenzione in caso di scampagnate mattiniere.
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