

Rassegna stampa
I nuovi equilibri
Dopo la netta vittoria alle europee con il 134 per cento, il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini apre subito due fronti: la flat tax e nuovi rapporti con l’Europa. “È il momento di rivedere parametri vecchi e superati, che hanno fatto male all’Europa”, afferma il leader leghista, auspicando un gruppo in Parlamento che arrivi a 150 deputati, con l’asse Orbán, Farage e Marine Le Pen. Con loro, spiega il Corriere, vuole cercare di riscrivere le regole europee. E intanto “avverte il ministro Tria: basta prudenza, le parole d’ordine sono ‘coraggio e crescita’”. Poi autonomia, sicurezza-bis, una riforma fiscale con dentro la flat tax e la Tav: i Cinque Stella sono avvisati, “è il momento di fare”. Alla definizione del segretario del Pd Zingaretti – “Salvini, leader di un governo immobile e pericoloso” – risponde che i suoi elettori “Non sono estremisti, razzisti o fascisti. Non sono stati contagiati da un virus di cattivismo”. A riguardo, Ezio Mauro sulla prima di Repubblica attacca Salvini, scrivendo che si è spinto “nel mare oscuro di un’ultradestra che nel dopoguerra non avevamo mai conosciuto: alleandosi a forze estreme e maledette dalla politica tradizionale, gemellandosi col postfascismo di Marine Le Pen, flirtando con Orbán, radunando razzismi internazionali e xenofobie continentali, nella convinzione di guidare questa massa d’urto politica e ideologica contro Bruxelles, per far saltare in prima persona gli equilibri dell’Europa”.
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LO SHABBATON
Ugei, l'incontro tra giovani
Un centinaio di partecipanti, con un significativo riscontro dalle Comunità di Milano e Roma, ma anche dalle realtà numericamente più piccole, e con la presenza di alcuni ragazzi arrivati appositamente dall’estero. Sono i numeri dello Shabbaton organizzato nel fine settimana scorso dall’Unione Giovani Ebrei d’Italia a Milano Marittima.
INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION
I nazionalisti non sfondano
I populismi conquistano consensi ma non sfondano in Europa. Questa una sintesi dell’esito delle elezioni europee a livello complessivo, come proposta nell’ultima edizione di Pagine Ebraiche International Edition.
“Siamo lontani dall’onda bruna tanto temuta. Siamo lontani dal passaggio massivo in Europa al nazionalismo scatenato” ha scritto l’intellettuale francese Bernard-Henri Levy in un editoriale apparso sulla Stampa.
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Dove è finita la verità?
Tra le molte certezze che il nuovo Millennio ha spazzato via, c’è quella che esista una Verità oggettiva e assoluta. Certo, ci sono realtà fattuali: se ho un incidente e rompo l’automobile, difficile negare che l’automobile sia rotta. Ma come e perché l’incidente sia avvenuto può essere analizzato e dibattuto da molti punti di vista.
Viviana Kasam
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La fatica del pensare

In momenti di crisi delle coscienze come quello che stiamo vivendo è importante continuare a spaccare il capello in due e poi ancora in due e poi ancora in due, come ci mostrano i Maestri. Solo così si esercita e si mantiene vivo lo spirito critico, infilandosi nelle strettoie della vita altrui. Solo così ci si salva dal dover parteggiare per il tutto bianco o il tutto nero, fra l’ideologica disumanità e l’ideologica concessione al laissez-faire morale. Esercitarsi nel pilpul talmudico e cercare di applicarlo agli eventi e alla vita di ogni giorno afferma una precisa identità più di qualsiasi adesione politica.
Dario Calimani, Università di Venezia
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Evanescenza istituzionale
 Quanto hanno sostenuto in materia di evanescenza istituzionale due autorevoli studiosi ebrei, Zygmunt Bauman (Liquid Modernity) e Martin Van Creveld (The rise and decline of the State), sembra particolarmente adatto all’attuale situazione italiana, dove vi sono due leader che governano con una particolare attenzione ai sondaggi, ponendo in essere una situazione che difficilmente si sarebbe verificata se i loro poteri non fossero stati eguali e se uno di loro, come in passato, fosse stato Presidente del Consiglio.
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Cosa ci dice il voto
 Terminavo il mio ultimo intervento, la settimana scorsa, auspicando per le elezioni europee una resistenza delle forze anti-sovraniste in grado di scongiurare la deriva dell’UE e di contenere quella, innegabile, del nostro paese. È presto per dirlo, ma stando alla distribuzione dei seggi del Parlamento europeo, forse le cose sono andate proprio così: la tenuta, in alcuni casi il successo degli schieramenti progressisti/liberali/moderati e la forte crescita dei verdi – tra loro potenziali alleati – potranno impedire che il previsto incremento populista/sovranista metta in pericolo gli equilibri di una politica europea unitaria e tendenzialmente “aperta” rispetto alle emergenze internazionali e alle relative crisi umanitarie.
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