Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        30 Luglio 2019 - 27 Tamuz 5779
IL PIANO DI PACE USA E GLI ACCORDI TRA I PARTITI PER LE ELEZIONI DI SETTEMBRE

Israele, nuove alleanze sullo scacchiere politico 

Un piano per la costruzione di 700 unità abitative per i palestinesi nell’Area C in Cisgiordania, sotto il pieno controllo civile e di sicurezza d’Israele. Ad averlo proposto al suo gabinetto, il Primo ministro Benjamin Netanyahu. Finora, spiega il quotidiano Yedioth Ahronoth, non sono state prese decisioni in merito al progetto anche se nessuno dei ministri ha annunciato obiezioni alla proposta. “L’attuale cambiamento nella politica di Netanyahu – prosegue il quotidiano israeliano – sembra essere il risultato delle pressioni dell’amministrazione statunitense per far progredire i progetti abitativi palestinesi nell’Area C”. Un’area, riporta l’emittente televisiva Kan – la prima a dare la notizia del piano -, in cui raramente vengono concessi ai palestinesi permessi per costruire. Secondo diversi media, il motivo di questo passo sarebbe da ricondurre all’imminente arrivo di Jared Kushner, genero del presidente Usa Donald Trump, che sarà in Israele per discutere il capitolo economico del suo piano di pace in Medio Oriente, presentato a giugno in Bahrain. La proposta di Netanyahu sarebbe quindi una dimostrazione di apertura da parte di Gerusalemme verso il più ampio progetto americano. I leader degli insediamenti israeliani in Cisgiordania hanno protestato nelle scorse ore e il numero cinque del Likud, Gideon Sa’ar, ha sottolineato che nulla è stato deciso e che l’esecutivo deve impegnarsi a contrastare le costruzioni illegali palestinesi nell’area C. Sa’ar, intervistato dalla radio dell’esercito, è intervenuto su un altro tema discusso in queste ore in Israele: le alleanze politiche in vista delle elezioni di settembre. Commentando la nuova unione tra il partito guidato da Ayelet Shaked (la Nuova Destra) e quello di Rafi Peretz e Bezalel Smotrich (Unione dei Partiti di Destra), Sa’ar ha rilanciato le proteste del Likud rispetto all’accordo, considerato monco: mancano infatti, secondo Sa’ar, all’appello gli altri partiti della destra oltranzista, in particolare Otzma Yehudit ma anche Zehut e il partito Noam, la cui campagna si basa nel contrastare i diritti LGBT. Il Likud auspica che tutti questi partiti più piccoli si uniscano in modo da non disperdere i voti della destra e garantire il numero maggiore di seggi alle prossime elezioni.
 
IN UNGHERIA 40 DELEGAZIONI TRA CUI QUELLA ITALIANA

Budapest, al via i Giochi del Maccabi

Oltre 3mila partecipanti, di cui 2300 atleti, in rappresentanza di 40 delegazioni nazionali e in lizza in 24 discipline. Sono i numeri della quindicesima edizione dei Giochi europei del Maccabi, che si apriranno nelle prossime ore a Budapest.
Un’occasione di sport, identità e confronto che si rinnova a 90 anni dalla prima edizione, organizzata nel 1929 a Praga. Ancora una volta si guarda al Centro Europa, in un percorso segnato da tappe importanti anche su un piano simbolico. Dopo l’edizione del 2007 a Roma, l’organizzazione ha infatti scelto Vienna e Berlino, le capitali dell’Anschluss, per approdare oggi in un Paese che con la Memoria di quegli anni drammatici sembra avere più di un problema (anche se il Primo ministro Orbán, durante un incontro con i vertici del Maccabi, ha assicurato massimo impegno “per tutelare l’identità ebraica ungherese”).
Il Maccabi punta anche sulle memorie di un passato glorioso, ripercorrendo idealmente i faticosi ma avventurosi inizi nella mostra fotografica “Maccabiah: How it Started”. E con il pensiero che, per gli amanti dello sport, e in particolare del pallone, non può che andare ai grandi Maestri danubiani perseguitati dal nazifascismo che hanno fatto la storia della Serie A e del calcio europeo: da Árpád Weisz a Ernő Egri Erbstein, un segno che resta indimenticabile.



Rassegna stampa

L’ombra del suprematismo

L’ombra del suprematismo anche nell’ultima strage compiuta in California, al Girloy Garlic Festival. Il killer ha appena 19 anni ed è di origini italiane e iraniane. Ma c’è di più, scrive La Stampa, perché secondo quanto riportato dai media americani “avrebbe condiviso posizioni suprematiste pubblicate sul suo account social”. C’è poi il riferimento a un libro di un suprematista bianco del 1890, Might is Right, scritto con lo pseudonimo di Ragnar Redbeard. Un libro che “include principi razzisti e dichiara la superiorità della razza anglosassone”.
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IL PREMIO KATZ AL PRESIDENTE ARI  

Combinare la contemporaneità
con la Legge ebraica

Conferito in Israele a rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano e presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana, il Premio della Katz Foundation 2019. In una cerimonia organizzata a Gerusalemme, al rav Arbib è stato consegnato il riconoscimento istituito nel 1975 da Marcos e Adina Katz con l’obiettivo di riconoscere lo sforzo di individui e progetti che si occupano dell’attuazione della Legge ebraica nella vita moderna. Come si riportava su queste pagine in occasione dell’annuncio del conferimento del Premio al rabbino capo di Milano, ad essere riconosciuta al rav la capacità “di combinare il mondo moderno con il mondo della Halakha”. A fare fra gli altri i complimenti ad Arbib per il premio – ottenuto nelle passate edizioni, tra gli altri, da rav Joseph Ber Soloveitchik, rav Adin Steinsaltz e rav Jonathan Sacks – anche l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “Un onore per tutta la nostra Comunità”, il commento del presidente della realtà ebraica milanese Milo Hasbani, presente alla cerimonia a Gerusalemme.

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Note stonate
“Anachnu maaminim bne maaminim”…in Israele credo che tutti conoscano queste parole e le note che le accompagnano. “Noi siamo credenti, figli di credenti, e non abbiamo altri su cui fare affidamento se non il nostro Padre che è nei cieli”. Magari già meno persone conoscono la fonte, in realtà la combinazione di due fonti differenti. Il midrash attribuisce addirittura a D-o stesso la testimonianza che il popolo ebraico sia composto di “credenti, figli di credenti” (TB Shabbat 97a e fonti parallele), mentre l’esclamazione “su cosa possiamo fare affidamento? [solo] sul nostro Padre che è nei cieli!” è in realtà la conclusione, l’invocazione finale, di un insegnamento apocalittico nel quale si descrive una sfacciataggine crescente e smisurata (TB, Sotà 49b).
Rav Michael Ascoli
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Odiare senza vergogna
L’assassino del povero Mario Cerciello Rega, vicebrigadiere dei carabinieri, se ne andrà certamente impunito grazie al garantismo americano per tutti i suoi cittadini criminali in vacanza all’estero. È già accaduto per i criminali – impuniti – che guidavano l’aereo che fece precipitare la funivia del Cermis provocando venti morti. Forse nessuno più se lo ricorda. Ora, i due giovani criminali di Roma, bianchi e wasp, godranno anche loro, con un pretesto o con un altro, del merito di essere americani.
Ma la vicenda del vicebrigadiere Rega ha portato in emersione una volta di più l’odio dei leoni della rete, che, non avendo un obiettivo criminale di colore o anche semplicemente immigrato su cui sfogare il loro fiele, si sono rifatti, paradossalmente, sul tutore dell’ordine che ha dato la vita per la società.
Dario Calimani, Università di Venezia
L’ebraismo altro
Marc Gontard (Le roman français postmoderne, 2003) scrisse che «L’entrée du texte francophone dans la postmodernité, au-delà de la politique linguistique hésitante des états post-coloniaux, se traduit par la valorisation d’un bilinguisme qui ne s’exprime plus sur le mode du déchirement mais sur celui de l’ouverture du sujet à sa propre altérité. C’est Abdelkebir Khatibi qui, le premier, a découvert en lui la dynamique créatrice du bilinguisme, au point d’en faire la matière même de son œuvre. Refusant le dualisme franco-arabe avec ses clivages et ses frustrations, il a d’abord cherché à déconstruire l’opposition entre les deux cultures en pratiquant la «pensée-autre» et la «double critique».
Emanuele Calò
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Camilleri e st’Europa unita
Piccolo viaggio sulla costa balcanica del sud, tra le Bocche di Cattaro (Kotor, Montenegro) e alcuni bei laghi d’Albania (Durazzo, Ohrida). Cosa c’è di più riposante di un sabato di pausa sotto il Castello di Durazzo, in un bel resort sulle acque maestose e solenni del fiume Buna, vicino alla confluenza con la Drina? Eppure, proprio qui dietro, un gruppo di Rom accampato in condizioni igieniche davvero problematiche mi ricorda come povertà e precarietà siano all’ordine del giorno in Europa come ovunque nel mondo. Il pensiero si concentra sull’Europa, sulle sue aspirazioni, sui suoi ideali e sulla loro mancata realizzazione. 
David Sorani
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