Camilleri e st’Europa unita

SoraniPiccolo viaggio sulla costa balcanica del sud, tra le Bocche di Cattaro (Kotor, Montenegro) e alcuni bei laghi d’Albania (Durazzo, Ohrida). Cosa c’è di più riposante di un sabato di pausa sotto il Castello di Durazzo, in un bel resort sulle acque maestose e solenni del fiume Buna, vicino alla confluenza con la Drina? Eppure, proprio qui dietro, un gruppo di Rom accampato in condizioni igieniche davvero problematiche mi ricorda come povertà e precarietà siano all’ordine del giorno in Europa come ovunque nel mondo. Il pensiero si concentra sull’Europa, sulle sue aspirazioni, sui suoi ideali e sulla loro mancata realizzazione. La mia episodica riflessione ben si accorda con quella di Andrea Camilleri, inserita en passant in un intrigante romanzo poliziesco che ho appena letto e affidata al linguaggio irruento ma assolutamente efficace del commissario Montalbano, qui alle prese con i continui, angoscianti sbarchi di migranti sul litorale siciliano:

“S’assitto’, s’addrumo’ ‘na sicaretta e taliandosi torno torno s’ adduno’ di quanto fosse cangiato il porto.
Tanto la banchina quanto il vrazzo di molo dove lui s’ attrovava erano stati divisi in tante sezioni tutte transennate. Taliati da lontano, parivano ‘na speci di labirinto. Gli vinni logico pinsare che erano meglio ‘sti transenne mobili chiuttosto che mura e filo spinato come stavano pinsanno di fari tanti paesi europei.
“Chi nni pensi tu dell’ Europa?” spio’ al grancio che dallo scoglio allato lo stava a taliare.
Il grancio non gli arrispunni’.
“Preferisci non compromittirti? Allura mi compromitto io. Io penso che doppo il granni sogno di ‘st’Europa unita, avemo fatto tutto il possibili e l’impossibili per distruggirinni le fondamenta stisse. Avemo mandato a catafottersi la storia, la politica, l’ economia ‘n comuni. L’unica cosa che forsi restava ‘ntatta era l’ idea di paci. Pirchi’ dopo avirinni ammazzati per secoli l’uni con l’autri non nni potivamo cchiu’. Ma ora ce lo semu scordati, eppercio’ stamo attrovanno la bella scusa di ‘sti migranti per rimittiri vecchi e novi confini coi fili spinati. Dicino che tra ‘sti migranti s’ammucciano i terroristi ‘nveci di diri che ‘sti povirazzi scappano propio dai terroristi”
Il grancio che non voliva esprimiri la so’ pinioni prifiri’ sciddricari nell’acqua e scompariri.” (L’altro capo del filo, Sellerio, Palermo 2016).

David Sorani