DANIELA MISUL (1958-2019) - L'ULTIMO SALUTO

“Daniela, il suo esempio resta con noi”

L’abbraccio e la commozione di tutta una città. Delle sue istituzioni, dei rappresentanti dell’associazionismo, dei leader religiosi, di tanta gente comune.
Giardino della sinagoga gremito per l’ultimo saluto a Daniela Misul, presidente della Comunità ebraica fiorentina scomparsa all’età di 61 anni. Una dimostrazione collettiva di affetto e vicinanza ai familiari e alla Comunità che rappresenta un’ulteriore conferma di quanto in profondità abbia inciso il lavoro di Daniela, sia come presidente (lo era dal dicembre del 2017, lo era già stata dal 2006 al 2010), in Consiglio, dove aveva avuto anche l’incarico di vicepresidente, ma anche come semplice volontaria. Lo stesso approccio con tutti, all’insegna di umanità e schiettezza. Sia che si trattasse di ricevere un alto esponente istituzionale in via Farini, di risolvere un problema complesso dell’ultimo minuto o di preparare le Challot, il pane per lo Shabbat.
Un lavoro che ha dato i suoi frutti per la capacità di Daniela di non mettersi mai sul piedistallo, di essere sempre presente e disponibile, di spendersi con generosità per le cause in cui ha creduto e che ha voluto portare avanti fino all’ultimo, come ha ricordato nel suo intervento il rabbino capo Amedeo Spagnoletto. Daniela, ha sottolineato il rav, aveva nel suo cuore soprattutto i giovani e la loro educazione. Non a caso, poche ore dopo la scomparsa, la Comunità ebraica ha aperto una sottoscrizione in suo nome per la scuola d’infanzia Nathan Cassuto. Una realtà cui, è stato ricordato, “ha dedicato tempo, idee e sentimenti”.
David Liscia, attuale vicepresidente, esprime la commozione e il dolore del Consiglio comunitario. “Oggi – spiega – è molto difficile parlare”. A parlare a nome di tutto l’ebraismo italiano è invece Noemi Di Segni, presidente UCEI. “Tutti noi – afferma – salutiamo oggi una straordinaria donna, amica e punto di riferimento per l’ebraismo italiano tutto. Un modello di essere ebrei, di essere comunità verso le famiglie che la compongono, verso le istituzioni locali e verso i cittadini e i residenti, che dal centro dell’Italia è diventato esempio di convivenza e accoglienza”. Passione, generosità, tutela del futuro che si trasmette soprattutto attraverso le attività rivolte ai più piccini. Spazi di creatività e spazi di vitalità civile. Tutto questo, viene spiegato, è stato Daniela. E, aggiunge poi Di Segni, “continuerà ad esserlo per le sfide che dobbiamo affrontare nelle nostre città, per l’Italia, per l’Europa e per la difesa di Israele”.

IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE UCEI

"Tisha Be'Av e l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema,
nel giorno del lutto serve unità"

Nelle scorse ore il mondo ebraico si è unito nel digiuno di Tisha Be Av, giorno di lutto e riflessione che – a partire dalla distruzione del Tempio di Gerusalemme - riassume in sé la memoria di tutte le esperienze più tragiche della nostra storia, dalle più antiche alle più recenti. Secondo una lettura dei nostri Maestri, il digiuno non serve solo a ricordare quello che è stato, ma anche a pregare perché non si ripeta. Ricordiamo quindi la distruzione nel corso dei secoli perché ci sia da insegnamento nel nostro presente. Ed è con questa consapevolezza che dobbiamo ricordare oggi una delle pagine più tragiche del Novecento italiano: la strage di Sant'Anna di Stazzema di cui ricorre in queste ore il 75esimo anniversario e in cui 560 persone, di cui 130 bambini, persero la vita per mano della ferocia nazista. Uno dei primi a recarsi a Sant’Anna appena dopo la strage fu rav Elio Toaff, allora combattente che vide quell’orrore, già immenso ed infinito, senza ancor apprendere quanto avveniva nei campi di sterminio. Una ferita lacerante nella nostra memoria nazionale, a lungo caduta sotto silenzio, ma che è nostro dovere morale ricordare. “Sta ora al nostro impegno e alle nostre responsabilità, personali e collettive, rafforzare nei tempi nuovi la cultura della vita, la pace tra uomini e popoli liberi, la solidarietà necessaria per dar vita a uno sviluppo davvero condiviso e sostenibile”, ci ha affermato con lungimiranza il Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Questa data di memoria civile, così come accade per Tisha Be Av, ci ricorda che la distruzione non è mai definitiva. Non lo è se abbiamo la forza di ricostruire, di rialzarci nonostante il dolore, di rammentare a noi stessi e agli altri che condivisione e solidarietà sono la risposta a chi vuole distruggere i nostri legami sociali. 
In questo giorno, come ebrei italiani, condividiamo il dolore per coloro che abbiamo perduto e ribadiamo il nostro impegno quotidiano a difesa della cultura della vita.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

IL 9 DI AV

Tisha Be'Av, il superamento del lutto

Nelle ore del digiuno del 9 di Av, giorno di lutto in cui si ricorda la distruzione del primo e del secondo Tempio così come altre tragedie della storia ebraica, riproponiamo una riflessione del giurista Alfredo Mordechai Rabello. 
  
Hanno insegnato i Maestri che dopo la distruzione del secondo Santuario, vi furono numerose persone che manifestarono il loro dolore decidendo di non mangiare carne e non bere vino. Si rivolse loro Rabbì Jehoshua (allievo di Rabban Yochanan ben Zaccai) chiedendo perché mai non mangiassero carne e non bevessero vino; al che essi risposero che non avrebbero potuto mangiare carne, che veniva sacrificata sull’altare e bere vino, che pure faceva parte del servizio, e ora tutto ciò era stato abolito dopo la distruzione del Santuario stesso. Rabbì Jehoshua rispose che in tal caso non si dovrebbe mangiare neppure pane, frutta e neanche bere acqua dato che anche questi facevano parte del servizio nel Santuario. Come risposta al loro silenzio, il Chacham si rivolse loro con affetto: “Figli miei, lasciatemi dirvi: non manifestare il nostro lutto assolutamente, è impossibile, essendo il Santuario già distrutto; manifestare troppo il lutto (come fate voi) è impossibile, dato che non si stabilisce un decreto per il pubblico, altro che nel caso che la maggioranza del pubblico possa applicarlo.” (Tosefta, Sotà 15,11; Talmud Bavli, Bava Batra, 60 b).
E l’insegnamento dei Chachamim è quello di lasciare una parte della parete di fronte all’ingresso di casa senza intonaco, di mangiare regolarmente lasciando un po’ di cibo, e di ricordare Jerushalaim nelle nostre occasioni liete dicendo: “Se ti dimenticherò o Jerushalaim, che sia dimenticata la mia destra” (Salmi, 137, 5-6) ed il passo conclude dicendo che chi prende il lutto per Jerushalaim ha il merito di vederla nella sua gioia (cfr. Talmud Bavli, Ta’anit 30b).
È un dato di fatto che l’insegnamento ha servito per 1939 anni, nei quali abbiamo ricordato ogni giorno Jerushalaim; Rabbì Jehoshua si rivolge a coloro che volevano reagire con rigore invitandoli a unirsi all’insegnamento dei Saggi, rivolto a comprendere tutto il popolo. Una guida deve sapere in quale misura potrà essere seguita dal suo popolo: meglio essere meno rigorosi nell’aspirazione di essere seguiti da molti e per lungo tempo. In tal modo l’insegnamento non perderà la sua freschezza, così come il nostro lutto è un lutto attuale e non storico.

Alfredo Mordechai Rabello, giurista, Università Ebraica di Gerusalemme



Rassegna stampa

Infiltrazioni di terroristi da Gaza,
Israele sventa la minaccia

Leggi

 
 

Una mappa ebraica dell’esilio
Oggi, mentre rileggevo il testo di Echà, mi sono ricordato di una riflessione dello storico Yosef Hayim Yerushalmi sull’esperienza dell’esilio. In quella condizione dove il disprezzo subito era parte del vivere quotidiano, scrive Yerushalmi “gli ebrei non mancano di sentire il luogo dell’esilio come parte della loro storia. Significa che l’assenza del Tempio è sostituita dalla sinagoga, l’idea di non disperdersi è definita dalla definizione della juderia, della judengasse, in breve di un quartiere in cui riconoscersi, organizzare il proprio spazio, amministrare il tempo”. Non era fondamentale essere in maggioranza. “Decisivi – prosegue Yerushalmi – invece per creare una mappa ebraica dell’esilio e per far sentire gli ebrei ‘a casa’ furono la trasportabilità, nel senso più ampio della parola, della Torah, la possibilità di studiare e di essere osservanti ovunque vissero, la nascita e lo sviluppo di grandi centri di sapere ebraico”.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
Senso e controsenso 
Affermava il sociologo francese Pierre Boourdieu: «di tutte le forme di persuasione clandestina, la più implacabile è quella che è esercitata semplicemente e attraverso l’ordine delle cose». Non c’è nulla di più potente, nella vita di ogni giorno, della pressione esercitata da ciò che ci pare ovvio. Non ci pensiamo, nel mentre la quotidianità esercita una forza costringente. Non a caso, quindi,  il grande campo di battaglia della politica è quello della conquista del senso comune, di quell’ “identico pensare” che orienta le scelte della maggioranza delle persone. Poiché attraverso esso si condizionano le condotte dei più, soprattutto in un’epoca come la nostra, dove il tempo di vita è schiacciato sul presente.
Claudio Vercelli, storico
Leggi
 
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
Twitter
Facebook
Website