ISRAELE - AL VIA L'AUDIZIONE DEL PREMIER DAVANTI AL PROCURATORE GENERALE
Netanyahu tra nuovi governi e vecchie inchieste
Giorni politicamente complicati per il Primo ministro d'Israele Benjamin Netanyahu: mentre le trattative con Kachol Lavan per un governo di unità nazionale sono completamente ferme, ha preso il via nelle scorse ore l'audizione del leader del Likud con il procuratore generale Avichai Mandelblit in merito alle tre inchieste per corruzione che lo coinvolgono. In queste ore si sono presentati al ministero della Giustizia gli avvocati di Netanyahu, che hanno respinto l'idea che il loro assistito avrebbe chiesto un patteggiamento o la grazia. “Ho piena e incondizionata fiducia nel sistema giuridico e nelle forze dell'ordine. Non ho alcun dubbio che il procuratore generale formulerà le sue decisioni in modo professionale e appropriato”, ha detto uno degli avvocati, Ram Caspi. Il suo collega Amit Hadadad ha aggiunto che il team di difesa presenterà nuove prove alle udienze preliminari che si concluderanno prima di Yom Kippur. “Siamo sicuri che quando avremo finito, non ci sarà altra scelta che chiudere il caso”, ha detto Hadadad all'emittente pubblica Kan. “Questi casi devono essere chiusi”.
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ROSH HASHANAH 5780
La cultura della parola
Il rigore della legge ebraica sull’uso che l’uomo deve fare della parola può sembrare davvero eccessivo e lontano in una società sempre più caratterizzata da uno scarso autocontrollo verbale e da un linguaggio sregolato. Le parole sono pietre e possono far molto male soprattutto in una comunità come la nostra in cui la comunicazione verbale è parte così importante del quotidiano.
L’uso incontrollato della parola, per usare le parole dei Maestri, può distruggere una Comunità come può distruggere il mondo poiché ogni uomo è un microcosmo.
Non è certo casuale che in una certa tradizione filosofica ebraica l’uomo venga indicato come “medabbèr” “colui che parla” poiché è l’uso della parola che distingue l’uomo dalle altre creature. Il linguaggio è l’espressione dell’essenza dell’uomo e quando questo diventa espressione di rancore e malanimo si perde il senso della propria peculiarità.
“Kechu’ immachem devarim veshuvu el A.”
“Prendete con voi parole e tornate al Signore…”, dice il Profeta Osea (14; 3) nella Haftarà di Shabbat Teshuvà il primo Shabbat dell’anno nuovo, lo Shabbat fra Rosh Hashanà e Kippùr.
La Teshuvà, il pentimento, incomincia dalla parola, e la cultura della Torah, la cultura ebraica, è la cultura della parola.
Solo se sapremo usarla nel modo giusto avremo la chiave per costruire una comunità e una società basata sul rispetto concreto dell’altro.
Il momento del Din, del Giudizio, riguarda anche e direi, soprattutto, questa area sconfinata del nostro comportamento verso il nostro prossimo, e occorre quindi che con attenta sensibilità e con ferma determinazione ciascuno di noi passi al vaglio della coscienza, in vista dello Yom HaKippurìm che segue, il proprio operato, ripromettendosi nella cornice sacra del Rosh Hashanà di emendarlo e di modificarlo, laddove occorra, anche in maniera rivoluzionaria.
Solo se così faremo, potremo attendere con fiducia e serenità lo Yom selichà umechilà vekapparà, il giorno del perdono, della remissione e dell’espiazione, per far si che termini il vecchio anno con le sue sventure ed inizi il nuovo anno con le sue benedizioni.
Shanah Tovah umvorechet
Rav Roberto Della Rocca, direttore Area Formazione e Cultura UCEI
e rabbino di riferimento della Comunità ebraica di Venezia
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DAL 3 OTTOBRE, IL CORSO DI FORMAZIONE REALIZZATO DA COMUNITÀ E UCEI
Gli insegnanti vanno a scuola di ebraismo
on l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “L'iniziativa è partita da Genova, in particolare dai docenti stessi che, molto attivi nei lavori sulla Memoria, hanno chiesto di poter conoscere di più della tradizione ebraica. È un elemento importante che la sollecitazione sia arrivata direttamente dagli insegnanti”, sottolinea Saul Meghnagi, referente UCEI per il progetto, pedagogista, già presidente dell'Istituto superiore per la Formazione di Roma. “Questo corso di formazione è un'opportunità per aprire un ragionamento che si concentri sull'ebraismo più che sulla Shoah, che rappresenta solo un momento della nostra storia millenaria”, spiega Meghnagi. Obiettivo del corso, dare agli insegnanti gli strumenti per spiegare ai propri studenti i tanti aspetti che compongono identità e tradizione ebraica, toccando aspetti religiosi così come laici. “Ci sono ragazzi che troppo spesso usano la parola ebreo come un insulto e non sanno neanche cosa significhi – afferma Danielè Sulewic, referente per la Comunità ebraica di Genova – Il corso può essere un modo per dare loro risposte, sensibilizzarli al di là del momento del Giorno della Memoria, importante ma attorno a cui percepiamo una certa stanchezza”.
Il percorso formativo degli insegnanti si articola in due anni e sei saranno le tappe di questo 2019 tenuto da relatori diversi: “Ebrei: Nazione, Popolo, Religione”, l'appuntamento di apertura tenuto da Meghnagi (3 ottobre); rav Roberto Della Rocca, direttore dell'Area Cultura e Formazione UCEI, parlerà di Torah, scritta e orale (30 ottobre); “Antigiudaismo e antisemitismo”, il tema analizzato dal direttore del CDEC Gadi Luzzatto Voghera (27 novembre); “La cultura ebraica: Il Libro”, il titolo invece dell'intervento di chiusura di Ariel Dello Strologo, presidente della Comunità Ebraica di Genova (10 dicembre).
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ROSH HASHANAH 5780
Un anno di progetti da realizzare
Auguro alla Comunità di Milano e a tutte le Comunità Italiane un 5780 sereno, pieno di gioie e soddisfazioni. E mi auguro che la mia comunità sia sempre fucina di novità e impegni importanti. Abbiamo grandi progetti in tutti i campi, dalla Scuola, dove abbiamo riavviato Net@, alla cultura, ambito in cui abbiamo appena vissuto una splendida esperienza con la Giornata della Cultura Ebraica che grazie al programma e agli ospiti di grande spessore, ha richiamato un folto pubblico. Ma il programma di tutto l'anno sarà ricco interessante e coinvolgente. Stiamo lavorando per i nostri giovani per i quali abbiamo in programma il progetto Maccabi. Sempre per i ragazzi in collaborazione con il rabbinato e il kollel stiamo avviando il Talmud Torah a scuola. Naturalmente stiamo pensando anche ai nostri anziani e ai servizi sociali.
Auguro a tutti di riuscire nei loro intenti e realizzare progetti e sogni.
Shanah Tovah
Milo Hasbani, presidente Comunità ebraica di Milano
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ROSH HASHANAH 5780
Un anno per la Teshuvà
“Aprite a me una porta come la fessura di un ago e Io aprirò per voi una porta come quella di un grande salone”. Questa frase dei maestri del Midrash (Cantico dei Cantici 5:2), è servita al grande maestro Chayym ben Moshè ibn Attar, meglio noto come Or Ha-Chayym (il lume della vita 1696-1743), per esprimere un concetto importante su cui dobbiamo riflettere nel periodo che ci apprestiamo a vivere: la Teshuvà, il ritornare su un percorso di vita ebraica, non è poi così irrealizzabile. Molti ritengono sia impossibile migliorare, o addirittura iniziare, una vera vita ebraica.
Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
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ROSH HASHANAH 5780
Un anno per il dialogo
Care amiche e cari amici, oggi più che mai abbiamo bisogno di lavorare su azioni e progetti che promuovono e valorizzano i principi che la Torà ci insegna e nei quali crediamo – la solidarietà, l’uguaglianza, la libertà di pensiero, ma soprattutto il rispetto tra le persone.
L’obbiettivo è quello di tenere vivo l’ebraismo nelle nostre città.
Daniele De Paz, presidente Comunità ebraica di Bologna
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ROSH HASHANAH 5780
Un anno per i sogni
Auguro a tutti i miei correligionari e a tutto il popolo d’Israele un anno che veda realizzati tutti i nostri sogni e desideri. L’anno prossimo a Gerusalemme!
Elisheva Rossi Borenstein, presidente Comunità ebraica di Merano
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IL WORKSHOP A FIRENZE
Le tre religioni e l’intreccio di saperi
Un luogo e uno spazio di incontro per giovani ricercatori provenienti da tutto il mondo che da oggi fino a venerdì sono a Firenze con l’obiettivo di confrontarsi sul rapporto e sugli influssi reciproci tra ebraismo, cristianesimo e islam, analizzando in particolare le differenze e i punti di contatto che in passato hanno contraddistinto le scuole rabbiniche e quelle cristiane, così come le madrasse islamiche. Prende il via in queste ore “Intrecci di saperi: educazione e cultura tra ebraismo, cristianesimo e islam (XIII-XIX sec.)”, un workshop internazionale organizzato per il quinto anno consecutivo dall’Istituto Sangalli per la storia e le culture religiose.
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Rassegna stampa
Il ministro Fioramonti:
“Credo in scuola laica”
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Ticketless - Manifesto per il quarto paesaggio
Greta, la tutela del paesaggio. Non si parla d’altro. Per coincidenza mi è arrivata questa settimana la ristampa anastatica del Diario del Cegliolo. Cronaca della guerra in un comune toscano giugno-luglio 1944. Lo aveva scritto e pubblicato nel 1965, per i tipi di Scheiwiller, Renata Orengo, moglie di Giacomo Debenedetti. Oggi il librino rivede la luce in un’edizione fuori commercio voluta dal Comune e dall’Anpi di Cortona. Ospiti con i figli Elisa e Antonio, di Pietro Pancrazi, i due coniugi vissero immersi in un paesaggio sublime durante l’occupazione nazista. Il fatto notevole è che il diario copra i giorni, per Debenedetti terribili, che preludono alla stesura di 16 ottobre 1943, il suo più doloroso parto letterario. “Il grembo” della Shoah, lo definiranno la Morante e Saba. “Paesaggio con figure”, invece, la definizione della incontaminata campagna cortonese data dallo stesso Pancrazi. Pagine molto belle, che pure meriterebbero di essere riproposte.
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Tortellini e tolleranza
La guerra del tortellino è l’ultima, patetica, frontiera dello scontro di civiltà in stile Oriana Fallaci. Dopo aver visto Matteo Salvini mangiare qualunque schifezza in scatola, ora ce lo dobbiamo sentire anche difendere le ricette tipiche italiane. Un po’ come sentire Giorgia Meloni sproloquiare di famiglia tradizionale senza essersi sposata neanche dopo la gravidanza. Vabbè che dopo aver visto Berlusconi al family day si è visto tutto. Sarebbe il caso di ricordare a lorsignori che i valori su cui si fonda l’Occidente sono quelli della tolleranza e del rispetto dell’altro.
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Periscopio - Nonostante la tragedia
Nel sempre più imponente filone della narrativa avente ad oggetto - in tutto o in parte - la storia ebraica, e segnatamente il periodo della guerra e delle persecuzioni razziali in Europa, il libro di Delia Morea, dal semplice, suggestivo titolo Romanzo in bianco e nero (Avagliano, Napoli, 2018), si segnala come un'opera particolare, in quanto romanzo storico costruito - con grande accuratezza e attenzione ai dettagli - su uno sfondo particolare, quale quello della storia dell'arte, e segnatamente del cinema e del teatro, forme di linguaggio di cui l'autrice è, da sempre, esperta e appassionata.
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