Ticketless – Manifesto
per il quarto paesaggio

cavaglionGreta, la tutela del paesaggio. Non si parla d’altro. Per coincidenza mi è arrivata questa settimana la ristampa anastatica del Diario del Cegliolo. Cronaca della guerra in un comune toscano giugno-luglio 1944. Lo aveva scritto e pubblicato nel 1965, per i tipi di Scheiwiller, Renata Orengo, moglie di Giacomo Debenedetti. Oggi il librino rivede la luce in un’edizione fuori commercio voluta dal Comune e dall’Anpi di Cortona. Ospiti con i figli Elisa e Antonio, di Pietro Pancrazi, i due coniugi vissero immersi in un paesaggio sublime durante l’occupazione nazista. Il fatto notevole è che il diario copra i giorni, per Debenedetti terribili, che preludono alla stesura di 16 ottobre 1943, il suo più doloroso parto letterario. “Il grembo” della Shoah, lo definiranno la Morante e Saba. “Paesaggio con figure”, invece, la definizione della incontaminata campagna cortonese data dallo stesso Pancrazi. Pagine molto belle, che pure meriterebbero di essere riproposte.
La situazione è questa: l’idillio di una natura incontaminata sulla soglia del suo abbruttimento. Sempre in queste settimane mi è capitato di ritornare al tema del paesaggio durante l’occupazione tedesca: quale futuro per i Musei, i memoriali, le pietre d’inciampo, come collocarli nel continuum della storia e come far sì che i giovani si avvicino ad essi in un contesto generale che spesso li vede ostaggi di luoghi comuni e di politiche aggressive (Leggi). Se ne parla di continuo, ma scarseggiano idee nuove, sui musei da costruire, su memoriali e su allestimenti scenici da collocare in “paesaggi contaminati” come Fossoli o Portico d’Ottavia. Quando si parla di paesaggio si parla di tante cose diverse. Un grande architetto francese Gilles Clément ha parlato di tre paesaggi da salvaguardare: quello dell’idillio paesaggistico, quello della sua rappresentazione artistica (nel nostro caso la migliore letteratura) e quello della natura incolta e abbandonata. Leggendolo mi è venuto in mente che esiste un Quarto Paesaggio, quello della Memoria, che trascuriamo o tuteliamo in modo inadeguato.

Alberto Cavaglion