I DIECI CONCETTI CHIAVE INDICATI DAL RAV SACKS
"Un Kippur nel segno della consapevolezza"
Dieci concetti chiave per il periodo di festività e ricorrenze che si è aperto con Rosh Hashanah, vivrà nelle prossime ore il momento più alto con il solenne digiuno dello Yom Kippur e si concluderà con Sukkot. A proporli è rav Jonathan Sacks, ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth e tra le voci più autorevoli dell’ebraismo mondiale.
Il primo concetto, ricorda il rav, è che la vita è breve. “Nonostante le aspettative di vita siano cresciute, sarà impossibile per ciascuno di noi raggiungere tutti gli obiettivi che si è prefisso. La vita che ci è stata data è questa. La domanda – scrive rav Sacks – allora è: come dobbiamo usarla?”. Il punto di partenza, richiamato nel punto due, è che la vita stessa, in ogni respiro che produciamo, è un dono di Dio. “La vita non è qualcosa che possiamo dare per scontato. Se lo facciamo, non riusciremo a celebrarla. Certamente crediamo nella vita dopo la morte, ma è nella vita prima della morte – afferma – che troviamo veramente la grandezza umana”.
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YOM KIPPUR 5780
Nelle sinagoghe, padri e figli per la continuità
Nell’inno “E-L norà alilà”, all’inizio della preghiera di Neilà, troviamo questa espressione di augurio: “Tizkù leshanim rabbot habbanim im haavot…Possiate meritare molti anni, i padri insieme ai figli, con gioia e letizia, nell’ora della Neilà”.
Che cosa può significare nel concreto questo auspicio: “Meritare molti anni, padri insieme ai figli”? Il testo augura che l’incontro sia motivo e fonte di gioia e letizia; la gioia e la letizia nell’incontro di padri e figli nel popolo ebraico è il sapere che c’è continuità, che c’è una famiglia ebraica, una casa d’Israele, un esempio, una traccia che prosegue nel futuro, che non si perde, che è come una sorgente incessante, continua, che alimenta con acque di vita il corso del popolo ebraico.
Rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e assessore al Culto UCEI
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Rassegna stampa
Pronta l'invasione turca
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Preservare il mondo
L’ecologismo è finalmente di attualità. Lo è per chi ci crede e manifesta e lo è per chi lo combatte e ne nega l’importanza. Al di là di strumentalizzazioni vere o presunte, l’aumentata sensibilità verso l’esigenza di preservare il mondo va guardata con favore. Non è forse questo il compito che D-o assegnò all’uomo appena creato? Lo pose nel giardino dell’Eden e gli ordinò di “lavorarla e custodirla”. Come sempre però, gli insegnamenti dei Maestri ci spingono ad approfondire gli argomenti e a rifuggire da risposte schematiche o semplicistiche.
Rav Michael Ascoli, rabbino
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Le responsabilità polacche
Ho sempre provato un po’ di disagio a commentare gli atteggiamenti polacchi nei riguardi della Shoah. Disagio per il fatto che la Polonia non voglia riconoscersi nella sua storia e nelle sue responsabilità per aver collaborato con delazioni, massacri e collaborazionismo allo sterminio degli ebrei. Disagio perché certamente ci saranno stati anche dei polacchi che hanno aiutato gli ebrei a salvarsi. Disagio perché gli ebrei polacchi sterminati dai nazisti in Polonia furono poco meno di tre milioni. L’eliminazione di un ebraismo intero. Grande disagio, infine, perché in Polonia ci si rifiuta di sentir parlare di antisemitismo polacco.
Dario Calimani, Università di Venezia
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L'irresistibile pesantezza dell'obsolescenza
L’Italia ha un problema di obsolescenza, il quale si palesa anche nel trionfo della retorica sui fatti. Ad esempio, i problemi dell’immigrazione sono invariabilmente riassunti nel “termine” accoglienza, guarda caso, lo stesso che viene in mente quando si tratta di assegnare i punteggi agli alberghi su Booking.
Quanto agli intellettuali di sinistra (quelli di destra non li trovi nemmeno a pagare oro) sono, per lo più, tranne un Luca Ricolfi e poco più, fermi agli anni Cinquanta. Rispetto a quel periodo, però, è rimasta loro la parte meno nobile (il manicheismo) ed è stata tagliata quella afferente al materialismo storico e dialettico.
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Sguardo ebraico e teshuvah
Tempo di teshuvah, tempo di bilanci. Certo, l’esame di coscienza è innanzitutto una autoanalisi interiore e un chiarimento interpersonale. Ma forse è giusto, in questo periodo, sottoporre anche i miei piccoli pensieri settimanali a una revisione severa, doverosa e forse utile per chiarire a me stesso e ai lettori il senso e i limiti di alcune riflessioni. Sovente, in alcuni mesi di approfondimento, i temi che ho sollevato avevano apparentemente poco a che fare con l’ebraismo, sollecitati come erano dalla immediata spesso sconsolante realtà politica italiana o europea e legati a situazioni che non potevano non coinvolgerci direttamente in quanto cittadini.
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