Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     27 Ottobre 2019 - 28 Tishri 5780
IL NUOVO SPAZIO ESPOSITIVO NEL COMUNE LOMBARDO DI SELVINO 

Sciesopoli ebraica, solidarietà e accoglienza
si raccontano al museo

Da colonia per “Figli della Lupa” e Balilla a centro di accoglienza per bambini orfani sopravvissuti alla Shoah. Sciesopoli, colonia montana del comune di Selvino (Bergamo), è diventato un simbolo del riscatto italiano nel dopoguerra, trasformandosi da struttura di propaganda fascista a luogo di solidarietà ed emblema della ricostruzione ebraica dopo la tragedia della persecuzione nazifascista. Una piccola grande storia di speranza che ora ha uno spazio dove poter essere raccontata al pubblico: in queste ore è stata infatti inaugurato il nuovo Museo Memoriale “Sciesopoli Ebraica – Casa dei Bambini di Selvino”. “È una giornata storica per noi. Oggi inauguriamo il primo museo di Selvino e siamo contenti che sia dedicato a una vicenda che parla di solidarietà e accoglienza”, ha sottolineato il sindaco del comune lombardo Diego Bertocchi. Il piccolo museo è ospitato nelle sale del Municipio e ricostruisce le diverse fasi della struttura di Sciesopoli: la prima, dall’inaugurazione nel 1932 fino al periodo del conflitto, come centro per educare i giovani al fascismo; la seconda – dal 1945 al 1948 – come luogo di rifugio per 800 bambini ebrei, accolti e curati in attesa di farli partire per il nascente Stato di Israele; la terza come realtà educativa in cui passarono 50mila bambini. Il grande edificio è stato chiuso nel 1985 e solo di recente è stato messo parzialmente in sicurezza grazie ai finanziamenti del ministero per i beni culturali. “Il nostro auspicio è che il museo possa essere spostato in futuro all’interno di Sciesopoli – hanno sottolineato gli architetti Giovanna Latis e Andrea Costa, che hanno seguito il progetto – È il frutto di due anni di lavoro e della collaborazione di molti, una piccola stanza che racconta però una grande storia”. Nella sala diversi totem recano incisi i nomi degli 800 bambini ebrei ospitati a Sciesopoli e vi è la mappa del percorso lungo l’Europa che li portò tra le montagne lombarde.

“In occasione dei 70 anni dall’inizio di Sciesopoli ebraica sono venuto a Selvino per ricordare la figura di Marcello Cantoni, il medico che ha gestito la cura e la rinascita da un punto di vista medico sanitario di questo gruppo di bambini orfani, senza speranza e spesso malati – ha ricordato il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giorgio Mortara – Quanto è riuscito a fare in pochi mesi il gruppo di volontari ed educatori dando speranza e fiducia oltre che una istruzione e in molti casi un lavoro è stato uno splendido esempio di resilienza del popolo ebraico”. La storia di Sciesopoli è stata riscoperta grazie anche al grande impegno dello studioso Marco Cavallarin, che ha spiegato come il suo auspicio sia che il museo – che sarà diretto da Alessandro De Lisi – diventi un’istituzione per “trasmettere la speranza, la comprensione umana, per insegnare ai nostri giovani, al di là della retorica, il vero significato della solidarietà attiva”.

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LE MINACCE A LILIANA SEGRE E LA COLLABORAZIONE TRA UCEI E POLIZIA 

Odio sul web, pericolo per tutta la società

QUI ROMA 

Collegio Rabbinico Italiano,
al via nel segno del Talmud

Al via, sotto il coordinamento del rav Benedetto Carucci Viterbi, il nuovo anno accademico del Collegio Rabbinico Italiano. Come tradizione, ad aprire i corsi una lezione incentrata sul Talmud condotta dal rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, che ha oggi affrontato in una sala gremita di studenti il tema, di grande attualità, dei cambiamenti climatici.
“La significativa partecipazione odierna è la conferma che il nostro è un polo essenziale nel trasferimento della tradizione ebraica, nello stile italiano. Un modello efficace, organizzato secondo programmi precisi ma anche con la disponibilità ad assecondare esigenze nuove, per venire incontro a tutti” sottolinea il rabbino capo, che si è oggi felicitato con il rav Carucci Viterbi per l’incarico assegnatogli e ha espresso un sentito ringraziamento rivolto al precedessore rav Gianfranco Di Segni, per dieci anni coordinatore del Collegio. 

IL PREMIO CONFERITO DALLA CONFERENZA DEI RABBINI D'EUROPA 

"La Comunità di Sant'Egidio e la lotta all'odio,
un impegno portato avanti nel tempo"

“Un premio che attraverso la mia persona, onora l’impegno di tanti anni della Comunità di Sant’Egidio contro l’antisemitismo, l’odio e l’intolleranza così come per la libertà religiosa e il dialogo tra le religioni”.
Sono le parole con cui il professor Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, ha accolto giovedì sera il riconoscimento assegnatogli dalla Conferenza dei Rabbini d’Europa, che ha voluto attribuirgli il premio Rabbi Moshe Rosen per il 2019. Un riconoscimento già assegnato a personalità influenti del nostro tempo e che nel nome ricorda lo storico rabbino capo di Romania, che fu un baluardo di identità ebraica sotto la dittatura di Ceaușescu. 

QUI ROMA - LA CONFERENZA AL PITIGLIANI 

Israele, in prima fila per sconfiggere il cancro

"Un giorno i posteri parleranno del cancro come noi del mal di gola”. Sul volto dell’ambasciatore Dror Eydar si fa largo un sorriso carico di speranza. Ed è una convinzione che, sottolinea, poggia su solide basi. Come l’avanzato sistema scientifico-sanitario israeliano, da sempre all’avanguardia. Un sistema d’eccellenza che ha nel professor Yuval Shaked, direttore dell’Integrated Research Cancer Center della Rappaport School of Medicine del Technion e presidente mondiale della International Cancer Microenvironment Society, uno degli esponenti di punta. Ne ha avuto una conferma il pubblico accorso al Centro Pitigliani di Roma, dove il professore è stato l’ospite d’onore di una serata dedicata alla lotta al cancro, attraverso nuovi approcci e nuove metodologie che proprio al Technion e sotto la sua guida esperta si stanno affinando. 

L'APPUNTAMENTO ORGANIZZATO ALL'ACCADEMIA DEI LINCEI 

"Rita Levi-Montalcini, pioniera e donna coraggiosa"

Tre eminenti neuro scienziate, Silvia Arber, Paola Arlotta ed Erin Schumann, saranno domani ospiti della Fondazione EBRI (European Brain Research Institute) per il Montalcini Day 2019, iniziativa in programma all’Accademia dei Lincei che vuol ricordare la sua fondatrice Rita Levi-Montalcini e il suo contributo nelle neuroscienze e nell’emancipazione femminile.
“La scelta di invitare le tre scienziate è dovuta, anzitutto, all’innegabile importanza delle loro ricerche nel campo delle neuroscienze, riconosciuta a livello internazionale” sottolinea Antonino Cattaneo, presidente della Fondazione EBRI. “Abbiamo anche voluto sottolineare il ruolo fondamentale delle donne nella ricerca scientifica. Molte importanti scoperte oggi portano una firma femminile, e questo lo dobbiamo anche alla nostra fondatrice. Donna coraggiosa che, spinta dal suo amore per la ricerca, ha superato i pregiudizi, la persecuzione razziale, ed è partita per gli Stati Uniti in un periodo storico in cui le donne non avevano alcuna indipendenza, e le scienziate si contavano sulle dita di una mano". 

QUI FIRENZE - IL CORSO IN COLLABORAZIONE CON YAD VASHEM 

La Shoah e la sfida della didattica

“Memoria viva, sui banchi di scuola e nelle aule universitarie. Un impegno che è al centro del corso di formazione sulla didattica per la conoscenza della Shoah promosso dall’Università di Firenze, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana e la Scuola Internazionale di Yad Vashem. Il corso, che prenderà il via nelle prossime ore e il cui comitato scientifico è coordinato dalla professoressa Silvia Guetta (nell’immagine), è rivolto agli insegnanti delle scuole toscane, ai ricercatori e agli studenti dell’Università degli studi locale. Un impegno che nasce nell’ambito del protocollo d’intesa siglato dai tre enti nel dicembre del 2018, con l’obiettivo di formalizzare una collaborazione avviata da alcuni anni. Il documento, è stato ricordato, si inserisce all’interno dell’accordo quadro stipulato tra il MIUR, l’UCEI e Yad Vashem nel 2011.


Rassegna stampa

Odio contro la Segre,
la solidarietà di Conte

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Nessuna patria all’orizzonte
Più o meno 79 anni dopo, ancora una volta a Dunkerque, la Gran Bretagna e l’Europa scoprono che cosa sia “l’ultima spiaggia”. Ora, a differenza del giugno 1940, non c’è stata nessuna “patria” all’orizzonte, pronta a portare in salvo gli ultimi sopravvissuti.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
Smartphone e oligarchia
Dopo le ripetute fiammate delle trascorse primavere arabe, succedutesi dal 2011 in poi, una parte del Medio Oriente torna in piazza, questa volta insieme al Sud America. Il nucleo della protesta è costitutito da giovani e studenti, spesso appartenenti a quelle classi medie che vengono chiamate a pagare i costi di una trasformazione economica che ingrassa i già ricchi mentre impoverisce la piccola e media borghesia. Fino ad oggi le proteste non hanno assunto caratteristiche etnico-settarie, esprimendosi semmai come un moto generazionale che, tuttavia, raccoglie l’assenso anche dei meno giovani.
Claudio Vercelli, storico
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Gli IMI e il fascismo
Ho letto con interesse l’articolo “Il coraggio di dire di no al nazifascismo” pubblicato il 10 ottobre scorso. Dissento però dal titolo: l’argomento dell’articolo non è relativo a persone che hanno detto di no al nazifascismo, bensì che hanno detto di no al nazismo.
Silvia Haia Antonucci
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