IL PRESIDENTE RIVLIN DOPO L'EDITORIALE DEL RAV SUL PARTITO LABURISTA
"Israele al fianco del rabbino capo di Gran Bretagna
nella lotta contro l'antisemitismo"
Israele è al fianco del rabbino capo di Gran Bretagna Ephraim Mirvis nella sua lotta contro l’antisemitismo. Incontrando a Londra rav Mirvis, il Presidente israeliano Reuven Rivlin ha voluto esprimere il suo sostegno alla guida dell’ebraismo britannico in questi giorni complicati. Mirvis ha infatti scelto di esprimersi pubblicamente sulle colonne del Times – “con cuore pesante” – per denunciare l’antisemitismo interno al partito laburista guidato da Jeremy Corbyn e invitato gli elettori d’Oltremanica a votare secondo coscienza il prossimo 12 dicembre alle elezioni nazionali. Un intervento senza precedenti, motivato da una preoccupazione diffusa tra gli ebrei britannici per le posizioni di Corbyn e dei suoi e per la percezione che il Labour abbia fatto poco o nulla per combattere seriamente l’antisemitismo al suo interno. A rav Mirvis, il Presidente Rivlin ha offerto il proprio sostegno “per il suo lavoro ispiratore contro il crescente antisemitismo e razzismo. La sua voce chiara e la sua leadership, soprattutto negli ultimi giorni, ci riempie tutti di orgoglio”.
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PAGINE EBRAICHE - IL GRAPHIC NOVEL DI NORA GRUG PROTAGONISTA A BILBOLBUL
Heimat, una storia di patria e di famiglia
“Possiamo esserne consapevoli o no, ma facciamo la volontà dei nostri antenati: i nostri comandamenti ci arrivano dal loro regno; i precedenti da loro stabiliti sono la nostra legge; ci sottomettiamo ai loro dettati, anche quando ci ribelliamo. [...] Ereditiamo le loro ossessioni, ci facciamo carico dei loro fardelli, portiamo avanti le loro cause, promuoviamo le loro mentalità, le loro ideologie e molto spesso anche le loro superstizioni; e spesso moriamo cercando di vendicare le umiliazioni che loro hanno subito. Perché questa schiavitù? Perché non abbiamo scelta. Solo i morti possono garantirci legittimità. Lasciati a noi stessi siamo tutti bastardi. In cambio della legittimità, di cui gli umani avvertono la necessità e che agognano più di qualsiasi altra cosa, noi ci arrendiamo al loro dominio. Possiamo, con i nostri atteggiamenti moderni, ignorare o ricusare la loro antica autorità; e tuttavia, per conquistarci un margine di vera libertà dobbiamo cominciare proprio con il riconoscere la presa che tradizionalmente ha su di noi questa autorità".
È con questa citazione tratta da Il dominio dei morti di Robert Pogue Harrison (Fazi, 2004) che Emilio Varrà fondatore di Hamelin e una delle anime trainanti di BilBOlBul apre il saggio critico che accompagna la presenza di Nora Krug a Bologna, in occasione del Festival internazionale di Fumetto. Le vengono dedicati in questa tredicesima edizione di un appuntamento attestatosi con forza tra i più rilevanti in Europa due mostre e alcuni incontri.
L’ultima opera di Nora Krug, Heimat, uscita nel 2018 negli Stati Uniti e da poco pubblicata in Italia da Einaudi, percorre la storia di un senso di colpa storico, di una tedesca emigrata negli Stati Uniti, con due generazioni che la separano dal regime nazista e dalla guerra, e la ricerca personale per capire il coinvolgimento della propria famiglia in quelle vicende.
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IL SEMINARIO PER INSEGNANTI ALL'UNIVERSITÀ CATTOLICA
Milano, la lezione di Primo Levi
Sono trecento i docenti che in queste ore hanno scelto di partecipare al seminario di aggiornamento organizzato all'Università Cattolica di Milano, da Associazione Figli della Shoah, Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Centro Internazionale di Studi Primo Levi e Memoriale della Shoah di Milano. Una giornata dedicata interamente alla figura di Primo Levi con approfondimenti sul suo ruolo di Testimone, di scrittore, di educatore. A salutare i presenti, anche la senatrice a vita Liliana Segre, presidente dell'Associazione Figli della Shoah, che in più occasioni ha ricordato come Primo Levi abbia saputo esprimere a parole la sua sofferenza di sopravvissuta ad Auschwitz. “Carissimo amico, io sono una di quelle senza capelli e senza nome, senza più forza per ricordare. - ha scritto la Testimone in una lettera-introduzione a I Sommersi e i salvati - Io sono una di quelle che attraverso i tuoi libri ha scoperto anche se stessa. Tu hai trovato le parole che cercavo: indicibile, vergogna, stupore”.
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QUI VENEZIA - LA NOTA DELLA COMUNITÀ EBRAICA
“Pietre d’inciampo testimonianza viva,
il no di Schio suscita disagio”
“Le pietre di inciampo sono un simbolo della memoria. In tutta Europa ne sono state sistemate oltre 70 mila. E ognuna di esse ricorda l’ultima residenza nota di chi non è più tornato perché assassinato nei lager nazisti. Le pietre ricordano ebrei finiti nelle camere a gas, perseguitati politici assassinati; religiosi di ogni confessione uccisi perché portatori di una parola di pace; adulti, uomini e donne, bambini, neonati. Le pietre d’inciampo sono la testimonianza viva, presente, indispensabile per commemorare la Shoah. Le pietre di inciampo sono un monito per tutti noi. Le pietre d’inciampo sono la nostra storia”.
È quanto afferma in una nota Paolo Gnignati, presidente della Comunità ebraica di Venezia, in relazione al no espresso dal Consiglio comunale di Schio ad una mozione presentata dal Pd per il posizionamento di stolpersteine nei luoghi in cui risiedevano i deportati della città morti nei lager. Per gli esponenti della maggioranza di centrodestra le pietre rischierebbero “di portare di nuovo odio e divisioni”..
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QUI ROMA - LA TARGA ALL'OSPEDALE ISRAELITICO
“Professor Noccioli, figura esemplare”
Una targa commemorativa in ricordo del professor Giuseppe Noccioli (1871-1953), storico direttore sanitario dell’istituzione ebraica Maternità Di Cave costituita nel 1915 e attiva fino al 1968 come casa di ricovero, è stata oggi svelata nella sede dell’Ospedale Israelitico di Roma.
Un omaggio al medico, ma anche all’uomo, rievocato attraverso il racconto di uno snodo significativo nelle relazioni tra gli ebrei romani e il resto della cittadinanza..
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QUI FIRENZE - SEGNALIBRO
I cimiteri ebraici e l’arte dell’eternità
La Fondazione Ambron Castiglioni, continuando la sua benemerita attività culturale in campo artistico, ha presentato a Firenze il quarto quaderno della serie curata da Dora Liscia con la collaborazione di Giovanna Lambroni, edita da Edifir: “L’arte dell’eternità-iconografia, storia e tradizione nei cimiteri ebraici dell’Emancipazione”.
Il primo relatore, l’architetto David Palterer, docente del politecnico milanese, ha spiegato l’evoluzione avuta dai cimiteri partendo da quello di Mantova in fase di studio dopo il suo recente ritrovamento e da quello di Worms, il più antico di Europa, che ha visitato recentemente e che è ancora in uso.
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QUI ROMA - SEGNALIBRO
Quelle mani tese contro l’indifferenza
Due anni di angoscia, paura per la propria vita e per quella dei propri cari, ma anche di fiducia nell’umanità rafforzata dal contributo che in tanti, ad ogni livello, diedero per la salvezza della famiglia Ancona, per la sua messa in sicurezza dagli assassini che imperversavano. È un racconto che abbraccia oltre un anno e mezzo di storia italiana quello tracciato da Meir Polacco e Paola Fargion ne Il vescovo degli ebrei, volume che dall’8 settembre del ’43, giorno dell’armistizio, si snoda fino al giorno della Liberazione, il 25 Aprile del ‘45, festeggiato dai protagonisti a Stresa. Proponiamo ai nostri lettori un brano del libro, che sarà presentato questo pomeriggio nel Museo storico dell’Arma dei Carabinieri di Roma, relativo ai mesi che precedettero l’entrata in vigore delle Leggi razziste.
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Rassegna stampa
Roma, Memoria imbrattata
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L’Italia e l’antisemitismo
Fa un discorso chiaro e forte Ernesto Galli della Loggia: fra le fiamme della Shoah l’Europa si è suicidata, legando la propria coscienza alla condanna per un crimine da cui non potrà mai risollevarsi. A loro volta, gli ebrei non hanno potuto sottrarsi a trasmettere la memoria della barbarie che si è abbattuta su di loro, e sono stati ‘condannati’ (l’idea e il termine sono miei) a occuparsene e a scriverne senza requie. L’ebraismo, continua Galli della Loggia, è diventato così per l’Europa un ‘fastidioso memento’ delle sue colpe. Non sorprende, allora, che gli ebrei, in veste di giudici morali della storia europea, possano suscitare negli altri insofferenza, o decisa antipatia, quando non odio antisemita.
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I libri migliorano la vita
Sono convinto che sia utile e opportuno, nel momento in cui si cerca di ragionare, rimandare a libri e letture, cioè a una tradizione. È anche doveroso atto di umiltà, requisito primario di ogni studio serio, tenere in considerazione quello che altri hanno scritto e da lì, se ne siamo in grado, eventualmente partire per provare a aggiungere qualcosa. La tradizione ebraica di commento al testo ha giocato un ruolo non piccolo nel plasmarsi, adattarsi e diffondersi di questo principio.
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Dei sepolcri e dei vivi
“Non vive ei forse anche sotterra, quando / gli sarà muta l’armonia del giorno, / se può destarla con soavi cure / nella mente de’ suoi?” ci chiedeva retoricamente il vate ‘avverso al mondo’, e mi è sovvenuto ascoltando ieri pomeriggio in Comunità a Firenze rav Amedeo Spagnoletto presentare il quarto quaderno della Fondazione Ambron Castiglioni, L’arte dell’eternità. Iconografia, storia e tradizione nei cimiteri ebraici dell’Emancipazione, curato da Dora Liscia Bemporad e Giovanna Lambroni (Edifir – Edizioni Firenze, 2018).
Sara Valentina Di Palma
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Un ottimismo poco fondato
Qualche giorno fa un quotidiano milanese ha pubblicato i risultati di una ricerca americana sull’antisemitismo nel mondo, dalla quale emergono dati interessanti sui quali torneremo. Il quotidiano, tuttavia, ha nel titolo focalizzato l’attenzione su quanto rilevato in Italia, dove in cinque anni gli antisemiti sarebbero passati dal 29 al 18% dei cittadini, il che autorizzerebbe a parlare, sempre secondo questo quotidiano, di “crollo dell’antisemitismo”.
Credo che si possano legittimamente avanzare dei dubbi su queste conclusioni. Non sulla serietà della ricerca, ma sulla metodologia usata, almeno per quello che emerge dai risultati presentati. Che cosa significa infatti che una persona è “antisemita”?
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