Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     29 Dicembre 2019 - 1 Tevet 5780
IL MONDO CATTOLICO RACCOGLIE L'INVITO DELLA PRESIDENTE UCEI 

"Maraini sbaglia, nell'Antico Testamento
parole di amore, misericordia e perdono" 

Anche il mondo cattolico, raccogliendo l’invito fatto dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni sul Corriere della sera venerdì scorso, reagisce alle insinuazioni cariche di pregiudizio della scrittrice Dacia Maraini che, in un editoriale pubblicato alla vigilia del Natale, aveva parlato di ebraismo come di religione “severa e vendicativa”, contrapposta al Cristianesimo che per la prima volta nell’alveo del monoteismo avrebbe introdotto “il concetto del perdono, del rispetto per le donne, il rifiuto della schiavitù e della guerra”. Per la nota scrittrice, poi intervenuta con una precisazione ritenuta non pertinente dalla Presidente UCEI, il Vecchio Testamento sarebbe caratterizzato da “giustizia come vendetta, profonda misoginia, intolleranza e passione per la guerra”. 
“Peccato – scriveva Di Segni sul Corriere – che una persona come Dacia Maraini non tenga conto che proprio la cultura della Bibbia ebraica millenaria sia alla base della nostra stessa nostra cultura contemporanea di diritti sociali, sindacali, attenzione all’ecologia e di ogni conquista di libertà democratica. Peccato che non tenga conto che il mondo ebraico è stato moto di coscienza civile e protagonista nella costruzione delle stesse democrazie evocate da molti ma vissute con coerenza da pochi. Peccato che concetti così faticosi come violenza, schiavitù, vendetta e rispetto delle donne siano appiattiti come sardine in una scatola chiusa consumata all’occorrenza da cui risorge il malanno antico ben conservato dell’antisemitismo che avvelena le nostre esistenze”. L’intervento della Presidente dell’Unione si concludeva con un auspicio: “Attendo fiduciosa repliche degli esponenti della Chiesa”. 
Ad intervenire è oggi Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto e già presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, che sul Corriere scrive: “Nella convinzione che sia doveroso riconoscere le giuste intenzioni della coraggiosa scrittrice, mi sembra però opportuno inserire nel dibattito una riflessione da parte cattolica per chiarire, ove fossero restati dubbi, quei principi che dal Concilio Vaticano II e dalla costituzione della Commissione Mista fra la Chiesa Cattolica e il Gran Rabbinato d’Israele (di cui faccio parte) sono a fondamento delle relazioni ebraico-cristiane, al servizio del dialogo e della pace per l’intera famiglia umana”. 
“Riguardo al riferimento alla ‘severa e vendicativa religione dei padri’ – sottolinea Forte – va detto che nell’Antico Testamento possono certo trovarsi espressioni di rigore e di vendetta, che tuttavia sono piuttosto il riflesso della condizione umana, purtroppo spesso segnata da tali atteggiamenti, che non una costante della religione biblica: questa è anzi ricchissima di riferimenti al primato dell’amore e alla forza sanante della misericordia e del perdono”. 
“Circa poi l’accusa di misoginia – prosegue l’arcivescovo – è doveroso ricordare che alcune delle grandi figure protagoniste della storia del popolo ebraico narrata nella Bibbia sono donne (da Sara, moglie di Abramo, a Lia, moglie di Giacobbe, con Rachele fondatrice della casa d’Israele, ad Anna, profetessa e madre di Samuele, a Debora, giudice in Israele, a Ester, regina e salvatrice del suo popolo, a Noemi, a Rut, ecc.), e che dunque molti dei motivi per affermare la dignità e il protagonismo femminile nella storia si trovano proprio nella testimonianza della fede ebraica”. 
Anche altre voci si stanno levando nel mondo cattolico, ad arricchire di significato l'appuntamento con la Giornata per l’approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra Cattolici ed Ebrei in programma il prossimo 17 gennaio che proprio a questi temi sarà dedicata. Come quella di don Matteo Ferrari, direttore dei Colloqui Ebraico-Cristiani di Camaldoli, che firma una comune riflessione con Marco Cassuto Morselli, presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia. L’editoriale della Maraini è valutato in questi termini: “A leggere simili cose si è colti dallo sconforto, ma speriamo che le donne e gli uomini, ebrei e cristiani, che partecipano da anni agli incontri delle Amicizie Ebraico-Cristiane, del Segretariato Attività Ecumeniche e dei Colloqui di Camaldoli sapranno, passati questi giorni di festa, trovare la forza di testimoniare quanto profondamente false e ingiuste siano affermazioni di tale tenore”. Si aggiunge poi nel testo congiunto: “In un momento come questo, in cui segni di antigiudaismo e di antisemitismo si fanno sempre più preoccupanti, non è più tollerabile leggere banalità di tal genere, non è più possibile raffigurare in tal modo il rapporto tra Antico e Nuovo Testamento. Da oltre cinquant’anni la Chiesa cattolica ha affermato l’unità dei due Testamenti e l’irrinunciabile rapporto con il popolo d’Israele. E devono essere ora proprio i laici a diffondere insegnamenti ormai superati, che tanto danno hanno fatto nei secoli a ebrei e cristiani?”. 

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LE REAZIONI AL NUOVO DRAMMATICO EPISODIO ANTISEMITA 

"Attacco criminale antisemita a Monsey
un attacco a tutta New York"

Odio e violenza colpiscono ancora una volta gli ebrei americani. L'attacco a colpi di machete verosimilmente compiuto da un cittadino afroamericano, che ha fatto irruzione nella casa di un rabbino della comunità chassidica di Monsey, nello Stato di New York, ha provocato cinque feriti (di cui due verserebbero in gravi condizioni). 
L'attentatore, che ha colpito durante le celebrazioni per la settima accensione della Chanukkiah, è stato fermato poco dopo dalla polizia. Solo l'ultimo di una serie di episodi che stanno destando allarme nel mondo ebraico statunitense e che hanno portato negli scorsi giorni l'Anti-Defamation League a lanciare una campagna contro l'odio rivolta a tutta l'opinione pubblica. Alle vittime dell'attacco e a tutti gli ebrei americani la vicinanza della Presidente UCEI Noemi Di Segni e di tutto l'ebraismo italiano. 
Molte le reazioni, in America e nel mondo, a quanto accaduto a Monsey. Andrew Cuomo, il governatore dello Stato di New York, ha tra gli altri commentato: “Voglio essere chiaro: l’antisemitismo e l’intolleranza sono ripugnanti e abbiamo assolutamente tolleranza zero per tali atti di odio”. Il sindaco Bill de Blasio ha definito questo ennesimo spargimento di sangue, che giunge al termine di una settimana in cui molteplici sono stati gli episodi a sfondo antisemita, "un attacco a tutti i newyorkesi". Così Reuven Rivlin, presidente israeliano: "Preghiamo per i feriti, ci auguriamo una pronta guarigione. L'aumento dell'antisemitismo non è solo un problema degli ebrei o dello Stato di Israele. Dobbiamo lavorare insieme per affrontare questo male, che sta rialzando la testa ed è una vera minaccia in tutto il mondo". L'attacco è stato condannato anche dal ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio. 

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OTTO GIORNI OTTO LUCI 

I fedeli servitori 

“Il popolo che camminava nelle 'tenebre' vide una 'grande' luce…"(Isaia 9:1).
Rav Dov Tzvì Karlenstein (1934-2015) capo della Yeshivàt Grodno conosciuta anche come Ponevezh Ashdod, insegnava che in questo verso del profeta Isaia le “tenebre” alludono agli ellenisti che volevano oscurare Israele e che il popolo che “camminava nelle tenebre” acquisì il merito di vedere “una grande luce” grazie agli otto Maccabei componenti della famiglia degli Asmonei.

Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova 

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Rassegna stampa

"Nell'Antico Testamento
parole di amore"

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Oz e la lotta al fanatismo
“Il fanatico è un punto esclamativo ambulante. La lotta contro il fanatismo farebbe bene a non replicare con un punto esclamativo opposto. Lottare contro il fanatismo non significa annientare tutti i fanatici bensì, forse, mettere in atto una cauta terapia sul piccolo fanatico che più o meno si nasconde dentro l’animo di gran parte di noi, e anche ridere un po’ alle spalle dei nostri punti esclamativi…”.
(Amos Oz, “Cari fanatici”, Feltrinelli, 2017, pp. 36-37). Un anno dopo manca molto la tua voce, Amos Oz. Meno male che ci restano almeno i libri.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
 
Corsivi non corsari
Nel merito dello sgradevole editoriale (corsivo?) di Dacia Maraini, che rispolvera diversi passaggi dell’antigiudaismo preconciliare, e sul suo tardivo tentativo di porre rimedio ad esso, laddove la toppa si rivela peggio del buco, non è che ci sia molto da aggiungere rispetto a quel tanto che è stato opportunamente (nonché coralmente) detto e ripetuto su questa ed altre pagine. Parrebbe quasi che a proseguire nella polemica si rischi di iniziare a sparare sulla Croce rossa – come si suole ragionare, a rigore di metafora, in questi casi. Non perché l’autrice in questione sia una figura indifesa ma perché l’obiettivo è, francamente, inconsistente.
Claudio Vercelli, storico
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