Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        4 Febbraio 2020 - 9 Shevat 5780
L'INTERVENTO DOPO LE POLEMICHE

Yad Vashem corregge la rotta a difesa della Storia

La verità storica non è negoziabile. Per questo lo Yad Vashem di Gerusalemme ha deciso di chiedere scusa per alcune imprecisioni emerse durante l’evento con i capi di Stato di mezzo mondo dedicato alla Shoah e all’antisemitismo. “Due settimane fa, il 23 gennaio, si è tenuto a Yad Vashem un evento internazionale promosso dalla World Holocaust Forum Foundation, un importante e imponente evento volto a rafforzare la memoria della Shoah e a stimolare l’azione contro le manifestazioni di rinnovato e allarmante antisemitismo. Purtroppo, nei video che hanno accompagnato l’evento, soprattutto in quelli in cui sono voluti presentare brevemente i punti chiave della Seconda Guerra Mondiale e dell’Olocausto, sono state fatte delle imprecisioni e si è creato un quadro parziale dei fatti storici, che ha creato un’impressione di squilibrio” ha scritto nella sua lettera di scuse – pubblicata oggi da Haaretz – Dan Michman, a capo dell’Istituto internazionale di ricerca sulla Shoah dello Yad Vashem. I video presentati alla cerimonia, alla quale hanno partecipato decine di leader mondiali, tra cui il presidente russo Vladimir Putin, si sono concentrati quasi esclusivamente sul ruolo dell’Unione Sovietica nella sconfitta dei nazisti, minimizzando il ruolo dell’America, della Gran Bretagna e di altri Paesi. Nelle pellicole – proiettate durante la cerimonia – era stato anche omesso di menzionare l’accordo che il dittatore sovietico Joseph Stalin siglò con il führer nazista Adolf Hitler (Patto Molotov-Ribbentrop), l’occupazione russa di parti della Polonia e altri fatti scomodi per Mosca. 

QUI NAPOLI - IL RICORDO DI UN PROTAGONISTA DELLE QUATTRO GIORNATE

Defez, memorie di un combattente

“Cresciuto nell’osservanza dei precetti mosaici, educato al senso di libertà, al coraggio e al rispetto per il prossimo, non si tirò indietro quando, a soli 20 anni, impugnò la pistola datagli dal padre per unirsi alla popolazione napoletana insorta contro gli occupanti nazisti per facilitare l’ingresso a Napoli delle forze armate di liberazione”. Incombono le ore eroiche delle Quattro Giornate e Alberto Defez, con al fianco il fratello Leo, sceglie in quel fatidico momento di ritagliarsi un ruolo di primo piano, uno spazio da assoluto protagonista in una delle più importanti pagine del Novecento partenopeo e italiano. 
A ricostruirne la vita è il volume Raccolta di Memorie curato da Suzana Glavaš, docente di croato e figura attiva della Comunità ebraica cittadina, che in questo libro pubblicato dall’editore La Mongolfiera porta all’attenzione di tutti la vicenda di un giovane combattente ed eroe espressione di quell’ebraismo napoletano che non subì deportazioni in città ma che, duramente provato da cinque anni di Leggi razziste che l’avevano posto ai margini, non rinunciò a battersi e a mettere a rischio la propria vita per una comune causa di libertà. 

LA FEDERAZIONE ITALIANA ISTITUITA A ROMA 

"Una casa per tutti gli ebrei sefarditi"

È il 1492 quando i reali di Spagna decretano la cacciata (o in alternativa la conversione forzata) di ogni cittadino ebreo sotto la loro giurisdizione. Fu quello l’epilogo, molto spesso nel sangue, di una lunga storia di integrazione e contributo al progresso collettivo. Non pochi, tra quanti scelsero la fuga, arrivarono poi in Italia. Tra gli alti e bassi di quel tempo fu per loro un nuovo inizio, lontano dalla terra d’origine. Vivo restò in ogni caso l’antico legame, conservato attraverso specifici usi, costumi e tradizioni.
Ad alimentare questa memoria è anche la neonata Federazione Sefardita Italiana (Fesei), che raccoglie le associazioni I Love Libia e Associazione Sefardita Italiana ed è guidata dallo psicanalista David Gerbi. 


Rassegna stampa

Il virus e l'intolleranza
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L'uso del linguaggio
È morto George Steiner, uno studioso eclettico e profondo come pochi. Non sempre apprezzato dal mondo accademico più legato alla conservazione, anche quando la loro tradizione mostrava segni di stantio. Merito a lui.
Costante è la sua riflessione sull’uso del linguaggio, stimolata non poco dalla tragedia della Shoah. La politica (e la storia) ha messo il linguaggio al proprio servizio, lo ha svalutato e deumanizzato. Di fronte alla strumentalizzazione politica di cui è oggetto, il linguaggio può reagire cercando di rappresentare la disumanità del tempo modellandosi sul paradigma della crisi.
Dario Calimani
Incitamento al genocidio
La Convenzione Onu del 9 dicembre 1948 per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio dispone, all’articolo tre, che “Saranno puniti i seguenti atti: a) il genocidio; b) l’intesa mirante a commettere genocidio; c) l’incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio; d) il tentativo di genocidio; e) la complicità nel genocidio”.
Emanuele Calò
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Storia, non fiction 
La carenza di una dimensione storica nella visione del mondo della società contemporanea nel suo complesso è sotto gli occhi di tutti. Anche a monte del deficit di specifiche conoscenze sul passato, atteggiamenti ricorrenti nei comportamenti di massa rivelano, soprattutto nelle giovani generazioni, una preoccupante assenza di retroterra e di prospettiva storica, una sorta di “destructuratio historiae”, una perdita strutturale di mentalità storica.
 
David Sorani
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