Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       7 Aprile 2020 - 13 Nissan 5780
IL MESSAGGIO DEL PREMIER CONTE IN CONFERENZA STAMPA

Il Presidente del Consiglio e la gaffe su Pesach
Una svista da prendere col sorriso

La solennità ebraica di Pesach scambiata con la Pasqua cristiana. Un viaggio “dalla schiavitù all’Egitto” che non è mai avvenuto, perché è proprio dall’Egitto che si fuggiva per affrancarsi dalla prigionia. Sono ore febbrili per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, solitamente molto attento alle parole, al loro senso e alla loro concatenazione logica. Una svista, quella delle scorse ore in conferenza stampa, che lo ha portato a confondere Pesach con la Pasqua cristiana che ha suscitato qualche sorriso, ma anche il commento aggressivo di certi opinionisti. In questi giorni di immense tensioni e pressioni, una distrazione comprensibile e un augurio un po' originale da accogliere comunque con favore. E con la speranza, come auspicato dallo stesso premier, di poter presto “passare oltre” questa stagione difficile. 

LE INTERVISTE CON WORLD JEWISH CONGRESS E AJC

“Siamo comunità, anche a distanza”

La resilienza degli ebrei italiani al tempo del Coronavirus. La sfida di essere Comunità, unita anche a distanza. E la sfida di lasciare un segno anche in questi tempi difficili. Si è aperta con un’intervista a Noemi Di Segni, Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la nuova iniziativa del World Jewish Congress: una serie di web talk con protagonisti del mondo ebraico, delle istituzioni e della diplomazia.
“In Italia è come se ogni giorno fosse Tisha Be Av. Il Paese è stato duramente colpito, ma sta reagendo. Anche con le sue eccellenze. I cittadini – ha sottolineato Di Segni – stanno dando fiducia al governo e alle scelte che sono state prese”.
Anche il mondo ebraico, ha proseguito la Presidente UCEI, sta facendo la sua parte. Sia sul fronte interno che esterno. Con apporti di tipo sociale, umanitario, culturale.

LE INIZIATIVE UCEI E DELL'ITALIA EBRAICA

Emergenza sanitaria e sociale,
la solidarietà degli ebrei italiani

Assistenza psicologica, solidarietà diffusa, una raccolta fondi. L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane prosegue nel suo impegno a favore di tutta la cittadinanza, per aiutare chi soffre e per chi lotta in prima linea contro il virus. Un impegno possibile anche grazie allo stanziamento di una parte del proprio Otto per Mille.

UNA PIATTAFORMA RACCOGLIE GLI INTERVENTI PRODOTTI

Cultura, identità e informazione
I video UCEI disponibili per tutti

Una piattaforma dove poter consultare tutti i contributi video realizzati dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in queste intense settimane di lavoro, segnate dall'emergenza. Dalle lezioni dei rabbini agli approfondimenti culturali ai momenti di formazione e informazione.

Questo patrimonio, che parte dai canali social e dalle testate giornalistiche UCEI, è stato messo a disposizione dell'utenza per fare in modo che non si disperda nel caos dei social network. In continuo aggiornamento, la nuova piattaforma al momento ha attive tre sezioni: una dedicata alla festa di Pesach, alle sue tradizioni e alla preparazione del Seder, una al ciclo della giornata ebraica e una ai video Pilpul, il notiziario quotidiano serale curato dalla redazione giornalistica UCEI.

 
NELL'ULTIMO VIDEO PILPUL 

Legge dello Stato e Halakha, diritti in equilibrio

“Per le preghiere il minian fisicamente (la riunione di 10 uomini adulti) non si può realizzare ma si può avere un minian virtuale. Un chazan (cantore) intona la tefillah (la preghiera) senza dire le parti che richiedono le 10 persone ma tutti gli altri possono partecipare, rispondere amen, senza assemblarsi, nel rispetto delle normative per cui ci si sente isolati ma non soli”. È una delle soluzioni, spiega rav Gianfranco Di Segni, che l’ebraismo ha trovato in queste settimane di quarantena per proseguire, nel rispetto della Halakha, la vita ebraica. Nell’ultimo video pilpul serale - l’appuntamento curato dalla redazione giornalistica UCEI -, rav Di Segni, assieme al vicepresidente dell’Unione Giulio Disegni e al Consigliere Davide Jona Falco, si è soffermato su alcuni problemi che l’isolamento ha creato nella quotidianità degli ebrei italiani e non solo, in particolare per quanto riguarda il rispetto dei dettami della Legge ebraica. E a proposito di legge, di quelle dello Stato, in relazione alla libertà religiosa, hanno invece parlato gli avvocati Giulio Disegni e Davide Jona Falco. 

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L'APPROFONDIMENTO CON LA SOCIOLOGA BETTI GUETTA

La paura, un passaggio verso la libertà

Confrontarci con la paura, per liberarci del suo peso. È uno degli spunti della riflessione della sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC, nel nuovo appuntamento della serie “Diciotto minuti di libertà”, ideata dal direttore dell'area Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca in collaborazione con la redazione giornalistica UCEI. Guetta, in dialogo con Della Rocca, ha scelto di partire dalla paura per aprire la sua riflessione sulla libertà. “La paura in ogni momento della vita rappresenta per molte persone una difficoltà di uscire da una condizione, da una trasformazione”. Un concetto attuale, sottolinea Guetta - introdotta dal direttore della redazione UCEI Guido Vitale -, se si pensa che proprio in questi giorni il mondo ebraico celebra Pesach, festa di liberazione e passaggio. Proprio quest'ultimo può essere un elemento positivo, spiega la sociologa, oggi che viviamo nella paura del virus ma anche nella preoccupazione di cosa accadrà dopo. "Viviamo un momento di passaggio vero, che coinvolge molti aspetti della nostra vita personale, sociale, famigliare, etica, politica. Per ogni passaggio, legato alla storia individuale o collettiva, ognuno di noi è chiamato ad esserci, così da imprimere a questo momento le caratteristiche di un'opportunità, di un cambiamento che parli la lingua della speranza”, spiega Guetta.

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PESACH, I MESSAGGI D'AUGURI AL MONDO EBRAICO

“Festa simbolo di libertà”

“I prossimi giorni sono per noi importanti ed intensi. Desidero rivolgere e lei e alle Comunità ebraiche in Italia, che lei rappresenta, gli auguri per la festa di Pesach, simbolo della libertà dall’angelo della morte. Il Signore che ha liberato il suo popolo possa riempirvi del suo amore e delle sue benedizioni e riempirvi della sua pace”. È quanto scrive Stefano Russo, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, in un messaggio inviato quest’oggi alla presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Mai come in questi tempi difficili e di dura prova – sottolinea Russo – è importante rinnovare i legami di amicizia, di dialogo e di impegno verso i più poveri e bisognosi della nostra società”. Numerosi, con l’approssimarsi di Pesach, anche gli interventi interni al mondo ebraico.

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IL RACCONTO DELL'EMERGENZA DI UNA NONNA AI NIPOTI

L'Haggadah al tempo del virus

“L’idea è nata dal desiderio di spiegare ai nipotini, in questo momento di preoccupazione collettiva, attraverso le parole e i disegni il significato di quello che stiamo vivendo”. Così, spiega Paola Mortara, è nata la sua “Haggadah del coronavirus” (clicca qui per scaricarla): un racconto, attraverso parole e disegni, per spiegare ai più piccoli l’emergenza sanitaria che stiamo vivendo e il perché a Pesach quest’anno non sarà possibile riunire tutta la famiglia. “È la nonnitudine che fa fare qualche follia – sorride Mortara – Volevo fare qualcosa per i miei nipoti, in questo momento in cui tutti siamo attivi per far sentire la nostra vicinanza, e mia sorella ha pensato che potesse essere utile anche per altri bambini. È un modo per sciogliere un po’ i nodi di questa paura che coinvolge un po’ tutti. Io la vivo molto da vicino: mia figlia è anestesista ed è in prima linea in questa battaglia. Prima c’erano i cori dai balconi ma ora mi sembra prevalga la preoccupazione per la propria salute, per la condizione economica. In più le feste passate in solitudine ci portano a interrogarci sulla nostra identità. Vivremo un Pesach diverso dal passato e speriamo che ci rafforzi per il futuro”.

IL CORDOGLIO DELL'EBRAISMO ITALIANO

Giuseppe Pino Fuà (1932-2020)

Profondo cordoglio nell’ebraismo italiano per la scomparsa del notaio Giuseppe Fuà, alla guida dal settembre del 2009 all’aprile del 2013 della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia, la onlus costituita dall’UCEI nel 1986 con lo scopo di promuovere il recupero, la conservazione, il restauro e la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale disseminato in oltre duemila anni di storia in questo Paese. Attivo collaboratore di varie organizzazioni ebraiche, Fuà ha dedicato un particolare impegno alle iniziative culturali, benefiche e assistenziali. A sceglierlo per questo incarico fu l’allora Presidente dell’Unione Renzo Gattegna, cui era legato da una intensa amicizia. 

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Rassegna stampa

Conte non si sbilancia
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Padri e figli
Poveri Padri! Sotto Pesach, le madri si danno da fare per la casheruth della casa. Puliscono, riordinano, separano, casherizzano, preparano, cucinano, imbandiscono. Sono loro che mandano avanti la tradizione, e sono loro che tengono in piedi l'edificio. Non c'è possibilità di smentita. Il padre continua a dedicarsi alle sue cose fingendosi spesso indaffaratissimo pur di non dare una mano in sala da pranzo o in cucina. E non è che la cosa passi inosservata. Con una goccia di sadismo e non poca acrimonia la famiglia tutta (specie i figli) fa di tutto per ricordargli a ogni piè sospinto il suo disinteresse, la sua inerzia, la sua assenza, e la sua indolenza. Tutto vero, naturalmente. Nessuna giustificazione.
Dario Calimani
Plagio e originalità
Questa sarebbe l’origine dei famigerati Protocolli dei Savi di Sion: Maurice Joly, Dialogue aux enfers entre Machiavel et Montesquieu ou La politique de Machiavel au XIXe siècle, par un contemporain, 1864: «Machiavel: Le fait d’organiser une société secrète, ou de s’y affilier, sera puni rigoureusement. Montesquieu. Bien, pour l’avenir; mais les sociétés existantes? Machiavel. J’expulserai, par voie de sûreté générale, tous ceux qui seront notoirement connus pour en avoir fait partie. Ceux que je n’atteindrai pas resteront sous le coup d’une menace perpétuelle, car je rendrai une loi qui permettra au gouvernement de déporter, par voie administrative, quiconque aura été affilié».
Emanuele Calò
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Quale politica dopo il contagio
Oggi non possiamo dire quando tutto questo finirà. Sarà questione di mesi, forse malauguratamente di anni; ma certo ci sarà un dopo-Coronavirus. Il presente è tutto occupato dalla lotta all’emergenza, ma può essere utile farsi qualche domanda sul futuro. Quale scenario politico si prepara per il prossimo periodo? Uomini politici, partiti, movimenti, istituzioni sapranno fare propri gli insegnamenti lasciati da una fase di epidemia e di dolore? Proviamo a chiederci che cosa abbiamo imparato dalla sofferenza di questo terribile inizio d’anno.
David Sorani
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