Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       25 Giugno 2020 - 3 Tamuz 5780
L'IMPEGNO INTERNAZIONALE PROMOSSO DALL'UCEI 

Catalogazione dei libri ebraici in Italia,
al via la fase operativa del progetto

Un progetto per recuperare, valorizzare e rendere fruibile un immenso patrimonio culturale dell’ebraismo italiano rappresentato da 35mila volumi presenti, e non ancora censiti, in quaranta biblioteche sparse per il paese. Intitolato simbolicamente Y-TAL-YA Books – un richiamo al modo in cui gli ebrei italiani chiamano la penisola: Y-Tal-Ya, Isola della rugiada divina – il progetto prende il via ufficialmente in queste ore, dopo una prima fase pilota, e vede la collaborazione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, a capo dell’iniziativa, la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, la Biblioteca Nazionale di Israele e la Rothschild Foundation Hanadiv Europe. Attraverso gli strumenti telematici e nonostante le difficoltà legata all’emergenza sanitaria di questi mesi, l’impegno del team – che va dall’Italia, alla Gran Bretagna fino a Israele – è riuscito a proseguire e ora inizia, a partire da Torino, con la fase di training per procedere al lavoro di catalogazione. “Si tratta di un progetto dalla portata storica e di valore internazionale”, l’opinione condivisa nei saluti d’apertura portati da Sally Berkovic, direttore esecutivo della Rothschild Foundation Hanadiv Europe, dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, dal direttore della Biblioteca Nazionale Centrale Andrea De Pasquale, dal direttore generale della Biblioteca nazionale d’Israele Oren Weinberg e dalla referente dell’istituzione israeliana per l’Europa Caron Sethill.

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PAGINE EBRAICHE - LO SPECIALE SULLA FICTION 

"Unorthodox, ecco come è nato tutto"

lI numero di Pagine Ebraiche di giugno in distribuzione ospita un ampio speciale dedicato a Unorthodox, la serie televisiva che ampio successo ha ottenuto in tutto il mondo. Vi proponiamo oggi l'intervista alla scrittrice Deborah Feldman, al cui libro è ispirata la serie. 

“Ho 33 anni, sono nata nel 1986 a New York, sono cresciuta nella comunità hasidica di Williamsburg a Brooklyn. Sono stata allevata dai miei nonni perché i miei genitori si sono lasciati molto presto e perché mio fratello non era in grado di poterlo fare in quanto aveva dei problemi mentali. A diciassette anni mi sono sposata, a diciannove ho avuto mio figlio e tre anni dopo ho deciso, nel 2009, di lasciare la comunità. Nel 2012 ho scritto il mio primo libro, in cui si parla di cosa significa crescere in questa realtà. Nel 2014 mi sono recata a Berlino, dove ho conosciuto e ho avuto l’occasione di incontrare tutta una serie di artiste con le quali desideravo molto lavorare e il risultato del mio lavoro, anche di parte del mio lavoro con loro, è stata questa mini serie televisiva che è stata prodotta da Netflix. Una serie che si discosta abbastanza dalla realtà”.

Inizia così il dialogo con Deborah Feldman, scrittrice e autrice di Ex Ortodossa (Abendstern Edizioni), il libro da cui è tratta la serie Unorthodox. Un dialogo che viste le circostanze avviene in via telematica, dove gli sguardi e le movenze sono mediate da uno schermo. Ma la voce e il volto di Deborah Feldman accompagnano le parole di questa conversazione che parla di amore, di memoria, di sofferenza e tradizioni. Una storia scoperta da molti nei giorni di quarantena. Una storia che sta appassionando milioni di utenti e creando un dibattito importante.

Massimiliano Coccia, Pagine Ebraiche giugno 2020

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VERSO LA GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA 

Percorsi ebraici, un racconto tra luoghi fisici e digitale

 Hanno partecipato poco meno di cinquanta persone, ieri  pomeriggio, all’incontro “operativo” organizzato via zoom  dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per definire le  strategie della prossima Giornata Europea della Cultura  Ebraica, la ventunesima, che avrà luogo domenica  sei settembre in oltre ottanta località, da nord a sud alle isole,  oltre che in circa trenta Paesi europei. 
 Al centro dell’incontro le idee e i suggerimenti per sviluppare un’edizione che, come stabilito dall’Aepj (l’associazione europea che coordina la Giornata a livello continentale), dovrà avere una particolare attenzione per gli eventi in formato digitale.

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IL VIDEOPILPUL IN ONDA STASERA 

Razzismo, cosa pensano gli italiani

Per il 59% degli italiani molte persone sono razziste ma non lo dicono apertamente. Per il 31% ci sono alcune persone razziste, ma la maggior parte non lo è. Per il 10% nel Paese non ci sarebbe un problema di razzismo.
A raccontarlo è la nuova indagine condotta da Swg, con un focus proprio su questi temi. Agli italiani si chiede anche un parere sulle proteste in corso negli Stati Uniti. La maggioranza esprime condivisione, anche se le ritiene in parte eccessive. Solo il 15% le ritiene inopportune.
Per il 51% del campione la protesta non dovrebbe inoltre passare attraverso lo sfregio di statue e simboli che elogiano figure storiche connesse alla segregazione razziale.
Ne abbiamo parlato con Riccardo Grassi, direttore di ricerca Swg, nel videopilpul che sarà trasmesso stasera alle 22.30 sui canali social Pagine Ebraiche e UCEI e, in versione audio, nella sezione Pagine Ebraiche da ascoltaredel portale www.moked.it.

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IL VIDEOPILPUL DELLA SERIE "DIRITTI E LIBERTÀ"

Ebrei libici, i diritti da tutelare

Dal colonialismo italiano dei primi del Novecento, passando per le leggi razziste del 1938, fino ai pogrom degli anni ’50 e ’60. La storia dell’ebraismo di Libia è stato segnato da grandi rivolgimenti e profonde ferite ma anche da una negazione di diritti che ancora oggi porta i suoi effetti: il mancato riconoscimento della piena cittadinanza italiana per alcuni degli ebrei italo-libici. A raccontare l’evoluzione storica di questa situazione, con le sue implicazioni giuridiche tra leggi e sentenze dei tribunali, l’avvocato Roberto Coen nel corso dell’ultima puntata di “Diritti e Libertà“, l’approfondimento curato dall’Associazione Avvocati e Giuristi ebrei in collaborazione con l’UCEI. Accompagnato dalla testimonianza dell’imprenditore Lillo Naman, che ha raccontato la sua complicata esperienza in Libia (rimase nascosto in casa insieme alla sua famiglia per oltre un mese nel ’67 per paura dei pogrom), Coen ha spiegato come ancora oggi ci siano correnti, seppur minoritarie, che rigettano la possibilità per gli ebrei italo-libici di ottenere la cittadinanza italiana e come sia ancora necessario tutelare i loro diritti nei tribunali del nostro paese.

Setirot - Un insegnamento 
Giulio Giorello non c’è più. Ci mancherà, e non è tanto per dire. Ho avuto modo di incontrarlo alcune volte nel corso degli anni: un uomo in realtà dolcissimo, uno spirito libero, veramente libero, un pensatore tanto grande quanto eclettico. Mi piace ricordare, tra l’altro, l’impegno contro il boicottaggio degli atenei israeliani. E tra i molti insegnamenti che ho ben presenti c’è una sua testimonianza del 2015 durante la giornata “Nutrirsi e nutrire il pianeta tra valori e tecnologie” organizzata dalla Comunità ebraica di Milano. Concludendo, Giorello disse: “La scienza e la tecnologia sono una forma di generosità. Sono conquiste intellettuali a disposizione di tutti e come nel caso dei trapianti medici una reale solidarietà. La tecnica aiuta a uscire dalla solitudine e a interagire con gli altri. Come diceva Spinoza, ‘le creature umane le conquistate non con la spada ma con la generosità'”.
Stefano Jesurum
Letture facoltative - Cristo si è fermato a Eboli
Carlo Levi, condannato dal fascismo al confino per l’aperta opposizione al regime, ha descritto i due anni trascorsi in piccoli borghi della Lucania in “Cristo si è fermato a Eboli”, tra i libri fondamentali della letteratura italiana del Novecento. Quella di Levi è un’avventura intellettuale unica in cui l’autore, che è anche medico e pittore, diventa antropologo sul campo. E proprio come antropologo Levi sceglie l’avvicinamento, l’adesione, il coinvolgimento in un mondo che non ha nulla a che fare con i viali alberati, il liceo classico e l’università di Torino.
Giorgio Berruto
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La politica estera della Russia
Il Corriere della Sera di lunedì 22 giugno ha pubblicato, sotto il titolo “Un vertice dei 5 Paesi nucleari”, estratti di un articolo di Vladimir Putin scritto in occasione dei 75 anni della fine della II guerra mondiale e pubblicato su una rivista americana, “The National Interest”. È interessante notare che è stata la stessa Ambasciata russa a Roma a inviare al “Corriere” l’articolo, addirittura “con preghiera di pubblicazione”. Insomma, i russi vogliono che in Italia si sappia quali sono i loro programmi politici.
Valentino Baldacci
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