Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui      21 agosto 2020 - 1 Elul 5780
L'INTERVISTA CON IL NUOVO DIRETTORE, RAV SPAGNOLETTO  

"Al Meis i giovani protagonisti" 

“Tra le tante ho un’ambizione: quella che il Meis diventi un vero e proprio polo didattico. Un luogo in cui, mettendo al centro i giovani, si possano trasferire conoscenze coinvolgenti sull’ebraismo, la sua storia, i suoi valori. Ma anche la fonte di un processo che porti chi apprende a condividere con altri coetanei ciò che ha acquisito. Tutti, in un modo o nell’altro, devono sentirsi protagonisti”.
Guarda al mondo della scuola il rav Amedeo Spagnoletto, da inizio giugno direttore del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. Già nei giorni della nomina e dell’insediamento si era soffermato sull’importanza della sfida educativa, ricordando come proprio un’educazione costante e di qualità sia stato ciò che ha permesso agli ebrei “di sopravvivere, nonostante tutte le peripezie”.
Un progetto in particolare accende il nuovo direttore: punto di partenza è l’individuazione di una scuola pilota e di un gruppo di studenti che raccolgano la sfida di allestire una mostra su un tema scelto assieme alla dirigenza del Meis. Un allestimento itinerante, pronto cioè ad essere trasferito in ogni altro istituto del territorio. Chi in un androne, chi in una sala dedicata. Non sarà lo spazio scelto a fare la differenza. “L’importante – spiega rav Spagnoletto – è portare il Meis nelle classi, far sì che tutti gli studenti vivano l’esperienza del Museo in senso ampio. Anche con una visita, naturalmente. Ma partendo dalla mostra e da un’azione forte di consapevolezza”.
La fascia d’età privilegiata è quella che va dai 15 ai 18 anni. Un’età decisiva per formarsi alle sfide di quella adulta. “Se non vogliamo ritrovarci ancor più gente che allo stadio urla slogan razzisti o antisemiti è lì che dobbiamo intervenire. Punto molto su questo progetto, così come su ogni altro impegno in campo educativo. Tra l’altro, se dovessero arrivare i finanziamenti richiesti, si tratterebbe di uno sforzo a costo zero per le scuole”.
Solo una delle tante iniziative sulle quali rav Spagnoletto si sta confrontando con lo staff del Meis, che definisce “affiatato e ben formato su ogni aspetto”. Tra le prime che hanno visto la luce c’è l’arena estiva inaugurata a luglio, nell’ampio giardino di cui dispone il Museo. Ad essere proiettati, in un percorso che porterà fino alla prossima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma domenica 6 settembre, cinque film dedicati al tema dell’identità.
Racconta al riguardo: “Il progetto è nato molto in fretta, ma con grande entusiasmo. Partivamo da un presupposto: chi voleva affacciarsi in questi anni al Meis già lo ha fatto. Restano però molti altri cittadini (ferraresi e non) cui possiamo rivolgerci, che magari non sempre vanno ai musei ma che lo stesso possono essere interessati a fare la nostra conoscenza. Il cinema ci è sembrato il linguaggio giusto per attrarli, per creare un ponte con loro. L’ampia partecipazione di pubblico, nei primi appuntamenti di questo ciclo di incontri, è stata la miglior risposta alle nostre aspettative. Il giardino, naturalmente nel pieno rispetto delle regole in vigore per un efficace contrasto al Covid, era pieno. A chi non è potuto entrare, per via del tutto esaurito, abbiamo garantito un posto per la proiezione successiva”.
Segnali importanti. Come quelli lanciati dai rappresentanti delle diverse istituzioni locali con cui, in queste settimane, si è interfacciato. “Dal giorno del mio insediamento ho avuto modo di incontrare un po’ tutti: dal sindaco al prefetto, dal rappresentante regionale al vescovo. Ogni incontro, anche il più formale, sta però evolvendo in un rapporto di sincera vicinanza. A ogni iniziativa del Meis – afferma il neo direttore – sentiamo tangibile la presenza di chi amministra”.
Segni di attenzione nel solco della strada aperta da chi ha preceduto rav Spagnoletto in questo incarico, l’ex direttrice Simonetta Della Seta. “Se ho intrapreso questa avventura lo devo a lei e a tutti coloro che hanno fatto sì che il Meis diventasse quello che è. Un luogo attrattivo, affascinante, di respiro internazionale. Lei, come il presidente Dario Disegni, che ha da poco iniziato il suo secondo mandato e di cui sento forte la fiducia. Senza dimenticare l’impegno profuso in questi anni dai membri del cda, dal comitato scientifico, da chiunque abbia cooperato ad ogni livello”.
Tante le sfide che attendono il Meis nel futuro a breve e lungo termine. Come l’inaugurazione della terza mostra dell’allestimento permanente, slittata dalla scorsa primavera al marzo del prossimo anno per via dell’emergenza sanitaria. “Oltre il ghetto”: un percorso che si annuncia di grande interesse, sull’asse dei diritti prima negati e poi finalmente conquistati.
O come l’avvio dei lavori che porteranno al completamento della struttura museale. “Il Covid ha fatto slittare le deadline inizialmente previste. Ma restiamo fiduciosi”, sottolinea il direttore.
Per rafforzare il museo di domani rav Spagnoletto pensa anche alla possibilità di portare a Ferrara documenti e oggetti magari oggi poco valorizzati in altri musei statali. Al riguardo l’obiettivo è di “fare al più presto una mappatura di tutti i beni ebraici dislocati sul territorio, così da avere chiara la situazione nel suo insieme e provvedere poi con tutte le richieste del caso”.
L’invito è esteso anche a tutti quei soggetti privati e a tutte quelle Comunità che abbiano, potenzialmente, qualcosa da condividere. Ma non lo spazio giusto per farlo. Piccoli e grandi tesori per ricostruire il senso di oltre duemila anni di ininterrotta presenza in Italia.
“Parliamo – conclude il rav – di un percorso già ben avviato in collaborazione con i responsabili di tutti i musei ebraici italiani. I frutti raccolti finora sono stati ottimi. Dobbiamo proseguire in questa direzione, perché è quella giusta”. 

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche agosto 2020

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Scuola e inadeguatezza culturale
Siamo a fine agosto, le scuole di ogni ordine e grado dovrebbero riaprire fra pochissime settimane e ancora il futuro prossimo è avvolto in una nuvola indistinta. Il comitato tecnico-scientifico che offre consigli al governo in materia di Covid produce in continuazione indicazioni contraddittorie che gettano nella confusione i dirigenti scolastici. I quali a loro volta eseguono le direttive di un ministero che programma a occhi chiusi, offrendo una certezza di apertura delle classi in presenza che non fa i conti con la disastrosa situazione strutturale dell’edilizia scolastica italiana. 
 
Gadi Luzzatto Voghera
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Troppo vuote o troppo piene
Non so fino a che punto l’abitudine di frequentare le sinagoghe abbia davvero a che fare con la preghiera e con la spiritualità e quanto non sia invece un modo per incontrare persone, ascoltare le ultime notizie, sentirsi parte di una comunità. Ma questo era vero nel passato anche più di oggi, ed è vero, oggi come nel passato, anche per altre religioni. Non che ci sia qualcosa di male, anzi, è bello che un luogo di culto possa essere significativo anche per chi non è credente e possa essere uno strumento che rafforza la coesione di una collettività. Solo, mi sembra difficile fare confronti con il passato e dedurre regole generali. 
Anna Segre
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Oneri e non solo onori
“E scriverà per sé questo libro della Torà, davanti ai Cohanim” (Deuteronomio 18).
L’elezione di un re in mezzo al popolo non viene vista di buon occhio da D-o, perché, se il popolo osservasse ciò che è scritto nella Torà, non avrebbe bisogno di una guida.
Comunque, fra le prime cose che egli doveva fare in caso di elezione era quella di scrivere un Sefer Torà – o soltanto il libro di Devarìm (chiamato Mishné Torà) – da cui attingere insegnamenti, anche per il suo ruolo. 
Rav Alberto Sermoneta
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La distruzione dell'altro
"E disse il saggio: ‘Non te ne sei accorto? È sempre in nome di un dio – o di un’idea – di giustizia e di bontà che si commette un assassinio: così si dimentica che uccidendo un uomo innocente si uccide, nello stesso tempo, dio e l’idea’”.
Spesso ripenso a questo passo di Edmond Jabès contenuto ne Le livre de l’Hospitalité (1991). La violenza, o peggio l’assassinio, sono spesso giustificate dall’individuo o da un gruppo di individui secondo un “fine superiore” o un “bene universale”.
Francesco Moises Bassano
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