La distruzione dell’altro

“E disse il saggio: ‘Non te ne sei accorto? È sempre in nome di un dio – o di un’idea – di giustizia e di bontà che si commette un assassinio: così si dimentica che uccidendo un uomo innocente si uccide, nello stesso tempo, dio e l’idea’”.
Spesso ripenso a questo passo di Edmond Jabès contenuto ne Le livre de l’Hospitalité (1991). La violenza, o peggio l’assassinio, sono spesso giustificate dall’individuo o da un gruppo di individui secondo un “fine superiore” o un “bene universale”. Anche i più nobili ideali di giustizia e libertà non hanno quasi mai risparmiato la violenza. Come in Delitto e castigo di Fëdor Dostoevskij, colui che commette il male è convinto sovente di agire per un bene più grande, magari per la realizzazione di un mondo migliore dove questo sarà poi assente. Ma nessun nuovo mondo volto a una restaurazione di quello vecchio può essere realizzato con la prevaricazione e la distruzione dell’altro.

Francesco Moises Bassano

(21 agosto 2020)