Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui                17 Settembre 2020 - 28 Elul 5780
IL PRESIDENTE RIVLIN ALLA VIGILIA DI ROSH HASHANAH E DEL NUOVO LOCKDOWN

“La politica riconquisti la fiducia d'Israele
e non cerchi capri espiatori”

La politica riconquisti la fiducia dell’opinione pubblica israeliana e dia prova di lavorare in modo efficace nella lotta contro la pandemia. È quanto chiesto dal Presidente d’Israele Reuven Rivlin nel discorso tenuto alla vigilia di Rosh HaShanah e della chiusura di tre settimane dell’intero paese a causa del coronavirus. Comprendendo la rabbia e le paure di una società che si trova a dover nuovamente vivere la quarantena, Rivlin ha chiesto in primo luogo scusa ai suoi concittadini. “Capisco i sentimenti di confusione e incertezza, l’ansia che molte persone provano. Capisco e, prima di tutto, voglio scusarmi per questo. A livello personale, vi chiedo perdono per il mio comportamento qui a Beit HaNasi (residenza del Presidente) durante l’isolamento di Pesach. Mi sono scusato per questo in passato, e lo farò di nuovo oggi. La mia solitudine non è più dolorosa della solitudine che molti di voi – così attenti a seguire la parola e lo spirito delle misure – provano”, ha dichiarato Rivlin (nell’immagine assiema al Premier Benjamin Netanyahu), che durante Pesach aveva violato i divieti, incontrando alcuni famigliari. Il Presidente ha poi ricordato il prezzo delle misure restrittive. “Abbiamo festeggiato con le nostre famiglie sotto grandi restrizioni, abbiamo pianto i nostri morti in modo non degno, abbiamo vissuto la nostra vita con compromessi dolorosi nella convinzione che il Paese e le sue istituzioni ci avrebbero fatto uscire rapidamente da questa crisi. Voi, cittadini di Israele, meritate una rete di sicurezza che il Paese vi offre. I responsabili delle decisioni, i ministeri del governo, i responsabili dell’attuazione delle politiche devono lavorare per voi e solo per voi. Per salvare vite umane, per ridurre l’infezione, per salvare l’economia”. Ma, interpretando un sentimento popolare, Rivlin ha parlato di una insoddisfazione diffusa nei confronti della politica, incapace di dare le garanzie elencate.

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L'INTRODUZIONE AL NUOVO VOLUME FIRMATA DA RAV RICCARDO DI SEGNI

Talmud in italiano, in libreria il trattato Chaghigà
“In poche pagine una grande ricchezza”

Il nuovo anno ebraico alle porte inizia nel segno del Talmud. È in libreria infatti “Chaghigà”, letteralmente “festività” o “festeggiamento”.
Il quinto trattato tradotto finora in italiano nell’ambito del protocollo siglato nel 2011 tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Consiglio nazionale delle ricerche e UCEI – Collegio Rabbinico.
“Chaghigà” è stato curato dal rav Riccardo Di Segni, presidente del progetto di traduzione oltre
che rabbino capo di Roma. Il volume, come i precedenti trattati “Rosh haShanà”, “Berakhòt”, “Ta‘anìt”, “Qiddushìn”, è pubblicato dall’editore Giuntina.
Il rav Di Segni, nel testo introduttivo che segue, delinea alcuni dei punti di maggior inte
resse di “Chaghigà”.

Chaghigà significa letteralmente “festività”, “festeggiamento”. La Torà (Es. 23:16-17 e Deut. 16:16 17) prescrive che, in tre occasioni all’anno (shalòsh regalìm: Pèsach, Shavu‘òt e Sukkòt), tutto il popolo debba recarsi in pellegrinaggio al Tempio di Gerusalemme. La Torà regolamenta con precisione i sacrifici pubblici da compiersi in queste occasioni. Aggiunge anche che il pellegrino, singolarmente, non doveva presentarsi a mani vuote, ma doveva portare delle offerte; non dice però chiaramente quali fossero queste offerte.
Il primo argomento affrontato in questo trattato è appunto la definizione dei tipi di offerte da portare, essenzialmente dei sacrifici.
Interpretando la Torà i Maestri stabilirono che i sacrifici che il singolo doveva portare nelle tre feste di pellegrinaggio erano di tre tipi:
1. L’‘olàt reiyà, “sacrificio ‘olà di presentazione”. L’‘olà, olocausto, era costituito da un animale bovino o ovino, destinato a essere bruciato interamente sull’altare. L’‘olàt reiyà era quindi il sacrificio che si accompagnava alla “presentazione”, cioè al comparire di ogni ebreo al Santuario in occasione delle tre feste di pellegrinaggio.
2. Il sacrificio detto “shalmè chaghigà” (“sacrificio shelamìm festivo”) era un sacrificio che veniva in gran parte mangiato dall’offerente a Gerusalemme; una piccola parte veniva bruciata sull’altare e un’altra (costituita dal petto e dalla coscia) andava ai kohanìm, i sacerdoti. Il precetto del sacrificio viene ricavato dal versetto: Tre volte l’anno Mi festeggerai (Es. 23:14), da Es. 12:14 e da altri.
3. Il sacrificio detto “shalmè simchà” (“sacrificio shelamìm di gioia”). Rashì (3a) dichiara che questa prescrizione si deduce dal versetto: E ti rallegrerai nella tua festa (Deut. 16:14). Per questo sacrificio non è prescritta una misura minima, perché l’importante è mangiare carne di shelamìm per gioire nella festa, e se si ha già un animale sacrificato non è necessario macellarne un altro; pertanto può essere combinato con altri sacrifici non connessi alla festa, offerti nella medesima occasione.

Rav Riccardo Shemuel Di Segni

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ITALIA EBRAICA AL VOTO

Elezioni UCEI, a Roma in corsa cinque liste

Cinque liste, per un totale di 88 candidati, in corsa a Roma per le prossime elezioni del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in programma domenica 15 novembre. Venti i Consiglieri che rappresenteranno Roma nel nuovo Consiglio UCEI. 
“Per Israele” schiera Ruth Dureghello, Johanna Arbib Perugia, Milly Barda Arbib, David Debach, Daria Del Monte, Ruben Della Rocca, Antonella Di Castro, Elvira Di Cave, Franca Formiggini Anav, David Hannuna, David Korn, Massimo Misano, Claudio Moscati, Pacifico Moscato, Joram Orvieto, Raffaele Pace, Riccardo Pacifici, Angelo Sed, Raffaella Spizzichino e Alex Zarfati. 
“Binah” è rappresentata da Noemi Di Segni, Gloria Arbib, Joseph Astrologo, Sabrina Coen, Claudia Di Cave, Jacqueline Fellus, Fabrizio Fiano, Linda Gean, Hamos Guetta, Davide Jona Falco, Giuseppe Kalowski, Roberto Lehmann, Saul Meghnagi, Giacomo Moscati, Eva Ruth Palmieri, Alessandro Piperno, Matteo Roccas, Sandro Sermoneta, Giuditta Servi e Claudia Tedeschi. 
In corsa con “Ebrei di Roma per l’Unione” sono Manuela Di Porto, Sara Di Segni, Dalia Di Veroli, Sara Terracina, Roberto Spizzichino, Daniel Terracina, Viola Sonnino e Loredana Di Castro. 
“Menorah” propone Ariel Arbib, Aldo Astrologo, Ilan David Barda, Marco Bassan, Massimiliano Boni, Marco Morselli, Guido Coen, Roberto Coen, Federica Di Segni, Giorgio Fano, Alessia Gabbianelli, Deborah Guetta, Cesare Roger Hannuna, Aviram Levy, Victor Magiar, Livia Ottolenghi, Emanuele Pace, Eliana Pavoncello, Joel Terracina e Tamara Tagliacozzo.
“Dor va dor” si presenta con Daniela Guetta, Ester Buaron, Daniel Raccah, Ilan Gabriele Raccah, Elisabeth Cetorelli, Huani Mimum, Dario Bedussa, Raffaele Rubin, Joseph Taché Almaleh, Settimio Moscati, Amy Hayon, Janet Di Nepi, Alessandro Luzon, Settimio Caviglia, Deborah Sabatello, Giordana Guetta, Haim Vittorio Mantin, Benedetto Alessandro Sermoneta, Gabriele Levi e Davide Tesciuba. 

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LA CANDIDATURA PRESENTATA DA UN PARLAMENTARE DELLA LEGA

“Il Nobel per la pace a Netanyahu”

Il Premier Nobel per la Pace 2021 al premier israeliano Benjamin Netanyahu". La proposta, nel solco dell'accordo di pace siglato con Emirati Arabi Uniti e Bahrain, è arrivata dal parlamentare leghista Paolo Grimoldi. Lo rivela la stampa israeliana, spiegando che Grimoldi, con una candidatura positivamente accolta dalla giuria del Nobel, avrebbe bruciato sul tempo i giovani del Likud, il partito di Netanyahu, intenzionati a procedere in questa stessa direzione.
Per Grimoldi, riportano i media israeliani, tre in particolare sono le iniziative intraprese dal Primo ministro d'Israele che lo porterebbero a meritare il riconoscimento: "La pacificazione con gli Emirati Arabi Uniti; la pacificazione con il Regno del Bahrain; l’apertura di un vero canale di dialogo con il Regno di Arabia Saudita che ha già portato all’apertura dello spazio aereo saudita agli aeromobili israeliani e ha prodotto un vivace dibattito a favore del reciproco riconoscimento sui media del Regno". A questo, prosegue il deputato, "possiamo aggiungere il concepimento del grande progetto energetico/geopolitica denominato Eastmed di cui fa parte anche l'Italia grazie al precedente governo e i progetti per una collaborazione italo-israeliana nella cooperazione e in progetti di sviluppo in paesi del Corno d'Africa." 
In passato Grimoldi è stato spesso al centro delle cronache. Nel 2018 il suo nome spicca nel programma della “Festa del sole” organizzata ad Abbiategrasso da Lealtà e Azione, movimento neofascista ispirato al generale nazista delle Waffen SS Leon Degrelle e al leader nazionalista rumeno Corneliu Codreanu. In precedenza, nel 2015, era stato tra gli ospiti della festa nazionale di Casapound. E ancora qualche anno prima, nel 2010, aveva presentato un’interpellanza all’allora ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, chiedendole di intervenire nei confronti di una scuola brianzola in cui era stato letto, per intero, il Diario di Anna Frank. Questa la sua denuncia: “Vi è un passo nel quale Anna Frank descrive in modo minuzioso e approfondito le proprie parti intime e la descrizione è talmente dettagliata da suscitare inevitabilmente turbamento in bambini della scuola elementare”.

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Setirot - La generazione del deserto
La Torah, in Esodo/Shemot, ci racconta i quarant’anni di traversata del deserto come graduale e difficile assunzione di responsabilità, nel senso di uscita non soltanto dall’Egitto materiale, geopolitico, ma anche e soprattutto da quello interiore, dalla/e schiavitù che ci portiamo dentro; insomma imparare a essere liberi. In questo senso, dunque, il titolo che Lia Tagliacozzo ha scelto per il suo ultimo libro è a mio avviso più che mai calzante: La generazione del deserto (Manni Editori). Narra storie di famiglia, la sua; storie di giusti e di infami durante le persecuzioni razziali. E fin qui sarebbe un ulteriore anello, assai ben scritto e documentato, di quell’infinita catena che chiamiamo Memoria.
Stefano Jesurum
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Letture facoltative - L’amante
Sono passati esattamente trent’anni dalla prima edizione italiana dell’Amante, tra i romanzi più significativi del più importante scrittore israeliano vivente, Abraham B. Yehoshua. Pubblicato in Israele nel 1977, ma arrivato in Italia nel 1990 grazie all’editore Einaudi, è un libro a più voci in cui le medesime vicende, come nel film “Rashomon” di Akira Kurosawa, vengono descritte da punti di vista differenti, che succedono uno all’altro come anelli di una catena, cioè della storia che tutti li contiene.
Giorgio Berruto
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Machshevet Israel - Elogio della fretta
Non è raro imbattersi in alcuni che deprecano la velocità: negli sviluppi tecnologici, nelle relazioni sociali, nello stile di vita. L’aggettivo ‘slow’, lento, abbinato ad esempio al cibo, in termini di consumazione ma a che di produzione, sembra aumentarne il valore nutrizionale o garantirne la funzione di aggregatore sociale: il chilometro zero come ideale, punto di incrocio tra la non-velocità e non-distanza, annullamento di ogni tempo e spazio, sublime distopia per una condizione umana storicamente caratterizzata da grande movimento, faticosi scambi e continue migrazioni. Rallentare i ritmi, sostengono i paladini della lentezza, allunga la vita o, almeno, potrebbe farcela apprezzare di più. 
Massimo Giuliani
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Il nuovo Medio Oriente
L’accordo tra Israele e Bahrein per il reciproco riconoscimento, annunciato dal Presidente Trump nella data fortemente evocativa dell’11 settembre, non è meno importante di quello concluso tra Israele ed Emirati Arabi Uniti. Non è meno importante perché l’accordo con Bahrein prefigura un sistema mediorientale formato da una serie di Stati che intendono vivere in pace e collaborare con Israele, capovolgendo la realtà di un’area che dalla fine della seconda guerra mondiale è stata caratterizzata dall’instabilità e da un permanente stato di tensione se non di guerra.
Valentino Baldacci
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Spuntino - Gioia contagiosa
La parashà di Nitzavìm, che abbiamo letto sabato scorso, esordisce con “voi vi ergete oggi” (Deut. 29:9). “Oggi” si riferisce a Rosh HaShanà, “voi” include tutti gli appartenenti al popolo di Israele, senza differenze di età, sesso, bandiera, o altre classificazioni divisorie. Siamo insieme coinvolti nello stesso patto divino e ognuno é mutuamente garante per gli altri, in funzione delle sfere di influenza. La garanzia più importante é quella verso noi stessi perché solo se ci assumiamo le nostre responsabilità possiamo guadagnare la fiducia del prossimo. 
 
Raphael Barki
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