IL NUOVO NUMERO DI PAGINE EBRAICHE IN DISTRIBUZIONE
La regina delle sfide (e la sfida del futuro)
Arrocco, apertura, difesa siciliana e scacco del barbiere. Una serie televisiva di grande successo ha reso sempre più d’uso corrente espressioni un tempo dei soli iniziati. Termini in ogni caso non nuovi per il mondo ebraico, che da sempre si interessa agli scacchi. Lo raccontiamo nello speciale dossier al centro del numero di aprile di Pagine Ebraiche in distribuzione. Le storie in questo senso abbondano: dai ricordi di Natan Sharansky, che anche grazie agli scacchi è sopravvissuto agli anni di prigionia, alle partite in carcere di Vittorio Foa. Insegnare ai propri figli almeno le mosse e le prime semplici aperture è tradizione diffusa, così come, si ricorda, “sapere che presto i figli inizieranno a battere i genitori, per poi essere a loro volta sconfitti dalla generazione successiva”. Midor ledor, di generazione in generazione.
Puntare sulla parità di genere, sul senso di comunità, sulla formazione di nuovi lavoratori. Lasciare spazio ai giovani non solo nei discorsi pubblici, ma nella realtà, affidando loro responsabilità concrete. E vivendo i loro successi come delle vittorie, non come un pericolo per il proprio futuro. Questi gli insegnamenti che l’Italia deve saper trarre dalla crisi. È quanto sostiene l’economista Raffaella Sadun, docente alla prestigiosa Harvard Business School e protagonista dell’intervista del mese. “La competenza in Italia non manca assolutamente. Quello che manca – il suo pensiero – è un sistema che permetta alle persone competenti di avere più controllo e più influenza".
Il giornale di aprile si apre anche nel segno della Memoria, con la solenne cerimonia svoltasi alle Fosse Ardeatine e un imminente omaggio in onore di Settimia Spizzichino, unica donna a fare ritorno tra quante furono rastrellate il 16 ottobre 1943: l’emissione, su proposta dell’UCEI, di un francobollo dedicato al suo impegno civile e di testimonianza. L’appuntamento è per il 15 aprile, nel centesimo anniversario dalla nascita. Diceva Settimia: “Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. Per questo, credo, sono tornata: per raccontare”.
La pandemia ce l’ha insegnato: vivere bene i propri spazi abitativi, trovarsi a proprio agio tra le mura domestiche, è essenziale. A maggior ragione in un momento in cui le nostre vite, anche lavorative, tendono a svolgersi sempre più al loro interno. In grandi ambienti è più facile muoversi con leggerezza anche di spirito. Ma quando questi non ci sono, come far sì che l’esperienza non si riveli traumatica? E soprattutto, come valorizzare al massimo ogni centimetro a nostra disposizione? Emanuele e Giovanni Cavaglion, con il loro progetto Horror Vacui, hanno elaborato una possibilità.
Nelle pagine di Eretz uno sguardo alla complessa situazione israeliana post-voto. Dalle urne non è infatti emersa una coalizione vincitrice, tanto che appena 24 ore dopo già si parlava di possibili quinte elezioni in due anni. Uno scenario che i principali leader politici, anche attraverso alleanze impensabili fino a pochi giorni fa, stanno cercando di scongiurare. “Siamo come una nave incagliata”, l’immagine proposta dal demografo e analista politico Sergio Della Pergola per inquadrare la situazione del paese.
Numerosi i temi messi a fuoco anche nelle pagine di Orizzonti ed Economia. Dalle celebrazioni per i 1700 anni di storia ebraica in Germania, con la partecipazione tra gli altri del Presidente Steinmeier, al ritrovamento di nuovi affascinanti frammenti dei Rotoli del Mar Morto. Una scoperta che ha emozionato l’opinione pubblica.
La pagina del Ritratto è invece dedicata ad Asher Dishon, ex combattente della Brigata Ebraica recentemente scomparso all’età di 97 anni. Così ricordava la battaglia sul fiume Senio, in cui fu in prima linea: “Noi eravamo la testa di ponte, dall’altra parte i tedeschi. Fu una battaglia cruenta. Alcuni amici morirono. Sfondammo le linee e dopo liberammo sette città”. Un eroe da non dimenticare.
La Cultura si apre con un contributo sull’educatore Loris Rosenholz, anche lui da poco mancato, nato in Israele ma che a Trieste sarebbe stato artefice di una rivoluzione dolce “che ha innovato nel profondo l’educazione dei più piccoli fino a imporsi nel sentire e nella pratica comune”. Si parla poi di grande cinema, prendendo spunto da alcune proposte dell’ultima Berlinale. Una formidabile carrellata di voci, tanti interpreti affermati ma anche alcune significative novità alla ribalta. Al centro anche il nuovo film dell’israeliana Hadas Ben Aroya, che parla della difficoltà di comunicare al tempo dei social. Con Sara Gomel parliamo invece di Etty Hillesum e del suo Diario, passato in ricognizione e comparato con altre grandi esperienze letterarie in un brillante saggio. Quello di Hillesum, scrive l’autrice, è un messaggio “che vale in tempi di guerra e di pace, e che si rivolge, senza distinzioni, a chi si affaccia alla vita e a chi si avvicina al suo tramonto, agli amici e ai nemici, a uomini e donne”.
Conclusione, come di consueto, nel segno dello Sport. Anche attraverso una sentita cerimonia che si è svolta in ricordo di Giuseppe Orefice, tra i padri del calcio vicentino e protagonista di una grande stagione di impegno ebraico nel mondo del pallone.
“È la conferma che i nazisti oltre ad essere assassini erano anche ladri”. Così commenta un anonimo navigatore della rete la notizia apparsa su molti quotidiani online del rinvenimento nel padovano e della restituzione alla famiglia proprietaria di un quadro di Poussin razziato dai nazisti in una casa abitata da ebrei durante l’occupazione. Con questo fatto di cronaca torna prepotentemente alla ribalta la questione dell’appropriazione indebita da parte di singoli gerarchi nazisti (Göring e Hitler in primis) o da parte delle autorità statali come fu il caso dei truffaldini incameramenti di beni promossi in Italia dall’Ente gestione e liquidazione immobiliare (EGELI). Invero la ricerca in quest’ambito non si è mai fermata.
In tutte le sinagoghe del mondo domani mattina verrà letto dal Sefer Torà il brano che narra dell’abbandono definitivo dell’Egitto da parte del popolo ebraico (Shemòt cap. 13 e seguenti), che culmina con la “shirat ha yam – la cantica del mare”.
Secondo i nostri Maestri, essa è il frutto di un processo – che inizia con l’inizio del libro di Shemòt – e prende forza sempre di più, fino ad arrivare al massimo grado di spiritualità con la shirat ha yam. Questo elemento viene definito, in base a ciò che troviamo scritto nel testo, “emunà – fede”.
Chiameranno prima gli insegnanti delle scuole elementari? Ci chiameranno in ordine di età? In base al giorno in cui abbiamo fatto la prenotazione? Ogni ipotesi viene puntualmente smentita da esempi di segno opposto, e lo stesso accade per i nostri genitori ultraottantenni. A un certo punto (per lo meno, è così in Piemonte) sul cellulare arriva il messaggio con la data, l’ora e l’indirizzo a cui presentarsi. A qualcuno è capitato un po’ prima, qualcuno un po’ dopo, secondo criteri imperscrutabili.