Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       14 Giugno 2021 - 4 Tamuz 5781
IL PRIMO MINISTRO NAFTALI BENNETT E LE SFIDE DELLA COALIZIONE

"Per Israele è un nuovo inizio, 
dimostriamo di saper governare"

Dopo la faticosa fiducia ricevuta dal parlamento, il nuovo governo d'Israele è pronto a partire. A segnare l'avvicendamento con il passato, più che la foto di tutti i ministri con il Presidente Reuven Rivlin, il simbolico breve briefing tra il Primo ministro entrante Naftali Bennett e l'uscente Benjamin Netanyahu. I due si sono incontrati per il passaggio ufficiale di consegne nell'ufficio del Premier a Gerusalemme. Non ci sono state le tradizionali foto con strette di mano e auguri perché gli animi non l'hanno permesso. Del resto, prima del voto di fiducia, Netanyahu ha definito finita la carriera politica di Bennett e promesso che presto tornerà a guidare il paese. Per il momento però, il suo ruolo sarà di guidare l'opposizione, a cui ha chiesto di rimanere unita. 
Come uniti dovranno rimanere, dall'altra parte, gli otto partiti della coalizione di governo. I diversi ministri stanno iniziando ora a prendere confidenza con propri ruoli. A partire da Bennett che nella tarda notte, al suo esecutivo, ha detto che il paese è “all'inizio di giorni nuovi”. “Tutti i cittadini di Israele ci guardano ora, e l'onere della prova ricade su di noi”. Non solo i cittadini d'Israele, anche dall'estero, come dimostra la telefonata intercorsa tra Bennett e il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L'inquilino della Casa Bianca, si legge in una nota ufficiale, “ha espresso la sua ferma intenzione di approfondire la cooperazione tra gli Stati Uniti e Israele sulle molte sfide e opportunità della regione. I leader hanno concordato che loro e i loro team si consulteranno strettamente su tutte le questioni relative alla sicurezza regionale, compreso l'Iran”.

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L'ANALISI DEL DEMOGRAFO SERGIO DELLA PERGOLA 

“Israele ha un nuovo governo.
Primo compito: ricostruire”

La parola d’ordine del nuovo governo israeliano dovrà essere ricostruzione. “Dopo la pandemia, ma anche dopo anni di fratture e divisioni politiche e sociali interne al paese”, sottolinea a Pagine Ebraiche il demografo Sergio Della Pergola. Come milioni di israeliani, ha seguito con grande attenzione la discussione alla Knesset e il voto di fiducia al nuovo esecutivo targato Naftali Bennett e Yair Lapid. Il loro futuro al potere si regge su una coalizione fragile ed eterogenea, che unisce partiti di destra, di sinistra e una compagine araba. “È un governo arcobaleno con i suoi pregi e i suoi difetti. Ha in sé questa diversità che rappresenta buona parte della società israeliana. In essa, dovrà trovare un equilibrio: sfida di questo governo sarà trovare propriamente dei compromessi pragmatici. Non è facile perché vuol dire che tutti dovranno rinunciare ad ottenere il massimo dal proprio programma. Dovranno accontentarsi del meglio”.
Sarà quindi il compromesso a guidare questa coalizione che si regge praticamente su di un voto, come dimostra il voto di fiducia alla Knesset (60 a favore, 59 contrari, un astenuto). “Le ideologie dovranno restare fuori se si vogliono ottenere risultati. E gli obiettivi non mancano. Serve infatti una ricostruzione materiale e soprattutto morale del Paese, che è molto squassato sia dalla pandemia, sia da due anni e mezzo di caos totale e mancanza assoluta di direzione”, afferma Della Pergola, richiamando le quattro elezioni in circa due anni a cui il paese è stato sottoposto.
“Elezioni che Benjamin Netanyahu non ha vinto. Non è mai riuscito a formare la maggioranza che voleva. E anche ora che parla di frode del secolo perché Bennett si è unito al centrista Lapid invece che a lui, dimentica un elemento: l’elettorato poteva tranquillamente votare Netanyahu. Non l’ha fatto. E ora la democrazia israeliana, dando grande prova di sé, ha scelto un’altra strada”.
La strada di un governo di rotazione con Bennett e Lapid Premier a rotazione. “Bennett ha fatto una scelta molto molto sofferta, ha fatto un sacco di capriole, di zig zag prima di accettare l'offerta di Lapid. E su questo punto è molto criticabile. Però poi alla fine si è deciso. Ora praticamente non ha più un partito alle spalle e quindi l'unica maniera per creare una nuova base elettorale sarà stare al potere. E portare risultati”. Ex uomo dell'hightech (con alle spalle una exit milionaria, emblema dell'imprenditorialità israeliana), figlio di una coppia di americani e ufficiale dell'esercito, Bennett ha passato la vita politica ammirando Netanyahu e costruendosi allo stesso tempo una fetta di consensi alla destra del leader del Likud. Ora, come spiega Della Pergola, la sua scelta di fare un compromesso al centro, lo ha privato di una parte di elettorato. Ma avrà due anni da Primo ministro per provare a cambiare le cose. 

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QUI ROMA - IL CONFRONTO CHE HA APERTO IL FESTIVAL EBRAICA

“Noi e il Covid, le lezioni da imparare”

Un confronto sul tema “Vedere il futuro” ha aperto Ebraica, festival internazionale di cultura organizzato dalla Comunità ebraica di Roma. Ospite d’onore della 14esima edizione che ha preso il via nelle scorse ore il generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario straordinario nella lotta al Covid, sul palco della rassegna insieme al rabbino capo rav Riccardo Di Segni. 
“Vedere il futuro”: argomento portante di un’edizione interamente incentrata sul concetto di Second Life. Una seconda vita (e possibilità) che dipende dal successo della campagna di vaccinazione in corso. “Stiamo assistendo a una mobilitazione importante” ha esordito il generale Figliuolo, che ne è il principale artefice. “Gli italiani si sentono protagonisti di questa campagna. Dall’epidemia abbiamo capito una lezione: da soli non se ne esce”.
Concorda rav Di Segni, secondo il quale un “senso di sicurezza ipertrofico” ci aveva fatto dimenticare “che la nostra natura è fragile, che le nostre sicurezze sono molto relative”. Da qui un’altra lezione fondamentale da non dimenticare: “Restiamo con i piedi per terra”. 
L’incontro, moderato dal direttore del quotidiano La Repubblica Maurizio Molinari, ha messo al centro diversi aspetti dello sforzo anti-Covid a livello sia italiano che globale. Un impegno che, ha fatto notare il generale, è “anche di natura etica”. Con un pensiero rivolto ai giovani, prossimi destinati di una campagna di comunicazione volta a favorire il più possibile comportamenti responsabili.

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ASSISI E LA CITTADINANZA AI TESTIMONI

“Seminatori di pace e fratellanza”

Medaglia d’oro al merito civile per l’aiuto offerto agli ebrei braccati dal nazifascismo, la città di Assisi è uno dei più importanti luoghi della Memoria in Italia. Una vocazione che è nei luoghi, ma anche nella speciale sensibilità locale. Da questo incontro è nata una proposta, accolta all’unanimità dal Consiglio comunale: il conferimento della cittadinanza onoraria per la pace a tutti i sopravvissuti italiani alla Shoah. Donne e uomini straordinari, si ricorda, “che con la propria testimonianza di vita contribuiscono ogni giorno a coltivare la fraternità, per costruire un futuro fatto di collaborazione e difesa dei più deboli, per crescere nel bene reciproco, per dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi pace, per rendere il nostro Paese un luogo migliore”.
La cerimonia, in programma questo giovedì 17 giugno alle 17, è stata organizzata dall’amministrazione cittadina, insieme al Museo della Memoria della Diocesi e all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Dopo i saluti del sindaco Stefania Proietti interverranno il vescovo Domenico Sorrentino, la presidente UCEI Noemi DI Segni, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi, alcuni dei Testimoni della Shoah presenti.

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QUI CASALE MONFERRATO - SEGNALIBRO 

In viaggio con nonna Giuditta

È un viaggio alla ricerca del cimitero perfetto quello in cui Nonna Giuditta, 90 anni, trascina il nipote Yoni, la sua fidanzata Noga e il loro coinquilino Ittai, un tour on the road in Israele che diventerà anche un viaggio nei misteri della sua famiglia, perché questo straordinario personaggio femminile, che unisce le caratteristiche dell’Yiddish mame all’apprensività della mamma italiana, ha un piano e non è solo trovare l’ultima dimora. Con questa sinossi sarebbe facile catalogare Resta ancora un po’, come un’opera al livello del miglior humor ebraico. Un grosso errore: in realtà il romanzo d’esordio di Ghila Piattelli offre al lettore molto altro.

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L'augurio a chi cambia
Cambiare come? Possono cambiare le persone, gli scrittori come Grossman di cui parlava David Bidussa che quando ha smesso di elogiare Stalin (ma c’erano alternative oltre al gulag?) ha scritto un libro straordinario, che ancora ci insegna. Possono cambiare i presidenti, come Trump, che ha fatto di tutto per non accettare il cambiamento, anche dare l’assalto al Campidoglio. Possono cambiare i governi, perfino quelli che duravano da 12 anni come quello di Netanyahu. Ma cambiare come? Si può cambiare perché nulla cambi e si può cambiare perché molto o almeno qualcosa cambi. E questo è l’augurio che dovremmo fare a chi cambia.
Anna Foa
Oltremare - Le cose nuove
Da ieri, in Israele ci sono cose vecchie e cose nuove. 
Le cose vecchie sono i governi Netanyahu, e la divisione che questi hanno creato negli ultimi anni nella società israeliana, divisione che ci metterà parecchio a diluirsi in un nuovo "normale". Qui da noi il nuovo normale non è quello della vita post pandemia (il coronavirus è già largamente dimenticato, ne rimangono tracce qua e là in forma di luoghi nei quali si vedono ancora mascherine sulle facce di alcuni dei presenti), ma è quello che si sta cercando di costruire dopo la crisi profonda causata in ultimo dalle guerriglie urbane di maggio, ma che era latente da anni.
Daniela Fubini
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Controvento - Ricerche promettenti
Per tutto il 2020 e fino ai giorni scorsi, sembrava che la ricerca in campo medico si fosse attestata solo sul Covid e relativi vaccini.
Due interessanti notizie di questi giorni dimostrano invece che non è così. La prima riguarda la scoperta di una classe di proteine del sistema immunitario che starebbero alla base dello sviluppo del glioblastoma, uno dei tumori più letali del cervello. Si tratta per ora di una ipotesi che è stata testata solo sui roditori, ma ha dato risultati estremamente promettenti. Lo sviluppo del glioblastoma sarebbe dovuto allo secrezione di una proteina chiamata P-selectina che si lega alle cellule della glia, le cellule che servono da supporto funzionale e strutturale dei neuroni - da qui il nome glia, ovvero glue, colla in inglese - stimolandone la crescita.
Viviana Kasam
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Storie di Libia – Clemente Bublil
Clemente, nato a Tripoli, ebreo di Libia. Con la sua famiglia benestante abitava dietro alla Residenza del Re. La casa in cui abitava è stata costruita da suo padre. Come molti ebrei tripolini aveva svolto gran parte degli studi in Inghilterra. Ricorda che la regola era: se un componente della famiglia lasciava la Libia, non poteva essere seguito da altri, che dovevano restare in ostaggio. Della Libia ricorda fortemente la paura, la mancanza di libertà, le umiliazioni e le minacce subite sotto casa da ragazzetti armati di coltelli e accette
David Gerbi
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