“Per Israele è un nuovo inizio, 
dimostriamo di saper governare”

Dopo la faticosa fiducia ricevuta dal parlamento, il nuovo governo d’Israele è pronto a partire. A segnare l’avvicendamento con il passato, più che la foto di tutti i ministri con il Presidente Reuven Rivlin, il simbolico breve briefing tra il Primo ministro entrante Naftali Bennett e l’uscente Benjamin Netanyahu. I due si sono incontrati per il passaggio ufficiale di consegne nell’ufficio del Premier a Gerusalemme. Non ci sono state le tradizionali foto con strette di mano e auguri perché gli animi non l’hanno permesso. Del resto, prima del voto di fiducia, Netanyahu ha definito finita la carriera politica di Bennett e promesso che presto tornerà a guidare il paese. Per il momento però, il suo ruolo sarà di guidare l’opposizione, a cui ha chiesto di rimanere unita.
Come uniti dovranno rimanere, dall’altra parte, gli otto partiti della coalizione di governo. I diversi ministri stanno iniziando ora a prendere confidenza con i propri ruoli. A partire da Bennett che nella tarda notte, al suo esecutivo, ha detto che il paese è “all’inizio di giorni nuovi”. “Tutti i cittadini di Israele ci guardano ora, e l’onere della prova ricade su di noi”. Non solo i cittadini d’Israele, anche dall’estero, come dimostra la telefonata intercorsa tra Bennett e il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden. L’inquilino della Casa Bianca, si legge in una nota ufficiale, “ha espresso la sua ferma intenzione di approfondire la cooperazione tra gli Stati Uniti e Israele sulle molte sfide e opportunità della regione. I leader hanno concordato che loro e i loro team si consulteranno strettamente su tutte le questioni relative alla sicurezza regionale, compreso l’Iran”. Proprio su questo punto, la minaccia iraniana, la partita che il governo Bennett-Lapid giocherà con gli Stati Uniti sarà delicata. Servirà fermezza per evitare concessioni a Teheran, ma anche evitare strappi con l’amministrazione democratica. E proprio a loro si è rivolto Lapid nella sua nuova versione di ministro degli Esteri d’Israele (per due anni, poi sostituirà Bennett nella premiership). “I repubblicani sono importanti per noi, ma non solo loro. Ci troviamo, come ben sapete, ad affrontare una Casa Bianca democratica, un Senato democratico e un Congresso democratico. E questi democratici sono arrabbiati”, ha detto Lapid incontrando alcuni diplomatici israeliani. Il suo obiettivo dichiarato dunque è di ricucire i rapporti con quel mondo della sinistra americana che si è invece allontanato da Israele. “Anche le relazioni con troppi stati dell’Unione Europea – ha aggiunto Lapid – sono state trascurate e questo è diventato un problema”. Dall’Europa intanto voci come quella della cancelliera Angela Merkel o del presidente del Consiglio europeo Charles Michel si sono fatte sentire per complimentarsi con Bennett per il nuovo incarico.
La priorità del governo rimane però all’interno: il voto sulla legge di Bilancio, per esempio. Una norma chiave per far funzionare il paese, che manca dal 2018. Ad occuparsene, assieme a Bennett, sarà il nuovo ministro delle Finanze Avigdor Lieberman. Entrando nel suo ufficio in queste ore, Lieberman ha promesso che non saranno aumentate le tasse. E si è regalato una stoccata ai partiti haredi, contro cui ha fatto buona parte della sua campagna elettorale. Spero che rimangano all’opposizione per molti anni, ha dichiarato.
Chi ha promesso cambiamenti è il nuovo ministro della giustizia Gideon Sa’ar. “C’è spazio per aggiustare il sistema legale israeliano, che non ha avuto alcuna modifica per molti anni. Sono venuto per aggiustare, non per distruggere”, ha garantito.