SI RINNOVA IL PROGETTO DI COLLABORAZIONE CON IL MUHLENBERG COLLEGE

Pagine Ebraiche International e l'università Usa,
l'Italia ebraica nei racconti degli studenti americani 

“L’affascinante storia e cultura degli ebrei italiani sono in gran parte sconosciute alla maggior parte degli americani, come a molti italiani. Anche per gli ebrei americani colti è una novità che l’Italia abbia una storia ebraica multimillenaria, un suo minhag, alcuni dei più importanti pensatori ebrei, scrittori, artisti e figure storiche. Tutt’al più c’è una vaga consapevolezza che a Venezia c’è un antico ghetto ed è un bel posto da visitare fra un gelato e una pizza”.
Così il professor Daniel Leisawitz (nell'immagine in basso), docente di lingua, letteratura e cultura al Muhlenberg college in Pennsylvania, Stati Uniti, che per colmare questo vuoto di conoscenza lo scorso semestre ha di nuovo coinvolto gli studenti del suo corso “Italia ebraica” in un progetto di collaborazione con Pagine Ebraiche International, la newsletter settimanale di Pagine Ebraiche dedicata ai lettori internazionali.
Giunta alla seconda edizione, l’iniziativa ha visto gli studenti realizzare al termine del loro percorso formativo un articolo sull’aspetto del mondo ebraico italiano che più ha colpito il loro interesse nel corso degli studi. Dopo un incontro online con la collega Daniela Gross, dedicato alla realtà italiana e alla scrittura giornalistica, ciascuno ha individuato il suo tema e lo ha messo a fuoco attraverso approfondimenti e revisioni maturando così una conoscenza più profonda e ricca di sfumature di una realtà così lontana e così diversa da quella statunitense.
Il risultato, su Pagine Ebraiche International da questo lunedì, è una serie di articoli che spaziano dalle melanzane al marketing dei matrimoni e dalla musica ai banchieri, senza dimenticare la bellezza delle sinagoghe. Prende così vita un racconto dell’Italia ebraica nella prospettiva di un gruppo di studenti americani che getta una luce diversa e talvolta inaspettata su una realtà complessa e vitale. 
Tanto più vale la pena leggere questi articoli perché non sono frutto di improvvisazione ma concludono un percorso di studi e letture mirate. Piccolo e prestigioso college di liberal arts dove quasi un terzo degli studenti sono ebrei, il Muhlenberg College sulla East Coast, vanta infatti un notevole programma di Jewish Studies e Italian Studies e il corso “Jewish Italy” coinvolge studenti di entrambi i campi. 
“Insieme - spiega il professor Leisawitz - leggiamo, analizziamo e discutiamo testi scritti da ebrei italiani dal Medioevo a oggi, con l’ultima parte delle lezioni dedicata a grandi figure di ebrei italiani del Ventesimo secolo: Svevo, Primo Levi, Ginzburg, Carlo Levi, Bassani, Castelnuovo-Tedesco, Modigliani. Esaminiamo anche l’architettura delle sinagoghe e del ghetto, le tradizioni musicali del rito italiano, le abitudini alimentari dell’Italia ebraica”. 
Una particolare attenzione è dedicata all’attualità, all’esperienza contemporanea ebraica e al costante sviluppo delle comunità ebraiche in Italia. E quale modo migliore per restituire quest’intreccio di storia e attualità che affidarsi alla scrittura e al dialogo a distanza con i lettori di Pagine ebraiche?

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GERUSALEMME RICHIAMA L'AMBASCIATORE A VARSAVIA 

“Un regime illiberale che non rispetta la Shoah”
Israele e lo scontro diplomatico con la Polonia

Il governo d'Israele ha deciso per una strategia dura contro la Polonia. Nonostante le pressioni, il presidente polacco Andrej Duda ha infatti firmato la controversa legge che ostacola restituzioni e risarcimenti dei beni sequestrati durante e dopo la guerra agli ebrei polacchi. “Oggi la Polonia si è trasformata in un paese antidemocratico e illiberale che non rispetta la più grande tragedia della storia umana”, il commento senz'appello del ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, che ha definito la norma “antisemita e immorale”. La legge, adottata dal parlamento polacco, ha modificato la legislazione esistente e imposto un limite di tempo di 30 anni per i ricorsi legati alle restituzioni. Ricorsi già molto difficili a causa dell'assenza in Polonia, come spiegava a Pagine Ebraiche il giornalista Konstanty Gebert, di una normativa dettagliata su risarcimenti e restituzioni dei beni sottratti durante la Shoah e nel periodo comunista. 
Alle critiche d'Israele e Stati Uniti, Duda ha replicato affermando che la legge è “un passo giusto”. Secondo il presidente polacco, questo emendamento pone fine “all'era del caos giuridico, delle mafie della ri-privatizzazione, all'incertezza di milioni di polacchi e alla mancanza di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini del nostro paese”. Nessun passo indietro dunque, anzi un rilancio, a cui Israele ha replicato con estrema durezza. Oltre al richiamo del suo ambasciatore, il ministero degli Esteri ha raccomandato all'attuale ambasciatore polacco in Israele di “rimanere in vacanza nel suo paese”.

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IL TRATTATO DI PARIGI E GLI OBIETTIVI DEL GOVERNO ISRAELIANO

Per un paese meno inquinato

Nelle scorse settimane il governo israeliano ha adottato un piano che prevede una significativa riduzione delle emissioni di gas serra entro il 2050; con questo piano Israele ottempera al Trattato internazionale firmato a Parigi nel 2015 da 196 paesi che punta a contenere il surriscaldamento globale. Secondo alcuni studi, Israele è più esposta di altri paesi agli effetti del riscaldamento globale a causa della sua posizione geografica, Sulla carta il piano è ambizioso ma è stato oggetto di numerose critiche da parte delle associazioni ambientaliste israeliane. Il piano è articolato per settore economico e per ognuno di questi fissa degli obiettivi specifici: nel settore dei rifiuti solidi urbani, entro il 2030 le quantità gettate in discarica si dovranno ridurre del 70% rispetto ai livelli attuali. Nel campo dei trasporti gli obiettivi sono altrettanto 
ambiziosi: nel 2030 le autovetture immatricolate dovranno emettere il 5% (un ventesimo) di ossido di carbonio rispetto alle vetture immatricolate nel 2020; dal 2026 tutti i nuovi autobus per il trasporto urbano dovranno essere elettrici (attualmente ce ne sono solo 80 in circolazione). Infine, nel 2026 le emissioni originate dalla produzione di elettricità e dall’industria dovranno ridursi del 30%. 
Nonostante l’apparente serietà del piano esso è stato subissato di critiche, di tre tipi. In primo luogo Israele è uno dei pochi paesi che non si è dato l’obiettivo di azzerare completamente le emissioni nette nel 2050, ma solo di ridurle. In secondo luogo il Governo non ha stanziato fondi per finanziare gli obiettivi del piano: come è noto, la riduzione delle emissioni inquinanti richiede da un lato una riconversione di numerosi settori dell’economia (industrie inquinanti, settori ad alto consumo di energia, etc.), dall’altro comporta una tassazione dei combustibili fossili (carburanti, gas per uso domestico) che penalizza i ceti meno abbienti e richiede sussidi alle famiglie.

Aviram Levy

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Lo stile paranoide
"A distinguere lo stile paranoide non è l’assenza di fatto verificabili (sebbene sia vero, di tanto in tanto, che nella sua stravagante passione per i fatti il paranoico, di tanto in tanto, ne inventi qualcuno), ma piuttosto il curioso salto dell’immaginazione che immancabilmente avviene i qualche punto critico della ricapitolazione degli eventi".
Così Richard Hofstadter (1916-1970) nel 1952 (The Paranoide Style in America Style, Adelphi 2021). 70 anni dopo ci risiamo, non solo in America, ma soprattutto qui.
                                                                          David Bidussa
Le giuste parole
In franchezza, il cosiddetto “caso Durigon” – ossia un nostalgico (dei nomi?) che fa il sottosegretario nella maggioranza di governo – per chi è abituato a confrontarsi con ciò che resta di quanto mai se ne è andato per davvero, ovvero una volta per sempre, non procura alcun fremito di sorpresa. Il fascismo sussiste, sia pure in forme traslate e immaginarie. È così, per tante persone, a ben pensarci. In quanto esistono non pochi estimatori del passato, tra le molteplici, se non infinite, pieghe del nostro presente. E basta così, senza stare a fare tanti chiose o spigolature.
                                                                          Claudio Vercelli
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