LA QUINTA EDIZIONE IL 23 GENNAIO A NOVARA
Run for Mem, una corsa per la consapevolezza

Ribadire l’importanza della Memoria della Shoah contro ogni forma di banalizzazione, abuso e strumentalizzazione.
È l’obiettivo della quinta edizione della Run for Mem, la corsa per la Memoria consapevole che si terrà domenica 23 gennaio a Novara, medaglia d’oro al valore civile della Presidenza della Repubblica e città dalla storia ebraica dal grande interesse che si intreccia con la più ampia storia locale tra luci e ombre.
Organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con la Comunità ebraica di Vercelli–Biella–Novara–VCO nell’ambito delle attività per il Giorno della Memoria, la corsa, non competitiva, è aperta ad atleti ma anche a semplici “camminatori” e alle famiglie. Nel suo fluire si andranno a toccare alcuni tra i luoghi più significativi della presenza ebraica ma anche della persecuzione antisemita e dell’antifascismo. In evidenza anche alcune personalità che si sono distinte per aver aiutato ebrei durante gli anni delle leggi razziste e della Shoah.
Due i percorsi previsti: uno più impegnativo di dieci chilometri e una “camminata della Memoria” lunga invece tre. Un testimonial d’eccezione, ospite fisso della Run for Mem sin dalla sua prima edizione nel 2017 a Roma (si è poi stati a Bologna, Torino e Livorno): l’ex podista israeliano Shaul Ladany, 85 anni, sopravvissuto bambino a Bergen Belsen e all’attentato palestinese ai Giochi di Monaco del 1972. Uno straordinario testimone della storia, che marcerà insieme agli altri atleti per condividere l’alto messaggio valoriale che permea l’iniziativa.
Nell’occasione saranno anche collocate due pietre d’inciampo in piazza Santa Caterina da Siena, l’ultima tappa, in memoria di Giacomo Diena e Amadio Jona che proprio a Novara furono catturati e quindi deportati e uccisi ad Auschwitz.
Il raduno è previsto alle 10 in piazza Gramsci, da dove si partirà alle 10.30.

I partecipanti alla corsa di dieci chilometri percorreranno via Omar verso piazza Martiri; proseguiranno per la centrale della Polizia di Stato in piazza del Popolo e svolteranno in viale Roma (dove si trovava la residenza della famiglia Kaatz), arrivando in largo Giovanni Palatucci, vice commissario aggiunto della Questura di Fiume riconosciuto Giusto tra le Nazioni dallo Ya Vashem. Giunti al cimitero urbano di via Curtatone (all’interno del quale è presente il cimitero ebraico), risaliranno verso piazza Santa Caterina da Siena. Punto d’arrivo, la Fondazione BPN – Palazzo Bellini (via Carlo Negroni) dove abdicò re Carlo Alberto, il sovrano che emanò lo Statuto Albertino che per la prima volta prevedeva l’emancipazione e i pari diritti per la minoranza ebraica. È possibile partecipare alla corsa iscrivendosi gratuitamente sul sito web (clicca qui).
(Nelle immagini: una passata edizione della Run for Mem; Shaul Ladany)
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PAGINE EBRAICHE GENNAIO 2022 - IL DOSSIER
La difficoltà di comprendere Israele

Docenti universitari, filosofi, giornalisti, politici, psicoanalisti. Sono ventidue gli intervistati che hanno preso parte all’ultima indagine dell’Osservatorio Antisemitismo della Fondazione Cdec, presentata sul numero di Pagine Ebraiche di gennaio in distribuzione. Attraverso le loro risposte, l’indagine, curata dalla sociologa Betti Guetta, analizza il fenomeno antisemita nella sua complessità e nelle diverse modalità in cui viene percepito nella società italiana.
Il tema Israele è un sottofondo permanente delle interviste. Alcuni intervistati pensano che l’antisemitismo sia anche trascinato dall’avversione verso Israele, che la politica dello Stato ebraico sia sfruttata per rafforzare tendenze antisemitiche. La difficoltà di comprendere Israele sembra rappresentare nell’immaginario collettivo il fantasma di un ebreo riemerso dopo la Shoah.
“C’è una forma molto strisciante di antisemitismo che in realtà è un antisemitismo tra virgolette di tipo etico o perché è legato allo Stato di Israele. Uno più classico di discriminazione originaria che ha più radici nella destra e questa nuova forma di antisemitismo che purtroppo ha più radici nelle frange di sinistra”.
“Allora diciamo che l’antisraelismo è una situazione in cui Israele è percepito e raccontato e descritto allo stesso modo del fantasma dell’ebreo. Come la radice di ogni male è quel paese che muove tutte le fila e questo si esprime anche in una certa fissazione su Israele. Persone che di fronte a tutte le ingiustizie del mondo scelgono di occuparsi di una sola o prevalentemente di quella ingiustizia. Oppure che cercano di attribuire delle cose a Israele che non ci sono…Anche lì sento subito una vena di antisemitismo. Che molto spesso va insieme con l’antiamericanismo, che è un’ossessione identitaria di sinistra”.
“È chiaro che spesso la politica dello Stato di Israele è strumentalmente sfruttata. […] Le nostre città sono sempre più multietniche con presenza sempre più forte di cittadini musulmani. È da questi settori della nostra popolazione che possono provenire spinte antisemitiche rilevanti: un vero accordo tra israeliani e palestinesi aiuterebbe a combatterle alla radice”.
Qualcuno commenta il conflitto arabo-israeliano come scontro religioso tra musulmani estremisti ed ebrei per cui l’antisemitismo deriva dall’interpretazione integralista della religione. “Nasce a mio giudizio da due tipi di fattori: uno di carattere politico e uno, di cui si parla poco ma esiste, di carattere religioso. Allo stesso tempo però non dobbiamo sottovalutare il fenomeno che si sta diffondendo anche in Europa, come per esempio la Francia, di un antisemitismo di carattere religioso… nella fattispecie penso ad alcune componenti estremiste di religione musulmana”.
Nelle discussioni tra antisionismo, antisraelismo e antisemitismo c’è chi cerca di fare dei distinguo ma per alcuni non è sempre facile distinguere tra la critica ad Israele e l’antisemitismo. “Le politiche di Israele possono essere giudicate come le politiche di qualsiasi altro paese ma usare stereotipi antisemiti e proiettarli sullo Stato ebraico è antisemitismo verbale”.
Molti intervistati, sottolinea ancora Guetta, ritengono che la demonizzazione dello Stato di Israele da parte dell’estremismo sia di sinistra che di destra aumenti l’antisemitismo. Il conflitto in Medio Oriente “non è la causa della nuova sollevazione di antisemitismo, anche se viene fin troppo facilmente correlato”.
L’antisemitismo si è adattato alle condizioni attuali, sotto forma di antisraelismo. In quanto Stato ebraico Israele è l’espressione più visibile della vita ebraica contemporanea e, quindi, il magnete “naturale” dell’attuale antisemitismo.
“Ritengo che sia legittimo criticare le politiche degli Stati-nazione (Israele incluso) in base alle proprie posizioni politiche e morali. Ritengo sempre ingiustificabile e pericoloso mettere in campo generalizzazioni categoriali per cui ‘tutti’ gli israeliani sono, pensano, fanno…”.
“Mi sembra di poter dire che non ci sia una forte relazione tra l’antisemitismo diffuso tra la popolazione e invece quello relativo al ruolo dello Stato ebraico e al conflitto con i palestinesi che ha sue complessità e la sua storia”.
“Come fai a dire ‘Io sono contro lo Stato di Israele ma sono a favore degli ebrei’: secondo me le cose vanno di pari passo e se sei a favore dello Stato sei anche a favore degli ebrei”.
“Indubbiamente su alcune parti dell’opinione pubblica – ben informata, attenta alle vicende internazionali e alla tutela dei diritti umani – la politica di Israele condiziona negativamente l’atteggiamento nei confronti degli ebrei che vivono in Italia, alimentando posizioni critiche e sentimenti di ostilità”.
“Penso che molti antisemiti siano inconsapevoli, se gli dai dell’antisemita si offendono…una volta se ne sarebbero vantati. Adesso invece lo prenderebbero come un affronto, convinti che la loro sia una critica allo Stato e alla politica dei governi. Non si rendono conto che nei confronti di Israele esercitano un’attenzione diversa e usano pure degli argomenti diversi da quelli che userebbero per altri governi”.
(Le immagini che accompagnano il Dossier Antisemitismo di Pagine Ebraiche sono tratte dal catalogo della mostra “Saul Steinberg Milano New York” curata da Italo Lupi e Marco Belpoliti con Francesca Pellicciari e realizzata insieme alla casa editrice Electa)
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LE PIETRE D'INCIAMPO A TORINO
"Impegno civile e morale, il nostro antidoto all'odio"

Aldo Acquarone, Giulio Arzi, Mario Augusto Fubini, Aldo Fubini, Oreste Ezechiele Levi, Giovanni Montrucchio, Claudio Pescarolo, Enrichetta Rimini. A loro sono dedicate le otto nuove stolpersteine che trovano posto a Torino in questo 2022 e che ricordano chi fu deportato dai nazifascisti e non fece ritorno. Con questa nuova apposizione, le Pietre d’inciampo, i monumenti diffusi ideati dall’artista tedesco Gunter Demnig, nel capoluogo piemontese salgono a 130. Pietre, ha ricordato il presidente della Comunità ebraica Dario Disegni durante la loro collocazione, “che ormai si contano in decine di migliaia e che ogni anno si incrementano per restituire una individualità e ricostruire la vicenda umana di chi si voleva ridurre a un numero”. Testimonianze visive, ha poi aggiunto Disegni, che “ci richiamano a un compito irrinunciabile: quello di ricordare e di educare coloro che non sanno, coloro che hanno dimenticato o che hanno conservato un’immagine sbiadita ed edulcorata di quella tragedia, coloro che la banalizzano paragonandola scelleratamente a situazioni che stiamo vivendo in questo difficile periodo, al fine di stimolare un impegno civile e morale contro i fenomeni di intolleranza, di razzismo e di antisemitismo che purtroppo oggi stanno riemergendo minacciosi nel mondo, in Europa e nel nostro Paese.”
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LE PIETRE D'INCIAMPO A VENEZIA
"Memoria, una rete che progetta"

“Ho visto crescere nei numeri, nella qualità dell’impegno intellettuale e nella passione civile questa manifestazione. Credo che l’Amministrazione comunale negli anni abbia saputo onorare una memoria che vuole essere il più possibile condivisa al di là delle barriere sociali, ideologiche o di altro tipo, in modo che niente di anche lontanamente simile possa accadere in futuro”. Così Ermelinda Damiano, la presidente del Consiglio comunale di Venezia, nel presentare le iniziative messe in campo localmente per il Giorno della Memoria. Per questo, ha aggiunto, “sono grata a tutte le associazioni e a tutti gli enti che hanno saputo essere una ‘rete di Memoria’ che progetta e opera con grande impegno e senso delle istituzioni”. La cerimonia cittadina si svolgerà domenica 23 gennaio alle ore 11 e sarà ospitata presso il Teatro La Fenice. Previsti gli interventi del sindaco Luigi Brugnaro, del presidente della Comunità ebraica Dario Calimani e del sovrintendente Fortunato Ortombina, cui seguirà il reading letterario musicale “Tra il mare e la sabbia. La vita di Virginia Gattegno” con testo e regia di Matteo Corradini.
Giovedì 27 gennaio avverrà invece la posa di 29 pietre d’inciampo: un’iniziativa a cura del Comune, del Centro Tedesco di Studi Veneziani, della Comunità ebraica, del Consiglio d’Europa Sede italiana – Venezia e Iveser con la collaborazione di Veritas S.p.A. I nomi incastonati nel ricordo, partendo dal primo appuntamento in Campo Santa Maria del Giglio alle 9, saranno quelli di Fanny Finzi, Anna Jona, Angelina Vivante, Achille Perlmutter, Bruno Perlmutter, Gilmo Perlmutter, Ida Aboaf, Adelaide Scaramella Messulam, Anna Scaramella Messulam, Rosetta Scaramella Messulam, Angelo Grassini, Mirna Grassini, Raffaele Grassini, Lina Nacamulli, Anna Forti, Anselmo Giuseppe Forti, Giuditta Forti, Regina Finzi, Davide De Leon, Elena Nacamulli, Mara Nacamulli, Abramo Melli, Ada Melli, Amalia Melli, Enrichetta Melli, Oscar Carli, Benedetta Dina Polacco, Salvatore Vivante, Adolfo Nunes-Vais . Un’ulteriore pietra sarà posta il giorno successivo a Mestre in ricordo di Vittorio Bassi.
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IN SUO ONORE LA PIANTUMAZIONE DI ALCUNI ALBERI IN ISRAELE
"David Sassoli, eredità da non disperdere"

La Comunità ebraica di Roma pianterà alcuni alberi in Israele in memoria di David Sassoli, il Presidente del Parlamento europeo scomparso negli scorsi giorni e di cui domani si terranno i funerali di Stato. L’annuncio è arrivato in occasione della camera ardente in Campidoglio, cui hanno preso parte anche la presidente della Comunità Ruth Dureghello e il rabbino capo rav Riccardo Di Segni. Nella tradizione ebraica, si ricorda in una nota, “la piantumazione degli alberi rappresenta la continuità ideale tra il percorso di vita e le idealità che hanno mosso un’esistenza affinché la memoria non sia una semplice circostanza, ma sia linfa vitale per le generazioni future”. A tal proposito i vertici comunitari hanno evidenziato come gli ideali e i valori di uguaglianza, rispetto, dialogo che hanno contraddistinto la vita di Sassoli rappresentino “un patrimonio comune da non disperdere, da trasmettere il più possibile”. Costituiscono inoltre, si conclude, “una grande eredità morale.”
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Giuseppe e Israele
 “Giuseppe fu condotto in Egitto e Potifar lo comprò dagli Ismaeliti”. Qui la moglie di Potifar tentò di sedurre Giuseppe che onestamente respinse la tentazione. Ma costei si vendicò raccontando falsità che condussero il figlio di Giacobbe in carcere. Qui la corretta interpretazione dei sogni portò Giuseppe non solo alla libertà, ma anche al vertice dell’Egitto alla vigilia degli anni di “vacche magre”. Per raccontare la storia delle persecuzioni contro il popolo di Israele, non basterebbe un libro, purtroppo occorrerebbe un’enciclopedia. Tra la fine dell’‘800 e gli inizi del ‘900 sorse, tra lo stupore e l’incredulità della maggior parte della gente, il movimento sionista che mirava a riportare nella Terra Promessa gli ebrei dispersi nel mondo. Ai più sembrava un’irrealizzabile chimera, invece i grandi nomi dell’Ebraismo, Herzl, Weizmann, Ben Gurion e molti altri riuscirono a rendere reale il mito.
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