LA STRATEGIA NAZIONALE SUL SITO DEL GOVERNO
"Lotta all'antisemitismo, una visione strategica"

L’impegno contro l’antisemitismo come “sfida imprescindibile nell’interesse generale di tutto il Paese” e come “compito indispensabile per la tenuta democratica, la coesione sociale e la convivenza pacifica della nostra società”.
È uno dei principi che costituiscono l’ossatura della Strategia nazionale di lotta contro l’antisemitismo predisposta dalla professoressa Milena Santerini e del Gruppo tecnico di lavoro per la ricognizione sulla definizione operativa dell’International Holocaust Remembrance Alliance. Volto a presentare alle istituzioni e alla società “indicazioni e raccomandazioni per l’attuazione in Italia di tale definizione”, il documento è ora fruibile anche nella pagina web Noantisemitismo.governo.it della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Uno snodo importante anche pensando all’obiettivo di una diffusione olistica e integrata di una Strategia necessariamente di ampio respiro i cui elementi portanti sono, come si evidenzia anche nel testo, il coordinamento e la promozione di una concreta collaborazione “tra le istituzioni interessate, le comunità ebraiche, il mondo della cultura, delle Università, della scuola, della formazione, del sociale, dello sport, dei media, della politica”.
(Nell' immagine il Presidente del Consiglio Mario Draghi, la coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini e la senatrice a vita Liliana Segre durante una visita del premier al Memoriale della Shoah di Milano)
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LE NUOVE COLLOCAZIONI PER LE STRADE DI ROMA
"Pietre d'inciampo, un patrimonio da tutelare"

Ludwig Pollak fu uno dei più grandi archeologi e mercanti d’arte tra Otto e Novecento. Nato e cresciuto nel cuore della Praga ebraica, in profonda sintonia con Freud e altre illustri personalità del tempo ma anche con Roma dove visse per ben 50 anni e dove fece alcuni dei suoi più incredibili ritrovamenti, tra cui il braccio mancante del Laocoonte poi donato ai Musei Vaticani.
Una lunga permanenza dal finale tragico. Il 16 ottobre del 1943 i nazisti fecero irruzione nel suo appartamento, che si trovava al secondo piano di Palazzo Odescalchi presso Piazza Santi Apostoli 81. Oltre a Pollak, che aveva 75 anni, arrestarono la seconda moglie Julia e i figli Wolfgang e Susanna, avuti dal matrimonio con la prima moglie Margarete. Tutti deportati e tutti uccisi ad Auschwitz.
Da stamane altrettante pietre d’inciampo ne ricordano i nomi davanti al luogo della cattura. Il punto di partenza del nuovo tracciato di “Memorie d’inciampo a Roma”, con 30 pose che tra oggi e domani porteranno il numero complessivo delle stolpersteine romane a 387.

Tanti, anche quest’anno, i partecipanti. “L’installazione delle pietre, in prossimità del Giorno della Memoria, è ormai un appuntamento fisso per questa città, per i famigliari delle vittime, per le istituzioni cittadine, per i democratici e gli antifascisti, per gli studenti” ha evidenziato Adachiara Zevi, presidente di Arte in Memoria, dando il via alla tredicesima edizione di un’iniziativa che ha fatto scuola anche nel resto d’Italia.
Tra gli intervenuti alle prime quattro pose anche l’assessore comunale alla Cultura Miguel Gotor, la presidente UCEI Noemi Di Segni, la coordinatrice nazionale contro l’antisemitismo Milena Santerini, Tatjana Bartsch della Biblioteca Hertziana, l’addetta culturale dell’ambasciata tedesca Annette Walther. Il lascito di Pollak, è stato ricordato, è oggi conservato nel Museo Barracco di cui fu per trent'anni il curatore. Vi sono custoditi 25 diari del periodo che spazia dal 1886 al 1934, undici album di schizzi, oltre 2.500 libri, circa 1.800 fotografie, circa 2.000 documenti scritti, la collezione degli autografi di Goethe e alcuni oggetti d’arte. Un patrimonio valorizzato in una grande mostra che fu organizzata, nel 2018, insieme al Museo ebraico della Capitale. Per i 150 anni dalla sua nascita e per gli 80 dalla promulgazione delle leggi razziste.
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LE PAROLE DEL PRESIDENTE TEDESCO A 80 ANNI DALLA CONFERENZA
"Wannsee un simbolo delle nostre colpe"

I documenti della Conferenza di Wannsee sono “un’arma del delitto”. Una prova inconfutabile della responsabilità dei burocrati nazisti – e quindi dello Stato – rispetto alla pianificazione della Shoah. Il verbale riassuntivo di quella riunione, quindici pagine, “il segno, in un linguaggio espresso accuratamente, di uno Stato che è caduto nella barbarie”. Lo ha sottolineato il Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, ricordando nelle scorse ore l’ottantesimo anniversario di quell'evento.
Il 20 gennaio 1942 quindici alti funzionari dello Stato nazista si ritrovarono per novanta minuti per decidere tempi e modi dello sterminio. Attenzione però agli equivoci e alle semplificazioni. “Molte persone credono erroneamente che la cosiddetta Soluzione Finale sia stata decisa a Wannsee. Ma la Shoah era già in corso”, spiega la storica americana Deborah Lipstadt in un’intervista pubblicata oggi dal Süddeutsche Zeitung. Nella Conferenza invece si discusse “come doveva essere organizzato” lo sterminio, evidenzia ancora la studiosa, scelta dal Presidente Biden come prossimo coordinatore Usa contro l’antisemitismo. “È stato un incontro di parole, un genocidio costruito attraverso la burocrazia”.
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SCIENZA E TRADIZIONE
Trapianti di organi da maiali, cosa dice l'ebraismo

È di alcuni giorni fa la notizia del primo trapianto al mondo di un cuore di maiale in un uomo cardiopatico. Quale è la posizione dell’ebraismo al riguardo? L’abbiamo chiesto a rav Gianfranco Di Segni, docente al Collegio rabbinico italiano e ricercatore dell’Istituto di biochimica e biologia cellulare del CNR.
“Già da decenni – spiega – si usano nell’uomo le valvole del cuore provenienti dal maiale. Per arrivare al trapianto dell’intero organo è stato però necessario superare i problemi dovuti al rigetto del cuore animale da parte del sistema immunitario umano: per questo motivo si è modificato geneticamente il maiale per rendere i suoi tessuti compatibili con l’uomo”.
Ma perché proprio dal maiale? “Il maiale – sottolinea il rav – è ritenuto un animale più adatto di altri come fonte di organi da trapiantare nell’uomo, perché le dimensioni dei suoi organi sono simili a quelle umane e questo ne facilita l’attecchimento nell’uomo. Ci sono comunque anche altre ragioni: il maiale è un animale domestico disponibile in gran numero ed è facile allevarlo”.
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STORICO PRESIDENTE DEGLI EBREI VERONESI
Carlo Rimini (1932-2022)
È scomparso all’età di 90 anni Carlo Rimini, storico esponente dell’ebraismo veronese che ha guidato per oltre trent’anni dai primi Anni Ottanta al 2014. Un’esperienza di servizio indelebile nel ricordo e nella considerazione generale.
“Perdiamo una figura fondamentale nella nostra storia, l’artefice di un periodo di rinascita per tutta la Comunità” racconta Davide Orvieto, Consigliere UCEI di riferimento per Verona. Determinante infatti il suo impegno personale “per alcuni lavori di ristrutturazione e riqualificazione che hanno rappresentato una svolta, oltre che per un’azione di risanamento che ci ha permesso di godere di una migliore situazione finanziaria”. Risultati frutto non del caso ma “di una grande professionalità, oltre che di una presenza assidua: la Comunità era la sua seconda casa, la viveva ogni giorno”.
Rimini era nato nel 1932 e a sei anni dovette affrontare l’espulsione da scuola a causa della promulgazione delle leggi razziste. Il suo 25 Aprile, ha scritto il quotidiano locale l’Arena, “fu vedere i tedeschi in fuga nelle campagne della Bassa con gli occhi di un ragazzino di 13 anni la cui infanzia era trascorsa nascondendosi”.
Nel dare la notizia della sua scomparsa presidente, rabbino e Consiglio della Comunità di Verona hanno evidenziato la sua caratteristica di vero e proprio "protagonista della vita comunitaria".
Sia il suo ricordo di benedizione.
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Machshevet Israel - Ziqnà
 Parliamo di ziqnà ovvero di vecchiezza/anzianità, da un punto di vista ebraico. Ai filosofi, specie quando invecchiano, piace soffermarsi su questo tema, che costringe a riflettere sul senso del tempo (che passa), sul valore dell’esperienza accumulata (se elaborata), sulla saggezza di cui gli ‘uomini con la barba’ sarebbero – dovrebbero essere – simbolo. Ma “quale saggezza?” si chiede ironicamente Norberto Bobbio, il cui De senectute è un classico contemporaneo sul tema.
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Rosh Hashanah Lailanot
 Rosh Hashanah Lailanot, il capodanno degli alberi (appena celebrato), è chiamato anche Tu bishvat (15 di Shevat), dando alla scrittura dei numeri (in ebraico non ci sono caratteri speciali per scrivere le cifre, si utilizzano le lettere dell’alfabeto) una lettura letterale anziché numerica. Che cos’è Tu bishvat? Per capirlo occorre fare un passo indietro. Nella Torah c’è tutta una serie di prescrizioni di consegna di “decime” al Santuario, divieto di coltivazione al settimo anno e così via.
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