LE NUOVE SFIDE TRACCIATE INSIEME A ISTITUZIONI E AMMINISTRATORI

"Calabria ebraica, un futuro da riconquistare"
 

Da molti anni ormai il Comune di Santa Maria del Cedro è la meta di rabbini da ogni angolo del mondo che in questo territorio e su queste coste vengono a scegliere i migliori cedri per la festa di Sukkot. Una località simbolo dell’antico retaggio ebraico di Calabria, sradicato secoli fa nel segno di editti e violenze e oggi di nuovo al centro dell’attenzione. Ad attestarlo il convegno “Le 130 Giudecche di Calabria, volano straordinario per cultura e turismo” che si è svolto quest’oggi in questa realtà così significativa per l’ebraismo non solo passato ma anche contemporaneo, richiamando un gran numero di sindaci, amministratori locali e rappresentanti delle istituzioni, alla presenza tra gli altri del governatore Roberto Occhiuto. Con loro anche Giulio Disegni, vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il delegato della Comunità ebraica di Napoli Roque Pugliese e l’ambasciatore d’Israele in Italia Dror Eydar. L’idea, anche attraverso il Movimento Giudecche di Calabria lanciato dal comunicatore Klaus Davi, ideatore e promotore di questa giornata di raccordo, è di dare avvio a nuovi incontri e nuove iniziative che valorizzino la storia ebraica nel suo divenire dalle origini ad oggi, le sue testimonianze disseminate nel tessuto urbano, ma anche i progetti rivolti al futuro. Molte le possibilità tracciate in queste ore.
“Una Calabria che esiste e che non è stata raccontata”, ha esordito Occhiuto soffermandosi sulle tante prospettive che il progetto sembra schiudere. “Il primo appuntamento – il suo impegno – di un racconto che continua e di un insieme di azioni che dobbiamo svolgere per dare sostanza a questa sfida”. L’obiettivo, in questo senso, è “di fare rete tra diverse istituzioni per valorizzare ciò che abbiamo, come i molti presidi della cultura ebraica presenti in varie località: una possibile leva per investire in un turismo non focalizzato solo sul mare, la montagna, la bellezza del paesaggio, ma anche su ciò che l’uomo ha lasciato”. Come la prima Bibbia in ebraico, stampata a Reggio Calabria nel 1475 e oggi conservata alla Biblioteca Palatina di Parma. Occhiuto si augura di poterla riaccogliere temporaneamente in Calabria. Su questo tema, ha spiegato, si è soffermato di recente in un colloquio con il ministro Franceschini.


Nel suo intervento Disegni ha ricordato il trauma della cacciata, imposta dai sovrani di Spagna a fine Quattrocento. A pagarne le conseguenze non solo gli ebrei di Calabria, “ma anche una intera società depauperata di una sua componente essenziale”. Un’interruzione, uno strappo improvviso, di cui tutto il Sud Italia “avrebbe risentito negativamente”. La sfida di ricostruire un’identità, ha proseguito, “comporta pertanto uno sforzo immane, in termini anche di energie e responsabilità”. Un percorso comunque ineludibile e focalizzato “anche sulla presenza ebraica attuale, che va preservata e tutelata”. Diversi gli ambiti in cui sarà possibile agire in sinergia con le istituzioni ebraiche: culturali, sociali, antropologici, economici, commerciali e turistici. Senza dimenticare il lavoro “sul piano umano”. 

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LA MOSTRA INAUGURATA AL CENTRO STUDI AMERICANI DI ROMA

Voci di libertà, dall'Italia agli Usa
 

Gli italoamericani inquadrati nelle forze armate statunitensi che liberarono l’Europa dal nazifascismo furono centinaia di migliaia, per la gran parte figli e nipoti di emigranti sbarcati nel nuovo continente tra Ottocento e primo Novecento. Una situazione non dissimile per il contingente significativo ma non troppo conosciuto di italobritannici, italocanadesi, italoaustraliani e italobrasiliani che lottarono anch’essi contro gli eserciti dell’Asse, muovendosi talvolta in contesti che potevano apparire più o meno familiari a seconda dei racconti loro trasmessi nell’intimità domestica o nelle realtà aggregative e sociali frequentate.
A ripercorrerne le vicende la mostra “Voci di libertà: I combattenti alleati di origine italiana nella Seconda guerra mondiale” / “Voices of Liberty: Allied Servicemembers of Italian Descent in WWII” inaugurata al Centro Studi Americani di Roma in occasione del Memorial Day, la giornata istituita in ricordo di chi, in quello sforzo decisivo per le sorti del secondo conflitto mondiale, perse la vita.
Curata dagli storici Matteo Pretelli (Università di Napoli L’Orientale) e Francesco Fusi (Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea), l’esposizione si compone di un’affascinante carrellata di storie e fotografie distribuite lungo trenta pannelli che aprono ciascuno una finestra e sono un invito ad approfondire ulteriormente. Uno sguardo largo che tratta vari aspetti di un tema che si presta, come è facile intuire, a molte riflessioni. Anche sul significato stesso di avere quel tipo di connotazione identitaria in un momento in cui l’Italia, vista dal mondo libero, era sinonimo di Mussolini, fascismo, negazione dei diritti e della libertà. Una prova che, hanno evidenziato i curatori, sarà superata a pieni voti.
Un capitolo tra i tanti è dedicato a un particolare genere di migrazione che avrebbe arricchito le file anche dell’esercito liberatore. Quella composta cioè da quanti si erano lasciati l’Italia alle spalle in anni più recenti “perché ebrei sfuggiti alle persecuzioni razziali del fascismo, oppure antifascisti in fuga dalle prevaricazioni del regime nei confronti dei loro oppositori”. Emblematica in tal senso la biografia di Alex Sabbadini, nato a Roma nel 1916 ed emigrato negli Usa nel ’39 dopo essere stato congedato con disonore dall’esercito italiano con l’entrata in vigore dei provvedimenti antisemiti. Benché dichiarato enemy alien, riuscì a farsi arruolare e a farsi assegnare a un’unità di intelligence. Sabbadini fu poi protagonista in Nord Africa e sbarcò infine ad Anzio “seguendo l’avanzata alleata fino alla completa liberazione della penisola”.

(Nell'immagine in basso: Alex Sabbadini, vittima delle leggi razziste, liberatore con gli Alleati)

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LO SVELAMENTO NELL'ANNIVERSARIO DEL SUO ULTIMO DISCORSO

La Camera e la sala in memoria di Matteotti
"Un simbolo di libertà e democrazia"
 

Il 30 maggio del 1924 Giacomo Matteotti pronunciò uno storico discorso, denunciando le violenze in camicia nera, i brogli e gli inganni delle elezioni d’aprile. Neanche due settimane dopo fu sequestrato e assassinato da una squadraccia fascista. Ai compagni di partito, consapevole del prezzo imposto da quella prova di coraggio, aveva detto: “Io il mio discorso l’ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”.
Nell’anniversario di quel suo ultimo intervento la Camera dei deputati ha dedicato a Matteotti la sala conferenze di Palazzo Theodoli, nel corso di una cerimonia che ha visto partecipazione tra gli altri del presidente Roberto Fico. Ad essere accolta una istanza promossa da Valdo Spini, presidente dell’Associazione delle Istituzioni Culturali Italiane e firmata da più di cinquanta tra fondazioni e istituti.
Il sacrificio di Matteotti, ha ricordato Spini, “fu l’espressione della nobiltà dell’istituto parlamentare e delle sue funzioni: è quindi profondamente attuale sottolineare questo esempio alle giovani e ai giovani della nostra nazione, per avvicinarle alle istituzioni e alla politica”.
“Se oggi nel nostro Paese c’è una democrazia salda è merito anche di chi sacrificò la propria vita opponendosi con fermezza e coraggio agli orrori del fascismo”, la testimonianza del presidente Fico. Tra loro, per l’appunto, Matteotti. Un simbolo “della lotta per la democrazia e la libertà".

(Nell’immagine: Roberto Fico e Valdo Spini durante la cerimonia di inaugurazione della sala)

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IL CRIF PRONTO A COSTITUIRSI PARTE CIVILE

Omicidio Hadjadj, possibile movente antisemita

Non è esclusa l'ipotesi di una matrice antisemita nell'uccisione di Rene Hadjadj, un anziano cittadino ebreo residente a Lione defenestrato dal suo appartamento negli scorsi giorni. Anzi, è un'ipotesi che sembra rafforzarsi di ora in ora. 
Al vaglio degli inquirenti, riferiscono alcuni organi di stampa, vi sarebbero infatti una serie di post dal contenuto antisemita e cospirazionista pubblicati in passato dal suo vicino di casa reo confesso dell'atto criminale.
Francis Kalifat, il presidente del Consiglio rappresentativo degli ebrei di Francia, ha annunciato che il Crif si costituirà parte civile del procedimento giudiziario che sarà intrapreso.
Appena pochi giorni fa, ospite dell'UCEI nel corso di una serata in ricordo di Sarah Halimi che ha visto la partecipazione tra gli altri del figlio Yonathan, Kalifat aveva rinnovato la sua preoccupazione per i drammatici effetti di un antisemitismo che, specie nella sua matrice islamista, ha più volte insanguinato il Paese. Con la vicenda Halimi assurta ad esempio non solo degli effetti dell'odio, ma anche della poca consapevolezza diffusa su questo tema.

(Nell'immagine: il presidente del Crif Kalifat)

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LA SCOMPARSA DELL'EX PRESIDENTE DELL'ANPI

Carlo Smuraglia (1923-2022)

È scomparso all’età di 98 anni Carlo Smuraglia, combattente antifascista ed ex presidente dell’Associazione Partigiani d’Italia da lui guidata dal 2011 al 2017 e di cui era rimasto presidente emerito. Nato ad Ancona, rifiutò l’arruolamento nella Repubblica Sociale, si impegnò al fianco dei Gruppi d’azione patriottica vicini al Partito Comunista e fu poi protagonista della Liberazione unendosi alla divisione Cremona, che agì accanto alle forze alleate. Avvocato e più volte parlamentare, quella di Smuraglia era una voce ancora influente e ascoltata. Anche quando, appena poche settimane fa, si è trattato di esprimere una posizione chiara sull’aggressione russa all’Ucraina di cui purtroppo l’attuale dirigenza nazionale dell’Anpi non è stata capace. “Chi esercita la resistenza contro la prepotenza – aveva ribadito in occasione dello scorso 25 Aprile – va aiutato anche con le armi”. 

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UNA DELEGAZIONE DEL B'NAI B'RITH IN UDIENZA DA BERGOGLIO

"Ebrei e cristiani, prendersi cura un dovere comune" 

“Sono lieto di accogliere nuovamente una delegazione ebraica, dopo che la pandemia ha impedito molte visite negli ultimi due anni. La vostra istituzione, invece, ha una lunga storia di contatti con la Santa Sede, fin dai tempi della pubblicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate”.
Così papa Bergoglio nel dare il proprio benvenuto a un gruppo di rappresentanti del B’nai B’rith International, una delle più antiche ong ebraiche al mondo, precedentemente in vista anche presso la Comunità ebraica di Roma. Le persone bisognose, ha affermato il papa lodando l’attivismo umanitario del B’nai B’rith, “hanno diritto all’aiuto e alla solidarietà da parte della comunità che le circonda, hanno diritto soprattutto alla speranza”. E “se il dovere di prendersene cura riguarda tutti, esso vale ancora di più per noi, ebrei e cristiani: per noi aiutare i bisognosi significa pure mettere in pratica la volontà dell’Altissimo, che, dice il Salmo, ‘protegge i forestieri, sostiene l’orfano e la vedova’, cioè ha cura delle categorie sociali più deboli, delle persone più emarginate”.
 

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Ortiche, palloni e pandette
La Repubblica del 23 maggio 2022 riferisce: “‘In sinagoga vai a pregare/ ti farò sempre scappare’. L’hanno scandito a gran voce nella piazza di Ponte Milvio nel prepartita, poi il coro si è levato potente dai gradoni della Curva Nord, seguito anche dai distinti”.
L’art. 62 delle Norme Organizzative Interne della Federazione Italiana Gioco Calcio (NOIF) dispone delle procedure nei casi che negli stadi vi siano “cori, grida ed ogni altra manifestazione espressiva di discriminazione per motivi di razza, di colore, di religione, di lingua, di sesso, di nazionalità, di origine territoriale o etnica, ovvero configuranti propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori”. 
 
Emanuele Calò
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La lezione di Boris Bondarev
Chapeau, o se preferite kol ha kavod a Boris Bondarev, Consigliere della missione russa all’Ufficio delle Nazioni Unite di Ginevra, che ha avuto il coraggio di scegliere la dignità e l’umanità, dimettendosi dal suo incarico e denunciando con forza in una lettera resa pubblica l’aggressione russa all’Ucraina. 
Le sue parole, riportate ampiamente da un articolo di Anna Zafesova su La Stampa del 24 maggio scorso, parlano chiaro.
David Sorani
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