IL DOSSIER ITALKIM SU PAGINE EBRAICHE DI LUGLIO

Italiani d'Israele: la storia, le speranze, le sfide

Nella sua recente missione in Israele il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha voluto connotare la prima di due intense giornate di incontri con una visita nella casa degli italkim, la comunità degli italiani d’Israele. Un incontro non banale e nel corso del quale, in un clima di grande cordialità, ha voluto sottolineare alcune caratteristiche che rendono speciale questa realtà e il suo percorso a cavallo tra due Paesi. “Da sessant’anni – ha detto dalla sinagoga italiana di rehov Hillel, nel cuore della Gerusalemme moderna ma con le pietre millenarie della Città Vecchia non distanti – questo Tempio rappresenta un punto di riferimento religioso, culturale e sociale. Costruito a Conegliano Veneto nel 18esimo secolo, è stato smontato, trasportato e ricostruito a Gerusalemme. Oggi continua a essere, come voi, un pezzo d’Italia in Israele”. Parole di apprezzamento per una comunità composta da varie anime – ne fanno parte italiani di prima, seconda e terza generazione – e il cui contributo alla costruzione e allo sviluppo di un moderno Stato ebraico è stato e continua ad essere prezioso. “Fu stabilito che partecipassi ai più importanti incontri con leader internazionali. Mi veniva detto: sei fiorentino, hai una carta in più da spendere” raccontava alcuni anni fa l’architetto David Cassuto, che di Gerusalemme è stato anche vicesindaco. Un contributo concreto non solo a Gerusalemme, dove risiede il nucleo storico anche se non più numeroso degli italkim, ma anche a Tel Aviv, Haifa e Raanana. E, ancora, in tanti centri minori distribuiti nell’intero territorio israeliano e nella realtà peculiare dei kibbutzim e moshavim.

“Dal dopoguerra a oggi – ha evidenziato Draghi nel suo intervento – i legami tra le nostre comunità si sono rafforzati in ogni campo. Nella ricerca, tramite la collaborazione universitaria e il lavoro dei singoli. Nell’economia, grazie alle floride attività imprenditoriali di emigranti italiani in Israele e di israeliani in Italia. Nel campo della cultura, dal cinema alla letteratura, dall’architettura al design”. Molti risultati già raggiunti, ma anche nuove potenzialità da esplorare. Gli italkim, cui è dedicato il dossier del numero di Pagine Ebraiche di luglio in distribuzione, hanno ancora tanto da dire (e dare). A Israele, naturalmente, della cui vibrante società restano protagonisti. Ma anche all’Italia, la loro terra d’origine, cui sono legati da molteplici vincoli. Un “pezzo d’Italia in Israele” che abbiamo cercato di raccontare in una prospettiva storica, ricordando ad esempio figure indelebili come quella di Enzo Sereni, ma anche attraverso i progetti e le testimonianze di chi questa comunità continua a viverla, con impegno e passione, ogni giorno. Un modo anche per ricordare i 70 anni dall’inizio di un viaggio straordinario, compiuto sotto l’egida del dirigente sionista Umberto Nahon: fu infatti grazie al suo intervento se molti arredi sinagogali italiani di comunità estinte iniziarono una nuova vita dall’altra parte del Mediterraneo.


(Nell’immagine: il Tempio Italiano gremito in febbraio per l’ultimo saluto all’accademico Michael Corinaldi, membro illustre degli Italkim; presente alla cerimonia il Capo dello Stato Isaac Herzog)

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AL VIA UNA EDIZIONE CON TANTI CAMPIONI DELLO SPORT

Quando le Maccabiadi incontrano le Olimpiadi

Due ospiti d’eccezione per le Maccabiadi in programma a partire dal 12 luglio in Israele. In questa edizione speciale all’insegna della nuova “normalità” post restrizioni pandemiche l’onore di accendere la torcia è andato infatti a una coppia di atleti che ha fatto emozionare il Paese la scorsa estate: Artem Dolgopyat e Linoy Ashram, entrambi vincitori di una medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokyo. Che sono state magiche per i colori azzurri, ma anche per una delegazione israeliana che mai come in Giappone si è distinta per risultati e soddisfazioni nel medagliere.
Le Maccabiadi incontrano le Olimpiadi, quindi. E non è certo la prima volta nella storia di questi Giochi aperti alla gioventù ebraica internazionale che hanno avuto tra i protagonisti del passato lontano e recente figure del calibro di Mark Spitz, il leggendario nuotatore che fu mattatore di un’epoca, e la ginnasta pluripremiata Aly Raisman. Oltre 10mila gli sportivi in lizza. Quarantadue le discipline in cui si sfideranno per due settimane, con 80 Paesi rappresentati (l’Italia giocherà con il logo UCEI sulla maglia) e oltre 2mila medaglie in palio. L’attenzione sarà anche per i tanti nomi illustri coinvolti, a partire proprio da Dolgopyat e Ashram. Il primo, nato a Dnipro in Ucraina ed emigrato in Israele dodicenne, si era imposto nel corpo libero al termine di una lotta serrata con un collega spagnolo: arrivo a pari punti, ma vittoria per Dolgopyat in ragione dell’esercizio più difficile svolto. La seconda, fresca di ritiro malgrado la giovane età, aveva invece trionfato nella ginnastica ritmica individuale all-around. Un pizzico d’Italia nel suo successo visto la precedente militanza nell’Associazione Sportiva Udinese. Ora che Ashram ha raggiunto il suo traguardo, ora che il suo sogno di un trionfo a cinque cerchi ha spezzato il decennale monopolio est-europeo nella ritmica, ha scelto di dedicarsi alla carriera di allenatrice. Sia Dolgopyat che Ashram sono passati dalle Maccabiadi, dando prova anche qui del loro talento. Nell’edizione 2017 Dolgopyat aveva vinto due medaglie d’oro e un bronzo, mentre Ashram cinque ori. Chiari indizi di una carriera che li avrebbe portati ancora più in alto.

(Nelle immagini: una passata edizione delle Maccabiadi, Linoy Ashram e Artem Dolgopyat)

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LE CERIMONIE IN TOSCANA

"Giusti" in un tempo buio, nuove storie di coraggio

Continua a crescere il numero dei “Giusti tra le nazioni” riconosciuti dallo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme. Quelli italiani sono all’incirca 700, ma altre pratiche e altri fascicoli sono in fase di approfondimento. Gli ultimi sette inserimenti riguardano il territorio toscano e sono stati festeggiati in queste ore in due distinte cerimonie svoltesi alla sinagoga di Firenze e nel Comune di Monteriggioni. La cerimonia fiorentina ha reso oggi omaggio a cinque “Giusti” – Giovanni e Alberta Paoli, Franco Paoli, Fiorenzo Paoli e Sira Macherelli – che agirono all’interno del Comune di Campi Bisenzio per trarre in salvo la famiglia triestina Israel, composta da Ester e dai suoi due figli Lucia e Samuele. 


Commozione anche a Monteriggioni, dove è stato festeggiato l’ingresso tra i “Giusti” di Egidio Calamassi e Santina Simoncini. Ad essere tratta in salvo la famiglia Viterbo nelle persone di Carlo Alberto, di sua moglie Nelia Uzielli e del loro figlio Giuseppe. Beneficiaria del loro coraggio anche Cesira Soria, la governante che da sempre viveva al loro fianco. I Calamassi andarono persino oltre, tendendo una mano anche alla famiglia Grunwald.  

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Machshevet Israel - Nel Pardes
Alcune storie bibliche, determinate parole ebraiche e certe aggadot sono ripetutamente citate, perché il loro valore istruttivo sembra svelarsi sempre ex novo nelle diverse circostanze, nel ciclo delle feste, in contesti inediti. Quante volte abbiamo udito o rinarrato la storia dei quattro maestri che entrano nel pardes (cfr. Talmud Bavli, Chaghigà 14b-15a)? Chi non frequenta un bet ha-midrash o non studia giudaismo forse non sa bene di cosa parliamo, ma nel mondo ebraico la parabola è nota; parabola perché di un mashal si tratta, non di un evento storico: hanno insegnato i nostri maestri che quattro di loro entrarono nel pardes, qui traducibile come ‘giardino’: Ben Azzài, entratovi, sbirciò e ne morì; Ben Zomà sbirciò a sua volta e perse il senno, impazzì; Acher, ossia Elishà ben Abuyà “strappò i germogli”, dice il testo, ossia perse la fede e non perseverò nel giudaismo, diventando ‘altro’, acher appunto; infine rabbi ‘Aqivà entrò in pace, integro, e integro ne uscì. Il testo è ricco anche di citazioni bibliche, che qui tralasciamo. 
Al nocciolo, resta la domanda: cos’è il pardes di cui tratta questa famosa aggadà?
 
Massimo Giuliani
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