“Giusti” in un tempo buio,
nuove storie di coraggio
Continua a crescere il numero dei “Giusti tra le nazioni” riconosciuti dallo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme. Quelli italiani sono all’incirca 700, ma altre pratiche e altri fascicoli sono in fase di approfondimento. Gli ultimi sette inserimenti riguardano il territorio toscano e sono stati festeggiati in queste ore in due distinte cerimonie svoltesi alla sinagoga di Firenze e nel Comune di Monteriggioni.
La cerimonia fiorentina ha reso oggi omaggio a cinque “Giusti” – Giovanni e Alberta Paoli, Franco Paoli, Fiorenzo Paoli e Sira Macherelli – che agirono all’interno del Comune di Campi Bisenzio per trarre in salvo la famiglia triestina Israel, composta da Ester e dai suoi due figli Lucia e Samuele. A Campi erano arrivati su indicazione di due fratelli campigiani, Raffaello e Bruno Mugnaioni, che a Trieste avevano aperto un negozio di tessuti e che erano in rapporti con varie famiglie ebraiche costrette alla clandestinità. La casa dei Paoli cui vennero dirottati fu il rifugio degli Israel fino alla Liberazione.
“Hanno fatto quello che coscienza gli ha detto. Non si sono mai sentiti degli eroi, per loro è stato normale agire in quel modo” la testimonianza di Fiorenza Paoli, una delle figlie di Fiorenzo e Sira, che ha anche dato lettura del messaggio pervenuto da Ester Salonichio, nipote della Ester salvata a Campi, che non solo ha ricostruito l’intera vicenda ma anche evidenziato lo stretto rapporto di amicizia che lega ancora i discendenti. Ad intervenire anche l’ambasciatore d’Israele in Italia Dror Eydar, la vicepresidente della Comunità ebraica di Firenze Brett Lalonde, il rabbino capo rav Gadi Piperno, la consigliera UCEI Sara Cividalli e l’assessore comunale Sara Funaro. Mentre Giovanni Bacci, medico in pensione con la passione per la storia, ha parlato del suo impegno personale per far affiorare questa vicenda. Presente accanto ai Paoli la ricercatrice Erelah Kagan, che ha dato un contributo indispensabile affinché la pratica andasse a buon fine.
Commozione anche a Monteriggioni, dove è stato festeggiato l’ingresso tra i “Giusti” di Egidio Calamassi e Santina Simoncini. Ad essere tratta in salvo la famiglia Viterbo nelle persone di Carlo Alberto, di sua moglie Nelia Uzielli e del loro figlio Giuseppe. Beneficiaria del loro coraggio anche Cesira Soria, la governante che da sempre viveva al loro fianco. Egidio e Santina erano fattore e fattoressa della fattoria di Sensano acquistata dagli Uzielli, che erano originari di Roma, nell’Ottocento. Entrambi, poi convolati a nozze, si spesero per prestare loro assistenza in un podere vicino di proprietà dell’arcivescovo di Siena e in un successivo alloggio, appartenuto a un sacerdote e ritenuto più sicuro del precedente. I Calamassi andarono persino oltre, tendendo una mano anche alla famiglia Grunwald. In particolare a Dely Grunwald, figlia del bibliotecario del collegio rabbinico ai tempi del rav Margulies, che trascorse a Sensano alcune notti con i genitori e il fratello.
A rievocare quei fatti i racconti di Lionello Neppi Modona Viterbi, nuora di Nella Uzielli, di Marcello Di Segni, nipote di Dely Grunwald, e la testimonianza di Chiara De Santi nipote dei “Giusti”. Ad intervenire anche Smadar Shapira, consigliera per gli affari pubblici dell’ambasciata israeliana, il sindaco Andrea Frosini, il consigliere della Comunità ebraica di Firenze Giorgio De Polo.
(Nelle immagini: la cerimonie di Firenze; i “Giusti” Fiorenzo e Sira Paoli; la cerimonia di Monteriggioni)