POSSIBILE UN CESSATE IL FUOCO A BREVE
"Breaking Dawn, obiettivi raggiunti"

L’operazione Breaking Dawn contro i terroristi della Jihad islamica ha permesso di raggiungere gli obiettivi prefissi. Così il Primo ministro israeliano Yair Lapid nel fare il punto sulle iniziative militari che hanno preso il via nella giornata di venerdì e che sembrano vicine alla conclusione. Azioni “mirate e responsabili” – aveva detto il premier, che si era confrontato nel merito anche con il leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu – così da “rendere minimi i danni per coloro che non sono coinvolti”.
All’incirca 800 i razzi lanciati finora da Gaza, di cui un quinto caduti all’interno della Striscia. La grande maggioranza di quelli che hanno raggiunto i cieli d’Israele sono stati intercettati e neutralizzati dal sistema Iron Dome. Momenti di tensione in una delle giornate più importanti del calendario ebraico, il digiuno di Tisha Be Av che ricorda la distruzione del Primo e Secondo Tempio di Gerusalemme e altri eventi luttuosi verificatisi in tempi più recenti. Proprio Gerusalemme è stata tra le città dove, in queste ore di preoccupazione ma anche di attesa per un possibile cessate il fuoco in vista attraverso la mediazione dell’Egitto, sono tornate a risuonare le sirene d’allarme. Ancora più esposti al tiro della Jihad islamica (Hamas per il momento sembra mantenere una posizione più defilata, di non apparente coinvolgimento) centri come Beersheva, Ashkelon e Sderot dove la popolazione residente è stata costretta a più riprese a mettersi in salvo nei rifugi. Nelle località limitrofe alla Striscia gli abitanti hanno trascorso la scorsa notte nei bunker. Sospesi, per motivi di pubblica sicurezza, vari servizi di base.
La crisi sta suscitando reazioni in tutto il mondo. La Farnesina, il ministro degli Esteri italiano, in una nota ha detto di seguire “con grande preoccupazione l’escalation in corso a Gaza e le notizie di vittime tra la popolazione civile palestinese”. L’Italia, si legge ancora, “condanna con fermezza il lancio di razzi verso il territorio israeliano e ribadisce il diritto di Israele di garantire la sicurezza dei propri cittadini”. Oltre a ciò invita le parti “ad esercitare moderazione per evitare un‘espansione delle ostilità che causerebbe ulteriori vittime e sofferenze”. Nel presentare gli obiettivi di Breaking Dawn, Lapid aveva parlato di “azione volta a rimuovere una minaccia tangibile per i cittadini dello Stato di Israele e per le comunità di confine con Gaza: un’azione diretta a danneggiare i terroristi e chi li sponsorizza”. L’idea è che non sia possibile concedere ai terroristi di “dettare l’agenda” al paese. Il Presidente Herzog, nelle stesse ore, aveva chiesto ai cittadini “di dare prova di responsabilità: assicuratevi di seguire le direttive del comando centrale”.
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PAGINE EBRAICHE - IL DOSSIER LIBRI IN VALIGIA
Uno scudo contro l'ignoranza

In piena estate, mentre l’Italia scopriva di dover tornare nuovamente al voto, un’iniziativa editoriale ha dimostrato come anche i libri possano essere un simbolo di solidarietà, ricordandoci che non lontano dal nostro paese è ancora in corso un’estenuante aggressione. In particolare, per le tante famiglie che si sono rifugiate in Italia – e in altri paesi – dall’Ucraina è iniziata una campagna per pubblicare libri in ucraino da far giungere nelle loro mani.
Cinquemila i volumi pubblicati nel nostro paese su iniziativa di Rubbettino Print assieme all’Ukrainian Book Institute, con il sostegno della Federazione degli editori europei e dell’Associazione italiana editori. “Con questa iniziativa – ha spiegato Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie e vicepresidente della Federazione degli editori europei – l’Ukrainian Book Institute fornisce un aiuto concreto alle famiglie e ai minori fuggiti dalla guerra che si trovano in tutta Europa, contribuendo allo stesso tempo a mantenere un forte legame con il loro Paese d’origine”. I cinquemila volumi sono stati realizzati grazie al sostegno degli editori ucraini, che hanno reso disponibili gratuitamente i file di stampa.
Intanto dall’Ucraina una delle immagini più circolate in questi mesi riguarda proprio una catasta di libri. Quelli usati come barricata in una casa di Kiev per proteggere le finestre da eventuali bombe. A scattare l’immagine iconica il ricercatore Lev Shevchenko, vicino di casa della famiglia che ha pensato di usare la letteratura come protezione fisica. I volumi sono disposti per lo più con la rilegatura all’interno, quindi è difficile capire di cosa si tratti. “Spicca solo un grosso volume, con le opere dell’artista russo Ilya Glazunov. – racconta la giornalista Katerina Sergatskova sul Guardian – Ironia della sorte, questo pittore, che ha visto la seconda guerra mondiale da adolescente e ha assistito al crollo dell’Unione Sovietica, ha sostenuto pubblicamente le politiche autoritarie di Vladimir Putin e ha dipinto quadri in lode della ‘grandezza’ della Russia. Ora la popolazione di Kiev sta usando un catalogo dei suoi dipinti per difendersi dagli attacchi aerei dell’esercito russo”.In caso di emergenza dunque i libri possono diventare un scudo fisico contro la violenza. Ma sono soprattutto, ricorda l’editore ucraino Leonid Finberg, una difesa contro l’ignoranza e uno strumento di consapevolezza. “Io, insieme ai miei amici e colleghi ho avuto il grande onore di formare in gran parte il corpus di libri di testo, film, mostre, spettacoli che hanno segnato il passaggio dal totalitarismo sovietico al presente liberaldemocratico dell’Ucraina. I libri che abbiamo pubblicato nel corso di diversi decenni sono le voci di grandi pensatori di culture ed epoche diverse, che furono così ascoltate e lette per la prima volta in lingua ucraina” racconta Finberg nella prefazione di un volume in cui raccoglie alcuni suoi pensieri e interviste.

Sociologo, a capo della casa editrice ucraina Dukh i Litera (Spirito e lettera), direttore del Centro per la ricerca sulla storia e la cultura dell’ebraismo dell’Europa orientale, Finberg è un’istituzione per il mondo culturale ucraino. In questi mesi di conflitto ha continuato ad impegnarsi per pubblicare libri nuovi e vecchi che raccontino la storia del suo paese, le sue battaglie, le sue ferite. Più volte ha ribadito come uno dei suoi principali obiettivi sia tradurre e diffondere alcuni grandi scrittori ebrei del passato, nati nell’attuale Ucraina, ma che scrivevano in altre lingue: Bruno Schulz, Paul Celan, Shmuel Yosef Agnon, Vladimir Zabotinskij, Natan Zabara, Sholem Aleichem. Una lista lunghissima che racconta di un passato eterogeneo, profondamente segnato dalla cultura ebraica, ma per lo più dimenticato. Quando non del tutto cancellato dalla Shoah, un tema a cui Dukh i Litera dà molto spazio.
“Senza comprendere queste tragedie, senza seppellire gli innocenti uccisi, era difficile iniziare da qualcos’altro. – spiega l’editore e sociologo rispetto al suo impegno per pubblicare testi dedicati alla Shoah – Ma nessuna comunità può vivere solo nel passato, e quindi la comprensione dell’attualità e dei vettori di sviluppo sociale non è meno importante della conoscenza della storia”. Per Feinberg pubblicare libri rappresenta del resto “la nostra arma spirituale di fronte a varie forme di ignoranza e barbarie”. Le pagine del dossier “Libri in valigia” su Pagine Ebraiche in distribuzione certo non sono altrettanto solenni, ma sono comunque un tentativo modesto di dare qualche suggerimento per aprirsi a mondi diversi e armarsi di altri strumenti di comprensione della realtà.
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IL MEDIO ORIENTE E LE ONG
Cooperazione in ambito sanitario,
le storie da raccontare
Molte le iniziative che vedono una stretta collaborazione tra israeliani e palestinesi in ambito sanitario. Tra i progetti di maggior impatto, presentato di recente anche su queste pagine, Saving children del Peres Center for Peace and Innovation di Tel Aviv. Oltre 12500 i bambini palestinesi curati finora negli ospedali israeliani. Fa pertanto discutere un report pubblicato negli scorsi giorni da Medici Senza Frontiere. Riferito alla realtà di Hebron, dove la ong opera “con una clinica gestita da personale tutto al femminile”, presenta l’assistenza medica alla popolazione locale come “una sfida” deliberatamente ostacolata dallo Stato ebraico e dal suo apparato militare. “Una terribile rappresentazione della sofferenza quotidiana del popolo palestinese costretto a vivere sotto occupazione”, la tesi che si sostiene. Un racconto parziale e che sa di ennesima occasione persa, da parte del mondo delle ong, per uno sguardo più ampio e consapevole.
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Lutto e rancore
 Il lutto se è solo rimpianto e non, soprattutto, progetto, ovvero riscrittura nel tempo presente di una nuova ipotesi di futuro diversa dal passato, è solo rancore.
David Bidussa
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Ombre e lampi
 Affermare, come certuni vanno facendo, che le prossime elezioni politiche di domenica 25 settembre siano “decisive” appare francamente eccessivo. Ovvero, ogni transito elettorale ha una sua rilevanza, almeno per il periodo in cui si svolge e per gli effetti che produce nel tempo. Dopo di che, il passaggio alle urne di questa seconda metà d’anno ha una sua specificità.
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