Pagine Ebraiche, il dossier
“Libri in valigia”
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In piena estate, mentre l’Italia scopriva di dover tornare nuovamente al voto, un’iniziativa editoriale ha dimostrato come anche i libri possano essere un simbolo di solidarietà, ricordandoci che non lontano dal nostro paese è ancora in corso un’estenuante aggressione. In particolare, per le tante famiglie che si sono rifugiate in Italia – e in altri paesi – dall’Ucraina è iniziata una campagna per pubblicare libri in ucraino da far giungere nelle loro mani.
Cinquemila i volumi pubblicati nel nostro paese su iniziativa di Rubbettino Print assieme all’Ukrainian Book Institute, con il sostegno della Federazione degli editori europei e dell’Associazione italiana editori. “Con questa iniziativa – ha spiegato Ricardo Franco Levi, presidente dell’Aie e vicepresidente della Federazione degli editori europei – l’Ukrainian Book Institute fornisce un aiuto concreto alle famiglie e ai minori fuggiti dalla guerra che si trovano in tutta Europa, contribuendo allo stesso tempo a mantenere un forte legame con il loro Paese d’origine”. I cinquemila volumi sono stati realizzati grazie al sostegno degli editori ucraini, che hanno reso disponibili gratuitamente i file di stampa.
Intanto dall’Ucraina una delle immagini più circolate in questi mesi riguarda proprio una catasta di libri. Quelli usati come barricata in una casa di Kiev per proteggere le finestre da eventuali bombe. A scattare l’immagine iconica il ricercatore Lev Shevchenko, vicino di casa della famiglia che ha pensato di usare la letteratura come protezione fisica. I volumi sono disposti per lo più con la rilegatura all’interno, quindi è difficile capire di cosa si tratti. “Spicca solo un grosso volume, con le opere dell’artista russo Ilya Glazunov. – racconta la giornalista Katerina Sergatskova sul Guardian – Ironia della sorte, questo pittore, che ha visto la seconda guerra mondiale da adolescente e ha assistito al crollo dell’Unione Sovietica, ha sostenuto pubblicamente le politiche autoritarie di Vladimir Putin e ha dipinto quadri in lode della ‘grandezza’ della Russia. Ora la popolazione di Kiev sta usando un catalogo dei suoi dipinti per difendersi dagli attacchi aerei dell’esercito russo”.
In caso di emergenza dunque i libri possono diventare un scudo fisico contro la violenza. Ma sono soprattutto, ricorda l’editore ucraino Leonid Finberg, una difesa contro l’ignoranza e uno strumento di consapevolezza. “Io, insieme ai miei amici e colleghi ho avuto il grande onore di formare in gran parte il corpus di libri di testo, film, mostre, spettacoli che hanno segnato il passaggio dal totalitarismo sovietico al presente liberaldemocratico dell’Ucraina. I libri che abbiamo pubblicato nel corso di diversi decenni sono le voci di grandi pensatori di culture ed epoche diverse, che furono così ascoltate e lette per la prima volta in lingua ucraina” racconta Finberg nella prefazione di un volume in cui raccoglie alcuni suoi pensieri e interviste.
Sociologo, a capo della casa editrice ucraina Dukh i Litera (Spirito e lettera), direttore del Centro per la ricerca sulla storia e la cultura dell’ebraismo dell’Europa orientale, Finberg è un’istituzione per il mondo culturale ucraino. In questi mesi di conflitto ha continuato ad impegnarsi per pubblicare libri nuovi e vecchi che raccontino la storia del suo paese, le sue battaglie, le sue ferite. Più volte ha ribadito come uno dei suoi principali obiettivi sia tradurre e diffondere alcuni grandi scrittori ebrei del passato, nati nell’attuale Ucraina, ma che scrivevano in altre lingue: Bruno Schulz, Paul Celan, Shmuel Yosef Agnon, Vladimir Zabotinskij, Natan Zabara, Sholem Aleichem. Una lista lunghissima che racconta di un passato eterogeneo, profondamente segnato dalla cultura ebraica, ma per lo più dimenticato. Quando non del tutto cancellato dalla Shoah, un tema a cui Dukh i Litera dà molto spazio.
“Senza comprendere queste tragedie, senza seppellire gli innocenti uccisi, era difficile iniziare da qualcos’altro. – spiega l’editore e sociologo rispetto al suo impegno per pubblicare testi dedicati alla Shoah – Ma nessuna comunità può vivere solo nel passato, e quindi la comprensione dell’attualità e dei vettori di sviluppo sociale non è meno importante della conoscenza della storia”. Per Feinberg pubblicare libri rappresenta del resto “la nostra arma spirituale di fronte a varie forme di ignoranza e barbarie”. Le pagine del dossier “Libri in valigia” su Pagine Ebraiche in distribuzione certo non sono altrettanto solenni, ma sono comunque un tentativo modesto di dare qualche suggerimento per aprirsi a mondi diversi e armarsi di altri strumenti di comprensione della realtà.