L'ANTICIPAZIONE DI PAGINE EBRAICHE

Mondiali di calcio, il progetto di Israele:
una candidatura con Egitto e Marocco 

Ancora pochi mesi e sarà chiaro lo schieramento dei Paesi in lizza per ospitare i Mondiali di calcio del 2030. Un’edizione che potrebbe presentare delle novità mai verificatesi finora nella storia del più importante evento sportivo al mondo dopo le Olimpiadi. Come la candidatura congiunta di nazioni di più continenti. In gara, apprende Pagine Ebraiche, potrebbe esserci anche Israele. Non con l’assetto precedentemente tracciato in alcune circostanze pubbliche che vedeva, almeno a livello progettuale, Israele in un ticket con Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto. Ma con un nuovo schema caratterizzato da una convergenza con l’Egitto e il Marocco. E in caso di indisponibilità egiziana, non da escludere per alcune resistenze interne che potrebbero imporsi, con un piano B che prevede una possibile partnership con la Grecia. Ipotesi in salita perché i Paesi coinvolti stanno imbastendo rapporti trasversali in grado di nuocere ai migliori propositi (è di queste ore la notizia di una alleanza allo studio tra Arabia Saudita, Egitto e Grecia) ma più che mai viva. A dirlo al giornale dell’ebraismo italiano è il grande tessitore di questa impresa, il filantropo e mecenate Sylvan Adams, artefice in questi anni di molte iniziative a cavallo tra sport e geopolitica in un Medio Oriente in rapida trasformazione. In questo senso la scelta del Marocco, una delle realtà che hanno aderito agli Accordi di Abramo, è eloquente.

(Nell’immagine: lo stadio Bloomfield di Tel Aviv)

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LE PAROLE DEL RABBINO CAPO MOSHE AZMAN 

"Indipendenza Ucraina, una festa per tutti" 

Nelle scorse ore in Ucraina è risuonata la sirena che ha scandito l'inizio delle celebrazioni per la Festa dell'indipendenza. Un risultato ottenuto il 24 agosto 1991, quando il paese diventò una repubblica indipendente. Quest'anno l'anniversario apre nuove prospettive e riflessioni, segnato com'è da un'altra ricorrenza: i sei mesi dall'inizio dell'invasione russa. “Una nuova nazione è apparsa nel mondo il 24 febbraio alle 4 del mattino. Non è nata, è rinata. Una nazione che non è scappata, non si è arresa e non ha dimenticato. Qual è la fine della guerra per noi? Prima dicevamo 'pace', ora diciamo 'vittoria'”, il discorso alla nazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per la Festa dell'Indipendenza. Un'occasione che anche il mondo ebraico ha voluto celebrare. Il rabbino capo del paese, rav Moshe Reuven Azman, ad esempio ha scelto di farlo attraverso una canzone intitolata “Ucraina siamo con te”. “Come rabbino dell'Ucraina, ho voluto preparare un regalo in onore di questa occasione. Abbiamo pubblicato la canzone martedì, giorno della bandiera, in modo che tutta l'Ucraina potesse ascoltarla. È stata scritta appositamente per queste feste nazionali da un noto compositore locale. È stata una sua idea. All'inizio non pensavo di poterla cantare, perché la canzone non è facile. Non è nemmeno il mio stile”, ha raccontato il rav al quotidiano Israel Hayom.
Nato a San Pietroburgo e da molti anni in Ucraina, il rav ha attirato l'attenzione internazionale quando - a inizio invasione - ha lanciato un appello alla popolazione russa e in particolare alla sua Comunità ebraica affinché si esprimessero pubblicamente contro l'aggressione. “Chi tace è complice del crimine”, aveva dichiarato allora Azman, invocando soprattutto l'intervento del rabbinato russo. “Eravamo circondati, le granate esplodevano da tutte le parti, e noi eravamo ad Anatevka (nella regione di Kiev) con i figli e i nipoti, e circa 200-300 altri rifugiati”, il ricordo del rabbino di quei primi momenti dell'attacco pianificato da Mosca.
Dopo l'appello cominciarono ad arrivare delle telefonate. “Ci sono rabbini di piccole città (in Russia) che mi hanno chiamato per dirmi che sono con noi, ma non possono dirlo pubblicamente perché hanno una comunità” alle spalle. Il timore è per eventuali ripercussioni.

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LE VOCI DALL'ITALIA

“Kiev lotta per tutto l’Occidente,
gli italiani ci restino vicini”

“L’Italia non si dimentichi dell’Ucraina”. Esprime angoscia Anastasia Vendrov, un’iscritta alla Comunità ebraica fiorentina d’origine ucraina protagonista di una serie di iniziative umanitarie che, da fine febbraio ad oggi, hanno portato conforto alla popolazione civile. “Da qualche tempo, complice anche la campagna elettorale, l’attenzione mediatica si è un po’ spenta. E questo è un problema. Fa il gioco di Putin e dei suoi alleati. Mortifica la battaglia per la libertà di un popolo che si sente europeo”, la sua opinione. Il timore è che, più si andrà avanti in questa situazione senza apparente via d’uscita “e più questa rimozione sarà radicata”. Col rischio, sempre più evidente, che si perda di vista l’aspetto centrale della questione: “L’Ucraina non lotta soltanto per la propria sopravvivenza, ma anche per tutto l’Occidente. Qualcosa che non tutti sembrano aver capito fino in fondo”. Farmaci, cibo in scatola, prodotti per l’igiene personale. Dalla casa di Anastasia, nel Comune di Tavernuzze, sono partite innumerevoli spedizioni. Un lavoro di squadra che l’ha vista contornata da tanti amici e associazioni che hanno contribuito con generosità. “Oggi il conflitto si è trasformato in qualcosa di abbastanza diverso rispetto alla prima fase dell’emergenza. Con i negozi che hanno riaperto, questa modalità di sostegno è diventata infatti meno necessaria. Ma la voragine del dramma umanitario non ha fatto altro che ampliarsi: una situazione terribile”. Un tema, aggiunge Vendrov, che riguarda da vicino anche il nostro Paese: “In tanti hanno trovato rifugio e solidarietà anche da queste parti. Ma il loro sogno è tornare. Come biasimarli: l’Ucraina è la loro terra, in Ucraina vivevano felici e liberi. Solo che milioni di persone, provenienti in particolare dalle zone occupate, non potranno farlo. Sono in relazione con tanti profughi arrivati da scenari di crisi. Cerco il più possibile di assisterli. Ma non è semplice. È un dramma enorme, un dramma senza prospettiva”.

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Ticketless - Taccuino ferragostano / 2
15 agosto. Il bancone su cui scrivo questo taccuino ha più o meno 120 anni, l’ho fatto restaurare da poco. Era conciato male. Apparteneva al fondaco di tessuti dei miei antenati: ha visto due guerre mondiali, conosce gli alti e bassi della mia famiglia molto più di quanto non riesca a ricostruire io sulle carte. Sembra incredibile: quali meraviglie siano possibili con il legno! La sua forma, rotonda a un capo, squadrata all’altro, ricorda vagamente un sommergibile: quando ero piccolo mi divertivo a nascondermi nella parte cava per ascoltare i discorsi dei grandi. Perec in un racconto famoso ha enumerato tutti i letti in cui ricorda di aver dormito. Su quante scrivanie avrò lavorato nella mia vita? Continuo a sentirmi al sicuro soltanto in questa, come quando ero bambino.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Dante e Daniele
Come tutti sanno, Dante, smarrito nella “selva oscura”, sente placarsi la paura che lo aveva attanagliato quando, giunto ai piedi di un colle, vede le sue cime già illuminate dalla luce del sole, trovando in questa visione un segno di speranza. Dopo essersi un po’ riposato, inizia quindi a salire lungo le pendici di quell’altura in cui intravede, sia pur confusamente, una via di salvezza. Ma la sua salita è impedita da tre fiere, che gli sbarrano la strada.
Francesco Lucrezi
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Pillole di riflessione
Nel mondo e, in misura minore, in Israele sembrano stupiti e oltraggiati dalle dichiarazioni del Presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen che ha accusato Israele di “compiere 50 olocausti verso i palestinesi” e di “apartheid”. Bisogna capire che il personaggio non è assolutamente nuovo ad “uscite” del genere. Nel 1989 ha presentato una tesi/ricerca universitaria che sosteneva la negazione della Shoah. Nel 2006 in un discorso ha accusato gli ebrei di sfruttare e gonfiare la Shoah per propri interessi.
Raphael Luzon
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