Pillole di riflessione
Nel mondo e, in misura minore, in Israele sembrano stupiti e oltraggiati dalle dichiarazioni del Presidente dell’Autorità palestinese Abu Mazen che ha accusato Israele di “compiere 50 olocausti verso i palestinesi” e di “apartheid”. Bisogna capire che il personaggio non è assolutamente nuovo ad “uscite” del genere. Nel 1989 ha presentato una tesi/ricerca universitaria che sosteneva la negazione della Shoah. Nel 2006 in un discorso ha accusato gli ebrei di sfruttare e gonfiare la Shoah per propri interessi.
Egli è il responsabile del contenuto altamente razzista dei libri scolastici che incitano all’odio verso gli ebrei. La carta della “Palestina”, nel suo ufficio, comprende tutto Israele e non solo i territori palestinesi, così pure i simboli nelle loro carte intestate. Sul retro delle magliette di una loro squadra di calcio, il numero uno è la mappa di tutta Israele che loro considerano Palestina da liberare…
Stranamene, né lui e nemmeno altri leader, si sono mai espressi in questi termini quando in Siria, in Giordania, in Libano i palestinesi hanno subito un vero e proprio sterminio da parte di loro “fratelli arabi”. Nota la frase di Arafat che disse: “I nostri nemici sono i sionisti ma chi ci uccide sono i fratelli arabi…”!
Dietro a queste dichiarazioni vi è una strategia ben articolata. Ogni qualvolta sorge un barlume di speranza per dei colloqui o iniziative di pace, i palestinesi inventano un ‘casus belli’ per congelare tutto. È successo dopo gli accordi di Oslo a cui sono subito succeduti autobus che scoppiavano nelle maggiori città israeliane.
È successo dopo gli accordi presi con il Primo Ministro Barak a Camp David, dove i palestinesi avevano ricevuto oltre il 90% delle loro richieste e, all’indomani, Arafat fece scoppiare la prima intifada. Così è successo con Olmert, che addirittura aveva concesso il ritiro del 97% dei territori, compreso la metà orientale di Gerusalemme, e per risposta scoppiò la seconda intifada. Ora che in Israele è in carica un governo di centrosinistra che comprende anche il partito islamico nella coalizione e sono iniziate aperture verso i palestinesi…si fa di tutto per avvelenare l’atmosfera e si sono inventati “l’attacco degli ebrei ad Al Aqsa” con tanto di violente manifestazioni a Gerusalemme e nei territori quotidianamente.
Queste dichiarazioni roboanti hanno anche lo scopo di celare il profondo malcontento che serpeggia nella popolazione palestinese, i giovani soprattutto, che si sentono negletti dalla loro leadership profondamente corrotta che usa i milioni di aiuti indirizzandoli nelle proprie tasche attraverso conti bancari esteri.
In un’intervista alla CNN Nasser Al Qadwa, ex ambasciatore palestinese all’Onu per 20 anni e nipote di Arafat, ha denunciato in maniera ferma e decisa la profonda corruzione del governo di Abu Mazen e accoliti dando una serie di dettagli scandalosi. Ha anche affermato che si sta adoperando per creare una corrente alternativa che ambirebbe a rimpiazzare la presente. Purtroppo questo tipo di tentativi, che in Europa e nei paesi democratici avvengono per elezioni, nei paesi arabi possono trasformarsi in scontri armati sanguinosi. Non mi stupirei se Al Qadwa avesse un “incidente stradale”…
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Di solito noi seguiamo Israele interessandoci alle sue vicende di politica estera e militare.
Fa riflettere (e preoccupare) il concatenarsi di una serie di eventi iniziati con Sharon che, durante la sua permanenza alla carica di Primo Ministro, ha dovuto difendersi da accuse di corruzione, assieme ai suoi figli, riguardo ad un’isola greca… Il suo successore nell’ufficio di Premier, Ehud Olmert, è stato accusato, processato, incriminato ed imprigionato per aver ricevuto buste di soldi da personaggi vari.
Il presidente dello Stato, Moshe Katzav, idem come sopra ma stavolta con l’accusa di molestie sessuali a diverse donne e anche stupro. Anche lui ha dovuto scontare una pena in prigione. Nello stesso periodo ha passato qualche anno in prigione anche l’ex Ministro del Tesoro…
Da circa quattro anni si sta svolgendo un processo per presunta corruzione all’ex Primo Ministro Netanyahu (non soldi ma bottiglie di champagne e sigari costosi…). Buona parte delle accuse è stata ridimensionate e alcuni fascicoli sono stati chiusi. Ma questo processo e l’avvicendarsi di testimoni eccellenti ha scoperto una specie di vaso di Pandora da dove sono scaturiti casi di corruzione agli alti ranghi del sistema giudiziario, membri dell’alta corte, della polizia, alcuni anche a sfondo sessuale. Si continua a rumoreggiare sui social di presunti fascicoli di personaggi eccellenti del vertice dello Stato presumibilmente coinvolti in atti gravi… Molte volte i fatti risalgono a molti anni prima e le domande che i media si pongono è “perché” solo ora le persone interessate si sono svegliate?” Adducono questo ad una pseudo cospirazione per danneggiare certi personaggi politici.
C’è anche da spendere una parola sulla stampa israeliana. Buona parte si è mobilitata e sta conducendo da anni una campagna denigratoria contro Netanyahu: non gli si perdona niente mentre di fronte a grosse e gravi comportamenti dell’attuale Governo vige un “silenzio stampa” per non disturbare i “conduttori”, nonostante siano avvenuti grossi e gravi casi (di cui parleremo in un prossimo articolo) che avrebbero imposto l’intervento di polizia e magistratura…Insomma…”c’e` del marcio in Danimarca!” (Amleto di William Shakespeare (I, IV, 90))
Raphael Luzon, Chairman Union of Libyan Jews