“Indipendenza Ucraina, festa per tutti” 

Nelle scorse ore in Ucraina è risuonata la sirena che ha scandito l’inizio delle celebrazioni per la Festa dell’indipendenza. Un risultato ottenuto il 24 agosto 1991, quando il paese diventò una repubblica indipendente. Quest’anno l’anniversario apre nuove prospettive e riflessioni, segnato com’è da un’altra ricorrenza: i sei mesi dall’inizio dell’invasione russa. “Una nuova nazione è apparsa nel mondo il 24 febbraio alle 4 del mattino. Non è nata, è rinata. Una nazione che non è scappata, non si è arresa e non ha dimenticato. Qual è la fine della guerra per noi? Prima dicevamo ‘pace’, ora diciamo ‘vittoria’”, il discorso alla nazione del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per la Festa dell’Indipendenza. Un’occasione che anche il mondo ebraico ha voluto celebrare. Il rabbino capo del paese, rav Moshe Reuven Azman, ad esempio ha scelto di farlo attraverso una canzone intitolata “Ucraina siamo con te”. “Come rabbino dell’Ucraina, ho voluto preparare un regalo in onore di questa occasione. Abbiamo pubblicato la canzone martedì, giorno della bandiera, in modo che tutta l’Ucraina potesse ascoltarla. È stata scritta appositamente per queste feste nazionali da un noto compositore locale. È stata una sua idea. All’inizio non pensavo di poterla cantare, perché la canzone non è facile. Non è nemmeno il mio stile”, ha raccontato il rav al quotidiano Israel Hayom.
Nato a San Pietroburgo e da molti anni in Ucraina, il rav ha attirato l’attenzione internazionale quando – a inizio invasione – ha lanciato un appello alla popolazione russa e in particolare alla sua Comunità ebraica affinché si esprimessero pubblicamente contro l’aggressione. “Chi tace è complice del crimine”, aveva dichiarato allora Azman, invocando soprattutto l’intervento del rabbinato russo. “Eravamo circondati, le granate esplodevano da tutte le parti, e noi eravamo ad Anatevka (nella regione di Kiev) con i figli e i nipoti, e circa 200-300 altri rifugiati”, il ricordo del rabbino di quei primi momenti dell’attacco pianificato da Mosca.
Dopo l’appello cominciarono ad arrivare delle telefonate. “Ci sono rabbini di piccole città (in Russia) che mi hanno chiamato per dirmi che sono con noi, ma non possono dirlo pubblicamente perché hanno una comunità” alle spalle. Il timore è per eventuali ripercussioni.
“Qui in Ucraina siamo in pericolo fisico, ma siamo liberi spiritualmente. Posso dire quello che voglio. – il commento del rav – A favore del presidente o contro il presidente, nessuno mi farà niente in Ucraina. In Russia, invece, fisicamente stanno bene, ma spiritualmente sono schiavi”. Per Azman il problema è soprattutto chi ha “parlato contro l’Ucraina”, ma, portando il proprio esempio personale, aggiunge di non comprendere in ogni caso il silenzio. “Capisco che rischiano che la cortina di ferro ricada su di loro e che in Russia anche solo pronunciare la parola ‘pace’ possa comportare 15 anni di carcere. Lo capisco, ma non sono d’accordo (sul silenzio). È scritto nei Pirkei Avot: non giudicare gli altri finché non ti sei trovato al loro posto – ma io mi sono trovato in quel posto durante il periodo comunista in Unione Sovietica, negli anni Ottanta. Non ero d’accordo e decisi di lasciare il Paese. Non ero pronto a vivere con quella menzogna e con quel fascismo”.
Nel video della canzone dedicata all’Ucraina, si vedono uomini della difesa locale assieme al rav e le immagini di manifestazioni a favore di Kiev e contro la Russia organizzate in Israele. Per Azman questi segnali sono importanti. Dimostrano “il sostegno del popolo di Israele al popolo ucraino che sta affrontando un nemico molto forte che vuole spazzarlo via. Anche i nazisti volevano cancellare il popolo ebraico e ora, come ebrei, dobbiamo essere molto attenti a queste cose”. La Russia, aggiunge, “dice apertamente di voler cancellare (l’Ucraina). Quindi noi ebrei, e io come rabbino capo, sono orgoglioso di mostrare apertamente il nostro sostegno”.

dr