IL PRESIDENTE D'ISRAELE HERZOG E L'ANNIVERSARIO DEL CONGRESSO SIONISTA

"Il sogno di Herzl, una responsabilità da portare avanti"

Dopo il Primo Congresso Sionista, tenutosi a Basilea tra il 29 e 31 agosto 1897, il giornalista Theodor Herzl appuntò sul suo diario. “A Basilea ho fondato lo Stato ebraico”. Per poi aggiungere con toni profetici: “Se lo dicessi oggi ad alta voce, mi risponderebbero con una risata universale. Forse tra cinque anni, certamente tra cinquanta, tutti se ne renderanno conto”. Mezzo secolo dopo lo Stato d'Israele nacque ufficialmente e il sogno diventò realtà. “Ogni giorno sono stupito e pieno di orgoglio nel vedere la visione di Herzl prendere vita davanti ai nostri occhi e sento il dovere e la responsabilità di portare avanti il futuro dello Stato di Israele e del Popolo ebraico”, il commento del Presidente israeliano Isaac Herzog, che in queste ore arriverà in visita ufficiale in Svizzera per celebrare il centoventicinquesimo anniversario del Primo Congresso Sionista. Un evento “formativo per il popolo ebraico e per l'umanità in generale”, ha sottolineato il capo di Stato israeliano. “Il sionismo - le sue parole - è la combinazione ideale delle radici più profonde dell'ebraismo con l'innovazione rivoluzionaria e lo spirito imprenditoriale”. 
A Basilea Herzog si riunirà con oltre mille rappresentanti di organizzazioni ebraiche provenienti da Israele e da tutto il mondo per la conferenza promossa dall'Organizzazione sionista mondiale in collaborazione con la Federazione svizzera delle comunità ebraiche e il governo locale. Due i filoni della Conferenza, uno dedicato al sionismo moderno, l'altro incentrato sull'imprenditorialità sociale.

(Nell'immagine, un momento del Primo Congresso Sionista tenutosi a Basilea tra il 29 e il 31 agosto 1987)

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LE CRITICHE DA ISRAELE MENTRE L'INTESA SEMBRA SEMPRE PIÙ VICINA

"Accordo sul nucleare iraniano,
bozza non rispetta le promesse Usa"

Nel 2015 gli Stati Uniti di Barack Obama siglarono l'intesa sul nucleare iraniano. Il tentativo dell'allora Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di sabotare l'intesa, considerata da Gerusalemme un errore e un grave danno per la sua sicurezza, non riuscì. Sette anni dopo la diplomazia israeliana si trova in una situazione analoga. L'accordo, abbandonato da Donald Trump nel 2018, è nuovamente sul tavolo. Diverse dichiarazioni lo preannunciano come imminente. La proposta esaminata sia da Washington che da Teheran è quella fatta dall'Unione europea. Una bozza che, come nel 2015, non piace alla leadership israeliana. L'approccio questa volta però cerca di evitare lo scontro aperto con l'amministrazione Usa. “La nostra direttiva politica, fin dal primo giorno, è di lottare contro l'accordo con tutte le nostre forze, ma senza danneggiare le nostre relazioni strategiche con gli Stati Uniti e senza danneggiare la loro attenzione alle nostre argomentazioni”, ha dichiarato in queste ore il Primo ministro israeliano Yair Lapid. Aggiungendo di aver avvertito la controparte americana che "non è questo che voleva il presidente Biden. Non è di questo che ha parlato durante la sua visita in Israele".
Per far valere ulteriormente le posizioni di Gerusalemme, la diplomazia israeliana si è messa al lavoro per organizzare un incontro tra Lapid e Biden il mese prossimo negli Usa, riporta l'emittente Kan. L'occasione coinciderebbe con la sessione annuale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. 
Intanto a far sentire dal vivo la voce d'Israele alla politica di Washington ci ha pensato il ministro della Difesa Benny Gantz. In visita ufficiale, Gantz ha incontrato Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale statunitense. A Sullivan, il ministro israeliano ha ribadito la necessità di tenere aperta un'opzione militare credibile contro l'Iran come deterrente per la sua corsa all'atomica.

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Società giusta
Ho la sensazione di vivere in un tempo falso. Mi spiego.
Lo stato sociale, nei moderni stati di diritto fondati sul principio di uguaglianza, mira a ridurre le disuguaglianze sociali. La convinzione prevalente è che sia solo un peso inutile. L’idea egemone, mi pare, è che la tenuta di una società si strutturi sul pilastro più imponente che per contagio - come nelle epidemie – rinforza e tutela i deboli. 
David Bidussa
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Il rischio dell’entropia
Che il seguito della «modernità liquida» (così come Zygmunt Bauman definiva i tempi più recenti) e di una globalizzazione anchilosata, nonché priva di baricentri egemonici, possa essere una società mondiale basata sul rapporto tra sostenibilità e digitalizzazione ce lo dicono molti segni che si vanno accumulando. Capiamoci tuttavia sulle parole, per risparmiarci equivoci. In questo caso è da intendersi come sostenibile non ciò che nasce da una scelta condivisa di autolimitazione, in base alla quale le collettività umane optano consapevolmente di rivedere i regimi di produzione e consumo, bensì quanto si impone come vincolo e obbligazione da parte delle classi dirigenti rispetto alle aspettative e ai concreti livelli di qualità della vita della maggioranza delle persone.
Claudio Vercelli
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